Omicidio Sarchie', quattro gli indagati

Sabato, 05 Luglio 2014 02:00 | Letto 852 volte   Clicca per ascolare il testo Omicidio Sarchie', quattro gli indagati Sarebbe stato un rivale in affari, il catanese Giuseppe Farina, 40 anni, residente a Seppio, lomicida di Pietro Sarchiè, il commerciante di pesce sambenedettese ritrovato cadavere lo scorso sabato 5 luglio nella zona della Valle dei Grilli, nel territorio compreso fra i comuni di Castelraimondo e San Severino Marche. Secondo le indiscrezioni trapelate dalla procura di Macerata, che conduce le indagini, sarebbero quattro le persone indagate: Giuseppe Farina, per il quale si profila laccusa di omicidio e occultamento di cadavere, Santo Seminara, legato alla ditta edile allinterno della quale sono stati rinvenuti alcuni pezzi del furgone di Sarchiè, che avrebbe aiutato il presunto omicida ad occultare il cadavere, ed altre due persone accuse di favoreggiamento. Lautopsia intanto ha chiarito le cause della morte. Pietro Sarchiè sarebbe stato oggetto di diversi colpi di pistola prima della pallottola fatale, sparata al capo a mo di esecuzione. articolo precedente: La Valle dei Grilli. Unombrosa zona appena usciti da San Severino in direzione Castelraimondo, che costeggia la provinciale 361. È la meta dei joggers settempedani, che però scelgono piuttosto la prima parte della stessa per dedicarsi alla corsetta. Quella che conduce al pittoresco eremo di SantEustachio, dove unamena chiesetta scavata nella roccia ricorda antiche penitenze di religiosi che scelsero la via del distacco. Lo stesso che ha dovuto subire, suo malgrado, ma definitivo, il povero commerciante sambenedettese Pietro Sarchiè, ritrovato sepolto, dento ad un sacco, con alcuni proiettili in corpo e parzialmente carbonizzato, dietro ad un serie di ruderi nella parte della valle più vicina al cementificio Sacci. Giungono alla spicciolata dal momento della diffusione della notizia del ritrovamento del cadavere, intorno alle 18.00 di sabato 5 luglio: inquirenti diretti dai militi dellArma della compagnia di Macerata, giornalisti, fotografi. I carabinieri dispongono la zona off limits. Oltre i nastri biancorossi non si può andare. Ci si interroga, in attesa che passi qualcuno che possa dare qualsiasi tipo di indicazione. Il primo che, invece, chiede spiegazioni è un imprenditore del settore costruzioni stradali di San Severino che sta tornando in città in auto, con sua moglie ed una sua amica. “Transito qui quotidianamente. Ho anche un allevamento qualche chilometro più avanti. Ma non mi sono accorto di nulla di strano”. Poco dopo arriva anche suo padre, incuriosito dallinsolito via vai di automezzi, fra cui anche un paio di macchine di appassionati del cross che trainano i mezzi di ritorno da una pista di allenamento vicina. “Un morto? Accidenti. Eppure qua ci passo ogni giorno, anche con i camion. Non ho notato niente di strano. Qualche volta ci sono i pescatori che parcheggiano al lato della strada e raggiungono a piedi il Potenza – lo indica -. Cento metri e si piazzano sulla riva. Addirittura un cadavere…”. Il luogo del ritrovamento è sconosciuto ai più. Un paio di chilometri alluscita dal centro abitato di San Severino, lungo la 361, cè una stradina sulla sinistra. Subito dopo il passaggio a livello. Proprio davanti al deposito di materiali edili di Alberto e Gianfranco Angeloni e c. Andando sulla sinistra si arriva, in capo a tre chilometri, alle grotte di SantEustachio. In direzione opposta, una strada polverosa procede per diversi chilometri “senza più arrivare al cementificio Sacci attraverso il ponte delle Capre – ricorda il padre dellimprenditore settempedano – perché ad un certo punto è sbarrata”. In stagioni passate, nella zona ombrosa vicino al Sacci, il Serralta Calcio del compianto diesse Gigi Gheroni era solito iniziare la fase di preparazione atletica prima di dedicarsi al lavoro con il pallone. Zona tranquilla, in pratica disabitata. Poco dopo aver coperto il primo migliaio di metri ci sono i resti di un paio di costruzioni e di una chiesetta sulla sinistra, possedimenti – dicono gli informati - della Fondazione Tassoni-Porcelli. Dietro alla casa grande, che troneggia sulla stradina come il minaccioso castello manzoniano dellInnominato cos&i(rave; come fino a tarda sera è rimasto senza nome il corpo del poveraccio ritrovato senza più vita), il macabro ritrovamento. LE REAZIONI DEI SETTEMPEDANI I settempedani si sono risvegliati il giorno seguente, domenica 6 luglio, con la notizia agghiacciante del ritrovamento del cadavere di Pietro Sarchiè, riconosciuto dalla famiglia, sepolto nella campagna della Valle dei Grilli e con lelicottero della Forestale a volteggiare sopra le proprie teste, alla ricerca di ulteriori indizi per gli inquirenti e magari del furgone dellambulante di San Benedetto assassinato. Curiosità ma soprattutto paura. Sono i sentimenti che si avvertono fra la popolazione. I cittadini si sono dapprima informati attraverso la lettura dei quotidiani, sperando che lefferato delitto del commerciante rivierasco abbia matrici riconducibili “alla malavita radicata nella zona della riviera” e che San Severino sia solo una meta causale per loccultamento del corpo. Tengono banco tra i sanseverinati le ipotesi di infiltramenti mafiosi o di una banda straniera che abbia voluto punire selvaggiamente la possibile reazione ad un furto da parte del 62enne. A rassicurare la popolazione è il primo cittadino, Cesare Martini. “Aldilà dellinnegabile efferatezza del gesto – dice il sindaco - sottolineerei la grande professionalità di tutte le forze dellordine. Non era facile individuare la zona dove era stato occultato il corpo di Sarchiè. Invece gli inquirenti sono stati puntuali e preparati, seguendo con successo lisolato indizio dellimmagine dellautovelox. Ho potuto visionare direttamente le operazioni di recupero delle spoglie delluomo anche per il fatto che è stato necessario impiegare un mezzo del nostro Comune. Faccio un grande plauso allazione di tutti loro che in futuro, a causa del ritrovamento di sabato, saranno ancora più attenti e capillari nei controlli. San Severino può stare tranquilla. Le statistiche confermano che siamo ancora unisola felice in cui gli omicidi sono casi episodici. Ho la massima fiducia nelle forze dellordine e sono convinto che in breve gli assassini di Sarchiè avranno un nome”. Luca Muscolini  

Sarebbe stato un rivale in affari, il catanese Giuseppe Farina, 40 anni, residente a Seppio, l'omicida di Pietro Sarchiè, il commerciante di pesce sambenedettese ritrovato cadavere lo scorso sabato 5 luglio nella zona della Valle dei Grilli, nel territorio compreso fra i comuni di Castelraimondo e San Severino Marche. Secondo le indiscrezioni trapelate dalla procura di Macerata, che conduce le indagini, sarebbero quattro le persone indagate: Giuseppe Farina, per il quale si profila l'accusa di omicidio e occultamento di cadavere, Santo Seminara, legato alla ditta edile all'interno della quale sono stati rinvenuti alcuni pezzi del furgone di Sarchiè, che avrebbe aiutato il presunto omicida ad occultare il cadavere, ed altre due persone accuse di favoreggiamento. L'autopsia intanto ha chiarito le cause della morte. Pietro Sarchiè sarebbe stato oggetto di diversi colpi di pistola prima della pallottola fatale, sparata al capo a mo' di esecuzione.



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La Valle dei Grilli. Un'ombrosa zona appena usciti da San Severino in direzione Castelraimondo, che costeggia la provinciale 361. È la meta dei joggers settempedani, che però scelgono piuttosto la prima parte della stessa per dedicarsi alla corsetta. Quella che conduce al pittoresco eremo di Sant'Eustachio, dove un'amena chiesetta scavata nella roccia ricorda antiche penitenze di religiosi che scelsero la via del distacco. Lo stesso che ha dovuto subire, suo malgrado, ma definitivo, il povero commerciante sambenedettese Pietro Sarchiè, ritrovato sepolto, dento ad un sacco, con alcuni proiettili in corpo e parzialmente carbonizzato, dietro ad un serie di ruderi nella parte della valle più vicina al cementificio Sacci.

Giungono alla spicciolata dal momento della diffusione della notizia del ritrovamento del cadavere, intorno alle 18.00 di sabato 5 luglio: inquirenti diretti dai militi dell'Arma della compagnia di Macerata, giornalisti, fotografi. I carabinieri dispongono la zona off limits. Oltre i nastri biancorossi non si può andare. Ci si interroga, in attesa che passi qualcuno che possa dare qualsiasi tipo di indicazione. Il primo che, invece, chiede spiegazioni è un imprenditore del settore costruzioni stradali di San Severino che sta tornando in città in auto, con sua moglie ed una sua amica. “Transito qui quotidianamente. Ho anche un allevamento qualche chilometro più avanti. Ma non mi sono accorto di nulla di strano”. Poco dopo arriva anche suo padre, incuriosito dall'insolito via vai di automezzi, fra cui anche un paio di macchine di appassionati del cross che trainano i mezzi di ritorno da una pista di allenamento vicina. “Un morto? Accidenti. Eppure qua ci passo ogni giorno, anche con i camion. Non ho notato niente di strano. Qualche volta ci sono i pescatori che parcheggiano al lato della strada e raggiungono a piedi il Potenza – lo indica -. Cento metri e si piazzano sulla riva. Addirittura un cadavere…”. Il luogo del ritrovamento è sconosciuto ai più. Un paio di chilometri all'uscita dal centro abitato di San Severino, lungo la 361, c'è una stradina sulla sinistra. Subito dopo il passaggio a livello. Proprio davanti al deposito di materiali edili di Alberto e Gianfranco Angeloni e c. Andando sulla sinistra si arriva, in capo a tre chilometri, alle grotte di Sant'Eustachio. In direzione opposta, una strada polverosa procede per diversi chilometri “senza più arrivare al cementificio Sacci attraverso il ponte delle Capre – ricorda il padre dell'imprenditore settempedano – perché ad un certo punto è sbarrata”. In stagioni passate, nella zona ombrosa vicino al Sacci, il Serralta Calcio del compianto diesse Gigi Gheroni era solito iniziare la fase di preparazione atletica prima di dedicarsi al lavoro con il pallone. Zona tranquilla, in pratica disabitata. Poco dopo aver coperto il primo migliaio di metri ci sono i resti di un paio di costruzioni e di una chiesetta sulla sinistra, possedimenti – dicono gli informati - della Fondazione Tassoni-Porcelli. Dietro alla casa grande, che troneggia sulla stradina come il minaccioso castello manzoniano dell'Innominato 'cos&i(rave; come fino a tarda sera è rimasto senza nome il corpo del poveraccio ritrovato senza più vita), il macabro ritrovamento.


LE REAZIONI DEI SETTEMPEDANI

I settempedani si sono risvegliati il giorno seguente, domenica 6 luglio, con la notizia agghiacciante del ritrovamento del cadavere di Pietro Sarchiè, riconosciuto dalla famiglia, sepolto nella campagna della Valle dei Grilli e con l'elicottero della Forestale a volteggiare sopra le proprie teste, alla ricerca di ulteriori indizi per gli inquirenti e magari del furgone dell'ambulante di San Benedetto assassinato. Curiosità ma soprattutto paura. Sono i sentimenti che si avvertono fra la popolazione. I cittadini si sono dapprima informati attraverso la lettura dei quotidiani, sperando che l'efferato delitto del commerciante rivierasco abbia matrici riconducibili “alla malavita radicata nella zona della riviera” e che San Severino sia solo una meta causale per l'occultamento del corpo. Tengono banco tra i sanseverinati le ipotesi di infiltramenti mafiosi o di una banda straniera che abbia voluto punire selvaggiamente la possibile reazione ad un furto da parte del 62enne. A rassicurare la popolazione è il primo cittadino, Cesare Martini. “Aldilà dell'innegabile efferatezza del gesto – dice il sindaco - sottolineerei la grande professionalità di tutte le forze dell'ordine. Non era facile individuare la zona dove era stato occultato il corpo di Sarchiè. Invece gli inquirenti sono stati puntuali e preparati, seguendo con successo l'isolato indizio dell'immagine dell'autovelox. Ho potuto visionare direttamente le operazioni di recupero delle spoglie dell'uomo anche per il fatto che è stato necessario impiegare un mezzo del nostro Comune. Faccio un grande plauso all'azione di tutti loro che in futuro, a causa del ritrovamento di sabato, saranno ancora più attenti e capillari nei controlli. San Severino può stare tranquilla. Le statistiche confermano che siamo ancora un'isola felice in cui gli omicidi sono casi episodici. Ho la massima fiducia nelle forze dell'ordine e sono convinto che in breve gli assassini di Sarchiè avranno un nome”.

Luca Muscolini


 

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