La lettura di un estratto del decreto ministeriale di nomina del nuovo rettore, avvenuta da parte del direttore generale Andrea Braschi, ha scandito l'apertura ufficiale della cerimonia che ha riempito la piazza di Camerino.
Momento significativo quello del passaggio delle tre chiavi che il rettore uscente Claudio Pettinari ha consegnato al suo successore, rispettivamente simboleggianti la didattica, la ricerca e l'impatto sociale.
Sottesa all'inedito gesto, la simbologia della chiave che apre, testimonianza del nuovo ingresso di un rettore per una università che è sempre pronta ad accogliere e le cui porte debbono essere sempre aperte.

«Al nuovo rettore Graziano Leoni oggi dico di continuare ad essere quel Graziano Leoni che ho conosciuto, con il quale per 6 anni ho lavorato, collaborato e, insieme ad una squadra, si sono prese decisioni. Quel Graziano Leoni che ha tanti valori, competenze scientifiche significative, che quotidianamente si impegna nella didattica, che non abbandona mai nessuna studentessa e nessuno studente. Il mio grazie va a lui che dà tutto, spesso facendo un passo indietro e rimanendo nell'ombra» ha detto Claudio Pettinari prima di procedere alla consegna delle tre chiavi.
«Il testimone che mi ha lasciato Claudio - ha dichiarato Graziano Leoni - è pesantissimo. Pensavo che queste chiavi avessero un peso più leggero, ma insieme a tutto il peso della storia di quest'ateneo, c'è quello delle responsabilità che oggi vado a prendere. Mi trovo adesso davanti a tutti voi, alla comunità universitaria che si stringe attorno a me, Graziano, che tutto poteva pensare tranne che diventare il rettore di una università con 687 anni di storia. Farò il rettore essendo me stesso, con poche certezze. Credo nella bellezza che c'è nelle persone. Un compito dell'università è proprio di far vedere questa bellezza, alle persone, agli studenti,ad un territorio e, andare a cercare la bellezza che c'è all'interno di ciascuno di noi. Quello che ho sperimentato in questi sei anni è che il qualcosa in più che ha l'università di Camerino è la cura e il valore primario che si dà alla persona. Didattica e ricerca non hanno senso se non pensiamo che vadano ad arricchire delle persone. Persone che una volta uscite dall'università andranno ad arricchire la comunità dove andranno a lavorare e vivere».
L'apposizione della toga sulle spalle del rettore Leoni,ha concluso la cerimonia davanti al Palazzo Ducale.
Quindi, nella sala convegni del rettorato Unicam, è avvenuta la presentazione ufficiale della "squadra" che lo affiancherà alla guida dell'ateneo:
il direttore generale Andrea Braschi, confermato nel ruolo che ha finora ricoperto, il prorettore vicario Emanuele Tondi, che coordinerà anche l'internazionalizzazione ; la prof.ssa Giulia Bonacucina, prorettrice alla Didattica, orientamento e formazione; la prof.ssa Sara Spuntarelli, prorettrice alla persona, benessere e opportunità; la prof.ssa Anna Maria Eleuteri, delegata all'attuazione delle politiche di ateneo per lo spazio europeo della ricerca; il professor Guido Favia, prorettore alla ricerca e al trasferimento tecnologico e il prof. Andrea Spaterna, delegato ai rapporti con il territorio e al diritto allo studio.

Nel corso della conferenza stampa d'insediamento, Graziano Leoni ha evidenziato ambiti, punti centrali programmatici e obiettivi che intende perseguire insieme alla squadra e al governo dell'ateneo.
Infine, l’annuncio che il rettorato presto farà il suo rientro nel cuore di Camerino. La sede sarà quella del palazzo delle ex magistrali, primo edificio recuperato grazie all’ordinanza speciale numero 1.
Al suo interno, oltre al rettore e allo staff, si trasferiranno la direzione generale, le aree ammnistrative, della comunicazione, della qualità, del personale. A piano terra è anche previsto l'allestimento di spazi espositivi.
«Da lì inizieremo di nuovo a lavorare. È un nuovo passo di avvicinamento - ha dichiarato Leoni- penso che sia un segnale molto forte e lo voglio dare proprio per far capire che "l’università di Camerino è nel cuore della città". Tra le cose che hanno mantenuto in vita l’Università di Camerino, c’è “la sua storia”. Ci vuole coraggio ad abbattere un albero che ha quasi 700 anni di vita. È chiaro che l’università di Camerino deve tanto a queste radici storiche e le vuole recuperare anche tangibilmente. È quella tangibilità che oggi ho tenuto in mano con quelle chiavi che mi sono state date. Quelle sono chiavi antiche e, rientrare al centro di Camerino negli edifici storici, per noi significa recuperare quella data: 1336».