Presentato nella sala convegni del rettorato di Unicam il progetto Purple, finanziato dalla Regione Marche nell’ambito del Por Fse e tra quelli volti al reinserimento nella vita sociale e lavorativa delle donne con pregresso carcinoma mammario.

Il progetto, unico del genere ad essere finanziato in provincia di Macerata, vede l’Università di Camerino nel ruolo di capofila in collaborazione di partenariato con l’associazione Le orchidee,Cooss Marche onlus e Asur Area vasta 3.

Alla conferenza stampa sono intervenuti il rettore dell’Università di Camerino prof. Claudio Pettinari, la prorettrice alle Pari opportunità Unicam Barbara Re, la direttrice dell’Area Vasta 3 dott. Daniela Corsi collegata in streaming, la coordinatrice dei servizi formativi di Cooss Marche Susy Sartini, la presidente dell’associazione Le Orchidee Maria Baio e il dott. Nicola Battelli, direttore del reparto Oncologia dell'Ospedale di Macerata    

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"Una iniziativa importante per tutto il territorio di riferimento" - così ha definito il progetto il rettore Claudio Pettinari: “Dare risposte chiare, positive e di prospettiva è grande  compito degli atenei essere attori importanti nella vita di tutti i giorni. Lo facciamo con una progettualità condivisa con l’Area Vasta 3 e con i partner Coos Marche e  Le orchidee”. Prima di cedere la parola a Barbara Re Pettinari ha voluto ricordare che l’università di Camerino, attraverso i registri dei tumori, monitora da anni la situazione provinciale e regionale, evidenziando l’incidenza negativa dei casi di  tumori al seno il cui dato, solo nelle annualità dal 2010 al 2012, registrava 3880 donne colpite e di queste almeno2000 in età lavorativa. “Quando parliamo di età lavorativa- ha osservato Pettinari- parliamo di persone che invece hanno capacità di continuare a dare un  contribuito alla società col proprio lavoro e che, grazie alla possibilità di lavorare, possono sentirsi veramente bene. Ed è estremamente importante che ognuno di noi si senta bene e che, anche a seguito di una malattia, possa essere in grado di esprimere se stessa  e continuare a darsi agli altri. Come università  e con le nostre competenze possiamo dare un contributo innovativo a tutto il progetto”. Il percorso di Purple è stato quindi illustrato dalla prorettrice Barbara Re: ”Un progetto che ci accompagnerà per ii prossimi 12 mesi e che già da tempo ci ha visti metterci in gioco per trasferirvi competenze in vari ambiti, dai profili giuridici del mercato del lavoro della scuoladi Giurisprudenza,  alla comunicazione digitale del corso di Informatica al Teatro sociale in collaborazione con l’Accademia di arti sceniche e visive ETRA. Competenze che abbiamo poi voluto combinare con quelle proprie  degli altri partner del progetto e soprattutto con il supporto dell’Asur“. 
Destinatarie di Purple saranno 32 donne e nello specifico 12 disoccupate e 20 occupate. Il budget a disposizione è di circa 150mila euro che per più dell’80 per cento avrà per destinatarie le donne coinvolte nel progetto stesso.  Articolato in due macro-fasi di attuazione Purple prevede una prima macro-fase di formazione della quale è previsto l’avvio nel mese di ottobre e che avrà per base l’informazione con seminari tematici, la formazione e, una prima consulenza orientativa “perché vorremmo far sì che la formazione non sia qualcosa di preconfezionato ma sia adeguata per queste donne individuando le competenze più calzanti per loro  - ha spiegato Barbara Re- . Nella seconda fase le disoccupate e occupate si divideranno in due gruppi;  avremo quindi la possibilità di coinvolgere le donne disoccupate  in borse lavoro nelle aziende che hanno già espresso la volontà di partecipare e in quelle che vorranno unirsi. Per le donne occupate continuerà invece  la formazione e moduli di approfondimento. Nel vivo dei corsi di formazione avremo da un lato competenze di leader-ship e dall’altro l’informatica e il  percorso di orientamento di counseling specifico”. La collaborazione con ETRA favorirà poi una nuova modalità di condivisione e sperimentazione formativa. In aggiunta alle aziende della regione Marche che hanno già dimostrato interesse al percorso, disponibilità è stata assicurata anche dai  Centri per l’impiego e dagli Ambiti  Territoriali.
" Accolgo questo progetto con grande entusiasmo, sia come donna e sia come medico  - ha dichiarato la dott. Daniela Corsi -. Trovo che sia la dimostrazione fattiva di come dal gioco di squadra si possano attivare delle bellissime finalità. Una squadra che unisce l'aspetto sanitario, l'università, associazioni di volontariato che sono sempre stati enti fondamentali e di supporto per una finalità che è davvero molto interessante e dall'impatto sociale di grande rilievo. In un momento storico nel quale un po' tutti, vuoi per la pandemia, vuoi per altri motivi, ci siamo un po' sentiti soli, riprendere in mano quel segmento delle persone che si sono trovate colpite da questa patologia, trovo che sia di alto valore. I numeri delle persone affette sono tristemente alti e noi dobbiamo ringraziare tutto il lavoro di screening che c'è dietro e che permette di individuarle. Debbo fare un elogio ai servizi di oncologia di questa Area Vasta che, nonostante le difficoltà del periodo pandemico, hanno portato a termine comunque questo fondamentale lavoro di screening". Concludendo il suo saluto, Corsi si è augurata che il progetto  Purple possa essere solo l'inizio di tante progettualità e di una sempre più proficua collaborazione con l'Università di Camerino.
Felici di dare il proprio apporto, testimoniato dalle parole delle rispettive rappresentanti, dott.ssa Susy Sartini e dott.ssa Maria Baio, sia la Cooperativa Cooss Marche che da tempo collabora con Unicam, sia l'associazione Le orchidee . "Ci siamo resi conto che le tematiche affrontate in questo progetto allargavano la nostra mission di supporto alle persone - ha detto Susy Sartini- . Un progetto  quello di Purple che non ha un fine  assistenzialistico, ma che mira ad accompagnare le donne che hanno incontrato la difficoltà della malattia a riprendersi il proprio percorso di vita". 

L'importanza del reinserimento lavorativo e sociale delle donne operate di tumore al seno è stata infine evidenziata dal dott. Nicola Battelli direttore del reparto Oncologia dell'Ospedale di Macerata, il quale ha riferito che oggi in Italia il carcinoma al seno colpisce una donna su otto e spesso non si capiscono le cause. " Cosa chiedono le donnne operate al seno?  - ha detto Battelli -Intanto ci chiedono di guarire e poi di tornare ad essere donne. E tornare ad essere donne significa recuerare la vita che avevano prima di questo incidente di percorso, ovvero ritornare nell'ambiente in cui si vive, ritornare donne dal punto di vista psicologico e sociale".   
c.c.


nella foto il dott. Nicola Battelli 

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c.c.

Riattivare un sentimento di resilienza a partire dai più piccoli è l'obiettivo di Resiliamoci,  progetto che coinvolge una rete di 40 partner, fra cooperative, associazioni di promozione sociale, organizzazioni di volontariato, scuole, comuni e Ambiti Territoriali Sociali.  Il progetto, promosso dalla Cooperativa sociale Opera, in partnership con Cooss Marche e CSV Marche  insieme ad un'ampia rete di soggetti del Terzo Settore, enti pubblici, privati e istituzioni scolastiche , è stato presentato nella sala convegni dell'università di Camerino. L'ateneo  è tra i 23 partner attivi della progettualità che, nell'arco di due anni, animerà una serie di iniziative trasversali sul territorio, per educare alla resilienza bambini, adolescenti e ragazzi. Resiliamoci, acronimo di RESILIenza Mobilitazione e Opportunità, si sviluppa sulle tre province di Macerata, Fermo e Ancona, attenzionando gran parte dei comuni delle Marche colpiti dal sisma e coinvolgendo 7 Ambiti Territoriali Sociali. Diretto alle varie fasce di età dei giovani,  il progetto è anche e soprattutto rivolto alle loro famiglie. A prendere per primo la parola è stato il pro rettore di Unicam Andrea Spaterna,evidenziando l'interesse per un progetto che attenziona un territorio che già  prima del terremoto attraversava una fase delicata e che ha visto acuire tante delle difficoltà, in termini di declino, di disgregazione delle varie comunità, e soprattutto, in termini di aumento della cd. povertà educativa," Un progetto che, attraverso l'educazione alla resilienza e una serie di atti concreti , cerca dunque di controvertire la tendenza.- ha detto -  Molto ben calato in tutto questo è  il ruolo dell'Università di Camerino, principalmente  per la sua vocazione ad una stretta interazione e integrazione col territorio. Il nostro ruolo in questo progetto-  ha sottolineato - è anche più che  giustificato dall'alto esempio di resilienza che la nostra università ha essa stessa dimostrato nei due anni seguiti agli accadimenti sismici. Il contributo che noi potremo dare come ateneo sarà soprattutto quello della promozione e comunicazione per cercare di enfatizzare il più possibile il contrasto alla povertà educativa, anche attraverso tutti i nostri canali educativi universitari". Sottolineando  la bontà del processo che pone in essere una serie di azioni concrete che si inseriscono in più ambiti strategici e in modo particolare nelll'ambito personale mirato alla valorizzazione dei giovani, delle loro competenze e capacità e dei loro talenti, cercando di far crescere il senso di appartenenza alle comunità : " il capitale umano, oggi è forse l'unica ricchezza che rimane per queste zone  ed è su questo che noi dobbiamo investire tutte le nostre forze ed energie".   La parola è quindi passata ai rappresentanti delle cooperative che hanno promosso Resiliamoci e,  in primis Opera Società Cooperativa Sociale, in qualità di capofila del progetto che,  quale Ente terzo, prevede anche la partecipazione della università di Pisa, addetta al monitoraggio e alla valutazione dell'impatto della metodologia del progetto stesso sul territorio.  Fabio Alessandrelli di Opera, ha illustrato la nascita di Resiliamoci,  finanziato dall' Impresa sociale Con i bambini, che nel 2017 ha attivato lo  specifico Bando " Aree terremotate", volto alla co-progettazione e concertazione. "Primo elemento significativo del progetto - ha detto Alessandrelli- è che l' impresa Sociale ha destinato risorse, dando mandato al territorio di organizzarsi per promuovere e attivare quello che è senz'altro un processo innovativo mirato ad un'opportunità più coinvolgente degli attori del territorio. I progetti potevano riguardare esclusivamente le aree del cratere.  A noi è stata data l'incombenza di lavorare e studiare le aree delle province  maceratese fermana e del comune di Fabriano; altri progetti riguardano  le altre aree colpite dell'ascolano e delle altre regioni. Il nostro è il progetto più complesso e  corposo sotto tutti i punti di vista.  Il finanziamento complessivo è infatti di 884mila euro con una valenza di gestione di due anni; iniziato il 1 luglio 2018 , terminerà il 30 giugno del 2020. L'ingente somma è dovuta alla complessità del lavoro da svolgere su un terriorio molto vasto che, coinvolgendo 62 degli 87 comuni del cratere, si sviluppa  su due province e nell'anconetano e va ad inserirsi in un contesto numerico importantedi popolazione".  Da qui, il coinvolgimento tra i partner attivi che svolgeranno azioni dirette sviluppando  le proprie iniziative. Si aggiungono ben sette ATS di cui 4 del maceratese 2 del fermano e uno per l'anconetano. Otto gli istituti scolastici coinvolti, più l'università di Camerino e associazioni di vario tipo che collaboreranno nello sviluppo delle azioni. " "Pecularità e risorsa del progetto è un partenariato  estremamente esteso; tanti interlocutori che parleranno la stessa lingua per realizzare l'obiettivo della resilienza, declinata  su varie azioni e su vari target di destinatari:  anzituto i bambini a partire dai 3 anni  fino agli adolescenti e ragazzi di 17 anni. L'azione che Impresa sociale ci ha spinti a fare- ha continuato il presidente di Opera-  è stata quella di obbligarci a fare rete  cosa che non è sempre stato facile ottenere ma che qui siamo stati costretti a fare.  Adesso ci aspetta un lavoro di circa due anni in cui dovremo raggiungere i risultati che tutti si aspettano. In questo senso  attraverso varie azioni che saranno indirizzate sia nei confronti dei bambini e adolescenti, sia verso le famiglie sia nei confronti dell' intera comunità educante, abbiamo stimato che andremo ad incidere su circa 1500 bambini e ragazzi, oltre all'effetto a caduta delle famiglie e della comunità educante, per un impatto di numeri importante. In tutto questo avremo forte azione e coinvolgimento degli  istituti scolastici. Altro aspetto non secondario il fatto che le azioni sono destinate ai residenti nelle aree del cratere, tenendo comunque presente che la situazione di emergenza ha portato anche a risiedere temporaneamente fuori dai comuni di abituale dimora e,  laddove sarà possibile, le azioni raggiungeranno anche bambini, famiglie e comunità educanti che risiedono altrove. I numeri sono importanti, la qualità del progetto è ambiziosa - ha concluso-; sarà un impegno gravoso per tutti ma i risultati che già si vedono dalle azioni attivate, ci incoraggiano nel dire che stiamo andando nella giusta direzione". Della complessità del progetto riferita non solo alla gestione ma alla stessa ideazione iniziale, ha parlato  Diego Mancinellinella qualità di rappresentante dei soggetti COOSS Marche e del Forum del Terzo settore della regione che racchiude cooperative sociali, associazioni di promozione sociale e di volontariato " Il progetto non è andato a bando ma a coprogettazione e, seduti a tavolino, abbiamo dovuto coinvolgere un partenariato collaborativo: già questo è stato un primo elemento di resilienza lavorativa. Abbiamo pensato che la "resilienza"e resistenza ad eventi, fosse uno strumento  necessario da  mettere in piedi, anche prospettando un cambiamento e una situazione migliore. Uno dei cambiamenti- ha ricordato Mancinelli-  è stato appunto mettersi a  lavorare insieme e lo si è dovuto fare in un momento in cui anche trovare un interlocutore non era facile. Solo nella provincia di Macerata, dalle grandi cooperative, alle associazioni, dall'ateneo, agli ATS,  abbiamo cercato di mettere insieme 15 soggetti partner . Un lavoro che è durato cinque mesi, ha portato al riconoscimento, approvazione, finanziamento e attivazione del progetto. Ci si muove nella logica di aree interne che mostravano già una fragilità e un forte depauperamento ma noi ci crediamo e l'obiettivo non è solo la restituzione del capitale iniziale, Resiliamoci mira a ricostruire, un tessuto sociale e culturale, capitale umano e sociale del territorio . Il fatto che tutti noi siamo qui da tantissimi anni significa che vogliamo continuare a lavorare qui e con questo metodo che è un punto di partenza significativo e un modello di lavoro per il futuro che insieme  finisce per rafforzare tutti ".

Resiliamoci

I rischi di spopolamento e depauperamento sul territorio a causa del sisma,  insieme al possibile indebolimento della rete associativa presente, sono stati posti in risalto da Simone Bucchi, presidente del CSV, da subito attivatosi per costruire una prospettiva e una rete associativa. "Sono contento che si arrivi a definire un progetto che mette anche nuove energie nel riassetto del tessuto associativo del territorio.- ha sottolineato-  La finalità del Centro Servizi Volontariato è proprio quella di promuovere volontariato, costruire nuove reti, fare animazione territoriale. Penso che oggi stiamo raccontando di come si fa animazione territoriale in un modo molto interessante perchè lo si fa con una rete molto ampia di 40 soggetti, il che non succede spesso. Dentro  ci sono grandi e piccole associazioni, cooperative, enti locali e ATS , il che mi fa ben sperare sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi  La presenza dell'università è un elemento di portata senz'altro qualificante. Spero che, una volta terminato il progetto, si possa valutare l'impatto delle nostre attività  sulla comunità" A chiudere la sessione il dott. Valerio Valeriani coordinatore ATS 16,17,18. definendo Resiliamoci, primo e unico progetto che intervenga nel post sisma, con risorse dedicate ad un'area sociale. " Finora non abbiamo ricevuto risorse per fronteggiare l'emergenza sociale che dura da un paio d'anni. Quello che più mi interessa del progetto è il modello di governance- ha affermato Valeriani- e il fatto che, rispetto a dei bisogni e obiettivi che sono stati individuati dagli enti pubblici, è stata messa in atto un'azione di coprogettazione fondamentale che ha mosso tante associazioni per declinare la modalità migliore di risposta. Da parte nostra- ha continuato- abbiamo condiviso le priorità, le linee strategiche e gli obiettivi e su questo i servizi sono potuti partire. Questo credo che sia dunque un modello replicabile perchè rende molto più facile fare le cose  e attiva maggiormente la rete. L'importante è che, anche in maniera composita e a mosaico, si sia in grado di rispondere con delle linee sostenibili ad un determinato tipo di bisogno.Venivamo da un temporale che si è trasformato in tempesta: calo demografico che ci ha fatto predere in due anni il 3 per cento dei residenti, 12 per cento degli immigrati, per ogni nato ci sono in media 2,5- 3 deceduti, necessità imperante di ricostruire la comunità, crisi istituzionale e dei comuni. Difficoltà di acquisire risorse che debbono essere guadagnate atraverso strumenti progettuali complessi e importanti, alle volte di natura europea che si rimangiano per la gestione un 30 -40 per cento di quello che elargiscono. Sotto la lente di ingrandimento anche la gravissima crisi finanziaria : " Dal 2014 non abbiamo più un Fondo unico e stiamo gestendo un incremento di  prese in carico superiore del 30 per cento, con oltre il 30 per cento in meno di risorse e, in questa nuova situazione del post sisma, sempre più abbiamo necessità di individuare delle linee progettuali dei bisogni da risolvere che per trovare soluzione, necessitano di una composizione di progetti e di interventi che vengano da più parti. Interveniamo su più aspetti  cercando di svolgere il nostro lavoro, pescando da più parti e con tutta la parte fondamentale delle politiche attive, coinvolgendo il più possibile la rete che c'è.  L'aiuto che può essere fornito dall'università con la quale stiamo portando avanti progetti- ha osservato-,  è  anche nel capire il cambiamento della composizione demografica della popolazione rispetto a due anni fa; su questo è necessario avere una conoscenza più precisa di quello che è accaduto, sia per rspondere meglio sul territorio,  sia per fornire strumenti al sistema complessivo per rispondere meglio alle tante tragedie che periodicamentew ricorrono. Un altro tema  degli ATS è quello di andare a cercare risorse per mantenere servizi per coordinarli e per dargli qualità perchè con basse risorse creiamo solo luoghi assistenziali e parcheggi. Dobbiamo dunque lavorare per mantenerli perchè c'è da creare le condizioni per farcele rimanere le persone". 

C.C.

Un’altra giornata di festa stamattina a San Severino. Questa volta per l’inaugurazione del nuovo centro diurno per disabili Il Girasole, frutto dei tanto discussi Sms Solidali ma anche a tante donazioni. 

Una ripartenza con tante novità per l’importante struttura socio sanitaria che si occupa di circa 25 ragazzi disabili e che ora si trova nel complesso del santuario del Glorioso, dopo i lavori di riqualificazione.

“Chiedo scusa se per un anno avete sofferto - ha detto il sindaco Rosa Piermattei rivolgendosi a operatori, ragazzi e genitori - ma penso che questa struttura vi ripaghi delle vostre sofferenze. Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a realizzare tutto questo, abbiamo fatto il meglio che potevamo. I ragazzi sono qui già da agosto e venendo a trovarli ho visto quanto bisogno avessero di questo posto”.

Negli spazi del chiostro e dell’ex Lazzaretto del Glorioso sono stati predisposti anche gli spazi per il progetto “Dopo di noi”, per la residenzialità di ragazzi che hanno problemi familiari.

Tutta l’opera di riqualificazione è costata circa 60mila euro, di cui 40mila di Sms Solidali e il restante di donazioni. 

“Spero che questi ragazzi - ha concluso il primo cittadino - vivano un ambiente tranquillo, felice e familiare”.

SSC 2304

SSC 2304

“Il centro diurno riparte con spazi e dimensioni per tante attività - ha spiegato Valerio Valeriani, coordinatore d’ambito -. Da gennaio il “Dopo di noi” con i primi 5 ospiti. Per quanto riguarda il centro diurno i ragazzi staranno qui dal lunedì al venerdì per 7 ore al giorno. Con questa nuova sede abbiamo potuto aumentare le ore agli operatori e assumerne altri. C’è un’aula informatica, palestra, laboratori espressivi, creativi e artistici, attrezzature multimediali, oltre ad attività esterne grazie al nuovo pulmino acquistato con la vendita del libro di Giammario Borri”.

Ma dopo questo ampliamento non ci si fermerà qui, infatti si sta già lavorando per introdurre anche attività volte all’inserimento lavorativo dei ragazzi, con spazi per laboratori di falegnameria e ceramica, una serra e magari degli animali.

Durante la mattinata, prima del taglio del nastro, sono stati ringraziati con un piccolo omaggio Giammario Borri, la Cna regionale e provinciale, Cooss Marche, gli Ex allievi Don Gnocchi, il Comune di Cervia, Porto Recanati Solidale, la Fondazione Vertical, Francesca Forconi e un paio di giovani richiedenti asilo che hanno lavorato per la sistemazione del verde al Glorioso e anche in centro storico. 

A concludere gli interventi molto brevemente il vicesindaco Vanna Bianconi: “Essendo un luogo del cuore, abbiamo fatto tanto ma c’è molto di più da fare”.

g.g.

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