Il monastero di San Salvatore in Colpersito di San Severino è uno dei luoghi cruciali del racconto che Padre Raniero Cantalamessa fa nel suo ultimo libro dal titolo "Il giullare Francesco" dedicato al santo di Assisi.

Si tratta del nuovo libro su San Francesco, scritto con un’attenzione particolare, ma non esclusiva, ai giovani, per offrire loro uno sguardo francescano sulla vita e su alcune tematiche importanti per il mondo d’oggi. Il libro è introdotto da una lettera ideata da Papa Francesco appositamente per questo testo, in una sorta di dialogo a tu per tu con un giovane, per invitarlo alla ricerca del senso e della pienezza della vita. Il filo narrativo dell’opera viene tessuto intorno agli avvenimenti della vita del “re dei versi” – un celebre cantore di quel tempo che poi diverrà Fra Pacifico.

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"San Salvatore in Colpersito - dice Fra Sergio Lorenzini, responsabile regionale dei Cappuccini delle Marche - è il luogo a cui è legata la storia che descrive Padre Raniero. Il luogo da dove prende avvio la storia del 're dei versi', il famoso trovatore del Medioevo che proprio in quel luogo, nel 1212 circa, incontrò Francesco d'Assisi e da quell'incontro vi fu per lui la svolta della vita al punto che abbandonò tutto per donarsi ad una vita nuova alla sequela di San Francesco e divenendo uno dei più fedeli compagni della vita del santo".

Copertina FB


Un luogo che dal 2019 è stato interessato da una riqualificazione importante ed è entrato a far parte della formazione francescana: "Un progetto nato grazie alla rinnovata consapevolezza della sua importanza storica, soprattutto da un punto di vista francescano. È l'unico luogo delle Marche ad essere citato dalle fonti francescane più antiche e autorevoli e proprio per questo ne abbiamo fatto un centro di esprienza e formazione francescana. Un luogo in cui si può condividere i cardini dell'esperienza di San Francesco: la preghiera, la contemplazione, la fraternità, l'accoglienza, l'immersione nella natura. Un luogo da cui stiamo cercando di offrire proposte formative di carattere francescano e aiutare le persone a comprendere il rituale del mondo francescano. Ora queste attività vengono portate avanti online perchè non è possibile accogliere le persone nel monastero, ma quando si potrà riprenderemo ciò che avevamo avviato prima del lockdown".

Un approfondimento sul testo di Padre Raniero Cantalamessa sarà pubblicato nel settimanale L'Appennino camerte in uscita il prossimo 8 aprile.

GS


Consegnato nella giornata di ieri il cantiere per la messa in sicurezza della chiesa di San Salvatore in Colpersito, a San Severino. 

Già a novembre la protezione civile aveva emesso il proprio nulla osta ai lavori e poi sono stati necessari tempi tecnici per permettere alla Provincia marchigiana dei Padri Cappuccini di espletare le formalità della gara d’appalto. Non si tratta della ricostruzione della chiesa ma al momento solo della sua messa in sicurezza che darà la possibilità di riaprire, almeno parzialmente, la struttura ai fedeli. 

“Prevediamo che i lavori possano partire entro fine mese o al massimo nei primi giorni di febbraio - fa sapere fra Sergio Lorenzini, settempedano nominato di recente ministro provinciale dei frati Cappuccini delle Marche - e si protrarranno per circa 3 o 4 mesi. Questo permetterà di favorire anche le attività del neonato Centro di esperienza e formazione francescana. Le attività in effetti sono iniziate con qualche disagio perché le persone che partecipano sono molte, al momento si sta portando avanti un percorso sulla conoscenza della figura di San Francesco. Nel corso del 2020 - aggiunge - sono previste anche delle iniziative per celebrare gli 800 anni del passaggio di San Francesco a San Severino e dell’episodio della pecorella salvata e consegnata alle religiose che abitavano in quel luogo”. 

A realizzare il progetto per la messa in sicurezza è stato l’architetto, anche lui settempedano, Luca Maria Cristini che precisa come l’obiettivo primario sia quello di evitare ulteriori danneggiamenti in vista poi di un futuro restauro post sisma: “Il fine è quello di conservare l’edificio, congelando la situazione allo stato attuale, in attesa della riparazione vera e propria. Si tratta di interventi cautelativi per evitare che l’edificio subisca ulteriori danni. Un altro obiettivo, un po’ più ambizioso, è anche quello di poter restituire la chiesa, almeno in parte, al proprio utilizzo, escludendo quelle parti che non sarà possibile riaprire. Non tutti i lavori saranno ‘a perdere’ perché la circolare impone di effettuare opere rimovibili però la parte di ponteggi e le opere di messa in sicurezza saranno funzionali al cantiere di riparazione”. 

In seguito questi lavori sarà poi il Comune a dover decidere se revocare in parte l’ordinanza di inagibilità. Provvedimento emesso a causa di una serie di danni che il sisma del 2016 ha causato: “I danni più gravi sono quelli che occorrono tipologicamente a questo genere di edifici. Le murature molto snelle, che non hanno contrasti come nelle abitazioni come i solai, sono soggette a oscillazioni molto più ampie e nella chiesa dei Cappuccini c’è stata un’anomala oscillazione della facciata verso l’esterno e di uno dei due prospetti longitudinali, quello verso l’orto del convento, che ha oscillato venendo meno l’appoggio della volta che chiude l’aula nel sottotetto. Si andrà quindi a risolidarizzare provvisoriamente le murature verticali e puntellare la porzione di volta al di sopra dell’ingresso affinché non si disconnetta e non crolli definitivamente. Quest’ultima - conclude - è molto vulnerabile dal punto di vista sismico”.
g.g.

I frati Cappuccini lasceranno San Severino. Così, dopo 800 anni, il monastero di San Salvatore in Colpersito chiuderà. 

Questa è la notizia che ha lasciato spiazzati i fedeli presenti ieri sera alla messa per la festa del patrono di San Francesco. Ad annunciarla è stato padre Aurelio, guardiano del monastero che oggi ospita tre monaci ma che è un vero e proprio riferimento per il territorio: proprio il frate ieri sera ha raccontato di come San Francesco lo abbia visitato due volte di ritorno dalla Palestina e, più di recente, anche Santa Teresa di Calcutta. Qui incontrò la cittadinanza il 18 maggio 1986.

A chiedere la mobilitazione della cittadinanza settempedana è l’architetto Luca Maria Cristini: “Credo che tutti quanti abbiano a cuore che questo luogo di spiritualità resti vivo debbano unirsi e far sentire il proprio affatto e la propria vicinanza a questo ordine e a questo luogo”.

Più volte si era vociferato della chiusura del convento negli ultimi anni ma fin ora non si era mai concretizzata. Questa volta invece, dal modo in cui padre Aurelio ha dato l’annuncio, sembrerebbe che la decisione sia definitiva. Si ipotizza che il trasferimento dei tre Cappuccini rimasti avvenga entro agosto 2019, destinati probabilmente al convento di Civitanova.

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“Non si dimentichi - torna a dire Cristini - che questo luogo ha portato anche tante vocazioni, anche di giovani settempedani, all’ordine dei Frati Minori Cappuccini, proprio per la sua attività. Almeno tre negli ultimi 10 anni. Ieri padre Aurelio si è appellato al terzo ordine dei Cappuccini, composto da laici, perché abbiano a cuore il monastero che da 800 anni non è mai rimasto disabitato”. La proposta di Cristini è quella di promuovere una petizione da mandare poi ai padri provinciali e regionali anche perché questo trasferimento provocherebbe anche la perdita del parrocco delle frazioni di Colleluce e Parolito in un periodo in cui in diocesi scarseggiano queste figure. 

“Siamo veramente tutti perplessi - aggiunge - e poi, facendo un discorso più materiale, che fine faranno le bellezze all’interno della chiesa? Facciamo sentire che la città ha affatto per questo ordine che fa anche accoglienza dei pellegrini. E questo è tanto più importante dal momento che la Regione ha deciso persino di investire sull’Antica Via Lauretana. Mobilitiamoci - conclude - per chiedere una revisione di questa decisione. Abbiamo poco tempo, diamoci da fare”.

g.g.

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