Mettono in contatto le persone per lavoro. Lo fanno da quando i telefoni non esistevano ed il modo migliore per comunicare era una bella lettera, ma lo hanno voluto fare anche oggi che il mostro del Coronavirs divide i pazienti ricoverati negli ospedali con i familiari a casa.
Sono i portalettere, ed in particolare quelli di Camerino, che nei giorni scorsi, attraverso una colletta, hanno donato al Covid Hospital di Camerino un tablet per permettere le videochiamate tra i pazienti e i loro familiari.
La prima videochiamata è stata fatta ieri e l'emozione è stata grande per tutti: per la direttrice dell'ospedale di Camerino Nadia Mosca, per il direttore Alessandro Maccioni che ha accolto il suo racconto e per il coordinatore dei portalettere della città ducale, Antonio Montani.
"Ieri sera abbiamo fatto felice la figlia di un paziente ricoverato in Medicina che voleva vedere il padre - racconta con la voce rotta dalla commozione la dottoressa Storta al direttore - . È stata una cosa angosciosa parlare con lei - ammette - così abbiamo fatto fare una videochiamata che li ha riuniti. Una bellissima emozione per il ricoverato e per la figlia".
Un messaggio che arriva al cuore di chi lo ascolta e, ancora di più, a coloro che hanno reso possibile questo incontro virtuale: "Io ringrazio tutti i portalettere - dice il coordinatore Anotnio Montani - e siamo fieri di aver fatto questo. Mi auguro che tutti insieme riusciremo a superare questo triste momento".
Consapevole dell'importanza di quanto accaduto, il direttore di Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, annuncia l'arrivo di altri tablet donati da Med Group: "Quello di ieri è un fatto molto commovente - dice - , come mi ha riferito Nadia Mosca. È stata effettuata la prima videochiamata di un paziente con i familiari. Proseguiremo con questa modalità per tutte le persone che non vedono i loro cari. Credo che sia una cosa bellissima. Grazie a Med Goup potremo donare altri due tablet all'ospedale di Camerino, due all'ospedale di Civitanova e due a quello di Macerata".

Giulia Sancricca



E' arrivato alla cronaca nazionale il caso di Cingoli e del focolaio di Coronavirus all'interno della casa di riposo che ha già fatto registrare le prime due vittime
"Una delle 40 ospiti della casa di riposo, pensionata, è stata portata a Torrette per una visita - racconta il vicesindaco Filippo Saltamartini - è tornata col virus ed ha infettato altri pazienti. questo è avvenuto all'inizio della scorsa settimana. Abbiamo chiesto all'Asur di fare i tamponi a tutti gli ospiti ma non li ha effettuati e quindi, quando abbiamo scoperto che 5 casi erano positivi era già troppo tardi perché anche tutti gli altri ospiti erano stati contagiati". Una situazione peggiorata anche dall'assenza di un ospedale pienamente operativo visto che da giugno è ancora oggi, marzo 2020, a 'servizio dimezzato'. La scusante, all'epoca, era la necessità di mandare il personale in ferie. L'estate è finita ma la situazione non è mai stata ripristinata, nonostante le tante richieste del sindaco Michele Vittori e le manifestazioni. "La questione è degenerata - torna a dire Saltamartini - e le persone della casa di riposo fino a oggi sono state senza l'assistenza sanitaria necessaria. Non ci sono medici, solo visite di alcuni medici di famiglia, ma soprattutto, hanno continuato a lasciare il personale che lavora nella struttura senza i dispositivi di sicurezza personale. L'Asur in tutto ciò risponde sostanzialmente di avere altri problemi e quindi abbiamo dovuto fare ricorso alla stampa nazionale perché abbiamo bisogno di un intervento efficace. Siamo in una situazione veramente disperata". Sono stati chiesti medici militari e l'invio di presìdi necessari al personale della casa di riposo al fine di evitare che il virus possa propagarsi anche fuori. E per fortuna che si è parlato del caso di Cingoli perché questa mattina "ci hanno comunicato che sono stati inviati degli infermieri e gli ospiti della casa di riposo sono stati visitati da un medico di famiglia ma continuiamo a ripetere che se fossero intervenuti prima e avessero portato i primi cinque malati in ospedale, non saremmo arrivati a questo punto e poi sono assolutamente necessari i dispositivi di protezione altrimenti rischiamo che l'epidemia colpisca anche fuori e questo non è assolutamente consentito". Saltamartini non dimentica la lotta fatta per l'ospedale, sulla quale molti hanno creduto ma altrettanti non lo hanno fatto: "Forse oggi questi cittadini potranno capire quanto sia importante avere un ospedale funzionante nel proprio territorio. Credo che ci servirà per comprendere quanto valga la pena difendere la sanità che è il presupposto per poter vivere in questo caso".
Si dice preoccupato il sindaco Vittori che parla di una "situazione drammatica, un vero e proprio incubo. La casa di riposo è gestita da un'azienda pubblica che si avvale della collaborazione di una cooperativa. I casi positivi accertati sono 33. Quello che mi preoccupa di più è il personale che si sta occupando in questi giorni dei malati senza le protezioni adeguate. Temo che possano infettarsi tutti e che ci sia un diffondersi della malattia su tutto il territorio". Vittori chiede a gran voce ciò che realmente spetterebbe di diritto a ogni operatore che si appresta alla cura di un malato di Coronavirus e, a tal proposito, ha presentato anche una diffida: "La casa di riposo ora va considerata come un ospedale, c'è bisogno di un intervento concreto dell'Asur perché la situazione così non è accettabile. Se l'azienda sanitaria regionale non è in grado di gestire la situazione con del personale, che ci mandino dei medici militari e i dispositivi di sicurezza. Chiedo risposte quindi anche al capo della protezione civile". L'emergenza Coronavirus va a sommarsi a quella del sisma. Cingoli aveva, ed ha tuttora, molte questioni irrisolte o in itinere e quindi le preoccupazioni per Vittori ora si sono sommate e sono aumentate: "Sono preoccupato soprattutto perché questa crisi coinvolge delle persone che sono come dei miei nonni se vogliamo. Sono le persone più fragili e dobbiamo proteggerle e dar loro le cure che meritano. Sono anche pieno di energia per affrontare questa crisi, fa parte del ruolo che ricopro, che mi viene dalla vicinanza che ricevo da parte dei miei concittadini".

g.g.
"Gli amministratori della sanità fanno quello che vogliono e lo fanno male. Questa volta hanno deciso di penalizzare i nostri medici migliori ed è inaccettabile. Che titoli hanno queste persone per decidere di sanità? Uno è un commercialista (il direttore dell'Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, ndr) e l'altro è un insegnante di matematica alle medie (il governatore Luca Ceriscioli, ndr). Le persone devono sapere che con la determina 742 anche i medici saranno penalizzati e rischiano di essere trasferiti".
Non l'ha proprio digerita, Marco Marchetti, medico in pensione e presidente del comitato per la difesa dell'ospedale di San Severino, la determina 742 del 31 dicembre con la quale i reparti di oncologia, hospice e radiologia vengono declassati da unità semplici dipartimentali a unità semplici. A suo avviso, e i presenti alla riunione di ieri sera sono stati d'accordo, è necessario informare la popolazione della penalizzazione che in questo modo dovrebbero subire i medici che operano in quei reparti. Due nomi, ieri sera, sono stati fatti a titolo esemplificativo: "La dotoressa Benedetta Ferretti, di oncologia, lavora dalla mattina alla sera - incalza - ed è stata penalizzata, proprio lei che è una fra le più ligie al dovere, più preparate e più benvolute. Lo stesso discorso vale per Sergio Giorgetti, dell'Hospice. Tutti, in un modo o nell'altro, siamo passati per i loro reparti o li abbiamo conosciuti e tutti sappiamo quanto siano professionali. Le persone devono sapere che con questa determina, da un momento all'altro, possono essere trasferiti a Macerata".
Dalla riunione del comitato è emersa la volontò di organizzare una assemblea di protesta ma al contempo di solidarietà verso questi professionisti che tengono in vita i loro reparti dando tutti se stessi. La data individuata dovrebbe essere quella del 29 febbraio e la parola sarà data ai cittadini. "I sindaci saranno invitati e potranno partecipare - ha detto il vicepresidente Marco Massei - ma saranno i cittadini a parlare questa volta e le istituzioni dovranno ascoltare".
Nel corso della riunione è stato espresso anche dissenso e disappunto da tutti per come è stato gestito il consiglio comunale aperto del 30 gennaio: "Non solo non è stato permesso ai cittadini di parlare ma anzi, è stata il sindaco stesso, per il tramite del presidente del consiglio, a imbavagliare chi ha tentato di prendere la parola addirittura facendo intervenire la polizia locale. E' stato uno schiaffo a tutta la cittadinanza. E poi, è stata un'occasione persa. Doveva essere fatto firmare a tutti i sindaci presenti un documento per chiedere l'immediato ritiro della determina e fatto approvare dal consiglio".


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(Marco Massei)

A tirare le somme è stato Massei che ha quindi sottolineato di nuovo come la determina 742 "non solo penalizza i cittadini ma anche i medici che vengono letteralmente umiliati dopo aver dato tutta la vita per il lavoro. Va fatto sapere a tutti che la Ferretti o gli altri, corrono il rischio di essere trasferiti a Macerata. Gli stanno dando il benservito". Poi ha ricordato un dettaglio non da poco che riguarda il punto nascite settempedano ormai chiuso dal 2016: "Mi corre l'obbligo di ricordare che è stato chiuso senza che il Tar si pronunciasse nel merito come stabilito dal Consiglio di Stato. Non c'è mai stata udienza, giace su un binario morto da tre anni probabilmente per pressioni politiche. In tal proposito, si può fare istanza di sollecito e paradossalmente potrebbe ancora essere accolto (anche in considerazione della legge nazionale che regola la gestione dei punti nascita. Il decreto Balduzzi infatti stabiliva che per le zone montane potevano restare attivi i punti nascita con più di 500 parti all'anno, soglia che San Severino superava ampiamente, ndr). Pensate che razza vergogna".
E infine un invito all'amministrazione di San Severino: "Non è possibile che si lotti contro Camerino, come purtroppo ci giunge voce. Il nostro non è ridotto a ospedale di comunità solo grazie al fatto che siamo ospedale di Camerino-San Severino. Lottare contro - conclude - significa fare una lotta fratricida".

g.g. 

 


Non è affatto un capitolo chiuso quello dell'ospedale di San Severino. Prosegue battagliera, infatti, la sindaca: “La nostra azione di denuncia e di protesta continuerà a oltranza - ha detto - . Metteremo in atto tutte le azioni possibili nell’ambito della correttezza istituzionale e di quanto consentito dalla Costituzione, forti dell’appoggio di molti, sino a quando la nefasta Determina 742 della direzione Asur Marche non sarà ritirata. Ci dovranno mettere nero su bianco che le strutture dipartimentali di Radiologia, Hospice e Oncologia rimarranno così come sono attualmente con i loro responsabili”.

Rosa Piermattei, continua la sua battaglia, insieme a tutta l’amministrazione comunale, “contro un atto che - dice - è immotivato e irresponsabile. Avere sospeso la Determina 742, pur rappresentando un gesto di attenzione e di buona volontà da parte della direzione generale dell’Asur nei confronti della struttura ospedaliera di San Severino Marche, non può essere in nessun modo la soluzione del problema che rimane tutto intero così come si è presentato fin da subito".

Non bastano, quindi, secondo la prima cittadina, le ultime decisioni messe in atto dall'Asur: "Quello preso, infatti, è solo un parziale ripensamento che, ancora di più, focalizza l’attenzione su quella che è una vera e propria ingiustizia perpetrata ai danni di chi si riteneva non dovesse reagire in quanto ritenuta parte confinata lontano dagli ambiti decisionali “che contano” e, soprattutto, ignara dei tecnicismi da chi amministra la sanità. Questo non corrisponde alla realtà - aggiunge - in quanto da più parti mi è stata segnalata la volontà di colpire l’ospedale di San Severino Marche, favorendo di conseguenza l'espansione di altri a nostro danno. A questo piano giustamente, e non lo dico solo da sindaco - conclude Piermattei - mi sono opposto. Ora più che mai, e con forza, torno a chiedere il ritiro della nefasta Determina 742”.

GS
Due le azioni principali individuate ieri sera dal comitato per la difesa dell'ospedale di San Severino: impugnare la determina 742 del 31 dicembre prima che scadano i termini di legge, e una grande manifestazione che possa declinarsi non solo in un corteo di protesta che possa riunire anche i comitati di altre zone ma anche in una postazione permanente, una sorta di picchetto. Il tutto però dovrà partire, o essere sostenuto, dai sindaci, specie quelli che hanno un ospedale nel loro territorio. E alla Piermattei il comitato garantisce massimo appoggio. 
L'incontro di ieri fa seguito alle ultimissime novità relative all'ospedale settempedano, protagonista di una determina del 31 dicembre che prevede il declassamento da unità semplici dipartimentali a unità semplici di non uno bensì tre reparti: hospice, oncologia e radiologia. 
Ciò significa che non saranno più autonomi, potranno essere smantellati in ogni momento o accorpati alla struttura centrale. 
Proprio in merito alla radiologia è emersa una situazione abbastanza critica, testimoniata da chi quel reparto lo vive quotidianamente: ci sono solo cinque medici, di cui uno soltanto per le mammografie, a cui sono state bloccate le ferie. Sembrerebbe addirittura esserci qualcuno che lavora da 40 giorni continuativi. Si è in attesa di due medici che l'Asur dovrebbe assumere a tempo indeterminato ma purtroppo sembra che la richiesta di radiologi sia molto elevata in tutte le Marche e quindi i professionisti, potendo scegliere, preferiscono andare altrove.
"Qui non vengono medici - ha stigmatizzato Massei - perché vengono umiliati e mortificati con determine come la 742 dopo aver dato tutto, sacrificato famiglie, per il lavoro. E' ora che anche la loro categoria si ribelli". L'avvocato e vicepresidente del comitato ha spiegato per sommi capi ai presenti in cosa consisterebbe la determina, soffermandosi sulle parole del direttore dell'Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, secondo cui "non c'è stato alcun declassamento, semmai un rafforzamento della loro integrazione nei processi assistenziali della rete clinica di riferimento": "Maccioni offende l'intelligenza di un bambino - commenta duro Massei - dicendo che questo declassamento rafforza la struttura nel suo ruolo all’interno delle reti cliniche. Fa ben sperare quanto emerso dal consiglio comunale che si è svolto a Fabriano due sere fa, a cui hanno preso parte anche i sindaci di San Severino, Camerino e Matelica. Pare che abbiano finalmente capito che devono unirsi. Tuttavia alle parole, bisogna anche associare i fatti, rispondere agli atti con altri atti. Impugnare i provvedimenti - ha aggiunto - poiché tentando il dialogo, l'Asur farà solo perdere tempo in attesa che decorra il periodo dopo il quale l'atto diventerà definitivo. Fin ora, nonostante i nostri continui allarmi, i sindaci di questa zona hanno voluto continuare a 'trattare in proprio', pensando di portare a casa qualche misero risultato. Il risultato è che tutti hanno preso schiaffi". Fortemente criticato il silenzio del direttore generale Asur Nadia Storti e il presidente Luca Ceriscioli nonché l'idea di realizzare l'ospedale unico. Secondo i più infatti,
 comporterà l’impoverimento e il declassamento a ospedale di comunità di tutte le strutture dell'entroterra. Pietro Cruciani, radiologo in pensione, in merito ha precisato che "sul piano sanitario è prevista una riduzione del 20 per cento delle strutture complesse e dipartimentali. In merito alla determina, so che è stata la Storti a volerla fortemente ora, probabilmente per fare bella figura con il governatore. Sicuramente prima o poi sarebbe arrivata ma è altrettanto sicuro che si poteva attendere. Mi chiedo anche come mai proprio da San Severino si sia iniziato, visto che le riduzioni riguardano tutte le Marche". I tagli, declassamenti e depotenziamenti che l'Asur sta operando, sono in vista della realizzazione dell'ospedale unico sulla cui realizzazione però ci sono molti dubbi visto che sarà finanziato con un project financing: "Significa che pagano dei privati per milioni di euro - è tornato a spiegare Massei - e il pubblico si accollerà un canone per anni e anni e il risultato è che alla fine questa struttura sarà costata molto di più. Peraltro, non voglio fare la Cassandra della situazione, ma l'ospedale unico non partirà mai, è solo uno specchietto per le allodole. Il vero obiettivo è di chiudere le strutture esistenti finché non arriverà qualche privato che riaprirà".
g.g.


L’anno che sta per cominciare sarà un anno importante per il 118 regionale, come ha annunciato il direttore Ermanno Zamponi in occasione dell’inaugurazione dell’elisuperficie di Belforte del Chienti.

Nuovo software e nuova organizzazione che permetteranno di migliorare i collegamenti con i territori lontani dall’ospedale di Torrette.

“Il nuovo anno – spiega Zamponi - ci porterà tante innovazioni e sarà una scommessa per poterle applicare e utilizzare al meglio.

E’ necessario ottenere il massimo da questa tecnologia che si evolve rispetto al sistema che utilizziamo da circa 18 anni. Ma questa non è la sola scommessa – aggiunge - perché ci sarà anche l’attivazione del numero unico europeo 112: un numero unico che il cittadino chiamerà per qualsiasi emergenza, farà da filtro e localizzerà l’utente per poi passare la chiamata di competenza sanitaria al 118”.

A queste novità si aggiunge quella del volo notturno di Icaro: “L’altra scommessa – annuncia - è il volo notturno che perfeziona e ci permette di raggiungere Torrette, per le alte specialità, anche nei territori che richiedono un’ora di percorrenza via terra.

C’è quindi un guadagno sostanziale per tutta la parte interna della Regione Marche e quella più periferica. Questo permette di raggiungere il Trauma Center nei tempi giusti ed avere la migliore risposta per i pazienti.

Parlo di miglioramento – precisa il direttore del 118 - perchè la Regione Marche, dal 28 giugno 2016, ha emanato una delibera di giunta che si chiama PDTA Trauma Maggiore, che ha stabilito quando e come centralizzare i pazienti gravi. Da quell’anno abbiamo cambiato il nostro sistema di organizzazione e trasporto primario tanto che nel 2016 abbiamo avuto 350 traumi maggiori, mentre nel 2018 siamo arrivati a 1200. Dal 2020, i numeri attesi saranno maggiori con la centralizzazione anche di notte, tanto che ci aspettiamo circa 1500 pazienti annui. Un impegno – conclude – che anche se molti non vedono e attaccano, posso garantire che è reale”.

GS
"L'ospedale di Tolentino è realtà". Ad annunciarlo è il Pd della città che in una nota informa che "è stato ufficialmente sottoscritto il contratto e quindi presto inizieranno i lavori per realizzare a Tolentino una modernissima struttura ospedaliera, con i più avanzati sistemi antisismici alla base, includendo all’interno tutti i servizi sanitari oggi previsti, compreso il primo intervento H24.


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Durante l’affollatissimo incontro organizzato lo scorso 31 ottobre dal Circolo PD Tolentino - spiegano - , il Presidente Ceriscioli, i vertici ASUR ed i progettisti avevano promesso che entro l’anno si sarebbe sottoscritto il contratto per la realizzazione del nuovo ospedale di Tolentino.
La promessa è stata mantenuta".

GS


Taglio del nastro all'hospice di San Severino per i locali rinnovati dopo i lavori di restauro della ditta Alessio Ferri Costruzioni. Un lavoro che è stato possibile grazie ad un perfetto connubio tra pubblico e privato e a fare da trait d'union il Rotary Club di Tolentino. Il sodalizio, peraltro, ha anche voluto donare una somma di denaro per permettere la manutenzione delle stanze dell'importante reparto settempedano che in breve tempo è diventato eccellenza del territorio.
L'idea è nata dopo l'esperienza della famiglia Ferri all'interno dell'hospice: "Il progetto è nato a seguito di un doloroso trascorso familiare in questo reparto. Vedevamo che la pavimentazione era un po' scivolosa - racconta Alessio Ferri - vi erano delle infiltrazioni, numerose crepe dovute al terremoto del 2016, macchie e quant'altro mi sono sentito di dare un input positivo a quell'evento negativo. Mi sono chiesto come dare all'ammalato una seppur minima percentuale di sollievo e ho deciso di fare quello che è il mio lavoro dando una sistemata laddove vi fosse bisogno. Il mio gesto - aggiunge - è stato ovviamente non per gloria ma per rendere la permanenza dei pazienti il più confortevole possibile e poi in segno di riconoscenza verso il dottor Giorgetti e la sua equipe medico-infermieristica che fa un lavoro encomiabile".
g.g. 



Unanimità per la mozione proposta dal consigliere regionale Sandro Bisonni. L'obiettivo era impegnare la Regione a chiedere all'Asur di indire un concorso a tempo indeterminato per ricoprire il posto vacante di un radiologo nella struttura ospedaliera di Camerino – San Severino. 

“A dicembre dello scorso anno – spiega Bisonni -  è andato in pensione il primario del reparto di radiologia dell'ospedale di Camerino – San Severino. Si rendeva necessario pertanto andare a coprire tale posto perché la struttura ospedaliera è strategica per tutto l'entroterra maceratese e non può restare sotto organico.”

In passato l'Asur si è avvalsa spesso dello strumento degli avvisi pubblici che però sono andati sistematicamente deserti in quanto non è facile trovare medici disposti a spostarsi in queste strutture dell'entroterra per ruoli a tempo determinato.

La mozione al contrario impegna la Giunta regionale ad indire un concorso per un posto a tempo indeterminato.

“Sono convito - conclude Bisonni – che con un concorso per un posto a tempo indeterminato sarà facile trovare un radiologo disposto a lavorare nella nostra struttura. D'altronde le nostre zone sono tra le più belle delle Marche e pertanto confido che sarà semplice trovare chi vorrà venire a vivere dalle nostre parti.”

La mozione è stata votata all'unanimità, ora non resta che aspettare.
Gaia Gennaretti 

In molti lo ricordavano. In tanti, alla lettura della nota in cui si rendeva noto che la pista di atterraggio per elicotteri dell'ospedale di San Severino era stata adeguata al volo notturno, si sono chiesti: ma non lo era già? Pare proprio che la memoria non li ingannasse, e lo conferma Marco Massei che all'epoca dell'inaugurazione, nel 2009, era assessore ai lavori pubblici nella giunta di Cesare Martini. Una "non notizia" dunque, che per Massei avrebbe solo lo scopo di indorare la pillola mentre si porta avanti il piano di privatizzare la sanità pubblica.

"Qualche giorno fa - racconta - mi è capitato di leggere una notizia che, se fosse vera, rappresenterebbe la prova del nove della privatizzazione delle strutture ospedaliere periferiche: parrebbe che il nostro illuminato Presidente (Luca Ceriscioli, ndr) abbia concesso, per 6 anni, ad una struttura privata di disporre in affitto di una parte dell’ospedale di comunità di Sassocorvaro. Solo di una parte, quella che conviene economicamente di più. Ovviamente, il punto di primo intervento (complesso e pericoloso sotto il profilo dei contenziosi) rimarrà in carico al pubblico, mentre alcuni reparti più vantaggiosi saranno utilizzati dal privato (ad esempio la lungo-degenza)". Se ciò corrispondesse al vero, dice Massei, sarebbe la prova del disegno di privcatizzazione della sanità pubblica marchigiana. La prova del nove.

"Lo strumento per far ciò sarebbe trito e ritrito - sostiene -. Se i servizi pubblici non funzionano, gli utenti si disaffezionano e sono costretti a rivolgersi altrove; a quel punto, la Regione denuncia una riduzione della domanda e la non sostenibilità economica dei servizi, con la conseguenza che molti reparti devono essere chiusi: ecco che, come nelle più antiche tragedie elleniche, compare il deus ex machina (il privato benefattore) che risolve il dilemma e ripristina – a pagamento - i servizi dimostrando maggiore efficienza e rapidità. Il lavoro è servito. Di certo, non lo vedrete proporsi per attivare rianimazione o una chirurgia complessa, si limiterà a vene varicose, cataratte e diagnostica". Contestualmente a ciò, si starebbe anche distogliendo l'attenzione dell'opinione pubblica con manovre rassicuranti, dati che lasciano ben sperare e che fanno credere ad aumenti delle prestazioni. "Ad esempio, ho letto di recente che l'ospedale di San Severino si è dotato di una elisuperficie abilitata al volo notturno: ho sobbalzato sulla sedia - ironizza - poiché sono tornato indietro all’anno 2009, epoca in cui come assessore ai lavori pubblici della Giunta Martini partecipai all’inaugurazione di tale pista con tanto di simulazione di trasporto di ammalato in elicottero del 118. La superficie – così come mi è stato rammentato dal tecnico comunale – era già abilitata al volo notturno - afferma -  e pare che non sia stata funzionante per disservizi di altri organi non comunali. Perché si dà per fresca una notizia ormai così stagionata? Probabilmente, si conta sulla memoria corte dei cittadini".

Elisuperficie8

Massei è anche il vicepresidente del comitato per la difesa dell'ospedale, organo che non si accontenta di promesse ma si basa solo su atti, delibere e determine: "Le promesse fatte sono sempre risultate da marinai - stigmatizza Massei -. Come è successo per altri reparti ospedalieri poi miseramente soppressi, nonostante le chiacchiere, gli atti amministrativi – inesorabilmente predisposti dall’Asur – fecero la differenza e decretarono la fine di eccellenze note di tutta la Regione. A breve - aggiunge - ci aspetta una battaglia campale sui pronti soccorsi, di cui pochi parlano: la legge ci impone di ridurre - a livello regionale - i pronti soccorso. Dovranno passare da 13 a 9: chi saranno i 4 pronti soccorsi che perderanno tale qualifica? Silenzio tombale, o quasi, non bisogna disturbare 'i manovratori' ". Il comitato, dice Massei, non ci sta e annuncia che indirà assemblee e convegno affinché i cittadini siano a conoscenza di ciò che starebbe avvenendo. "D’altronde - conclude - mica siamo sudditi, siamo cittadini, o no?".

g.g.

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