Ore contate per "Burian" . Fazzini Unicam: " Adattarsi ai cambiamenti climatici"

Mercoledì, 28 Febbraio 2018 11:08 | Letto 1903 volte   Clicca per ascolare il testo Ore contate per "Burian" . Fazzini Unicam: " Adattarsi ai cambiamenti climatici" L’ondata di gelo è arrivata puntuale sulle Marche e ha fatto sentire il suo rigore pungente soprattutto nell’entroterra. Più che le copiose nevicate, temperature basse e ghiaccio le maggiori insidie per la popolazione, anche se ormai Burian sembrerebbe avere esaurito tutta la sua forza. Al prof. Massimiliano Fazzini, climatologo e docente all’Università di Camerino e Ferrara, abbiamo chiesto se questo tipo di fenomeni può essere in relazione con i sempre più evidenti segnali di cambiamenti climatici. “ E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una particolare ondata di freddo di origini artiche- continentali, non molto frequente sulla nostra Penisola- spiega il climatologo  - La cadenza media di tali fenomeni da noi è di due-tre anni e dire  che vi possano essere  rapporti con il cambiamento climatico, cd. “global warming” o rottura della stratosfera con conseguente frattura del vortice polare,  è ancora difficile e, del resto, statisticamente, non c’è una corrispondenza diretta. E’ tuttavia evidente che con il vivere in un ambiente sempre più caratterizzato da un surplus di energia- continua il docente- certi equilibri che prima erano più stabili, adesso diventano più metastatili per cui, a stagioni particolarmente calde, possono succedersi delle stagioni un po’ più instabili come quelle invernali 2017-2018, caratterizzate  da eventi particolarmente importanti, anche se non statisticamente eccezionali”. Quanto potrà perdurare la situazione di instabilità che ha creato emergenza e allerta in questi giorni? “ Sicuramente- afferma Fazzini- siamo all’inizio della primavera metereologica che farà il suo ingresso questo venerdì; l’ondata di freddo che ha già oltre 48 ore sul groppone, proseguita fino a metà giornata di mercoledì, ha registrato effetti ancora più intensi in particolare di notte, con picchi di particolare rigidità e sfioramento anche a Camerino del tetto negativo di –10 gradi. Ma nel fine settimana è atteso un miglioramento e un innalzamento delle temperature”. Questo significa che potrebbero verificarsi problematiche sul fronte idro-geologico? “ Evidentemente, in questa stagione caratterizzata da estremizzazioni e sbalzi di temperatura così forti- sottolinea Massimiliano Fazzini- come del resto avviene sempre in fisica, a un’azione molto forte del vortice polare può corrispondere poi un richiamo di aria piuttosto calda dai quadranti meridionali. E in effetti sembrerebbe questo il quadro meteorologico che va evidenziandosi per il fine settimana; da giovedì le temperature cominceranno a rimontare in maniera sensibile e, non è da escludere che il week end possa riservare  un “assaggio di primavera”. Tutto ciò comporterà una graduale ma rapida ablazione del manto nevoso che si sta accumulando che, seppur non abbondante, è tuttavia molto esteso, motivo per cui  bisognerà assolutamente tenere sotto controllo il livello idrometrico dei principali corsi d’acqua appenninici.” Risalendo le temperature c’è rischio di slavine e valanghe sulle cime più alte dell’appennino? “ Assolutamente sì. Il manto nevoso è piuttosto abbondante e, soprattutto, formato da numerosi strati che presentano diversa caratteristica fisica; fino a domenica 25 febbraio avevamo a che fare con precipitazioni nevose molto umide e bagnate mentre nelle ultime ore è caduta una neve molto più fredda e asciutta. Gli strati non sono legati a quelli seppur scarsi preesistenti e, con un aumento rapido delle temperature, il manto nevoso potrebbe ulteriormente destabilizzarsi e si potrebbe verificare un’attività valanghiva spontanea anche molto importante”.     Segnali di cambiamentoi climatico si stanno ripetendo ormai molto spesso; dovremmo adattarci all’ evidenza? “ E’ fondamentale; anzi, direi che rispetto alla tabella che è già stata fatta nella testa degli altri Stati della Comunità Europea, siamo già in ritardo– rileva Fazzini- Negli altri Stati già da anni si fanno Piani di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. In Italia si sta iniziando adesso; lo stanno facendo  le città di Bologna, Ancona, Padova. Al riguardo- conclude il climatologo- la Regione Marche sta facendo un grosso sforzo insieme ai Croati attraverso l’agenzia di sviluppo regionale Svim, per fare Piani di adattamento ai cambiamenti climatici con il coinvolgimento di 13 comuni. Ci stiamo dunque lavorando ma, il problema è che se da una parte si va avanti da un punto di vista tecnico-scientifico, dall’altra occorre (seppur in maniera divulgativa) anche iniziare ad informare seriamente e scientificamente la popolazione su quello che significa adattarsi. Adattarsi non significa solo cercare di evitare di rimanere sotto una valanga o invasi da acque correnti superficiali, bensì anche trarre beneficio da questi cambiamenti climatici che potrebbero sembrare solamente negativi”.   Carla Campetella

L’ondata di gelo è arrivata puntuale sulle Marche e ha fatto sentire il suo rigore pungente soprattutto nell’entroterra. Più che le copiose nevicate, temperature basse e ghiaccio le maggiori insidie per la popolazione, anche se ormai "Burian" sembrerebbe avere esaurito tutta la sua forza. Al prof. Massimiliano Fazzini, climatologo e docente all’Università di Camerino e Ferrara, abbiamo chiesto se questo tipo di fenomeni può essere in relazione con i sempre più evidenti segnali di cambiamenti climatici.

“ E’ evidente che ci troviamo di fronte ad una particolare ondata di freddo di origini artiche- continentali, non molto frequente sulla nostra Penisola- spiega il climatologo  - La cadenza media di tali fenomeni da noi è di due-tre anni e dire  che vi possano essere  rapporti con il cambiamento climatico, cd. “global warming” o rottura della stratosfera con conseguente frattura del vortice polare,  è ancora difficile e, del resto, statisticamente, non c’è una corrispondenza diretta. E’ tuttavia evidente che con il vivere in un ambiente sempre più caratterizzato da un surplus di energia- continua il docente- certi equilibri che prima erano più stabili, adesso diventano più metastatili per cui, a stagioni particolarmente calde, possono succedersi delle stagioni un po’ più instabili come quelle invernali 2017-2018, caratterizzate  da eventi particolarmente importanti, anche se non statisticamente eccezionali”.

Quanto potrà perdurare la situazione di instabilità che ha creato emergenza e allerta in questi giorni?

“ Sicuramente- afferma Fazzini- siamo all’inizio della primavera metereologica che farà il suo ingresso questo venerdì; l’ondata di freddo che ha già oltre 48 ore sul groppone, proseguita fino a metà giornata di mercoledì, ha registrato effetti ancora più intensi in particolare di notte, con picchi di particolare rigidità e sfioramento anche a Camerino del tetto negativo di –10 gradi. Ma nel fine settimana è atteso un miglioramento e un innalzamento delle temperature”.

Questo significa che potrebbero verificarsi problematiche sul fronte idro-geologico?

“ Evidentemente, in questa stagione caratterizzata da estremizzazioni e sbalzi di temperatura così forti- sottolinea Massimiliano Fazzini- come del resto avviene sempre in fisica, a un’azione molto forte del vortice polare può corrispondere poi un richiamo di aria piuttosto calda dai quadranti meridionali. E in effetti sembrerebbe questo il quadro meteorologico che va evidenziandosi per il fine settimana; da giovedì le temperature cominceranno a rimontare in maniera sensibile e, non è da escludere che il week end possa riservare  un “assaggio di primavera”. Tutto ciò comporterà una graduale ma rapida ablazione del manto nevoso che si sta accumulando che, seppur non abbondante, è tuttavia molto esteso, motivo per cui  bisognerà assolutamente tenere sotto controllo il livello idrometrico dei principali corsi d’acqua appenninici.”

Risalendo le temperature c’è rischio di slavine e valanghe sulle cime più alte dell’appennino?

“ Assolutamente sì. Il manto nevoso è piuttosto abbondante e, soprattutto, formato da numerosi strati che presentano diversa caratteristica fisica; fino a domenica 25 febbraio avevamo a che fare con precipitazioni nevose molto umide e bagnate mentre nelle ultime ore è caduta una neve molto più fredda e asciutta. Gli strati non sono legati a quelli seppur scarsi preesistenti e, con un aumento rapido delle temperature, il manto nevoso potrebbe ulteriormente destabilizzarsi e si potrebbe verificare un’attività valanghiva spontanea anche molto importante”.    

Segnali di cambiamentoi climatico si stanno ripetendo ormai molto spesso; dovremmo adattarci all’ evidenza?

“ E’ fondamentale; anzi, direi che rispetto alla tabella che è già stata fatta nella testa degli altri Stati della Comunità Europea, siamo già in ritardo– rileva Fazzini- Negli altri Stati già da anni si fanno Piani di Adattamento ai Cambiamenti Climatici. In Italia si sta iniziando adesso; lo stanno facendo  le città di Bologna, Ancona, Padova. Al riguardo- conclude il climatologo- la Regione Marche sta facendo un grosso sforzo insieme ai Croati attraverso l’agenzia di sviluppo regionale Svim, per fare Piani di adattamento ai cambiamenti climatici con il coinvolgimento di 13 comuni. Ci stiamo dunque lavorando ma, il problema è che se da una parte si va avanti da un punto di vista tecnico-scientifico, dall’altra occorre (seppur in maniera divulgativa) anche iniziare ad informare seriamente e scientificamente la popolazione su quello che significa adattarsi. Adattarsi non significa solo cercare di evitare di rimanere sotto una valanga o invasi da acque correnti superficiali, bensì anche trarre beneficio da questi cambiamenti climatici che potrebbero sembrare solamente negativi”.

 

Carla Campetella

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