Azienda settempedana vittima degli hacker

Mercoledì, 03 Gennaio 2018 09:55 | Letto 1333 volte   Clicca per ascolare il testo Azienda settempedana vittima degli hacker Azienda di San Severino nel mirino degli hacker. Chiesto un riscatto di 2.800 euro in bitcoin. Al ritorno dalle ferie natalizie, il 27 dicembre, i dipendenti di una ditta settempedana hanno visto comparire sugli schermi dei loro computer una scritta che li informava che il sistemava aveva subito un hackeraggio e che per ripristinare il tutto avrebbero dovuto pagare un riscatto per un ammontare di 0.20 bitcoin, vale a dire circa 2.800 euro. La somma è stata calcolata dal pirata informatico sulla base di ciò che effettivamente era stato mandato in tilt, cioè il server aziendale e i computer in rete. Va da sé che anche tutti i documenti, il programma di gestione e persino le copie esterne erano state bloccate. Infatti, da un controllo è emerso che l’hacker si introduceva da remoto nel sistema della ditta dal 29 novembre e che per circa un mese aveva proseguito, riuscendo ad hackerare ogni cosa. Il cybercriminale, nel comunicare la cifra che pretendeva per risolvere il problema, ha anche fatto sapere che per ogni giorno che sarebbe trascorso, il riscatto sarebbe aumentato di 0.10 bitcoin, così dopo un iniziale giro di telefonate per capire se c’era la possibilità di sbloccare il sistema senza cedere al ricatto, il titolare dell’azienda ha deciso di acquistare la moneta virtuale. Impresa non facile, dato che è reperibile solo online, dopo aver fornito numerose informazioni e diversi giorni per completare l’iscrizione al sito internet per l’acquisto. Ed è proprio il passare dei giorni che la ditta non poteva permettersi, non solo per il riscatto che sarebbe aumentato ma anche perché si sarebbero persi dei giorni di lavoro. Da qui la decisione di cercare qualcuno che fosse già in possesso del denaro virtuale e fosse disposto a venderlo. Sono così seguite numerose telefonate a banche e esperti o appassionati di settore e alla fine il titolare è stato messo in contatto con un napoletano che ha acconsentito a vendere i bitcoin. Una volta in possesso della cifra necessaria, si è immediatamente provveduto a girarli nel numero di conto fornito dall’hacker nel messaggio comparso sui computer dell’azienda. Non sono stati sbloccati i backup, ovvero le copie esterne del sistema aziendale, poiché per farlo l’hacker chiedeva ulteriori 0.40 bitcoin. Il titolare ha preferito in questo caso non cedere al ricatto. Per saperne di più sul bitcoin https://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoing.g.

Azienda di San Severino nel mirino degli hacker. Chiesto un riscatto di 2.800 euro in bitcoin. Al ritorno dalle ferie natalizie, il 27 dicembre, i dipendenti di una ditta settempedana hanno visto comparire sugli schermi dei loro computer una scritta che li informava che il sistemava aveva subito un hackeraggio e che per ripristinare il tutto avrebbero dovuto pagare un riscatto per un ammontare di 0.20 bitcoin, vale a dire circa 2.800 euro.

La somma è stata calcolata dal pirata informatico sulla base di ciò che effettivamente era stato mandato in tilt, cioè il server aziendale e i computer in rete. Va da sé che anche tutti i documenti, il programma di gestione e persino le copie esterne erano state bloccate. Infatti, da un controllo è emerso che l’hacker si introduceva da remoto nel sistema della ditta dal 29 novembre e che per circa un mese aveva proseguito, riuscendo ad hackerare ogni cosa.

Il cybercriminale, nel comunicare la cifra che pretendeva per risolvere il problema, ha anche fatto sapere che per ogni giorno che sarebbe trascorso, il riscatto sarebbe aumentato di 0.10 bitcoin, così dopo un iniziale giro di telefonate per capire se c’era la possibilità di sbloccare il sistema senza cedere al ricatto, il titolare dell’azienda ha deciso di acquistare la moneta virtuale.

Impresa non facile, dato che è reperibile solo online, dopo aver fornito numerose informazioni e diversi giorni per completare l’iscrizione al sito internet per l’acquisto. Ed è proprio il passare dei giorni che la ditta non poteva permettersi, non solo per il riscatto che sarebbe aumentato ma anche perché si sarebbero persi dei giorni di lavoro.

Da qui la decisione di cercare qualcuno che fosse già in possesso del denaro virtuale e fosse disposto a venderlo. Sono così seguite numerose telefonate a banche e esperti o appassionati di settore e alla fine il titolare è stato messo in contatto con un napoletano che ha acconsentito a vendere i bitcoin. Una volta in possesso della cifra necessaria, si è immediatamente provveduto a girarli nel numero di conto fornito dall’hacker nel messaggio comparso sui computer dell’azienda.

Non sono stati sbloccati i backup, ovvero le copie esterne del sistema aziendale, poiché per farlo l’hacker chiedeva ulteriori 0.40 bitcoin. Il titolare ha preferito in questo caso non cedere al ricatto.

Per saperne di più sul bitcoin https://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin
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