Scacco alla rete di spaccio: 27 extracomunitari finiscono in manette

Martedì, 04 Dicembre 2018 16:03 | Letto 1361 volte   Clicca per ascolare il testo Scacco alla rete di spaccio: 27 extracomunitari finiscono in manette Duro colpo alla rete di spaccio maceratese. In 27 finiscono in manette, fra i quali anche Innocent Oseghale, già sotto accusa e in carcere per l’omicidio di Pamela Mastropietro, Lucky Awelima e Desmond Lucky, anche questi ultimi due coinvolti nell’indagine per l’uccisione della giovane.  Una grande operazione, quella condotta dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura di Macerata, che ha portato all’esecuzione di 27 arresti e alla ricostruzione della rete di spaccio a Macerata e fino a Treia e Passo di Treia. Alcuni soggetti sono ancora ricercati e un altro è stato ritrovato a Ferrara benché risultasse ospite in uno dei casolari gestiti dal Gus a Treia.  Tutto ha avuto inizio con il ritrovamento del cadavere di Pamela Mastropietro: da lì si sono snodati due filoni di indagine, uno partito a fine febbraio e condotto dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato diretta dal commissario Maria Raffaella Abbate: “È stata un’intensa attività che ha richiesto sia l’uso di strumentazioni sofisticate e sia di tecniche più tradizionali come i pedinamenti o gli appostamenti. Si trattava per lo più di soggetti extracomunitari e ciascun spacciatore aveva il suo ‘pacchetto clienti’. Trattava per lo più eroina, ma anche hashish all’occorrenza - spiega il commissario - e agiva un po’ come fosse un rappresentante. Con la nostra indagine siamo risaliti a 1.250 cessioni. Già a luglio avevamo emesso cinque provvedimenti restrittivi, ora altre 15 di cui 13 in carcere e gli altri due con l’obbligo di firma e dimora. Questa per noi è una conquista e una ricompensa per tutta l’attività svolta”. A capo della rete in questione c’era il nigeriano Osas Nelson Adoghe, di 35 anni.  Ma che Macerata fosse stata divisa in tre zone (centro, nord e sud) per la gestione dello spaccio è quanto emerso dall’indagine svolta dai Carabinieri del reparto operativo di Macerata e da quelli della Compagnia di Tolentino: 4 i nigeriani finiti in carcere (tra cui sono compresi Awelima Lucky e Lucky Desmond già condannati con rito abbreviato a 8 e 6 anni) e 2 i nigeriani con l’obbligo di dimora e firma.  “Quella ricostruita con questa indagine - spiega il tenente colonnello Walter Fava, comandante del Reparto Operativo - era una fitta rete composta per lo più da nigeriani che si erano suddivisi la città di macerata in tre aree con accordi rigorosi di non invasione. A capo risultava Happiness Uwagbale”. Per rintracciare quest’ultimo ieri mattina era stata organizzata un’operazione volta a setacciare tre casolari di Treia in cui il Gus aleggia i richiedenti asilo con oltre 100 Carabinieri, unità cinofile ed elicotteri. L’uomo ricercato però non si trovava lì ed è stato trovato e catturato a Ferrara: “Era una gestione a cascata, in cui l’ indagato principale cedeva le dosi sia in prima persona che attraverso altri connazionali che, come costante modus operandi, nascondevano in bocca le dosi di eroina per poi consegnarle ai clienti dopo averne riscosso il pagamento. Il dato - aggiunge Fava - che conferisce rilevanza a questa attività è l’aver ricostruito un giro di spaccio di circa 2.800 cessioni (da maggio 2016 a giugno 2018) per proventi di circa 100mila euro”. (Il tenente Antonio Masciarelli, il tenente colonnello Walter Fava e il colonnello Michele Roberti) Dall’attività investigativa è emerso che l’eroina veniva approvvigionata nel territorio di Ancona da alcuni complici che ingerivano gli ovuli per occultarli. Il sistema era, per così dire, a “compartimenti stagni”, poiché tutte le persone coinvolte erano nigeriane, domiciliate in provincia ma senza fissa dimora.  A coordinare le attività investigative è stato il Procuratore Giovanni Giorgio: “Raccogliamo i frutti dopo la triste vicenda di Pamela Mastropietro che per le forze dell’ordine è stata una frustata psicologica ed istituzionale. Questa rete di spaccio capillare ha caratterizzato la città e non a caso abbiamo anche il triste primato delle morti per overdose (quattro nell’ultimo anno, su 19 casi complessivi). Sono aumentate rispetto allo scorso anno. Mi preme evidenziare che tra i tossicodipendenti che hanno testimoniato - aggiunge - ci sono due ragazze, poi decedute per overdose, a testimonianza che queste persone avvertivano la loro condizione di vita sbagliata. L’attività investigativa è ancora in corso perché purtroppo sono tanti gli spacciatori e quindi andremo avanti”. (Il Procuratore Giovanni Giorgio) Soddisfazione da parte del Questore Antonio Pignataro e del Comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Michele Roberti: “Macerata - afferma Pignataro - non è fabbrica della paura ma delle risposte e della sicurezza. Abbiamo investigatori di primo livello e i risultati raggiunti sono straordinari. Abbiamo dato alla città una risposta importante e il merito va soprattutto al Procuratore”. (Il questore Antonio Pignataro) “Questi risultati sono la conseguenza di una strategia posta sul piano del contrasto e della prevenzione. Vogliamo aggredire la vendita ma anche l’acquisto. Abbiamo vinto una battaglia - precisa Roberti - ma la guerra è ancora in corso e continueremo a combattere per molto tempo”. Gaia Gennaretti

Duro colpo alla rete di spaccio maceratese. In 27 finiscono in manette, fra i quali anche Innocent Oseghale, già sotto accusa e in carcere per l’omicidio di Pamela Mastropietro, Lucky Awelima e Desmond Lucky, anche questi ultimi due coinvolti nell’indagine per l’uccisione della giovane. 

Una grande operazione, quella condotta dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura di Macerata, che ha portato all’esecuzione di 27 arresti e alla ricostruzione della rete di spaccio a Macerata e fino a Treia e Passo di Treia. Alcuni soggetti sono ancora ricercati e un altro è stato ritrovato a Ferrara benché risultasse ospite in uno dei casolari gestiti dal Gus a Treia. 

Tutto ha avuto inizio con il ritrovamento del cadavere di Pamela Mastropietro: da lì si sono snodati due filoni di indagine, uno partito a fine febbraio e condotto dalla Squadra Mobile della Polizia di Stato diretta dal commissario Maria Raffaella Abbate: “È stata un’intensa attività che ha richiesto sia l’uso di strumentazioni sofisticate e sia di tecniche più tradizionali come i pedinamenti o gli appostamenti. Si trattava per lo più di soggetti extracomunitari e ciascun spacciatore aveva il suo ‘pacchetto clienti’. Trattava per lo più eroina, ma anche hashish all’occorrenza - spiega il commissario - e agiva un po’ come fosse un rappresentante. Con la nostra indagine siamo risaliti a 1.250 cessioni. Già a luglio avevamo emesso cinque provvedimenti restrittivi, ora altre 15 di cui 13 in carcere e gli altri due con l’obbligo di firma e dimora. Questa per noi è una conquista e una ricompensa per tutta l’attività svolta”. A capo della rete in questione c’era il nigeriano Osas Nelson Adoghe, di 35 anni

Ma che Macerata fosse stata divisa in tre zone (centro, nord e sud) per la gestione dello spaccio è quanto emerso dall’indagine svolta dai Carabinieri del reparto operativo di Macerata e da quelli della Compagnia di Tolentino: 4 i nigeriani finiti in carcere (tra cui sono compresi Awelima Lucky e Lucky Desmond già condannati con rito abbreviato a 8 e 6 anni) e 2 i nigeriani con l’obbligo di dimora e firma

le tre zone di Macerata

“Quella ricostruita con questa indagine - spiega il tenente colonnello Walter Fava, comandante del Reparto Operativo - era una fitta rete composta per lo più da nigeriani che si erano suddivisi la città di macerata in tre aree con accordi rigorosi di non invasione. A capo risultava Happiness Uwagbale”. Per rintracciare quest’ultimo ieri mattina era stata organizzata un’operazione volta a setacciare tre casolari di Treia in cui il Gus aleggia i richiedenti asilo con oltre 100 Carabinieri, unità cinofile ed elicotteri. L’uomo ricercato però non si trovava lì ed è stato trovato e catturato a Ferrara: “Era una gestione a cascata, in cui l’ indagato principale cedeva le dosi sia in prima persona che attraverso altri connazionali che, come costante modus operandi, nascondevano in bocca le dosi di eroina per poi consegnarle ai clienti dopo averne riscosso il pagamento. Il dato - aggiunge Fava - che conferisce rilevanza a questa attività è l’aver ricostruito un giro di spaccio di circa 2.800 cessioni (da maggio 2016 a giugno 2018) per proventi di circa 100mila euro”.

(Il tenente Antonio Masciarelli, il tenente colonnello Walter Fava e il colonnello Michele Roberti)

tenente Antonio Masciarelli colonello Walter Fava e colonello Michele Roberti

Dall’attività investigativa è emerso che l’eroina veniva approvvigionata nel territorio di Ancona da alcuni complici che ingerivano gli ovuli per occultarli. Il sistema era, per così dire, a “compartimenti stagni”, poiché tutte le persone coinvolte erano nigeriane, domiciliate in provincia ma senza fissa dimora. 

A coordinare le attività investigative è stato il Procuratore Giovanni Giorgio: “Raccogliamo i frutti dopo la triste vicenda di Pamela Mastropietro che per le forze dell’ordine è stata una frustata psicologica ed istituzionale. Questa rete di spaccio capillare ha caratterizzato la città e non a caso abbiamo anche il triste primato delle morti per overdose (quattro nell’ultimo anno, su 19 casi complessivi). Sono aumentate rispetto allo scorso anno. Mi preme evidenziare che tra i tossicodipendenti che hanno testimoniato - aggiunge - ci sono due ragazze, poi decedute per overdose, a testimonianza che queste persone avvertivano la loro condizione di vita sbagliata. L’attività investigativa è ancora in corso perché purtroppo sono tanti gli spacciatori e quindi andremo avanti”.

(Il Procuratore Giovanni Giorgio)

procuratore Giovanni Giorgio

Soddisfazione da parte del Questore Antonio Pignataro e del Comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Michele Roberti: “Macerata - afferma Pignataro - non è fabbrica della paura ma delle risposte e della sicurezza. Abbiamo investigatori di primo livello e i risultati raggiunti sono straordinari. Abbiamo dato alla città una risposta importante e il merito va soprattutto al Procuratore”.

(Il questore Antonio Pignataro)

il questore Antonio Pignataro

“Questi risultati sono la conseguenza di una strategia posta sul piano del contrasto e della prevenzione. Vogliamo aggredire la vendita ma anche l’acquisto. Abbiamo vinto una battaglia - precisa Roberti - ma la guerra è ancora in corso e continueremo a combattere per molto tempo”.

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