Campagna di ascolto della Cisl. L’ennesimo grido dei sindaci “Servono cambiamenti”

Giovedì, 21 Marzo 2019 20:25 | Letto 1064 volte   Clicca per ascolare il testo Campagna di ascolto della Cisl. L’ennesimo grido dei sindaci “Servono cambiamenti” Serve un cambiamento decisivo, qualcosa che possa rappresentare la svolta per quei comuni paralizzati da ormai due anni e mezzo di nulla cosmico che ha prodotto l’impianto normativo post-sisma 2016. È divenuta ormai una litania eppure i sindaci sono costretti ancora a ripeterla: “Serve un cambiamento, serve un cambio di marcia”. Alcuni primi cittadini si sono confrontati oggi pomeriggio a Caldarola nel corso dell’incontro organizzato dalla Cisl dopo la campagna di ascolto delle comunità nei luoghi del sisma. Campagna dalla quale sono emersi dati impietosi sulla rassegnazione e la sfiducia dei cittadini del cratere. “Per il futuro - ha esordito Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera - servono certezze, cioè delle norme. E soprattutto serve tutta una serie di agevolazioni altrimenti sulle nostre montagne sarà inutile ricostruire. Ad oggi le aree interne sono state completamente dimenticate e la politica deve scegliere una volta per tutte se vuole far vivere le montagne oppure no. Se sì, servono delle norme ad hoc e allora varrà la pena aspettare”. Per il padrone di casa, Luca Maria Giuseppetti, “serve che qualcuno dimostri che l’aria è cambiata. Stiamo andando avanti senza una legge speciale e noi sindaci ci stiamo finendo il fegato perché noi possiamo fare ben poco. Quel che è certo è che non si possono curare tutti i mali con la stessa medicina”. Più forte lo sfogo di Gianluca Pasqui, di Camerino che da tempo porta avanti l’idea di trovare soluzioni specifiche per i comuni il cui tessuto socio-economico sia stato distrutto dal sisma: “Sono tre anni che non facciamo che parlare ed è praticamente l’unica cosa che possiamo fare. Con l’impianto normativo che abbiamo - ha detto - i tempi della ricostruzione non saranno celeri. A monte le cose non funzionano pertanto o avviene un cambiamento importante oppure - ha ironizzato rivolto al commissario Farabollini - mi dovrete insegnare come potrò avere una ricostruzione fattiva”. Giuseppe Pezzanesi, primo cittadino di Tolentino, ha sottolineato da parte sua l’importanza di non suddividere il cratere ma di restare uniti, ponendo poi due quesiti importanti ai fini della ricostruzione: “Ci sono i soldi? È una domanda lecita che di dobbiamo porre. Poi ci sono altri due problemi, uno normativo e uno delegativo. Il governo ci ha messo ben 7 mesi per permettermi di realizzare le case in contrada La Rancia con lo stesso procedimento delle Sae. È incredibile. La politica deve cambiare le norme che non vanno”. Diverso il caso di Rosa Piermattei, sindaco di San Severino, comune colpito dal terremoto fortemente, ma non nel centro storico. Le scosse hanno colpito per lo più le zone esterne: “la modalità con cui siamo stati colpiti dal sisma ci ha permesso di andare avanti e continuare a vivere. Vorremmo andare veloci nella ricostruzione leggera e mi chiedo però come mai on venano presentati i progetti. Serve scandire i tempi e snellire anche i procedimenti per la ricostruzione pesante”. A chiudere sono stati i sindaci Roberto Paoloni e Silvia Pinzi, rispettivamente di Belforte e Serrapetrona. “Tutto l’impianto normativo - ha detto il primo - ha esautorato i nostri poteri. Così non funziona più. Per la paura delle infiltrazioni mafiose c’è stata una mancanza di fiducia vera e propria. Qualora si decidesse ora di lasciare più potere ai sindaci abbiamo bisogno di risorse e norme e soprattuto che ci si fidi di noi, dei cittadini, dei sindacati e di chi si impegna per il territorio”. Gaia Gennaretti

Serve un cambiamento decisivo, qualcosa che possa rappresentare la svolta per quei comuni paralizzati da ormai due anni e mezzo di nulla cosmico che ha prodotto l’impianto normativo post-sisma 2016.

È divenuta ormai una litania eppure i sindaci sono costretti ancora a ripeterla: “Serve un cambiamento, serve un cambio di marcia”.

Alcuni primi cittadini si sono confrontati oggi pomeriggio a Caldarola nel corso dell’incontro organizzato dalla Cisl dopo la campagna di ascolto delle comunità nei luoghi del sisma. Campagna dalla quale sono emersi dati impietosi sulla rassegnazione e la sfiducia dei cittadini del cratere.

“Per il futuro - ha esordito Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera - servono certezze, cioè delle norme. E soprattutto serve tutta una serie di agevolazioni altrimenti sulle nostre montagne sarà inutile ricostruire. Ad oggi le aree interne sono state completamente dimenticate e la politica deve scegliere una volta per tutte se vuole far vivere le montagne oppure no. Se sì, servono delle norme ad hoc e allora varrà la pena aspettare”.

Per il padrone di casa, Luca Maria Giuseppetti, “serve che qualcuno dimostri che l’aria è cambiata. Stiamo andando avanti senza una legge speciale e noi sindaci ci stiamo finendo il fegato perché noi possiamo fare ben poco. Quel che è certo è che non si possono curare tutti i mali con la stessa medicina”.

Più forte lo sfogo di Gianluca Pasqui, di Camerino che da tempo porta avanti l’idea di trovare soluzioni specifiche per i comuni il cui tessuto socio-economico sia stato distrutto dal sisma: “Sono tre anni che non facciamo che parlare ed è praticamente l’unica cosa che possiamo fare. Con l’impianto normativo che abbiamo - ha detto - i tempi della ricostruzione non saranno celeri. A monte le cose non funzionano pertanto o avviene un cambiamento importante oppure - ha ironizzato rivolto al commissario Farabollini - mi dovrete insegnare come potrò avere una ricostruzione fattiva”.

Giuseppe Pezzanesi, primo cittadino di Tolentino, ha sottolineato da parte sua l’importanza di non suddividere il cratere ma di restare uniti, ponendo poi due quesiti importanti ai fini della ricostruzione: “Ci sono i soldi? È una domanda lecita che di dobbiamo porre. Poi ci sono altri due problemi, uno normativo e uno delegativo. Il governo ci ha messo ben 7 mesi per permettermi di realizzare le case in contrada La Rancia con lo stesso procedimento delle Sae. È incredibile. La politica deve cambiare le norme che non vanno”.

Diverso il caso di Rosa Piermattei, sindaco di San Severino, comune colpito dal terremoto fortemente, ma non nel centro storico. Le scosse hanno colpito per lo più le zone esterne: “la modalità con cui siamo stati colpiti dal sisma ci ha permesso di andare avanti e continuare a vivere. Vorremmo andare veloci nella ricostruzione leggera e mi chiedo però come mai on venano presentati i progetti. Serve scandire i tempi e snellire anche i procedimenti per la ricostruzione pesante”.

A chiudere sono stati i sindaci Roberto Paoloni e Silvia Pinzi, rispettivamente di Belforte e Serrapetrona.

“Tutto l’impianto normativo - ha detto il primo - ha esautorato i nostri poteri. Così non funziona più. Per la paura delle infiltrazioni mafiose c’è stata una mancanza di fiducia vera e propria. Qualora si decidesse ora di lasciare più potere ai sindaci abbiamo bisogno di risorse e norme e soprattuto che ci si fidi di noi, dei cittadini, dei sindacati e di chi si impegna per il territorio”.

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