Presentato il libro "Le Mani sanno raccontare". L'Alzheimer raccontato dai familiari dei pazienti

Lunedì, 20 Settembre 2021 13:42 | Letto 563 volte   Clicca per ascolare il testo Presentato il libro "Le Mani sanno raccontare". L'Alzheimer raccontato dai familiari dei pazienti La musica, le letture e le testimonianze dei familiari di persone malate di Alzheimer, in un evento andato in scena lo scorso venerdì al Cineteatro Don Bosco, a cura del Gruppo Facebook Alzheimer Tolentino. Un momento di incontro e di riflessione, in ascolto delle toccanti testimonianze raccontate nel libro Le Mani sanno raccontare”, un Viaggio dal nord al sud d’Italia, attraverso immagini e voci di resistenza all’Alzheimer, il libro scritto da Andrea e Barbara Crocetti, Fatima Mutarelli e Alessandra Mercorelli. Nel corso della presentazione del libro, i familiari di pazienti affetti da demenza hanno raccontato la loro testimonianza. Andrea e Barbara hanno ricordato la loro mamma Adele cui la malattia, arrivata in giovane età, non ha lasciato scampo dopo dodici anni di sofferenza e lotte condivise insieme al marito Raul, che si è sempre preso cura di lei. Andrea durante questa esperienza, nel 2012 fonda il “Gruppo Facebook Alzheimer Tolentino”, con lo scopo di informare, sensibilizzare, dare e avere sostegno tra persone che vivono e hanno vissuto la stessa realtà. Oggi il gruppo conta oltre 2000 persone iscritte e attive, per lo più familiari che si scambiano consigli e si danno forza tra di loro per affrontare la malattia dei propri cari. Alcune di loro sono intervenute alla serata, da Milano, Rovigo e Forlì per portare la loro testimonianza diretta, manifestando concretamente il legame che si è creato negli anni. “È stato un momento di condivisione dove hanno prevalso le mani come racconto, poiché le mani è quella parte del corpo dove c’è contatto e relazione, elementi fondamentali per i malati di Alzheimer e per i familiari”, racconta Andrea Crocetti. “Per i familiari la malattia è qualcosa di devastante. La gestione è particolarmente complessa, sia nel caso in cui il caro è a casa, sia se ospite di una struttura sanitaria. Per noi familiari e caregiver o “curacari” si cerca di fare il possibile e lì’impossibile. Si diventa medici o psicologi. Del resto, chi meglio di un familiare può capire cosa significa avere un malato di demenza a casa”.
La musica, le letture e le testimonianze dei familiari di persone malate di Alzheimer, in un evento andato in scena lo scorso venerdì al Cineteatro Don Bosco, a cura del Gruppo Facebook Alzheimer Tolentino. Un momento di incontro e di riflessione, in ascolto delle toccanti testimonianze raccontate nel libro "Le Mani sanno raccontare”, un Viaggio dal nord al sud d’Italia, attraverso immagini e voci di resistenza all’Alzheimer, il libro scritto da Andrea e Barbara Crocetti, Fatima Mutarelli e Alessandra Mercorelli.
Nel corso della presentazione del libro, i familiari di pazienti affetti da demenza hanno raccontato la loro testimonianza. Andrea e Barbara hanno ricordato la loro mamma Adele cui la malattia, arrivata in giovane età, non ha lasciato scampo dopo dodici anni di sofferenza e lotte condivise insieme al marito Raul, che si è sempre preso cura di lei. Andrea durante questa esperienza, nel 2012 fonda il “Gruppo Facebook Alzheimer Tolentino”, con lo scopo di informare, sensibilizzare, dare e avere sostegno tra persone che vivono e hanno vissuto la stessa realtà. Oggi il gruppo conta oltre 2000 persone iscritte e attive, per lo più familiari che si scambiano consigli e si danno forza tra di loro per affrontare la malattia dei propri cari. Alcune di loro sono intervenute alla serata, da Milano, Rovigo e Forlì per portare la loro testimonianza diretta, manifestando concretamente il legame che si è creato negli anni.

“È stato un momento di condivisione dove hanno prevalso le mani come racconto, poiché le mani è quella parte del corpo dove c’è contatto e relazione, elementi fondamentali per i malati di Alzheimer e per i familiari”, racconta Andrea Crocetti. “Per i familiari la malattia è qualcosa di devastante. La gestione è particolarmente complessa, sia nel caso in cui il caro è a casa, sia se ospite di una struttura sanitaria. Per noi familiari e caregiver o “curacari” si cerca di fare il possibile e lì’impossibile. Si diventa medici o psicologi. Del resto, chi meglio di un familiare può capire cosa significa avere un malato di demenza a casa”.

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