Ultimo saluto a San Severino all'avvocato Mario Rotini

Mercoledì, 03 Gennaio 2018 12:15 | Letto 832 volte   Clicca per ascolare il testo Ultimo saluto a San Severino all'avvocato Mario Rotini “Ci hai trattato da pari anche se ci sembravi irraggiungibile. Non mancavi di arrabbiarti quando sbagliavamo e ci hai sempre chiesto di essere seri e onesti. Non perdiamoci di vista”. Così i nipoti dell’avvocato Mario Rotini hanno voluto ricordare il loro nonno, al termine di una commossa e molto partecipata cerimonia celebrata dal cardinale Edoardo Menichelli. Nato nel 1924 a Corropoli, in provincia di Teramo, è stato un imprenditore settempedano per molti anni alla guida della Sim, società industrie marmette (oggi trasformata in Simeg, specializzata nella lavorazione di marmo e granito, alla cui guida c’è il figlio Oliviero). Da tutti conosciuto come l’Avvocato, è stato Presidente della Commissione paritetica comunale Sanità, assessore alla Sanità nella Giunta guidata dal sindaco Fabio Eusebi, Vice Presidente della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata negli anni 70, componente del Cda del Mediocredito Fondiario Marchigiano e del Centroleasing di Firenze, per oltre 20 anni. È stato anche membro della Commissione Tributaria di Macerata. Si è anche dedicato all’impegno sociale, tra cui il sostegno alle attività delle missioni in Africa e viene ricordato, oltre che per le sue particolari doti umane, per la lungimiranza imprenditoriale. Nel corso dell’omelia, il cardinale Menichelli ha ricordato la grandezza di spirito che contraddistingueva Rotini e anche la saggezza di sua moglie, esortando i figli, i nipoti e chi lo conosceva, ad accogliere il suo decesso come il testimone di una staffetta: “La mia memoria torna indietro di 50 anni, quando frequentavo casa Rotini. Avevo sempre l’impressione di avere la porta aperta. La morte - ha detto - ci chiede degli atteggiamenti sui quali spesso sorvoliamo nella quotidianità affaticata e frettolosa. Ci chiede la verità, la misericordia e la memoria viva. Dovete custodire la memoria di Rotini. La domenica - ha poi raccontato, andavo insieme a lui a messa, e quando la moglie mi raccontava dei figli, diceva sempre parole utili perché tutti crescessero con la dimensione di benessere ma anche in sapienza e grazia. La vita è un cammino a successione, custodite il testimone che i vostri genitori vi hanno lasciato perché parte da una aristocrazia dello spirito, che loro due avevano. Nn è superiorità. Vostro padre è stato testimone di giustizia. Custodite la fede che lui aveva. È un valore in più. La verità, che vi fa capire la vita, la misericordia, che deve essere il collante della vita, e la memoria - ha concluso - devono aiutarvi a passare queste giornate difficili e a darvi speranza”. Al termine della celebrazione il figlio Roberto, a nome dei fratelli Emma e Oliviero, e il nipote Stefano, a nome di tutti gli altri cugini, hanno ringraziato quanti hanno preso parte alla cerimonia e ricordato un uomo speciale e illuminato. “Papà nell’ultimo periodo è stato bene - ha detto il figlio Roberto - accolto, a Civitanova, da amici a noi molto legati. Hanno creato intorno a lui il miglior ambiente famigliare. Ha parlato, è stato seduto e molto si deve all’assistenza di Tonia, e prima a due grandi amici. Giampaolo, che lo veniva a prendere tutti i giorni finché ha potuto portandolo in azienda o a Serripola. Unaltra era Marta Bellomarì, un vulcano anche con papà. Papà - ha proseguito - ha fatto tante cose, dopo aver pensato alla sua famiglia e alla sua azienda e penso che su tre fattori si sia basata la sua forza. L’attaccamento al lavoro e ai collaboratori, l’amore per la famiglia e il rispetto delle persone che gli stavano vicine. Tutto questo ce lo dobbiamo ricordare tutti, figli nipoti e collaboratori. Grazie papà, grazie avvocato”. Il nipote Stefano lo ha ricordato invece come un esempio irraggiungibile ma non per questo meno attento e amorevole verso i nipoti: “Siamo venuti per salutarti e renderti omaggio anche se è solo un nuovo inizio del rapporto che avremo con te. Sei stato maestro e amico e non amavi essere omaggiato e ringraziato. Questo - ha precisato - è uno degli insegnamenti migliori. Hai lasciato un segno indelebile su di noi, ci hai trattato da pari anche se ci sembravi irraggiungibile. Non mancavi di arrabbiarti quando sbagliavamo e ci hai sempre chiesto di essere seri e onesti. Hai sempre soppesato ogni parola. Una delle cose che più mi ha colpito è quando dicesti che non sei mai stato fermo, ma senza stancarti. Dare il tuo nome al mio primo figlio - ha concluso - è il primo passo per ricordarti. Non perdiamoci di vista”.

Ci hai trattato da pari anche se ci sembravi irraggiungibile. Non mancavi di arrabbiarti quando sbagliavamo e ci hai sempre chiesto di essere seri e onesti. Non perdiamoci di vista”. Così i nipoti dell’avvocato Mario Rotini hanno voluto ricordare il loro nonno, al termine di una commossa e molto partecipata cerimonia celebrata dal cardinale Edoardo Menichelli.

Nato nel 1924 a Corropoli, in provincia di Teramo, è stato un imprenditore settempedano per molti anni alla guida della Sim, società industrie marmette (oggi trasformata in Simeg, specializzata nella lavorazione di marmo e granito, alla cui guida c’è il figlio Oliviero). Da tutti conosciuto come l’Avvocato, è stato Presidente della Commissione paritetica comunale Sanità, assessore alla Sanità nella Giunta guidata dal sindaco Fabio Eusebi, Vice Presidente della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata negli anni '70, componente del Cda del Mediocredito Fondiario Marchigiano e del Centroleasing di Firenze, per oltre 20 anni. È stato anche membro della Commissione Tributaria di Macerata. Si è anche dedicato allimpegno sociale, tra cui il sostegno alle attività delle missioni in Africa e viene ricordato, oltre che per le sue particolari doti umane, per la lungimiranza imprenditoriale.

Nel corso dell’omelia, il cardinale Menichelli ha ricordato la grandezza di spirito che contraddistingueva Rotini e anche la saggezza di sua moglie, esortando i figli, i nipoti e chi lo conosceva, ad accogliere il suo decesso come il testimone di una staffetta: “La mia memoria torna indietro di 50 anni, quando frequentavo casa Rotini. Avevo sempre l’impressione di avere la porta aperta. La morte - ha detto - ci chiede degli atteggiamenti sui quali spesso sorvoliamo nella quotidianità affaticata e frettolosa. Ci chiede la verità, la misericordia e la memoria viva. Dovete custodire la memoria di Rotini. La domenica - ha poi raccontato, andavo insieme a lui a messa, e quando la moglie mi raccontava dei figli, diceva sempre parole utili perché tutti crescessero con la dimensione di benessere ma anche in sapienza e grazia. La vita è un cammino a successione, custodite il testimone che i vostri genitori vi hanno lasciato perché parte da una aristocrazia dello spirito, che loro due avevano. Nn è superiorità. Vostro padre è stato testimone di giustizia. Custodite la fede che lui aveva. È un valore in più. La verità, che vi fa capire la vita, la misericordia, che deve essere il collante della vita, e la memoria - ha concluso - devono aiutarvi a passare queste giornate difficili e a darvi speranza”.

Al termine della celebrazione il figlio Roberto, a nome dei fratelli Emma e Oliviero, e il nipote Stefano, a nome di tutti gli altri cugini, hanno ringraziato quanti hanno preso parte alla cerimonia e ricordato un uomo speciale e illuminato.

Papà nell’ultimo periodo è stato bene - ha detto il figlio Roberto - accolto, a Civitanova, da amici a noi molto legati. Hanno creato intorno a lui il miglior ambiente famigliare. Ha parlato, è stato seduto e molto si deve all’assistenza di Tonia, e prima a due grandi amici. Giampaolo, che lo veniva a prendere tutti i giorni finché ha potuto portandolo in azienda o a Serripola. Un'altra era Marta Bellomarì, un vulcano anche con papà. Papà - ha proseguito - ha fatto tante cose, dopo aver pensato alla sua famiglia e alla sua azienda e penso che su tre fattori si sia basata la sua forza. L’attaccamento al lavoro e ai collaboratori, l’amore per la famiglia e il rispetto delle persone che gli stavano vicine. Tutto questo ce lo dobbiamo ricordare tutti, figli nipoti e collaboratori. Grazie papà, grazie avvocato”.

Il nipote Stefano lo ha ricordato invece come un esempio irraggiungibile ma non per questo meno attento e amorevole verso i nipoti: “Siamo venuti per salutarti e renderti omaggio anche se è solo un nuovo inizio del rapporto che avremo con te. Sei stato maestro e amico e non amavi essere omaggiato e ringraziato. Questo - ha precisato - è uno degli insegnamenti migliori. Hai lasciato un segno indelebile su di noi, ci hai trattato da pari anche se ci sembravi irraggiungibile. Non mancavi di arrabbiarti quando sbagliavamo e ci hai sempre chiesto di essere seri e onesti. Hai sempre soppesato ogni parola. Una delle cose che più mi ha colpito è quando dicesti che non sei mai stato fermo, ma senza stancarti. Dare il tuo nome al mio primo figlio - ha concluso - è il primo passo per ricordarti. Non perdiamoci di vista”.

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