“Dobbiamo far tornare il sorriso all’Italia. Cerchiamo di sfidare paure, solitudini e diseguaglianze. Serve recuperare l’orgoglio di appartenere ad un Paese, un’identità non chiusa”. Con queste parole il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci, ha chiuso i lavori del seminario estivo che si è tenuto a Treia ieri e oggi e che è stato preceduto dal Festival della Soft Economy. Fra i big della politica, oggi era atteso anche il presidente della Camera Roberto Fico che però non è stato presente. A portare i saluti, il vicepresidente della Camera di Commercio di Macerata, Francesco Fucili, e il presidente di Confindustria Macerata Gianluca Pesarini. Al dibattito hanno invece preso parte il sociologo Aldo Bonomi, l’amministratore delegato di Novamont Catia Bastioli, il presidente nazionale di Confindustria Vincenzo Boccia, la presidente nazionale di Coldiretti Giovani Maria Letizia Gardoni e Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. Le conclusioni a Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola.
Il lavoro di questa settimana è stato volto a illustrare come e quanto un’economia sostenibile, responsabile nei confronti della società, attenta alla qualità e in grado di incrociare saperi tradizionali e tecnologia, sia risultata vincente.
Il miglioramento, tra chi mette in pratica questa logica, è visibile, ma allo stesso tempo c’è il timore che si voglia cavalcare la rabbia e portare avanti, a livello nazionale, una politica di “esclusione”, di chiusura, che di certo secondo i presenti danneggerà l’Italia.
“Consideriamo tre parole chiave - ha detto Bonomi - che sono comunità, territorio e coesione. Senza quest’ultima, non saremo in grado di affrontare le sfide internazionali. Oggi la politica si adatta al rancore ma serve ricostruire un intelletto collettivo sociale”.
Coldiretti è senz’altro una delle associazioni di categoria più apprezzate a livello locale e nazionale, e a confermarlo la stessa Gardoni che ha raccontato di quanta fiducia abbia acquisito grazie alla capacità di ascolto e all’aver tolto i confini tra imprese agricole e società. Tuttavia, ha detto, “la mia generazione è la prima ad essere più povera rispetto a quella dei propri genitori. Manca mobilità sociale, prospettive e una più equa ridistribuzione della ricchezza. I giovani Coldiretti sono 55mila e stanno dimostrando che un’altra Italia è possibile, con aziende intelligenti e una generazione molto più preparata”.
Impossibile poi non cogliere la critica di Boccia verso alcune politiche del Governo M5S-Lega: “Siamo ad un bivio. Dobbiamo scegliere se trasformare la rabbia in passione o se cavalcarla. La nostra società ideale è aperta e inclusiva ed ha come mission non solo l’attenzione ai giovani e al lavoro, cosa di cui non c’è traccia nel Patto di Governo, ma anche ad esempio alle infrastrutture e all’export, che ci permettono di essere collegati con il mondo”.
Gaia Gennaretti