Tre Giorni diocesana e il saluto dell'arcivescovo Brugnaro

Lunedì, 24 Settembre 2018 17:39 | Letto 1499 volte   Clicca per ascolare il testo Tre Giorni diocesana e il saluto dell'arcivescovo Brugnaro “Costruiamo la comunità nella responsabilità e nella corresponsabilità”. Questo è stato il tema affrontato durante l’ultima Tre giorni diocesana conclusasi ieri con il discorso di Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro e il saluto della comunità. Famiglia e giovani sono senz’altro le parole chiave individuate da don Luigi Verolini e dal vicario don Nello Tranzocchi ma anche dal vescovo Francesco Giovanni Brugnaro. “Viviamo un momento particolare - ha detto don Nello Tranzocchi - di avvicendamento, ma che dobbiamo vivere nella continuità. Mi piace insistere sull’importanza della famiglia, sui genitori. Sono questi i promotori di responsabilità, prima all’interno della famiglia e poi all’esterno. I coniugi devono prima realizzare il proprio bene. Il primo amore è fra di loro. La prima loro responsabilità è amarsi, cercare il benessere del coniuge. Quando arriva un figlio di solito nascono i problemi, tutta l’attenzione va a lui ma questo è un errore enorme”. E educare i figli alla responsabilità significa farli crescere e renderli capaci di separarsi dai propri genitori per avere una famiglia propria.  E se poi la famiglia funziona bene, allora potrà essere d’aiuto ad altri perché “la Chiesa non ha bisogno di maestri ma di testimoni. Educhiamoci alla responsabilità che è la capacità di scegliere e accettare le conseguenze della scelta. Conosciamo noi stessi, gli altri e collaboriamo insieme”. A ricordare il motivo del tema scelto è stato don Luigi Verolini: “Noi formiamo un corpo, un popolo, una Chiesa in cui siamo corresponsabili. Abbiamo scelto questo tema per coerenza con il nostro battesimo, perché spronati dal Papa e per il desiderio di un cristianesimo che non sia solo rituale e morale ma anche evangelico”. La corresponsabilità, ha detto Verolini, presuppone anche la volontà di uscire, prendere iniziative senza delegare qualcun altro, senza restare nella pigrizia. Da qui la “ricetta” proposta da don Luigi: formazione personale e comunitaria, ascolto e meditazione e preghiera sulla Parola, momenti periodici di condivisione, formazione secondo l’esortazione dell’evangelii gaudium e il magistero del Papa, formazione alla corresponsabilità dei laici; formazione dei catechisti con incontri parrocchiali, vicariali e diocesani; formazione alla e della Caritas per non delegare l’impegno della carità come comandamento di Cristo ad un piccolo gruppo ma estenderlo alla comunità; formazione specifica nei vari gruppi operanti in diocesi. In ultimo, anche la proposta di coinvolgere i laici in esercizi di corresponsabilità negli uffici pastorali e affari economici. Domenica invece la giornata di chiusura, introdotta nuovamente da don Luigi Verolini e seguita dal saluto di Monsignor Brugnaro.  “Il nostro vescovo - ha detto - è stato per noi tutti un padre. Con misericordia e tanto rispetto per ciascuno. È stato fermo nelle sue decisioni, non ha avuto paura di inginocchiarsi davanti a chi lo ha offeso, ha dato tutta la sua vita, negli ultimi 11 anni alla diocesi, non si è mai risparmiato, non ultimo durante il terremoto. Ha messo pace tra di noi, lascia una comunità protesta alla concordia, all’amicizia e all’amore. Ha messo al sicuro economicamente tutte le istituzioni della diocesi - ha aggiunto - si è circonda di collaboratori generosi, rispettosi, leali. Ha risolto tanti problemi con scrupolo, attenzione e dedizione. Ci ha fatto amare la parola di Dio, e questo è il dono più grande”. Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro ha salutato la comunità diocesana, domenica in occasione della chiusura della Tre giorni con una riflessione e l’invito alla condivisione, al volersi bene, a credere nei giovani e a pretendere per loro, e per il territorio, la giusta attenzione. “Bisogna cercare di crescere nell’esperienza di una vita fraterna, di una vita che ha cura dei giovani e delle giovani famiglie e soprattutto far in modo che anche i sacerdoti crescano in un reciproco spirito di accoglienza, fraternità e sopportazione. Non sono parole devoto ma il rapporto stretto, profondo, con il messaggio evangelico. Possiamo realizzare la Missione nella misura in cui viviamo fino in fondo il precetto della carità che non è una cosa superflua ma è essenziale per la vita cristiana”. Per leggere il servizio completo sulle giornate di sabato e domenica, è possibile consultare il prossimo numero de L’Appennino Camerte, in edicola giovedì. g.g.    

“Costruiamo la comunità nella responsabilità e nella corresponsabilità”. Questo è stato il tema affrontato durante l’ultima Tre giorni diocesana conclusasi ieri con il discorso di Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro e il saluto della comunità.

Famiglia e giovani sono senz’altro le parole chiave individuate da don Luigi Verolini e dal vicario don Nello Tranzocchi ma anche dal vescovo Francesco Giovanni Brugnaro.

“Viviamo un momento particolare - ha detto don Nello Tranzocchi - di avvicendamento, ma che dobbiamo vivere nella continuità. Mi piace insistere sull’importanza della famiglia, sui genitori. Sono questi i promotori di responsabilità, prima all’interno della famiglia e poi all’esterno. I coniugi devono prima realizzare il proprio bene. Il primo amore è fra di loro. La prima loro responsabilità è amarsi, cercare il benessere del coniuge. Quando arriva un figlio di solito nascono i problemi, tutta l’attenzione va a lui ma questo è un errore enorme”.

E educare i figli alla responsabilità significa farli crescere e renderli capaci di separarsi dai propri genitori per avere una famiglia propria. 

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E se poi la famiglia funziona bene, allora potrà essere d’aiuto ad altri perché “la Chiesa non ha bisogno di maestri ma di testimoni. Educhiamoci alla responsabilità che è la capacità di scegliere e accettare le conseguenze della scelta. Conosciamo noi stessi, gli altri e collaboriamo insieme”.

A ricordare il motivo del tema scelto è stato don Luigi Verolini: “Noi formiamo un corpo, un popolo, una Chiesa in cui siamo corresponsabili. Abbiamo scelto questo tema per coerenza con il nostro battesimo, perché spronati dal Papa e per il desiderio di un cristianesimo che non sia solo rituale e morale ma anche evangelico”. La corresponsabilità, ha detto Verolini, presuppone anche la volontà di uscire, prendere iniziative senza delegare qualcun altro, senza restare nella pigrizia. Da qui la “ricetta” proposta da don Luigi: formazione personale e comunitaria, ascolto e meditazione e preghiera sulla Parola, momenti periodici di condivisione, formazione secondo l’esortazione dell’evangelii gaudium e il magistero del Papa, formazione alla corresponsabilità dei laici; formazione dei catechisti con incontri parrocchiali, vicariali e diocesani; formazione alla e della Caritas per non delegare l’impegno della carità come comandamento di Cristo ad un piccolo gruppo ma estenderlo alla comunità; formazione specifica nei vari gruppi operanti in diocesi. In ultimo, anche la proposta di coinvolgere i laici in esercizi di corresponsabilità negli uffici pastorali e affari economici.

Domenica invece la giornata di chiusura, introdotta nuovamente da don Luigi Verolini e seguita dal saluto di Monsignor Brugnaro. 

“Il nostro vescovo - ha detto - è stato per noi tutti un padre. Con misericordia e tanto rispetto per ciascuno. È stato fermo nelle sue decisioni, non ha avuto paura di inginocchiarsi davanti a chi lo ha offeso, ha dato tutta la sua vita, negli ultimi 11 anni alla diocesi, non si è mai risparmiato, non ultimo durante il terremoto. Ha messo pace tra di noi, lascia una comunità protesta alla concordia, all’amicizia e all’amore. Ha messo al sicuro economicamente tutte le istituzioni della diocesi - ha aggiunto - si è circonda di collaboratori generosi, rispettosi, leali. Ha risolto tanti problemi con scrupolo, attenzione e dedizione. Ci ha fatto amare la parola di Dio, e questo è il dono più grande”.

Monsignor Francesco Giovanni Brugnaro ha salutato la comunità diocesana, domenica in occasione della chiusura della Tre giorni con una riflessione e l’invito alla condivisione, al volersi bene, a credere nei giovani e a pretendere per loro, e per il territorio, la giusta attenzione.

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“Bisogna cercare di crescere nell’esperienza di una vita fraterna, di una vita che ha cura dei giovani e delle giovani famiglie e soprattutto far in modo che anche i sacerdoti crescano in un reciproco spirito di accoglienza, fraternità e sopportazione. Non sono parole devoto ma il rapporto stretto, profondo, con il messaggio evangelico. Possiamo realizzare la Missione nella misura in cui viviamo fino in fondo il precetto della carità che non è una cosa superflua ma è essenziale per la vita cristiana”.

Per leggere il servizio completo sulle giornate di sabato e domenica, è possibile consultare il prossimo numero de L’Appennino Camerte, in edicola giovedì.

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