Impiego di manodopera clandestina e una serie di violazioni alle normative ambientali. È quello che i carabinieri di Tolentino – in azione insieme ai colleghi del Nucleo ispettorato del lavoro di Macerata e al Gruppo tutela del lavoro di Venezia – hanno contestato al titolare di un’azienda agricola di San Ginesio nel corso della scorsa settimana. L’uomo, un cinquantenne del luogo, è stato multato per 32mila e 500 euro e rischia ulteriori sanzioni penali che prevedono il pagamento di somme oltre i 120mila euro. L’azienda è stata nel frattempo posta sotto sequestro.

L’attività dei carabinieri sul territorio ha portato al controllo della ditta agricola negli scorsi giorni. L’azienda, con a disposizione circa sessanta ettari di terreno, si occupava di allevamento di bovini da latte e della coltivazione di foraggio. Al momento dei controlli dei militari è emersa la presenza di due braccianti agricoli di origine indiana risultati in seguito irregolari sul territorio nazionale e dunque impiegati illegalmente. Da qui è partita la prima denuncia all’autorità giudiziaria. In seguito i controlli hanno fatto luce su un vasto invaso artificiale di circa 600 metri quadrati. La fossa era stata realizzata nei pressi delle stalle in modo da raccogliere le acque reflue grazie a un sistema di pompaggio. I carabinieri hanno per questo allertato i Forestali di Sarnano, che hanno attestato le irregolarità sotto il profilo ambientale e hanno posto l’area sotto sequestro.

Oltre a questo i militari hanno rilevato violazioni sulla sicurezza, dall’aggiornamento del DVR, sulla mancanza di formazione e informazione dei lavoratori, sull’assenza della designazione del medico competente e del responsabile del servizio di prevenzione e protezione dei rischi. Contestate anche una serie di omissioni relative al mancato invio dei lavoratori alle visite periodiche. Mancavano infine le certificazioni di conformità della messa a terra dell’impianto elettrico, della cisterna del gasolio per il rifornimento dei mezzi agricoli, del silos per il mangime e della struttura metallica delle stalle.

Una volta terminati gli accertamenti i carabinieri hanno posto sotto sequestro l’azienda, applicando appunto prescrizioni e ammende penali che prevedono sanzioni fino a 120mila euro. Oltre a questo è scattata anche la maxi multa da 32mila e 500 per il lavoro sommerso.

Aiuti alle imprese agricole del territorio danneggiate dall’alluvione dello scorso 15 settembre. Il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha aperto alle richieste del presidente della regione Marche, Francesco Acquaroli, a proposito dell’utilizzo del fondo di solidarietà del ministero per supportare il comparto agricolo.

Così come i cittadini e le imprese, anche gli agricoltori che hanno la propria impresa nei 46 comuni inclusi nel cratere alluvionale hanno infatti subito seri danni alle loro strutture. Per questo, sin dai primi giorni successivi all’ondata di maltempo, «ci siamo attivati, insieme al Consorzio di bonifica e alla Regione, per cercare di dare un sostegno alle imprese – spiega il presidente di Coldiretti Macerata, Francesco Fucili –. Il supporto in arrivo grazie al fondo di solidarietà permetterà alle aziende agricole di non dover versare il tributo di bonifica a tutti coloro hanno subito danni dall’alluvione. Si tratta in sostanza di uno sconto tributario che sgrava le imprese dal pagamento del contributo per la gestione del reticolo idrico minore nei 46 comuni alluvionati. Parliamo di un aiuto di poche centinaia di euro per ogni impresa, ma in ogni caso è un segnale di attenzione e di vicinanza importante da parte del governo. Oltre a questo – conclude – è un’apertura importante al tema della prevenzione del dissesto idrogeologico che, come sappiamo, è stata la principale causa degli eventi dello scorso settembre».
Alla vigilia delle grandi campagne, dalla frutta estiva alla vendemmia, è già allarme nei campi italiani per la carenza di manodopera. All’appello potrebbero mancare numerosi addetti, senza i quali la raccolta stagionale è a forte rischio.
Così Cia-Agricoltori provinciale di Ascoli, Fermo e Macerata, sottolineando i tanti problemi che stanno riscontrando le aziende agricole del territorio nel reperire risorse da impiegare nelle aree rurali.

«Particolarmente colpito il nostro territorio caratterizzato da produzioni, quali ortofrutta, vino e olivo, che maggiormente richiedono apporto di manodopera»- afferma Matteo Carboni presidente della Cia Agricoltori provinciale di Ascoli, Fermo e Macerata - .
«In un momento in cui produrre è diventato insostenibile a causa dell'aumento vertiginoso dei costi di materie prime ed energia – spiega - gli agricoltori si trovano ad affrontare un'ulteriore, grave, problematica rappresentata dalla carenza di manodopera. Se a livello nazionale si stima una mancanza di circa 100 mila unità, particolarmente colpito risulta il nostro territorio caratterizzato da produzioni quali ortofrutta, vino e olivo, che maggiormente richiedono apporto di manodopera e per gli agricoltori sta diventando un vero e proprio calvario riuscire a reperirla soprattutto ora che si sta entrando nel clou della stagione.

«È necessario quindi che le istituzioni intervengano per risolvere i problemi legati a costi, burocrazia e rigidità degli strumenti – prosegue il presidente - infatti il fabbisogno delle aziende agricole è stagionale e sono quindi necessari strumenti semplificati e flessibili come erano i voucher, che nati per l'agricoltura avevano funzionato in questo settore, e consentire così a giovani, pensionati e percettori di reddito di cittadinanza di integrare il loro reddito attraverso il lavoro occasionale in agricoltura, e senza oneri eccessivi per le imprese.  E' importante anche sbloccare il Decreto Flussi, sia per le pratiche del 2021 sia per l'emanazione del decreto 2022, visto che la manodopera straniera rappresenta oramai quasi il 30%. Le istituzioni devono creare le condizioni migliori affinché gli agricoltori possano continuare a produrre, nell'interesse di tutta la collettività, non più in perdita come avviene ora».
Portare avanti un mestiere antico, coniugarlo con l’innovazione e mantenere la qualità dei prodotti.

A spiegare come è possibile è stato Yuri Maggi, dell’azienda “Maggi e Vecchioni” di Serrapetrona, ieri presente al G20 per parlare del futuro del comparto primario mondiale.

“Abbiamo partecipato grazie a Copagri – dice Maggi – che ha voluto portare all’attenzione mondiale l’attività della nostra azienda autosufficiente al 100%”.

Si tratta di un’impresa biologica a conduzione familiare, fondata nel 1964 e radicata nel territorio da tre generazioni, che ha intrapreso con decisione la strada del rispetto dell’ambiente e dell’innovazione, pur nel rispetto della tradizione.

“Abbiamo puntato fortemente sull’innovazione e sulla sostenibilità ambientale – dice  - perchè siamo convinti che rappresenti il futuro del primario; la nostra azienda è completamente autosufficiente su tutte le lavorazioni, rappresentando in tal modo un vero e proprio esempio di ciclo chiuso. Abbiamo lavorato al biologico prima che nascesse la certificazione e autoproduciamo tutto il fabbisogno zootecnico e alimentare. Tutta la nostra energia elettrica prodotta dalla pala eolica viene utilizzata all’interno dell’azienda. Inoltre abbiamo due sorgenti di acqua per il fabbisogno idrico”.


Quella del G20 è stata l’occasione per l’impresa maceratese di farsi conoscere a livello mondiale e “sono emersi tanti spunti – confida Maggi - per sviluppare al meglio le possibilità da attuare fino al  2030 per la nuova programmazione dell’agricoltura. Ci saranno tante novità e tante accortezze per la salvaguardia dell’ambiente”.

Emergenza idrica e surriscaldamento globale sono stati quindi le problematiche a cui far fronte e da una piccola cittadina come quella di Serrapetrona sono arrivati tanti esempi di possibili soluzioni.

Alla base, però, non devono mai mancare il rispetto della tradizione e la qualità dei prodotti: “Abbiamo messo vita, anima e impegno, giorno dopo giorno, per continuare a portare avanti la storicità del prodotto marchigiano e la sua qualità – precisa il giovane agricoltore - . Perché abbiamo abbinato tradizione e innovazione mantenendo la qualità. È questo che ci ha permesso di alzare la testa dopo il sisma e la pandemia”.

GS
Un riconoscimento per La Pasta di Camerino. L’azienda camerte, infatti, ha ricevuto il premio di Cia – la Confederazione Italiana Agricoltori – “Bandiera Verde Agricoltura 2020”. Il premio, assegnato un anno fa, ha potuto finalmente raggiungere i suoi destinatari. Lo scorso novembre la cerimonia slittò a causa della pandemia.

Soddisfatto il direttivo dell’azienda, in particolare l’amministratore delegato Federico Maccari, che ha parlato di un “riconoscimento importante che testimonia la bontà delle scelte di La Pasta di Camerino. Un’azienda che opera nel territorio, che conta 72 dipendenti, il 70% donne e che è riuscita a ritagliarsi nuovi spazi di mercato nonostante la forte crisi del settore della ristorazione durante la pandemia. Per noi – prosegue Maccari – è motivo di orgoglio ricevere questo premio, perché è il riconoscimento agli sforzi che compiamo per produrre un qualcosa di qualità: da sempre lavoriamo con ingredienti 100% italiani, a filiera corta, rispettando la tradizione. Siamo per altro gli unici al mondo ad aver posto sulle confezioni un QR Code che permette al consumatore di essere informato sulla nostra pasta”.

“È stato un successo importante anche per la nostra comunità – conclude Federico Maccari –, che ha sofferto sia per il sisma sia per la pandemia. Questi premi non fanno altro che stimolarci e spingerci a crescere sempre di più”.

l.c.
Ascoltare e condividere i punti di vista degli imprenditori e dei lavoratori delle aree rurali marchigiane: è con questi obiettivi che questa sera, al Lanciano Forum di Castelraimondo, riparte la serie di incontri promossa da Regione Marche e Piano Sviluppo Rurale Marche. Si parlerà delle strategie da mettere in atto per dare nuovo slancio alle aree interne: le istituzioni locali e i cittadini avranno l'occasione di confrontarsi con il Presidente della Regione, Francesco Acquaroli, e con il suo vice e assessore all'agricoltura, Mirco Carloni, in vista dei prossimi bandi. Potranno così essere ascoltate le loro istanze sull'utilizzo di risorse per circa 170 milioni di euro, che potranno sostenere e sviluppare un territorio colpito prima dal sisma, poi dalla pandemia.

Il sindaco di Treia, Franco Capponi, è tra quelli della Comunità Montana di San Severino che parteciperanno all'incontro. Le loro richieste riguarderanno principalmente il tema del sostegno ai giovani e alle imprese che intendono investire nel rurale, attraverso finanziamenti e infrastrutturazione: “Le aree interne hanno la vocazione delle produzione agricole di qualità – ha commentato Capponi –. Abbiamo diverse proposte da suggerire, ma il tema prinicpale è quello di dedicare alle aziende del cratere dei fondi speciali: pensiamo che sia importante sviluppare una filiera e che ci sia un'attenzione particolare per il turismo rurale. Ciclovie e investimenti nel turismo sostenibile devono essere integrati dalla presenza di aziende che producono prodotti di qualità o che si occupano di ospitalità: in quest'ottica parleremmo anche di una generale riqualificazione dei borghi delle aree interne”.

Capponi ha quindi proseguito sul sostegno ai giovani, che devono essere incentivati a rimanere sul territorio: “Il 'premio giovani' previsto dall'Unione Europea per favorire l'inserimento dei giovani nel settore dell'agricoltura dovrà essere rafforzato, con il fine di generare delle vere start-up agricole. Lo spopolamento delle aree interne deve essere contrastato anche con gli investimenti sulle infrastrutture – ha proseguito Capponi –: in questo senso la realizzazione e la manutenzione delle strade rurali è fondamentale, visto che spesso i Comuni non hanno le risorse per occuparsene direttamente. In generale – conclude – ci soffermeremo sui temi del sostegno alla zootecnia, alla produzione di qualità, ai giovani e alla infrastrutturazione di questi territori”.

l.c.
Che il termine 'custode' venga associato ai nonni non solo come 'angeli' ma anche come vera e propria fonte di sapere, per L'Appennino Camerte è assodato da tempo. Da quando abbiamo preso spunto dal detto "Se il vecchio potesse se il giovane sapesse" diventato il titolo della rubrica pubblicata sul settimanale.
Oggi, 2 ottobre, giornata in cui vengono festeggiati proprio perchè nella stessa data la Chiesa cattolica celebra gli angeli custodi, non si può non anticipare una riflessione su questo tema, rilanciando poi l'approfondimento al settimanale in uscita il prossimo 8 ottobre.
Una riflessione che, come per le altre uscite della rubrica, prende spunto da un fatto realmente accaduto che ha spinto il pensiero a: "Se ci fosse ancora, lo chiederei a mia nonna".
Un pensiero nato per caso, proprio il giorno prima della festa dei nonni, e che esprime la conferma di quante cose custodiscano i nonni, gli anziani, e molto spesso vengono date per scontate.
Quante cose vorremmo chiedere a quei capelli grigi, ma nella frenesia della vita quotidiana ci sfuggono e vengono rimandate fino a quando, purtroppo, non abbiamo più la possibilità di farlo.
La giornata dei nonni allora dovrebbe ricordarci questo: non tanto i festeggiamenti di chi dovrebbe essere considerato ogni giorno, ma la consapevolezza che tutto ciò che custodiscono è un patrimonio ricchissimo che non può andare perso. Il Covid ha già distrutto gran parte di questo patrimonio, ma tutto ciò che è rimasto dimostra una tempra invidiabile. Vedere, infatti, chiunque indossare la mascherina per la pandemia ormai non ci sorprende più; ma vederla sui visi stanchi, rugosi, con i capelli argento, ci fa chiedere quante cose hanno passato e ricordato i nostri anziani e quante ancora ne stanno vivendo in questo mondo davvero lontano da quello in cui sono nati.
Ma il lieve soffio di malinconia per questa constatazione viene spazzato via da chi ricorda la forza che solo gli anziani marchigiani hanno come caratteristica: nelle Marche, infatti, terra di lavoratori e agricoltori, quasi il 14% degli agricoltori ha compiuto 80 anni e continua a tenersi occupato, mantenendo così forma fisica e salute. Lo rivela Coldiretti Marche. E proprio come custodi, gli anziani in agricoltura resistono al fianco dei giovani ai quali hanno passato testimone e conoscenze nel segno della tradizione. 

GS

Il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli ha partecipato questa mattina al Centro Fiere di Villa Potenza alla cerimonia inaugurale della 35ma^ Rassegna Agricola, Centro Italia (RACI), manifestazione che come ogni anno si rinnova puntuale per offrire una vetrina alle eccellenze produttive legate al mondo dell’agricoltura. Il Governatore ha ricordato di essere presente per il quarto anno consecutivo alla manifestazione, osservando che la continuità è stata mantenuta in tutto questo tempo soprattutto per la forza crescente che ha l’agricoltura nell’identità della nostra regione. In questa edizione in particolare troviamo il connubio tra la tradizione e l’innovazione che rendono la nostra agricoltura molto competitiva. Ceriscioli, durante il giro dei padiglioni, ha rimarcato come la Regione punti molto sul settore dell’agricoltura perché, oltre ad essere un punto di incontro delle tradizioni per le nuove generazioni, è sempre più una vetrina per tutti e si distingue per l’utilizzo di prodotti biologici e il non utilizzo di OGM.

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Radici, agricoltura, cibo, innovazione sono quattro parole chiave come quattro punti cardinali dell’agricoltura marchigiana che danno nuovo valore alla RACI, una iniziativa organizzata dal Comune di Macerata che oggi diventa ancora di più il racconto di quello che siamo e di quello che vogliamo essere, con gente legata al proprio territorio e al futuro sostenibile. Protagonisti della Rassegna sono i settori dell’agroalimentare, della filiera corta agricola, dell’agricoltura biologica, della zootecnia, della meccanizzazione agricola, promozione turistica del territorio rurale con oltre 220 espositori. La RACI offre molti momenti degustativi dei prodotti tipici locali, laboratori culinari e dimostrazioni pratiche dei processi di lavorazione. Tra le novità di quest’anno vi è il ritorno delle grandi macchine agricole, che da diversi anni non erano presenti in Fiera e quella della fattoria didattica, uno spazio dedicato ai più piccoli per divertirsi e allo stesso tempo riscoprire le vecchie tradizioni, le buone usanze e i frutti della vita nei campi.

“Vogliamo rafforzare il concetto dell’imprenditore agricolo a presidio del territorio e collaborare con l’amministrazione per l’economia di San Severino” . Parola di Francesco Fucili, presidente di Coldiretti Macerata e presidente della sezione di San Severino, che nei giorni scorsi insieme al direttivo comunale ha incontrato il sindaco Rosa Piermattei e la giunta comunale per riallacciare il dialogo interrotto a causa del terremoto. Anzitutto da Coldiretti c’è stato il plauso per la conferma degli spazi adiacenti il chiostro di San Domenico per il mercato di  Campagna Amica (secondo sabato del mese). Inoltre si sono toccati vari temi sui quali c’era già stato l’impegno da parte dell’amministrazione comunale: dalle forniture per le mense scolastiche di prodotti a filiera corta alla possibilità per le attività agricole di poter lavorare a fianco del Comune per liberare strade in caso di neve o di smottamenti, potatura, manutenzione del verde pubblico sia in aree urbane che rurali, eccetera.

“Abbiamo condiviso la volontà – spiega Fucili – di intervenire sulla viabilità, soprattutto quella rurale. San Severino ha un territorio molto vasto e spesso i collegamenti tra il paese, le frazioni e le aziende agricole o gli agriturismo sono difficili. Le imprese chiedono che le risorse straordinarie del sisma già stanziate per il ripristino della viabilità siano utilizzate anche per le frazioni più sperdute dove ci sono imprese agricole che fanno ricettività turistica e vendita diretta”. La giunta si è inoltre impegnata a far partecipare Coldiretti alle iniziative comunali e ad appoggiare le battaglie della categoria per tutelare la qualità del cibo, l’alimentazione salutare come, ad esempio, la petizione “Stop al cibo falso” per chiedere all’Unione Europea l’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in vendita.

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