Inaugurato il nuovo monastero di Santa Chiara. L'intera comunità camerte si è ritrovata per festeggiare il ritorno a casa delle clarisse. Presenti le autorità militari e civili, con il sindaco Gianluca Pasqui, il rettore di Unicam Claudo Pettinari, un fiume di persone ha voluto condividere fraterni sentimenti di gioia nell'accogliere il bel segnale di una ripartenza, resa possibile dalla sinergia di intenti tra Caritas Ambrosiana di Milano, primo benefattore, alla quale si sono unite le Caritas bergamasca e bresciana.
Un segno di rinascita per il monastero di Santa Chiara, la cui antica struttura il sisma ha completamente devastato; le sei sorelle che vi abitavano, finora hanno trovato ospitalità nel monastero di San Severino Marche, eppure, sin da subito hanno dimostrato la loro forte determinazione nel voler restare. Realizzato completamente in legno, per una superficie di 400 metri quadrati,il nuovo monastero sorge nel cortile adiacente all’edificio inagibile. Alla significativa cerimonia hanno preso parte anche Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana e l'ingegnere Cristina Compagnucci che ha progettato e seguito tutti i lavori della struttura . Affollata la solenne celebrazione eucaristica, presieduta da Padre Ferdinando Campana, Ministro provinciale dell'Ordine dei Frati Minori.
Immensa gratitudine per un dono che riempie il cuore, nelle parole del primo cittadino e del rettore. Felici di tornare a casa e della sensibile partecipazione cittadina, le sei sorelle clarisse, a cominciare dalla Madre badessa suor Chiara Laura Serboli: "Una giornata di luce, nella quale abbiamo sentito presente Santa Camilla Battista insieme a tutti i santi e tutta la gente che ci vuole un gran bene. Un autentico spettacolo vedere un numero così grande di persone, unito alla commozione e alla testimonianza dell'affetto che nutrono per noi. In tutti questi anni. - ha detto suor Chiara Laura- il legame con la città, è stato davvero importante; sentivamo la mancanza noi di loro e loro di noi e , alla fine, oggi è stato un vero tripudio di relazione ". "Quello che è stato realizzato- ha dichiarato il direttore della Caritas Ambrosiana Gualzetti-è una grande sorpresa anche per noi-. Non è così scontato che a due anni di distanza da un evento così grave, si possa ripartire con una struttura; la nostra esperienza nei confronti delle chiese che hanno subito dei terremoti, con azioni di vicinanza e prossimità e col tentativo di rimettere in piedi alcune strutture pastorali, ci dice che non è facile ripartire in tempi così brevi. Qui sicuramente va sottolineato il merito delle suore che hanno scelto di non andarsene e di voler ripartire da qui, in mezzo alla gente, offrendo uno spazio con più funzioni, utili alla comunità. Un luogo che non è solo la loro casa come monastero, ma anche chiesa e foresteria per l'accoglienza dei pellegrini. Abbiamo da subito condiviso un'idea e, non abbiamo fatto nient'altro che trovare degli offerenti che credessero nel progetto; alla fine, si sono affiancati a noi anche gli amici delle Caritas di Bergamo e Brescia. Quando succedono drammi come questo, non basta dire bisogna restare e ripartire ma, occorre darsi una mano. E' questo un po' il compito della Caritas: rendere concreto quello che celebriamo nelle messe e quello che diciamo tentando di essere fedeli al Vangelo. Nei momenti di difficoltà è necessario soccorrere e, soprattutto, far ripartire le persone e le comunità; noi potremmo restare vicini alla popolazione anche uno o due anni, poi però, sono quelli che rimangono che debbono ricostruire quello che conta, cioè i legami tra le persone, le attività e l'essere comunità. Questo è in sostanza il compito delle Caritas in Italia e, credo che in questa occasione si sia potuto concretizzare completamente".
C.C.