La prossima settimana il primo report intermedio del progetto esecutivo di Casa Amica, la nuova casa di riposo che la Croce Rossa Italiana ha donato alla città di Camerino dopo il sisma del 2016. Lo si apprende da un comunicato. Passi avanti importanti per l’inizio dei lavori della nuova struttura di ospitalità che sorgerà nel quartiere Vallicelle, con un investimento da oltre 2 milioni di euro. A maggio il parere positivo sulla compatibilità e sulla congruità dell’opera da parte della Regione, ora si attende l’ok definitivo dai vertici della Croce Rossa.

"Siamo in contatto costante con la Croce Rossa – afferma il sindaco di Camerino Sandro Sborgia –, con l’obiettivo di seguire scrupolosamente lo svolgersi delle procedure e arrivare all’inizio dei lavori il prima possibile. Abbiamo sbloccato le pratiche, ora cerchiamo di accelerare, anche in ragione dell’emergenza pandemica”.

La nuova struttura metterà a disposizione trentacinque posti letto.

red.
Sull’emergenza Covid un tema toccato da diversi sindaci del maceratese era quello dei ritardi nella comunicazione dei referti dopo i tamponi: già il sindaco di Caldarola, Luca Maria Giuseppetti, aveva messo in luce questo problema, parlando di mancanza di coordinamento tra Asur e Regione, questione notata anche dal sindaco di Treia Capponi, che aveva invece parlato di come diversi isolati vedevano protrarsi la quarantena per i mancati responsi.

Sull’argomento verte l’interrogazione che la consigliera regionale del Movimento 5Stelle Simona Lupini presenterà al presidente della regione Francesco Acquaroli e all’Assessore alla Sanità Filippo Saltamartini. In un comunicato diramato dalla consigliera si legge: “La seconda ondata della pandemia era prevista da molti mesi ma nonostante questo stiamo assistendo a numerose problematiche nella gestione dell’emergenza Covid, in primis riguardo ai gravi ritardi nella consegna dei referti a seguito dei tamponi effettuati. Questa situazione provoca grande preoccupazione tra i cittadini interessati che vivono ore di angoscia per loro stessi e per i famigliari. Ho ricevuto numerose segnalazioni in merito, sia dai cittadini e sia dai Sindaci di alcuni Comuni, che lamentano scarsità di informazioni e di organizzazione da parte della Regione. Per questo ho presentato una apposita Interrogazione al Presidente Acquaroli e all’Assessore alla Sanità Saltamartini”.

“Nell’interrogazione chiedo di sapere quali misure sono state attuate fino a oggi relativamente ai tamponi – prosegue la consigliera Lupini –, con particolare riferimento alla tempistica dei referti e quali misure si intendono adottare per ridurre i tempi di ufficializzazione degli stessi agli organi competenti, al fine di diminuire il più possibile i disagi per utenti, famiglie e Comuni. Sulla centrale questione dei tamponi, come Movimento 5 Stelle, chiediamo il massimo impegno al Presidente Acquaroli, attraverso decisioni concrete e operative che vadano a colmare i gravi ritardi verificatisi”.

Red.
Il sindaco di Treia Franco Capponi, allineandosi al pensiero del collega di Tolentino Pezzanesi, ha chiesto ampia responsabilità e maggiore potere per gli enti locali nella gestione della pandemia da Covid 19. Una proposta proprio di Capponi ai sindaci della provincia di Macerata è al vaglio dei primi cittadini, pronta a essere rielaborata e poi inviata all’assessorato regionale alla sanità.

Si può leggere: “Ognuno deve fare la sua parte. Il sistema sanitario, da solo, non può vincere contro un virus che sta crescendo, a livello di positivi, facendo così saltare il tracciamento in tutte le Aree Vaste. I ritardi accumulati nelle operazioni di tracciamento dei contatti stretti amplificano enormemente la diffusione del virus e creano nelle persone positive un senso di confusione e disorientamento per la mancata affidabilità del sistema.

L’epidemia è in peggioramento progressivo nella nostra Regione e nella nostra Area Vasta 3, nella quale nella giornata di ieri sono stati registrati quasi 200 casi, che vanno ad aggiungersi ai 2700 casi totali. Il carico di lavoro non è più sostenibile dai servizi sanitari territoriali con l’evidenza di impossibilità di tracciare in modo completo le catene di trasmissione, come spiegano i servizi ISP delle ASUR.

Il sistema di tracciamento è complicato e quindi una nuova organizzazione di esso, con il coinvolgimento dei sindaci, dei medici di base, l’accreditamento di ulteriori laboratori di analisi e delle strutture comunali si rende indispensabile. Non si può, come ora, affidare ai singoli individui il rispetto dei provvedimenti di quarantena e di isolamento nel caso ci si trovi nella condizione di contatto stretto con casi accertati, anche in assenza di comunicazione da parte dei servizi sanitari di Area Vasta.

Tutto ciò specialmente in un momento in cui vi e’ un aumento progressivo e lineare dell’incidenza dell’infezione e quindi risulta saltato il modello ISP di tracciamento tempestivo dei contatti.

Per far fronte a questo quadro noi sindaci proponiamo di aiutare le ASL nell’istruttoria di individuazione dei tracciamenti, anche perche i sindaci già utilizzano i dati del tracciamento ISP per attivare i servizi di supporto alle famiglie colpite dal Covid, sia per l’approvvigionamento di medicinali e beni di prima necessità, sia l’attivazione dei servizi di raccolta dedicata dei rifiuti, che debbono essere trattati in modo specifico per non ampliare la diffusione del virus.

L’azione potrebbe essere semplice: quello che proponiamo come sindaci è che al posto di chiamare l’Asl, il medico, qualora rilevi un caso di positività, chiami il sindaco e comunichi chi è il sospetto o il positivo. A quel punto il tracciamento verrebbe affidato alla Polizia Locale e alle stazioni dei Carabinieri. Si avrebbe il quadro completo in poco tempo, vista anche la conoscenza territoriale, e l’ASUR avrebbe caricato a sistema un dato veritiero e certificato su cui avviare le azioni di controllo e di effettuazione dei tamponi.

I dipartimenti di prevenzione sono in difficoltà in ogni provincia, bisogna usare quello che si ha a disposizione: l’istituzione locale che diventa, come autorità, anche garante del rispetto della privacy”.
Il Commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini è risultato positivo al Coronavirus: lo ha fatto sapere lui stesso con un post sul suo profilo Facebook. “Oggi (ieri, ndr) è arrivato l’esito del tampone, il quarto in un mese, e questa volta purtroppo è positivo. Come stanno facendo centinaia di migliaia di cittadini nel nostro Paese, e milioni di persone nel mondo, anch’io dovrò combattere questo maledetto virus, pur se sono asintomatico, e continuare ad adottare responsabilmente tutte le previste misure sanitarie, in primis l’isolamento.

Il mio pensiero va a chi soffre, e a chi lavora quotidianamente per garantire i servizi essenziali e l’assistenza. Poiché sto bene, lavorerò da casa, come ho fatto nelle ultime due settimane di quarantena. L’attività in favore delle popolazioni colpite dal sisma non deve subire rallentamenti e per questo invito, pur in un momento così difficile, tutte le persone che prestano la loro attività nella struttura commissariale e nei livelli regionali e comunali ad impegnarsi ancora di più, lavorando sempre in sicurezza e rispettando le regole emanate dalle autorità preposte.

Grazie ai medici e ai professionisti della Sanità in primo luogo, e a chi esercita responsabilità pubbliche dirette a tutti livelli per il lavoro difficile e pieno di insidie che portano avanti. Tutti uniti ce la faremo, ne sono certo”.

Red.
Contagi da Coronavirus: negli ultimi giorni sono emersi due focolai a Fabriano: uno alla Casa di Riposo Vittorio Emanuele II e l'altro alla Comunità La Buona Novella, oltre ad altre situazioni in tutta la regione. Alla casa di riposo, nonostante siano sempre state osservate scrupolosamente le misure anti contagio e la perizia del personale, tutti i ricoverati sono risultati positivi. La questione è passata nelle mani dell’Asur Regionale, a cui l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini e la consigliera Chiara Biondi hanno chiesto interventi specifici, di tipo ospedaliero, diversi da quelli convenzionali: le case di riposo godono dell’assistenza dei medici di famiglia, che nonostante l’impegno, non riescono a tenere sotto controllo la situazione. L’Asur ha così deciso di invertire il sistema facendo seguire i malati direttamente con protocolli farmaceutici ospedalieri Asur.

L’assessore alla sanità Filippo Saltamartini, ringraziando la consigliera Biondi, sostiene che in questa fase dell’epidemia è fondamentale salvare le vite delle persone che hanno ricostruito l'Italia distrutta da una guerra. “Queste persone - ha aggiunto - meritano tutto il sostegno proprio in considerazione della loro fragilità.  Stiamo cercando, con un intervento innovativo e l’aiuto di tutti, anche del personale della cooperativa, di trasformare la Casa di Riposo Vittorio Emanuele II in una ‘quasi corsia di Ospedale’ utilizzando professionalità ospedaliere anziché l'assistenza affidata ai soli medici di famiglia. Monitoreremo costantemente la situazione e, nel frattempo, in aggiunta al personale già reperito, la Regione ha richiesto anche l’invio di medici militari”.

Red.
La mancanza di servizi essenziali, oltre al sisma di quattro anni fa, è uno dei motivi che causano lo spopolamento delle aree montane. A tal proposito, con l’intento di invertire la tendenza in atto, UNCEM, l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, insieme a Federfarma sta lavorando per continuare a garantire servizi essenziali come sanità, scuole e trasporti.

La farmacia, in questo senso, è il fulcro della rete di assistenza sanitaria territoriale, prima a rispondere alle esigenze di salute dei cittadini. Il consigliere nazionale Uncem Alessandro Gentilucci ne ha parlato ai microfoni di Radio C1 inBlu: “Stiamo portando avanti una battaglia funzionale in questo senso, affinché i piccolissimi centri delle aree montane possano continuare ad avere i servizi essenziale che riguardano tutti, ma in particolar modo gli anziani. Laddove le zone sono più svantaggiate, in alta montagna, la popolazione è mediamente molto più anziana rispetto alle aree urbane e mantenere un servizio sanitario efficiente è una necessità. La battaglia che portiamo avanti con successo, credo, è fondamentale, ma naturalmente servirà il supporto di tutte le istituzioni”.

Red.
Che fine ha fatto il Covid Center di Civitanova? In questa seconda ondata del virus, che coinvolge anche la regione Marche, la domanda è lecita e riguarda quella che era stata soprannominata "l'astronave di Bertolaso", realizzata in Fiera a Civitanova con 80 posti letto per i malati di Covid.
Una struttura costata 12 milioni di euro che il governo Ceriscioli aveva pensato per la recrudescenza del virus già prevista per l'autunno-inverno e che oggi resta ancora chiusa, nonostante i contagi crescano in maniera esponenziale anche nelle Marche.

La decisione spaccò l'opinione pubblica perchè l'apertura del Covid Center avvenne ad emergenza quasi terminata, ma l'allora presidente Ceriscioli era convinto dell'utilità, qualora i contagi fossero tornati a crescere, come oggi sta avvenendo.
I marchigiani hanno quindi atteso per avere la conferma che l'ospedale dedicato sarebbe tornato in funzione, ma ad oggi i malati di Covid vengono ancora curati negli ospedali di zona, tanto che la dirigente Asur Nadia Storti pensa che a breve possa tornare in funzione l'ex reparto di Malattie Infettive all'ospedale di Macerata.

E mentre Bertolaso, sui canali televisivi nazionali, ricorda l'importanza di avere ospedali dedicati ai contagiati come le sue creazioni nelle Fiere di Milano e Civitanova, anche l'ex governatore Luca Ceriscioli è convinto di quanto fatto: "Credo che oggi la Regione abbia un'arma in più in questa seconda fase - dice ai microfoni di Radio C1...inBlu - . Sono posti letto che permettono di gestire i casi in una struttura che non ostacola l'attività ordinaria degli altri ospedali. Come tutti gli strumenti si può decidere se utilizzarlo o meno, io sono convinto che comunque sia importante averlo. Sono 80 posti letto in più che non è facile avere all'interno degli ospedali, senza compromettere l'attività ordinaria. Oggi, come dice Bertolaso, avere questi strumenti e non usarli è un peccato perchè non utilizzarli signifca limitare l'attività ordinaria di tanti ospedali.

Comprendo - ammette - che quando i numeri sono bassi la tentazione è quella di gestire i malati di Covid vicino casa, ma quando i numeri iniziano a crescere questa tentazione manda in difficoltà il sistema. Abbiamo tenuto per mesi i cittadini senza l'attività sanitaria ordinaria, ridotta solamente all'emergenza-urgenza: farlo perchè si è costretti è un conto, ma farlo per scelta è un altro.
Credo che quando i numeri dei contagi crescono, e stanno crescendo come vedo ogni giorno, sia lecito chiedersi se sia utile utilizzare gli ospedali di zona o il Covid Center".

Il suo successore, Francesco Acquaroli, dopo l'incontro con i vertici della sanità avvenuto lo scorso 3 ottobre, aveva comunque assicurato: "Abbiamo verificato che due moduli del Covid Center, con 28 posti letto, sono pronti all’utilizzo, il sistema di sorveglianza è attivo e i macchinari vengono controllati costantemente. La struttura c’è, speriamo che non serva, ma se dovesse servire la utilizzeremo”. 
Proprio questa mattina, alle 12.45, l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini terrà una conferenza stampa in merito all’ adozione di nuove Misure di contenimento dell'epidemia da Covid 19 nelle Marche. 

GS
L’associazione HELP S.O.S. Salute e Famiglia Onlus ha donato due televisori e due termoscanner agli ospedali di Macerata e San Severino. Una donazione che vuole contrastare situazioni di disagio familiare, sociale e sanitario. “L’associazione nasce dopo la chiusura del punto nascite e della pediatria dell’ospedale di San Severino – dice la presidente dell’associazione Cristina Marcucci – Per noi, che siamo un’associazione di mamme, i reparti di pediatria e neonatologia sono fondamentali, quindi abbiamo deciso di donare, grazie ai fondi raccolti con il 5x1000, i termoscanner e i televisori”.

Le TV saranno destinate alle camere di degenza dei bambini che ne sono sprovviste: ”Mancherebbero ancora altri televisori, quindi questo è anche un appello che faccio a chi vorrà aiutarci. Gli scanner sono invece per l’ambulatorio pediatrico e per il consultorio. Un grazie va al dottor Castellini che, nonostante la chiusura del reparto, ha sempre dato grande disponibilità”.

Red.
C’è grande perplessità ad Ancona per quello che riguarda la tutela degli operatori del settore sanitario. La rinnovata crescita della curva dei contagi da Coronavirus ha riacceso la questione della tutela della salute dei professionisti del settore. La discussione ruota intorno alla mancanza da parte dell’Azienda Ospedaliero Universitaria negli screening sull’eventuale positività al Covid.

Lo scorso 24 aprile è stato stilato un protocollo Nazionale contenente le linee guida, fissate dai sindacati e dal Ministero della Salute, per la tutela del personale sanitario durante la pandemia, un protocollo poi tradotto in linee di azione dall’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ancona lo scorso  5 giugno. In materia di screening il protocollo avrebbe previsto test sierologici per tutto il personale ospedaliero, la cui cadenza regolare sarebbe stata poi concertata e fissata dalla direzione ospedaliera, dall’igiene ospedaliera e dal medico competente. Dopo la prima tornata di test, a cavallo tra luglio e agosto, non sono più giunte comunicazioni al riguardo.

“È una situazione di intollerabile incertezza. – così Raffaele Miscio, di Cisl Fp Marche, ai microfoni di Radio C1 inBlu – È necessario che si sappia con quale cadenza vengano fatti i test, mentre dalla prima tornata non ci sono state più notizie da parte dell’Azienda. È un paradosso: i pazienti sono controllati, giustamente, in maniera maniacale. Poi vengono curati da personale che, non essendo controllato, potrebbe essere positivo al Covid. Non parliamo soltanto di tutela della salute del lavoratore, ma anche della tutela della salute pubblica: un operatore sanitario non può operare nelle stesse condizioni di potenziale positività di un cittadino”.

Un discorso che si allarga toccando un altro paradosso: “Non è possibile l’eventualità che un operatore sanitario, per la sua sicurezza e tranquillità di chi lo circonda, debba essere costretto a pagare i test di tasca propria, quando è un preciso dovere dell’Azienda tutelarlo, nel suo interesse e in quello dei pazienti. Abbiamo richiesto un incontro all’Azienda e le nostre richieste sono chiare: il ripristino della regolarità dei test è assolutamente necessario, visti i rischi. Se non dovessimo avere i riscontri cercati e le rassicurazioni del caso, Cisl Fp Marche metterà in atto ogni iniziativa necessaria alla tutela dei lavoratori”.



Il sindaco di Belforte del Chienti, Alessio Vita, si unisce al coro unanime dei colleghi di Tolentino, Camerino e Civitanova sulla sanità marchigiana.
Il primo cittadino rispolvera quanto affermato il 15 dicembre scorso in occasione dell'inaugurazione dell'elisuperficie nel suo paese in cui ribadiva al governatore delle Marche, Luca Ceriscioli "a necessità di tenere vivi e valorizzare gli ospedali dell’entroterra, i quali rappresentato un punto di riferimento per una larga fetta della popolazione marchigiana. Contiamo - aveva detto - di rivedere presto l’ospedale di Tolentino in funzione, anch’esso punto nevralgico della sanità interna, con la speranza che i servizi che riuscirà ad erogare siano appropriati per il bacino di popolazione a cui fa capo, così come chiediamo fermamente il mantenimento e la valorizzazione di tutti gli altri presidi ospedalieri dell’entroterra".
Una richiesta che per i sindaci dell'entroterra è valida oggi come allora. "In quell'occasione - dice ora Vita - , mi sentii ribattere che il modello funziona bene così e che la centralizzazione (su modello Americano) porta ad un miglioramento dei servizi e ad un sensibile risparmio. 
Ritengo - aggiunge il sindaco di Belforte del Chienti - che questo sistema stia mostrando i suoi limiti e pertanto mi accodo all'appello dei colleghi Giuseppe Pezzanesi, Sandro Sborgia e Fabrizio Ciarapica, nel rinviare alla fine dell'emergenza qualsiasi decisione sulla sanità regionale, istituendo un tavolo di confronto che comprenda tutti i rappresentanti dei cittadini".

GS

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