Pasqua tra i detenuti per il vescovo di Fano

Martedì, 25 Marzo 2008 01:00 | Letto 1369 volte   Clicca per ascolare il testo Pasqua tra i detenuti per il vescovo di Fano Allingresso del carcere cè una scritta incisa su pietra in un angolo del corridoio che conduce allatrio dingresso e recita cosi: “Ognuno perdona secondo la propria capacità damare”. Mons. Armando Trasarti, vescovo di Fano, ha celebrato la sua prima S. Messa di Pasqua con i detenuti della casa circondariale di Fossombrone. «Ho detto che sarei venuto ogni Natale e Pasqua qui con voi – ha esordito allinizio della S. Messa Mons. Trasarti – ma da qui alle prossime festività natalizie sarei contento di potervi incontrare proprio mentre la maggior parte delle persone, destate, partono per le ferie. Con il vostro cappellano don Guido mi farò aiutare per fissare anche questulteriore appuntamento tanto atteso e gradito con tutti voi». Nel giorno di Pasqua il Vescovo ha toccato i punti salienti del Triduo Pasquale appena celebrato, partendo proprio dalla figura di Giuda iscariota meditata il Venerdì Santo. «Giuda non è peggiore di Pietro e vorrei – ha detto il Vescovo ai detenuti – che ripensassimo a questa figura con più affetto. Non dimentichiamoci, cari fratelli qui in carcere, che il primo a chiedere di essere ricordato in Paradiso è stato proprio un ladrone ed assieme a lui un centurione. È proprio vero: sotto la Croce nessuno è fuori posto e a me, sacerdote e vescovo, non è dato mai di dire: per te non cè posto». I detenuti hanno accolto con calore e affetto la persona e le parole del Vescovo, forti anche della visita di numerosi familiari che hanno fatto richiesta di poter incontrare i loro congiunti in occasione delle festività pasquali. Ma la cattiveria, purtroppo, ha la memoria viva e anche in carcere giungono notizie di morte con luccisione di un figlio di un detenuto proprio nella giornata di ieri, nel sud Italia. Compito non facile, quello per il cappellano don Guido Spadoni, nel dare la triste notizia al detenuto, ricordandolo in modo particolare nella S. Messa. «Voi siete la mia cattedrale – ha proseguito Mons. Trasarti nellomelia – e non mi sento affatto a disagio qui con voi, parimenti come se mi trovassi nella cattedrale di Fano e la sua solennità. Da padre penso ai vostri figli, genitori, famiglie. Tutti abbiamo bisogno di qualcosa che sia diverso dalla terra e la Pasqua ci chiede di guardare al cielo». Quale augurio, pertanto, portare ai detenuti nel giorno di Pasqua? «Tu non puoi dire buona Pasqua se non ti sei impegnato prima a ripulire il marciume che ci portiamo dentro – ha evidenziato il Vescovo –. Anche voi come Pietro avete pianto tanto per un tradimento e per il male commesso, ma nessuno di voi è così povero da non avere niente da dare. Come Vescovo ho bisogno anche di voi per poter capire la mia vita. Io non posso aprirvi queste porte e spezzare queste sbarre – ha concluso Mons. Trasarti – ma posso dirvi che Cristo è risorto anche per voi e per ciascuno personalmente. Anche da una finestra del carcere si può intravedere la luce di Cristo e della sua misericordia». Mons. Trasarti ha concelebrato assieme al cappellano don Guido Spadoni e al diacono Fabio Bilancioni che, allinterno del carcere, svolge servizio di recupero degli anni scolastici.
All'ingresso del carcere c'è una scritta incisa su pietra in un angolo del corridoio che conduce all'atrio d'ingresso e recita cosi: “Ognuno perdona secondo la propria capacità d'amare”. Mons. Armando Trasarti, vescovo di Fano, ha celebrato la sua prima S. Messa di Pasqua con i detenuti della casa circondariale di Fossombrone. «Ho detto che sarei venuto ogni Natale e Pasqua qui con voi – ha esordito all'inizio della S. Messa Mons. Trasarti – ma da qui alle prossime festività natalizie sarei contento di potervi incontrare proprio mentre la maggior parte delle persone, d'estate, partono per le ferie. Con il vostro cappellano don Guido mi farò aiutare per fissare anche quest'ulteriore appuntamento tanto atteso e gradito con tutti voi». Nel giorno di Pasqua il Vescovo ha toccato i punti salienti del Triduo Pasquale appena celebrato, partendo proprio dalla figura di Giuda iscariota meditata il Venerdì Santo. «Giuda non è peggiore di Pietro e vorrei – ha detto il Vescovo ai detenuti – che ripensassimo a questa figura con più affetto. Non dimentichiamoci, cari fratelli qui in carcere, che il primo a chiedere di essere ricordato in Paradiso è stato proprio un ladrone ed assieme a lui un centurione. È proprio vero: sotto la Croce nessuno è fuori posto e a me, sacerdote e vescovo, non è dato mai di dire: per te non c'è posto». I detenuti hanno accolto con calore e affetto la persona e le parole del Vescovo, forti anche della visita di numerosi familiari che hanno fatto richiesta di poter incontrare i loro congiunti in occasione delle festività pasquali. Ma la cattiveria, purtroppo, ha la memoria viva e anche in carcere giungono notizie di morte con l'uccisione di un figlio di un detenuto proprio nella giornata di ieri, nel sud Italia. Compito non facile, quello per il cappellano don Guido Spadoni, nel dare la triste notizia al detenuto, ricordandolo in modo particolare nella S. Messa. «Voi siete la mia cattedrale – ha proseguito Mons. Trasarti nell'omelia – e non mi sento affatto a disagio qui con voi, parimenti come se mi trovassi nella cattedrale di Fano e la sua solennità. Da padre penso ai vostri figli, genitori, famiglie. Tutti abbiamo bisogno di qualcosa che sia diverso dalla terra e la Pasqua ci chiede di guardare al cielo». Quale augurio, pertanto, portare ai detenuti nel giorno di Pasqua? «Tu non puoi dire buona Pasqua se non ti sei impegnato prima a ripulire il marciume che ci portiamo dentro – ha evidenziato il Vescovo –. Anche voi come Pietro avete pianto tanto per un tradimento e per il male commesso, ma nessuno di voi è così povero da non avere niente da dare. Come Vescovo ho bisogno anche di voi per poter capire la mia vita. Io non posso aprirvi queste porte e spezzare queste sbarre – ha concluso Mons. Trasarti – ma posso dirvi che Cristo è risorto anche per voi e per ciascuno personalmente. Anche da una finestra del carcere si può intravedere la luce di Cristo e della sua misericordia». Mons. Trasarti ha concelebrato assieme al cappellano don Guido Spadoni e al diacono Fabio Bilancioni che, all'interno del carcere, svolge servizio di recupero degli anni scolastici.


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