Ricostruzione ferma. Riunione del comitato dei sindaci ieri in Regione, al cospetto del Governatore delle Marche Luca Ceriscioli, per parlare delle tante criticità e di una normativa che tuttora non riesce a garantire l’auspicata accelerazione.
Tanti i temi snocciolati nel corso dell’incontro, ma è emersa anche la volontà di dire basta e di far sentire forte la voce.
“Abbiamo innanzitutto ascoltato la relazione introduttiva fatta dalla dottoressa Daniela Del bello per conto del presidente della Regione Marche – dice il sindaco di Pieve Torina Alessandro Gentilucci che era tra i presenti- Sono state appunto evidenziate tutte le criticità relative all’ultimo recente decreto 123 che non soddisfa da alcun punto di vista. La verità è che tutto quello che avevamo condiviso con la regione, con l’Anci, con tutti i sindaci e soprattutto con i tecnici, più di ogni altro in grado di tradurre in normativa le proposte che arrivano dai territori, non ha trovato accoglimento.
Sulla scorta di questo e, in virtù del fatto che abbiamo avuta tutta una serie di criticità che abbiamo evidenziato fin dall’inizio, trascorsi ormai quasi quattro anni, se finora siamo stati bravi- continua Gentilucci- adesso è arrivato il momento di dire basta all'inerzia dei governi. Questa in sostanza è stata la provocazione della quale mi sono fatto portavoce di fronte al Presidente Ceriscioli dicendo, sono venuto qua per fare una battaglia: mi rendo conto che ci troviamo tutti sulla stessa barca, ma a questo punto le chiedo: è disposto a fare una manifestazione insieme a tutti i sindaci a Roma?
Il Governatore ha preso il microfono e ha risposto: credo sia giunto il momento. Sarà una manifestazione bipartisan per cui dovremmo invitare tutte le forze politiche perché il terremoto non ha colore, ma è necessario ridare dignità al nostro territorio e ai nostri cittadini perché siamo diventati la cenerentola d'Italia, messi in infimo ordine rispetto al ponte di Genova rispetto alle catastrofi di Venezia e rispetto agli altri sismi che si sono verificati anche precedentemente e, mi riferisco con particolare riguardo al terremoto dell'Aquila dove con il personale, le problematiche che stiamo avendo oggi noi, loro non le hanno avute”.
Nel sottolineare proprio le criticità irrisolte, nonostante i tanti tavoli d’ascolto, il presidente dell’Anci Nazionale De Caro aveva auspicato una chiamata a raccolta  nella capitale di tutti i sindaci d’Italia.
“ Ieri ad Ancona era presente il presidente dell'Anci Marche e coordinatore delle Anci regionali, Maurizio Mangialardi – riferisce Gentilucci-; a lui abbiamo proprio ricordato che il presidente nazionale Anci De Caro qualche giorno fa aveva preannunciato che ci sarebbe stato vicino insieme a tutti i sindaci d'Italia. Credo che davvero sia giunto il momento di mobilitare l'Italia; oggi siamo noi a trovarci in questa situazione così disagiata e disgraziata, ma domani non è detto che lo stesso possa accadere a tanti altri. Allora, la solidarietà si sostanzia anche nell'essere vicini a popolazioni che in questo momento hanno perso la fiducia, si barcamenano ancora in un mare di difficoltà e non riescono a ricostruire. I nostri territori rischiano la desertificazione e il massacro ed è evidente che se per l’ennesima volta non si avrà un segnale di svolta, il gesto finale potrà essere anche la riconsegna delle nostre fasce tricolori. In ultima istanza e, come momento di estrema protesta- conclude il sindaco di Pieve Torina- auspico che tutti i sindaci del Cratere ma anche tutti i sindaci d'Italia, mettano in estrema difficoltà lo Stato dicendo: queste sono le fasce, non avete 8100 commissari. Ci avete ingessato con la burocrazia ma noi vi cediamo la palla. Spero che non si debba arrivare a questo perché significherebbe la perdita totale della fiducia e sarebbe il segnale che non abbiamo più degli interlocutori e allora per me personalmente l'esperienza politica potrebbe terminare là. Per la manifestazione, manca solo una data da fissare in maniera condivisa. Credo tuttavia che debbaessere organizzato il tutto in tempi molto celeri dopodiché mi auguro che quello
che ci siamo detti venga poi proiettato in una manifestazione di tutti i sindaci a Roma sotto Montecitorio e, credo che lì veramente si accenderanno i riflettori.
c.c.

Si avvicina la costituzione ufficiale per il  comitato bipartisan dei sindaci del cratere che, eletto dagli stessi primi cittadini,  rappresenti le istanze dei territori al Governo. La proposta era già emersa nel corso dell’assemblea tenutasi a Camerino con la presenza di 40 amministratori provenienti da tutte le regioni colpite dal sisma ( Marche- Umbria- Lazio Abruzzo). Secondo quanto riferito dal sindaco di Camerino  Gianluca Pasqui, circa 70 sarebbero finora le adesioni, rappresentativedei 138 comuni del cratere sismico  che puntano alla redazione di un documento programmatico da sottoporre all’attenzione dell’esecutivo nazionale. Uniti tra colleghi dei centri terremotati più colpiti,  per affrontare i problemi di una ricostruzione che, seppur con delle differenze tra i vari territori, a due anni dal sisma ancora stenta a partire.Il 26 febbraio è prevista una riunione decisiva e il giorno dopo a Roma si assisterà alla costituzione  ufficiale del comitato.  

“ Credo che la costituzione del comitato rappresenti una fase abbastanza delicata che ci porterà a fare delle richieste puntuali al Governo -afferma il sindaco di Castelsantangelo sul Nera Mauro Falcucci –.  Se qualcuno pensa che, in assenza di qualsiasi tipo di decisione, possa essere mantenuta la situazione che stiamo vivendo, pensa male. Quello che personalmente non voglio nella maniera più assoluta  e che purtroppo rappresenta un rischio reale- continua Falcucci- è il rendermi correo di una situazione di stasi. Dopo circa tre anni, uno non vorrebbe arrivare a delle soluzioni drastiche di restituzione della fascia; sarebbe l’epilogo infausto che nessuno vuole, tuttavia, penso che, o si danno le risposte che servono, o si fanno le scelte politiche per cambiare qualcosa, altrimenti basta. Abbiamo passato tre presidenti del Consiglio dei Ministri, quattro vicepresidenti, tre Commissari, due Capi dipartimento di Protezione Civile, e noi siamo sempre gli stessi- sottolinea Falcucci-; credo che le popolazioni abbiano il sacrosanto diritto di conoscere, il diritto di sapere e, dall’altra parte, chi governa ha l’obbligo di dare le risposte politiche sulle “scelte”. E le scelte sono: si vogliono salvare o non si vogliono salvare queste zone? Lo abbiamo detto in tutte le lettere e, se c’è la volontà di preservare questi territori, allora si debbono fare le norme; per vedere una ricostruzione ci vorranno lustri e per mantenere le persone attaccate e dare speranza c’è la necessità di  norme, anzitutto sotto  il profilo di agevolazione di carattere fiscale. Più volte- rimarca Falcucci-  abbiamo detto che Livigno non è un’eresia; parliamo di un’area per le zone più colpite dal sisma, dove non si paghi  l’Iva e dove i benefici fiscali sian protratti nel tempo; a noi servono almeno30-50 anni  ma, vogliamo dare un contributo per rimanere? Vogliamo attivare le cosiddette strutture telematiche per consentire il tele-lavoro? Se così fosse - prosegue il sindaco -credo che potrebbero tornare tante persone e tanti cervelli; ormai sono quasi sfinito a forza di ripeterlo ma è di queste norme vere che ha bisogno la nostra speranza, e così  che venga rivista e applicata la benedetta Legge sulla Montagna. Diversamente non c’è speranza, c’è solo un fatto biologico che ci porta all’epilogo naturale. La popolazione dei centri piccoli e catastroficamente colpiti come quello incastonato tra le montagne che io rappresento- conclude Falcucci-, perde il contatto con la propria terra. Uno rimane attaccato nella misura in cui con una certa frequenza, porta nelle sue zone i familiari e gli amici e instaura nuove amicizie e con questo, consolida la sua relazione profonda col territorio. Quando viene meno questo fatto oggettivo, tutto si perde e si potrà dire soltanto: quella era la terra di nonno”.

C.C.

“Così non si può più andare avanti. I nostri territori sono al totale abbandono”. Lo dice a chiare lettere il sindaco di Camerino Gianluca Pasqui, riferendo con apprensione dell’arrivo nelle ultime ore di una circolare a firma del dott. David Piccinini, direttore della Protezione Civile delle Marche, che sottolinea l’indisponibilità di fondi. Ne parla sul Corriere della Sera, anche un articolo a firma del giornalista Mario Sensini. Vi si legge che il blocco dei finanziamenti, riguarderebbe la copertura del contributo di autonoma sistemazione, il pagamento degli albergatori che ancora ospitano sfollati, i puntellamenti e le demolizioni delle abitazioni nei centri storici colpiti dal sisma dell’Italia centrale. Non solo le Marche ma anche le altre regioni. “L’invito ai comuni è ad esempio a terminare i lavori iniziati sulle messe in sicurezza, senza andare oltre con impegni di spesa, stante la mancanza di fondi. Ricevere una circolare del genere- continua Pasqui- è come prendere un pugno sullo stomaco perché, sta ad attestare che è impossibile andare avanti. E non si procede di un passo anche per gli altri motivi che sto sostenendo a gran voce nelle ultime ore,  riferiti alla mancanza di personale e all’esistenza di tante norme sulle quali non discuto, perché se ci sono quelle norme e quei regolamenti da rispettare, evidentemente a qualcosa servono , tuttavia, è anche vero che per poter adempiere agli obblighi, c'è bisogno di personale numericamente sufficiente. È un momento di grande difficoltà, eppure c’è anche tanta positività che non può essere bloccata: stanno rientrando le persone nelle SAE; le nostre scuole sono a norma sismica e i nostri figli possono continuare a seguire le lezioni senza fare nemmeno i doppi turni; l’ università sta andando avanti, ma la ricostruzione no. E’ tutto fermo. E’ lì che bisogna ancora lavorare con gli uomini di governo, per far comprendere bene quello che ad oggi, nei fatti, non è stato affatto compreso”.

C.C.

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