L'imprenditore Caciorgna di San Severino: "L'inerzia dei nostri amministratori provocherà la fine de Il Faro"

Mercoledì, 01 Agosto 2018 12:45 | Letto 4318 volte   Clicca per ascolare il testo L'imprenditore Caciorgna di San Severino: "L'inerzia dei nostri amministratori provocherà la fine de Il Faro" Lasciato solo a combattere una battaglia che dura ormai da più di dieci anni, un imprenditore di San Severino non ci sta più: ha scritto al Prefetto, chiede aiuto alla stampa ed è pronto a scendere in piazza per protestare pubblicamente contro chi non vuol sentire le sue ragioni e “palleggia” il caso da un tavolo istituzionale all’altro. Parliamo di Giovanni Caciorgna, titolare de “Il faro”, una realtà che in 35 anni di attività è cresciuta e oggi vanta un hotel (dove trovano alloggio anche diverse famiglie terremotate), una piscina aperta a tutti, una pizzeria e un dancing sempre molto frequentato. “E’ vero – spiega Caciorgna – in tanti anni di lavoro e sacrificio siamo riusciti a creare qualcosa di importante per San Severino, e non solo, ma come ogni altra attività ha bisogno di migliorarsi per stare al passo con i tempi, altrimenti rischia la crisi e la chiusura. Abbiamo in animo di ampliare la sala da ballo con un nuovo spazio per il latino-americano, ma non possiamo farlo. Nel 2001, infatti, tutta la zona di mia proprietà (siamo a Taccoli di San Severino, ndr) è stata classificata dalla Regione ad alto rischio di alluvioni per la vicinanza del fiume Potenza. L’ho scoperto, per caso, nel 2008 chiedendo una licenza edilizia per un ampliamento. In pratica questo vincolo mi impedisce tutto, non posso toccare più niente”. Caciorgna orienta la sua battaglia su due fronti: uno più sarcastico, l’altro più tecnico. “Secondo quanto stabilito da quel Piano, il Potenza nasconde le sue insidie proprio nei 200 metri che lambiscono la mia proprietà – dice – anche se a memoria d’uomo e pure storica, non è mai accaduto nulla di ciò che viene paventato. Però, visto che le Istituzioni la pensano così, faccio delle considerazioni. Da un lato non ci possiamo spiegare l’inerzia amministrativa del Comune che in così tanti anni non ha mai avvertito la mia azienda del fatto che una pioggia eccezionale avrebbe potuto far sommergere l’intera zona, a causa di un’esondazione del fiume. Badate bene, parliamo di un rischio incredibile per quasi un migliaio di persone che abitualmente frequentano il dancing ‘Il faro’ nei fine settimana d’inverno. Inoltre, se questo pericolo esiste davvero, mi chiedo perché non si è mai provveduto a un intervento che possa aumentare la sicurezza di questo tratto dell’asta fluviale, a garanzia – ad esempio – di quelle centinaia di bambini che ogni anno vengono qui in maschera a festeggiare il loro Carnevale. Perché non si agisce? Si aspetta la solita tragedia? In realtà c’è di vero che l’area in questione non è così critica come l’ha classificata la Regione. Secondo il mio parere, come ho scritto al Prefetto di Macerata, l’intervento potrebbe limitarsi non solo alla pulizia del letto e delle sponde del fiume, ma anche a un moderato allargamento dell’alveo in modo da aumentare la capacità di portata a fronte di eventi straordinari. Mi batto da dieci anni ormai per una soluzione, c’è stata una controversia, ho speso 30 mila euro, sono state fatte riunioni coinvolgendo pure altre aziende vicine, si sono aperti tavoli tecnici, ma non si è cavato un ragno dal buco. Regione, Provincia e Comune di San Severino non stanno muovendo un dito per affrontare e risolvere questa vicenda che, di fatto, paralizza un’attività imprenditoriale che ha investito molto sul territorio e dà lavoro a parecchie persone. Rimuovere il problema significherebbe dare speranza alla futura crescita de ‘Il faro’, però rimango inascoltato. E con i miei clienti aspetto di fare la fine del sorcio quando sopraggiungerà quella valanga d’acqua per colpa di chi poteva fare qualcosa e invece non ha fatto alcunché”. Gaia Gennaretti

Lasciato solo a combattere una battaglia che dura ormai da più di dieci anni, un imprenditore di San Severino non ci sta più: ha scritto al Prefetto, chiede aiuto alla stampa ed è pronto a scendere in piazza per protestare pubblicamente contro chi non vuol sentire le sue ragioni e “palleggia” il caso da un tavolo istituzionale all’altro. Parliamo di Giovanni Caciorgna, titolare de “Il faro”, una realtà che in 35 anni di attività è cresciuta e oggi vanta un hotel (dove trovano alloggio anche diverse famiglie terremotate), una piscina aperta a tutti, una pizzeria e un dancing sempre molto frequentato. “E’ vero – spiega Caciorgna – in tanti anni di lavoro e sacrificio siamo riusciti a creare qualcosa di importante per San Severino, e non solo, ma come ogni altra attività ha bisogno di migliorarsi per stare al passo con i tempi, altrimenti rischia la crisi e la chiusura. Abbiamo in animo di ampliare la sala da ballo con un nuovo spazio per il latino-americano, ma non possiamo farlo. Nel 2001, infatti, tutta la zona di mia proprietà (siamo a Taccoli di San Severino, ndr) è stata classificata dalla Regione ad alto rischio di alluvioni per la vicinanza del fiume Potenza. L’ho scoperto, per caso, nel 2008 chiedendo una licenza edilizia per un ampliamento. In pratica questo vincolo mi impedisce tutto, non posso toccare più niente”.

Caciorgna orienta la sua battaglia su due fronti: uno più sarcastico, l’altro più tecnico. “Secondo quanto stabilito da quel Piano, il Potenza nasconde le sue insidie proprio nei 200 metri che lambiscono la mia proprietà – dice – anche se a memoria d’uomo e pure storica, non è mai accaduto nulla di ciò che viene paventato. Però, visto che le Istituzioni la pensano così, faccio delle considerazioni. Da un lato non ci possiamo spiegare l’inerzia amministrativa del Comune che in così tanti anni non ha mai avvertito la mia azienda del fatto che una pioggia eccezionale avrebbe potuto far sommergere l’intera zona, a causa di un’esondazione del fiume. Badate bene, parliamo di un rischio incredibile per quasi un migliaio di persone che abitualmente frequentano il dancing ‘Il faro’ nei fine settimana d’inverno. Inoltre, se questo pericolo esiste davvero, mi chiedo perché non si è mai provveduto a un intervento che possa aumentare la sicurezza di questo tratto dell’asta fluviale, a garanzia – ad esempio – di quelle centinaia di bambini che ogni anno vengono qui in maschera a festeggiare il loro Carnevale. Perché non si agisce? Si aspetta la solita tragedia? In realtà c’è di vero che l’area in questione non è così critica come l’ha classificata la Regione. Secondo il mio parere, come ho scritto al Prefetto di Macerata, l’intervento potrebbe limitarsi non solo alla pulizia del letto e delle sponde del fiume, ma anche a un moderato allargamento dell’alveo in modo da aumentare la capacità di portata a fronte di eventi straordinari. Mi batto da dieci anni ormai per una soluzione, c’è stata una controversia, ho speso 30 mila euro, sono state fatte riunioni coinvolgendo pure altre aziende vicine, si sono aperti tavoli tecnici, ma non si è cavato un ragno dal buco. Regione, Provincia e Comune di San Severino non stanno muovendo un dito per affrontare e risolvere questa vicenda che, di fatto, paralizza un’attività imprenditoriale che ha investito molto sul territorio e dà lavoro a parecchie persone. Rimuovere il problema significherebbe dare speranza alla futura crescita de ‘Il faro’, però rimango inascoltato. E con i miei clienti aspetto di fare la fine del sorcio quando sopraggiungerà quella valanga d’acqua per colpa di chi poteva fare qualcosa e invece non ha fatto alcunché”. 
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