Sta facendo discutere una parte della città di San Severino Marche la demolizione e costruzionedel Chiosco dei Giardini Pubblici “Giuseppe Coletti”. L’architetto Luca Maria Cristini ha avviato una raccolta firme giunta a 310 adesioni su https://www.change.org/noallademolizionedelchiosco e ha scritto anche alla soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche al fine di riconsiderare il progetto del nuovo edificio.

“Il progetto esecutivo per demolire e ricostruire il chiosco dello storico Giardino Pubblico “Giuseppe Coletti” di San Severino- scrive Cristini nella missiva- triplicato nelle dimensioni avrebbe già ottenuto l’autorizzazione della Soprintendenza, come si legge sulla stampa locale. Il giardino, voluto dal sindaco omonimo nel centro cittadino nel secolo XIX, è uno dei più significativi e antichi parchi urbani delle Marche, censito dagli uffici regionali, d’intesa con la Soprintendenza.

In origine, al posto del chiosco attuale, c'era una serra per i fiori e, di fronte a questa, un piccolo chiosco ottagonale in legno per la mescita di bibite. Proprio alla medesima funzione è destinata la struttura attuale, grazioso “chalet” modernista, progettato negli anni ’60 dall’ingegnere comunale Luigi Cona, professionista bene informato sulle tendenze architettoniche del tempo. Il pregio dell'edificio, a mio avviso, oltre che essere testimoniato dai preziosi schizzi e disegni tecnici originali che ancora oggi si conservano, sta nell’aver saputo coniugare le più moderne tecnologie costruttive del cemento armato, con l'uso della pietra locale da costruzione. Con quest’ultima sono realizzati i setti verticali, caratterizzati da una singolare, accuratissima posa in opera dei conci lapidei e dalle sagome umane ricavate nel loro spessore, una delle quali è passante ed evoca il celebre “Modulor” di Le Corbusier.”

Cristini, tornando al progetto del nuovo edificio, è critico verso il metodo adottato.“L'incarico viene formalizzato nelle vicinanze di Ferragosto, quando nessuno è attento all’albo pretorio, nessuna condivisione delle intenzioni è quindi riservata ai cittadini." Per quanto concerne il merito, Cristini critica la grandezza del nuovo immobile pari a 150 metri quadrati.

L’architetto interviene anche sui costi: “La spesa preventivata di 233.000 euro si potrebbe destinare al semplice restauro di quanto esiste. Il resto delle risorse potrebbero meglio essere impiegate per un programma di radicale manutenzione del verde. Si potrebbe anche realizzare all'interno del parco un percorso per disabili.” La lettera alla soprintendente chiude con un appello a “riconsiderare l’assenso alla demolizione del chiosco esistente ed alla costruzione di un edificio così grande e impattante in un contesto prezioso. “

La vicenda probabilmente non si chiuderà nell'immediato. Ascolteremo anche il parere dell'Amministrazione Comunale per riportare le ragioni della scelta effettuata.

Barbara Olmai

Si faccia a Camerino, anziché a Senigallia, la mostra sulle "51 opere d’arte lesionate ". La proposta e la provocazione, viene dall’’architetto Luca Maria Cristini , docente presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e a lungo Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Camerino –San Severino Marche.

 “Va benissimo che degli enti delle associazioni propongano di fare delle mostre nel nostro territorio- afferma l’architetto- Il tema della mostra è il restauro di 51 opere d’arte lesionate e, a dire il vero, sul fatto che siano veramente tutte lesionate ho le mie perplessità, ma questo è un altro discorso. Il fatto che comunque ci sia questa volontà di collegare la mostra agli eventi sismici, mi ha fatto riflettere, nel senso che probabilmente questa mostra sarebbe meglio farla a Camerino. Trovo che un luogo così profondamente colpito nel proprio patrimonio e nella sua intimità anche nelle abitazioni, meriterebbe attenzione. Noto purtroppo un forte senso di sfiducia in città e credo che una bella mostra fatta in quel luogo, possa attrarre turismo, possa riportare Camerino al centro dell'attenzione di coloro che amano il patrimonio culturale. Penso che potrebbe essere un vero e proprio aiuto a questa città e, quanto al possibile contenitore – continua Cristini- ricordo che il terremoto del 1997 portò un'associazione lodevole come il Rotary a donare un immobile che poi nel tempo è stato utilizzato e che, ancora oggi, contiene la Biblioteca Valentiniana. Si tratta di mettere su un prefabbricato, un edificio di basso costo che sono sicuro che molti enti caritatevoli sarebbero disposti a realizzare. Una mostra allestita in un prefabbricato di quel genere - prosegue l’architetto-, intanto potrebbe attrarre turismo quest'estate e fare sì che le attività ricettive e commerciali della città possano tirare un respiro di sollievo e poi, una volta terminata la mostra che secondo i progetti dovrebbe andare a Roma, il luogo creato potrebbe comunque rimanere come contenitore per le opere d'arte meravigliose della pinacoteca civica di Camerino che, segregate ora in un deposito, attendono che il loro spazio fisico torni di nuovo agibile. Visto come stanno andando le cose, credo che per il ritorno alla normalità ci vorranno anni per cui - conclude l’architetto Cristini-, terminata la mostra, dentro questo spazio museale si potrebbe allestire almeno una scelta di opere della pinacoteca civica, ricostituendo, anche se non completamente, un museo della città di Camerino per dare in futuro la possibilità ai turisti, agli studiosi e a tutti coloro che vogliano ammirare le opere del 400 camerte, un luogo dove poterlo fare”.

 

Carla Campetella

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