Sono circa trecentomila i marchigiani oramai in scadenza per quanto riguarda l'inoculazione della terza dose vaccinale. 
In questi giorni, anche per effetto del super Green pass, la corsa al vaccino è diventata più consistente e, anche in considerazione delle tante persone che si stanno attivando, è bene affrettarsi a prenotare la propria dose , così da scongiurare il rischio di una somministrazione tardiva rispetto all'efficacia della dose vaccinale già effettuata.
Un appello a vaccinarsi e prenotarsi con celerità, viene dall'assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini: "La prenotazione è indispensabile per consentire al servizio sanitario di programmare l'organizzazione – spiega Saltamartini- ; il punto è che per organizzare i centri vaccinali noi dobbiamo sottrarre medici e infermieri dai reparti dove vengono curate patologie anche gravi come quelle tumorali, o dove sono programmati interventi chirurgici.  È chiaro che, se bisogna prenotare per andare dal barbiere o dalla parrucchiera,  come si può immaginare di poter accedere a un centro vaccinale senza prenotazione? Penso anche alla confusione che si è creata la scorsa settimana, alle proteste per le code che si sono formate. Ebbene - continua l'assessore regionale - le code non ci saranno se ci prenotiamo. In particolare, sappiano i 300 mila  marchigiani già  vaccinati per i quali sta per scadere l'efficacia della seconda dose ( giunta al quinto mese o sesto mese) che se si prenotano noi siamo in grado di organizzare i centri vaccinali senza aspettare il camper. La domanda più frequente che setniamo è : quando arriva il camper?  Ma il camper è una forma sussidiaria - precisa Saltamartini- l'abbiamo ideata per poter portare il vaccino alle zone più disagiate. La la forma ordinaria è la programmazione. Quindi, deve essere chiaro che le persone si possono vaccinare con prenotazione innanzitutto dai medici di famiglia  che possono vaccinare tutti i loro assistiti nei loro ambulatori e per questo c'è un accordo; in seconda analisi, la vaccinazione può essere fatta nelle farmacie e può essere fatta con prenotazione centri vaccinali ed infine, anche senza prenotazione, con i camper che raggiungono le zone  più disagiate ,più lontane e in genere colpite dal sisma".  Per la cura ai primi sintomi del covid , l'assessore rinnova l'appello ad avere fiducia negli anticorpi monoclonali che in tutti i casi di impiego hanno dato effetto positivo.  
"Vorrei che i cittadini sapessero che la via maestra per proteggersi dal covid a mio avviso è la vaccinazione ; poi naturalmente ci sono persone che non possono vaccinarsi per condizioni fisiche di malattie patologiche o anche per paura e dobbiamo tenerne  conto ma, ripeto che la via regina è la vaccinazione. Si dovessero tuttavia manifestare dei sintomi- sottolinea Saltamartini ricordando che i sintomi si possono manifestare anche sulle  persone che si sono vaccinate quando magari la carica di protezione è esaurita - è bene sapere che durante i primi sintomi i medici di famiglia possono chiedere ai medici specialisti la somministrazione di anticorpi monoclonali che guariscono. Noi ne abbiamo in quantità nella nostre regione;  gli anticorpi monoclonali hanno guarito dal covid persone trapiantate persone gravemente malate da tumori quindi i cittadini hanno il diritto di essere curati e , ricordo che su 1000 somministrazioni quasi 1000 persone sono guarite in due o tre giorni.  Quindi non capisco quale sia la reticenza a ricorrere a questo ; perché invito le persone a curarsi con gli anticorpi monoclonali non perché vogliamo inoculare chissà quali sostanze semplicemente perché questo evita l'ospedalizzazione e siamo in grado di curare tutta quella fila di persone con malattie gravi come tumori o come cardiopatie o neuro-patologie  che dobbiamo curare Quindi, se possiamo curare il covid  con gli anticorpi Ecco chiedo a tutti i cittadini di  rivendicarlo. Quindi quando avete i primi sintomi e si tratta di covid-19,  chiedete al vostro medico la possibilità di curarvi con gli anticorpi monoclonali. Medico di famiglia che per rispondere può consultare lo specialista dell'ospedale dove ci potrà essere appunto l'opportunità di sottoporsi a questa cura degli anticorpi monoclonali. Una cura efficace  - prosegue - visto che nella nostra regione non c'è nessuno che non sia  guarito. I cittadini debbono sapere che c'è anche questo metodo  che aiuta le persone a curarsi; poi a gennaio arriveranno anche le pillole contro il  COViD che tuttavia sono moltto costose. Per cui, vi prego, vaccinatevi.  E soprattutto prenotate la vostra dose celermente così saremo in grado di organizzare i centri vaccinali- conclude Saltamartini-. Tenete conto che nella nostra regione l'esperienza che abbiamo accumulato ci dice che siamo in grado di inoculare 20 mila vaccini al giorno per cui, si può facilmente comprendere che in un mese siamo in grado di vaccinare la metà della popolazione delle Marche. La capacità organizzativa del resto l'abbiamo dimostrata nei mesi precedenti e siamo stati i primi noi delle Marche ad avviare nel mese di dicembre dello scorso anno l'organizzazione vaccinale nei palazzetti. È la dimostrazione che questa è una regione che si è impegnata e per questo sento il dovere di tornare a ringraziare tutti i sanitari, gli oss e gli infermieri. Non ci dimentichiamo che queste sono persone che, soprattutto nei reparti covid, vivono dentro una tuta e non possono né bere né andare al bagno perchè altrimenti si devono spogliare e ogni volta disimfettare. Capite perfettamente che vi sono persone che stanno facendo dei sacrifici enormi e ognuno di noi ha una responsabilità sociale. Non si può giocare con il covid".

c.c.
“Chiudere la Guardia Medica di Caldarola? Il fatto non è vero”. L’assessore alla sanità regionale Filippo Saltamartini smentisce ai microfoni di Radio C1 InBlu la notizia circolata nei giorni scorsi in merito all’eliminazione del servizio di Guardia Medica a disposizione dei comuni di Caldarola, Belforte del Chienti, Camporotondo di Fiastrone, Cessapalombo e Serrapetrona. I sindaci dei rispettivi comuni avevano infatti diffuso una nota stampa annunciando l’imminente cessazione di un servizio essenziale per le aree interne, annunciando la riconsegna delle fasce tricolori al prefetto in segno di protesa nei confronti di una scelta, a loro dire, miope.

“Non solo è una scelta miope – riferisce Saltamartini – ma illecita. Per poter chiudere un servizio del genere occorre un atto di indirizzo della giunta regionale, altrimenti è un reato, un’ipotesi di interruzione di un pubblico servizio. Il fatto non è vero. Come si fa a dire che un servizio è chiuso quando è esistente?”.

Sulla carenza di personale sanitario, l’assessore Saltamartini fa ulteriore chiarezza: “un problema che coinvolge tutto il territorio regionale è che a fronte di un bando in cui dobbiamo reperire 80 medici di continuità assistenziale, i posti assegnati sono stati 65, quindi mancano 15 medici. Questi 15 medici verranno con risorse interne e con alcuni equipaggi Usca. Semmai il problema è a monte: negli anni precedenti non è stata fatta una programmazione del fabbisogno di questo tipo di sanitari. Da qui a dire che il servizio verrà soppresso ce ne passa”, conclude Saltamartini.


Marco Morosini
E' arrivato alla cronaca nazionale il caso di Cingoli e del focolaio di Coronavirus all'interno della casa di riposo che ha già fatto registrare le prime due vittime
"Una delle 40 ospiti della casa di riposo, pensionata, è stata portata a Torrette per una visita - racconta il vicesindaco Filippo Saltamartini - è tornata col virus ed ha infettato altri pazienti. questo è avvenuto all'inizio della scorsa settimana. Abbiamo chiesto all'Asur di fare i tamponi a tutti gli ospiti ma non li ha effettuati e quindi, quando abbiamo scoperto che 5 casi erano positivi era già troppo tardi perché anche tutti gli altri ospiti erano stati contagiati". Una situazione peggiorata anche dall'assenza di un ospedale pienamente operativo visto che da giugno è ancora oggi, marzo 2020, a 'servizio dimezzato'. La scusante, all'epoca, era la necessità di mandare il personale in ferie. L'estate è finita ma la situazione non è mai stata ripristinata, nonostante le tante richieste del sindaco Michele Vittori e le manifestazioni. "La questione è degenerata - torna a dire Saltamartini - e le persone della casa di riposo fino a oggi sono state senza l'assistenza sanitaria necessaria. Non ci sono medici, solo visite di alcuni medici di famiglia, ma soprattutto, hanno continuato a lasciare il personale che lavora nella struttura senza i dispositivi di sicurezza personale. L'Asur in tutto ciò risponde sostanzialmente di avere altri problemi e quindi abbiamo dovuto fare ricorso alla stampa nazionale perché abbiamo bisogno di un intervento efficace. Siamo in una situazione veramente disperata". Sono stati chiesti medici militari e l'invio di presìdi necessari al personale della casa di riposo al fine di evitare che il virus possa propagarsi anche fuori. E per fortuna che si è parlato del caso di Cingoli perché questa mattina "ci hanno comunicato che sono stati inviati degli infermieri e gli ospiti della casa di riposo sono stati visitati da un medico di famiglia ma continuiamo a ripetere che se fossero intervenuti prima e avessero portato i primi cinque malati in ospedale, non saremmo arrivati a questo punto e poi sono assolutamente necessari i dispositivi di protezione altrimenti rischiamo che l'epidemia colpisca anche fuori e questo non è assolutamente consentito". Saltamartini non dimentica la lotta fatta per l'ospedale, sulla quale molti hanno creduto ma altrettanti non lo hanno fatto: "Forse oggi questi cittadini potranno capire quanto sia importante avere un ospedale funzionante nel proprio territorio. Credo che ci servirà per comprendere quanto valga la pena difendere la sanità che è il presupposto per poter vivere in questo caso".
Si dice preoccupato il sindaco Vittori che parla di una "situazione drammatica, un vero e proprio incubo. La casa di riposo è gestita da un'azienda pubblica che si avvale della collaborazione di una cooperativa. I casi positivi accertati sono 33. Quello che mi preoccupa di più è il personale che si sta occupando in questi giorni dei malati senza le protezioni adeguate. Temo che possano infettarsi tutti e che ci sia un diffondersi della malattia su tutto il territorio". Vittori chiede a gran voce ciò che realmente spetterebbe di diritto a ogni operatore che si appresta alla cura di un malato di Coronavirus e, a tal proposito, ha presentato anche una diffida: "La casa di riposo ora va considerata come un ospedale, c'è bisogno di un intervento concreto dell'Asur perché la situazione così non è accettabile. Se l'azienda sanitaria regionale non è in grado di gestire la situazione con del personale, che ci mandino dei medici militari e i dispositivi di sicurezza. Chiedo risposte quindi anche al capo della protezione civile". L'emergenza Coronavirus va a sommarsi a quella del sisma. Cingoli aveva, ed ha tuttora, molte questioni irrisolte o in itinere e quindi le preoccupazioni per Vittori ora si sono sommate e sono aumentate: "Sono preoccupato soprattutto perché questa crisi coinvolge delle persone che sono come dei miei nonni se vogliamo. Sono le persone più fragili e dobbiamo proteggerle e dar loro le cure che meritano. Sono anche pieno di energia per affrontare questa crisi, fa parte del ruolo che ricopro, che mi viene dalla vicinanza che ricevo da parte dei miei concittadini".

g.g.

"Questo è un nuovo modo di fare politica, col tramonto delle ideologie è più facile discutere di valori condivisi". Commenta così, soddisfatto, il vicepresidente del comitato per la difesa dell'ospedale di San Severino, Marco Massei, dopo l'incontro conviviale di ieri sera sul tema sanità. L'argomento non era circoscritto al solo ospedale settempedano ma ben più ampio: l'obiettivo infatti era trovare un modo condiviso per discutere di una sanità che possa rispondere alle esigenze del territorio maceratese. Presenti diversi parlamentari, come Giuliano Pazzaglini, Tullio Pattasini e Francesco Acquaroli, i consiglieri regionali Elena Leonardi, Luigi Zura-Puntaroni e Romina Pergolesi, il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini e quello di San Severino Rosa Piermattei, alcuni consiglieri provinciali e comunali di città limitrofe e diversi comitati maceratesi.

L'idea comune emersa è che l'ospedale unico provinciale non sia la soluzione adatta se non viene affiancato da ospedali di rete funzionanti. Per qualcuno addirittura, l'ospedale unico sarebbe da escludere.

Il sindaco Saltamartini ha invitato i consiglieri regionali di minoranza (il Pd non pervenuto all'incontro) ad una attività più puntuale affinché la giunta regionale sia sempre messa di fronte alle proprie responsabilità. Inoltre, ha criticato l'assenza dei sindaci del territorio non solo all'incontro di ieri ma anche alle manifestazioni fatte negli ultimi anni. 

Anche il sindaco Piermattei, da parte sua, si è detta convinta della necessità di farsi sentire e di farlo in tanti.

"Con stasera - ha concluso Massei - abbiamo capito che si può fare molto e che i comitati hanno un ruolo importante: dobbiamo salvaguardare le strutture del territorio opponendoci strenuamente all’ospedale unico; abbiamo già tante eccellenze e non sono le strutture a mancare bensì il personale. Serve un turnover serio del personale che va in pensione. Il diritto alla salute è qualcosa che va condiviso in maniera politicamente trasversale. Questo è un nuovo modo di fare politica, col tramonto delle ideologie è più facile discutere di valori condivisi".

Potrete leggere l'articolo completo degli interventi nel prossimo numero de L'Appennino Camerte, in edicola giovedì prossimo.

g.g.

 

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