Terremoto, i tanti perchè restati ancora senza risposta

Giovedì, 08 Febbraio 2018 15:01 | Letto 4911 volte   Clicca per ascolare il testo Terremoto, i tanti perchè restati ancora senza risposta “Perché si spendono 2.600 euro al metro quadrato per strutture provvisorie e per la ricostruzione di una nuova casa 1.450 euro al metro quadrato? Perché non si concede la possibilità di poter migliorare sismicamente anche gli edifici classificati B, consentendo di svecchiare il patrimonio edilizio esistente?”. Perché? Perché? Perché? Sono tanti i quesiti a cui la politica potrebbe (e dovrebbe) dare risposta. Questi sono solo alcuni di quelli che l’ingegnere Roberto Di Girolamo, e come lui i tantissimi terremotati delle quattro regioni colpite, si pone. Tuttavia la campagna elettorale è già entrata nel vivo e il focus della questione, non solo nelle Marche ma in tutta Italia, sono i fatti di Macerata. Tutti, destra, sinistra, centro, sono tutti impegnati a commentare l’omicidio di Pamela Mastropietro e la sparatoria di Luca Traini. Giocano a chi la spara più grossa, dimenticandosi che i quesiti di Di Girolamo, sono i quesiti di migliaia di persone, quelle del terremoto del 2016, che meritano una risposta. Oltre ai costi esorbitanti ed inspiegabili delle casette (Sae), in rapporto a quelli stanziati per la ricostruzione, e l’impossibilità di migliorare gli edifici con danni lievi, un altro problema è la lentezza dell’ufficio speciale per la ricostruzione: “Fanno un esame certosino di ogni progetto impiegando mediamente una settima per l’istruttoria di una pratica. Tenendo conto delle pratiche e del numero di istruttori si finirà la prima istruttoria fra 10 anni come minimo. Perché - chiede l’ingegnere - i danni e le vulnerabilità dell’ordinanza 19 (quella per la ricostruzione pesante) non tengono conto del costruito locale e delle norme tecniche? Ad esempio non tengono in conto che la gran parte delle costruzioni in muratura sono a sacco, non tengono conto delle strutture con blocchi di cemento, non tengono conto delle lesioni per scorrimento orizzontale. Sembrano scritte da persone che non hanno mai messo un piede in cantiere”. Non è chiara poi l’applicabilità del Sismabonus nella demolizione e ricostruzione degli edifici nella parte eccedente il contributo statale e non sono previste maggiorazioni per favorire lo svecchiamento del patrimonio edilizio non di pregio. “Perché nessuno spiega l’importanza della microzonazione sismica? Tale strumento di fondamentale importanza per la pianificazione della ricostruzione da parte dei comuni e importante riscontro per i progettisti nella ricostruzione. Perché - prosegue - nessuno spiega che la ricostruzione non parte per l’impossibilità di sanare gli abusi strutturali e talvolta anche quelli architettonici? Perché nessuno parla della follia che i proprietari devono anticipare i soldi delle prove (necessarie per una buona ricostruzione) ritardando o peggio non facendole fare aumentando il costo della ricostruzione?”. Altra assurdità interessa gli onorari, le parcelle dei professionisti: per i lavori pubblici infatti, essa va calcolata sulla base del decreto parametri (che prevede compensi più alti), mentre per i lavori privati, le parcelle si calcolano sulla base dell’ordinanza 12 (molto più bassi). “Perché gli scienziati che hanno inventato il ‘salva Peppina’ - torna a chiedere - non hanno pensato che si poteva fare tutto in maniera semplice? Bastava presentare la richiesta al comune per la realizzazione della casetta provvisoria a cui doveva essere allegata una dichiarazione, ove il proprietario si obbligava a rimuovere la casa nel momento che la sua abitazione fosse ritornata agibile, e una fidejussione pari al doppio del costo di demolizione della casetta con i costi del prezzario del cratere. La rimozione della casetta doveva avvenire prima della erogazione del saldo finale del contributo di ricostruzione e, se non avveniva, veniva revocato il contributo. Queste - conclude Di Girolamo - sono alcune delle domande a cui dovrebbero rispondere gli attuali e futuri politici, ma come al solito si avrà il solito blah, blah, senza nessuna novità”. g.g.

Perché si spendono 2.600 euro al metro quadrato per strutture provvisorie e per la ricostruzione di una nuova casa 1.450 euro al metro quadrato? Perché non si concede la possibilità di poter migliorare sismicamente anche gli edifici classificati B, consentendo di svecchiare il patrimonio edilizio esistente?”. Perché? Perché? Perché? Sono tanti i quesiti a cui la politica potrebbe (e dovrebbe) dare risposta. Questi sono solo alcuni di quelli che l’ingegnere Roberto Di Girolamo, e come lui i tantissimi terremotati delle quattro regioni colpite, si pone. Tuttavia la campagna elettorale è già entrata nel vivo e il focus della questione, non solo nelle Marche ma in tutta Italia, sono i fatti di Macerata. Tutti, destra, sinistra, centro, sono tutti impegnati a commentare l’omicidio di Pamela Mastropietro e la sparatoria di Luca Traini. Giocano a chi la spara più grossa, dimenticandosi che i quesiti di Di Girolamo, sono i quesiti di migliaia di persone, quelle del terremoto del 2016, che meritano una risposta.

Oltre ai costi esorbitanti ed inspiegabili delle casette (Sae), in rapporto a quelli stanziati per la ricostruzione, e l’impossibilità di migliorare gli edifici con danni lievi, un altro problema è la lentezza dell’ufficio speciale per la ricostruzione: “Fanno un esame certosino di ogni progetto impiegando mediamente una settima per listruttoria di una pratica. Tenendo conto delle pratiche e del numero di istruttori si finirà la prima istruttoria fra 10 anni come minimo. Perché - chiede l’ingegnere - i danni e le vulnerabilità dell’ordinanza 19 (quella per la ricostruzione pesante) non tengono conto del costruito locale e delle norme tecniche? Ad esempio non tengono in conto che la gran parte delle costruzioni in muratura sono a sacco, non tengono conto delle strutture con blocchi di cemento, non tengono conto delle lesioni per scorrimento orizzontale. Sembrano scritte da persone che non hanno mai messo un piede in cantiere”. Non è chiara poi l’applicabilità del Sismabonus nella demolizione e ricostruzione degli edifici nella parte eccedente il contributo statale e non sono previste maggiorazioni per favorire lo svecchiamento del patrimonio edilizio non di pregio.

Perché nessuno spiega limportanza della microzonazione sismica? Tale strumento di fondamentale importanza per la pianificazione della ricostruzione da parte dei comuni e importante riscontro per i progettisti nella ricostruzione. Perché - prosegue - nessuno spiega che la ricostruzione non parte per l’impossibilità di sanare gli abusi strutturali e talvolta anche quelli architettonici? Perché nessuno parla della follia che i proprietari devono anticipare i soldi delle prove (necessarie per una buona ricostruzione) ritardando o peggio non facendole fare aumentando il costo della ricostruzione?”.

Altra assurdità interessa gli onorari, le parcelle dei professionisti: per i lavori pubblici infatti, essa va calcolata sulla base del decreto parametri (che prevede compensi più alti), mentre per i lavori privati, le parcelle si calcolano sulla base dell’ordinanza 12 (molto più bassi).

Perché gli scienziati che hanno inventato il ‘salva Peppina’ - torna a chiedere - non hanno pensato che si poteva fare tutto in maniera semplice? Bastava presentare la richiesta al comune per la realizzazione della casetta provvisoria a cui doveva essere allegata una dichiarazione, ove il proprietario si obbligava a rimuovere la casa nel momento che la sua abitazione fosse ritornata agibile, e una fidejussione pari al doppio del costo di demolizione della casetta con i costi del prezzario del cratere. La rimozione della casetta doveva avvenire prima della erogazione del saldo finale del contributo di ricostruzione e, se non avveniva, veniva revocato il contributo. Queste - conclude Di Girolamo - sono alcune delle domande a cui dovrebbero rispondere gli attuali e futuri politici, ma come al solito si avrà il solito blah, blah, senza nessuna novità.

g.g.

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