Situazione post-sisma a Castelraimondo: punto della situazione a marzo del 2019. Proseguono le attività di ricostruzione e assegnazione degli alloggi per le famiglie che hanno perso la propria abitazione con le scosse del 2016. Ad oggi, Castelraimondo ha 600 cittadini in autonoma sistemazione, per un importo (quella relativa a febbraio 2019) di194.407,13 euro. Sono 100 in meno rispetto a gennaio 2019, quando i beneficiari erano 700. Ci sono ancora 13 persone che hanno scelto la sistemazione alberghiera nelle strutture locali convenzionate, 204 i cittadini che hanno lasciato il territorio comunale a causa del sisma e 400 quelli che si sono trasferiti a Castelraimondo da altri Comuni per le stesse ragioni. Sono stati acquistati 14 appartamenti del cosiddetto “invenduto” da parte dell’Erap, di cui 13 consegnati alle famiglie assegnatarie. Dal 1 gennaio 2018 ad oggi, inoltre, sono 19 gli appartamenti tornati agibili a seguito dei lavori di ricostruzione, che hanno permesso il rientro a casa di altrettanti nuclei famigliari, e al momento sono di imminente ultimazione dei lavori 26 appartamenti, quelli relativi al palazzo in via Piancatelli. “Anche se lentamente, si sta cominciando a ritornare pian piano alla normalità – ha affermato il sindaco di Castelraimondo, Renzo Marinelli – la speranza è che si possano accelerare le procedure, per consentire in generale l’avvio degli interventi, sia pubblici che privati, al fine di poter far rientrare le persone nel più breve tempo possibile. Siamo partiti ma ora c’è bisogno di accelerare”.

Sisma- Appello dei tredici sindaci della ex Comunità montana ai vertici della Regione e al Governo

Non c’è un comune danneggiato dal sisma, ma c’è un intero comprensorio che ha subito danni importanti e che merita considerazione. O chi di dovere entra in questa logica, oppure il terremoto avrà prodotto più disastri di quanti ne abbiamo già contati.

Il nostro è un appello - ai vertici della Regione Marche, al Governo e a chi è stato chiamato a gestire l’emergenza e la ricostruzione - per evitare che una parte della nostra Provincia si trovi da sola a curare ferite profondissime. La nostra gente è abituata a rimboccarsi le maniche, a lavorare senza pubblicismi e a non piangersi addosso, ma questa dignità e questo senso di orgoglio non possono essere usati da chi ci governa per minimizzare e sottovalutare i danni che il sisma del 24 agosto scorso ha provocato nei nostri comuni.

Non accettiamo che il territorio che governiamo sia stato tenuto fuori dal provvedimento per le defiscalizzazioni in favore delle popolazioni terremotate e non accetteremo disegni arbitrari per inserire o escludere interi territori dalla cartina geografica già tristemente disegnata dal sisma in maniera inequivocabile e non interpretabile. Il terremoto ha purtroppo provocato danni dove i danni sono evidenti e per questo invitiamo chi di dovere a fare visita ai nostri comuni, tra i nostri sfollati e tra le lesioni delle nostre abitazioni private e dei nostri edifici pubblici, tra le nostre attività commerciali in ginocchio. Vedremo, poi, chi avrà il coraggio (o la faccia tosta) di venirci a raccontare che i nostri comuni non sono nel così detto “cratere del sisma” e chi avrà il coraggio di escluderci da quei tavoli in cui si deciderà il da farsi e si programmerà l’auspicata ricostruzione.

Già a seguito del terremoto del 1997 abbiamo pagato a caro prezzo e sulla nostra pelle scelte scellerate in base alle quali sono stati destinati fondi a territori che il sisma l’avevano visto solo al telegiornale, privando invece i nostri comuni della possibilità di finanziare tutte le opere necessarie o anche, ad esempio, quelle per le seconde case. Viviamo in piccole cittadine che vivono del così detto “turismo di rientro” e non tollereremo in nessun modo, questa volta, che la nostra economia venga bastonata e la nostra dignità umiliata.

Quello delle seconde case (impropriamente chiamate così in quanto sono tali solo sotto il profilo fiscale e non patrimoniale) è solo un esempio e potremmo farne tanti altri. Siamo, tuttavia, proiettati al futuro e al bene di questi nostri comuni in prospettiva e non intendiamo piangere o fare polemica sul passato, ma pretendiamo che il passato, con i suoi tremendi errori, sia tenuto in considerazione per agire in maniera diversa e più produttiva, liberando quindi opportunità per la nostra gente e per il nostro territorio ed evitando sprechi che l’Italia non può certo permettersi.

Inserire Castelsantangelo sul Nera tra i sette comuni di “Fascia A” è sicuramente il riconoscimento dei tanti danni che questo comune ha avuto – risultando anche epicentro di alcune scosse – ma è nello stesso tempo un prendere in giro la gente della montagna, compresa quella della stessa Castelsantangelo, se poi ignoriamo che Visso e Ussita vivono la stessa situazione o se siamo, ad esempio, esclusi dalle defiscalizzazioni o dall’esenzione delle bollette per la fornitura dell’energia elettrica, come anche dai tavoli in cui si stabiliranno i criteri della ricostruzione. Qui non c’è un comune con i danni, ma c’è un territorio intero danneggiato e troviamo imbarazzante dover precisare qualcosa che invece la logica, magari dando una occhiata ad una cartina delle Marche, avrebbe dovuto suggerire.

Siamo pronti, come sempre, a rimboccarci le maniche, a lavorare a testa bassa per ricostruire e liberare opportunità, ma chi pensa di escluderci – magari per una qualche incomprensibile dinamica politica – sappia che venderemo cara la pelle, con la stessa determinazione e la stessa dignità che da sempre caratterizzano la nostra gente.

I sindaci di

Acquacanina, Bolognola, Camerino, Castelsantangelo sul Nera,

Fiastra, Fiordimonte, Montecavallo, Muccia, Pieve Torina, Pievebovigliana, Serravalle di Chienti, Ussita, Visso.

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