No alla violenza sulle donne. La proposta di Leonardi

Lunedì, 25 Novembre 2019 09:07 | Letto 731 volte   Clicca per ascolare il testo No alla violenza sulle donne. La proposta di Leonardi Quella di oggi è la data designata dall’Assemblea generale della Nazioni Unite per dire no alla violenza sulle donne. La decisione risale al 17 dicembre 1999 e l’Onu, per l’occasione, ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo importantissimo tema.  La data del 25 novembre fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi tenutosi a Bogotà nel 1981, in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente. In Italia solo dal 2005 alcuni centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti celebrano questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali. E chissà se mai un giorno si potrà festeggiare per l’eliminazione, davvero, della violenza contro le donne, visto che continuano ad essere tanti i casi, anche nelle Marche e che si rende sempre più urgente un’azione preventiva e non solo “curativa”.  A tal proposito, il consigliere regionale Elena Leonardi, di Fratelli d’Italia, annuncia una mozione per istituire un centro di trattamento per gli uomini che maltrattano le donne. “Il Dipartimento nazionale tutela vittime di Fratelli d’Italia, di cui sono membro – ha spiegato Leonardi – porta avanti numerose battaglie a difesa delle vittime, nell’ambito sia di violenze di genere, abusi, violenze psicologiche, ma anche a riguardo di vittime della strada,  dell’amianto, della mafia, per dare voce a chi nella vita ha dovuto subire soprusi e ingiustizie ed anche a chi, spesso, voce non ha più. Così quest’anno il Dipartimento si è fatto promotore di una proposta per l’istituzione dei centri di trattamento per uomini maltrattanti, già presenti in numerose regioni italiane e grandi città”. Si tratta di centri che possono essere, per il consigliere, una formula per diffondere la prevenzione e l’educazione ma anche e soprattutto realtà che propongono attività multidisciplinari, con staff professionista composto da psicologi, psicoterapeuti, psichiatri e educatori, rivolte sia a chi si è fatto colpevole di atti violenti, sia a chi sta subendo una violenza da parte di un famigliare, sia a persone preoccupate da situazioni perpetuate da persone conosciute, ma anche operatori del settore. L’obiettivo è anche quello di affiancare chi ha commesso un atto di violenza per scongiurare recidive o il verificarsi di conseguenze estreme. “Dove questi percorsi sono stati già sperimentati infatti è stato possibile verificare nei soggetti maltrattanti una minore inclinazione alla violenza e alla recidivi. Qualcosa si muove anche nel panorama marchigiano: secondo il report annuale regionale, che sarà presentato in Consiglio giovedì prossimo e del quale sono relatrice di minoranza, nel 2018 sono state 534 le donne che si sono rivolte agli sportelli antiviolenza, 125 denunce in più rispetto al 2017, nel quale erano state 409. Un dato che stando al report non significa un aumento dei maltrattamenti ma una maggiore consapevolezza delle vittime che decidono di denunciare”. Ma visto che si può sempre fare di più, l’idea di Leonardi di proporre anche nella nostra regione un Ctm.
Quella di oggi è la data designata dall’Assemblea generale della Nazioni Unite per dire no alla violenza sulle donne. La decisione risale al 17 dicembre 1999 e l’Onu, per l’occasione, ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo importantissimo tema. 

La data del 25 novembre fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi tenutosi a Bogotà nel 1981, in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal considerate esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Il 25 novembre 1960, infatti, le sorelle Mirabal, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione, furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare. Condotte in un luogo nascosto nelle vicinanze furono stuprate, torturate, massacrate a colpi di bastone e strangolate, per poi essere gettate in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.

In Italia solo dal 2005 alcuni centri antiviolenza e Case delle donne hanno iniziato a celebrare questa giornata. Ma negli ultimi anni anche istituzioni e vari enti celebrano questa giornata attraverso iniziative politiche e culturali.

E chissà se mai un giorno si potrà festeggiare per l’eliminazione, davvero, della violenza contro le donne, visto che continuano ad essere tanti i casi, anche nelle Marche e che si rende sempre più urgente un’azione preventiva e non solo “curativa”. 

A tal proposito, il consigliere regionale Elena Leonardi, di Fratelli d’Italia, annuncia una mozione per istituire un centro di trattamento per gli uomini che maltrattano le donne. “Il Dipartimento nazionale tutela vittime di Fratelli d’Italia, di cui sono membro – ha spiegato Leonardi – porta avanti numerose battaglie a difesa delle vittime, nell’ambito sia di violenze di genere, abusi, violenze psicologiche, ma anche a riguardo di vittime della strada,  dell’amianto, della mafia, per dare voce a chi nella vita ha dovuto subire soprusi e ingiustizie ed anche a chi, spesso, voce non ha più. Così quest’anno il Dipartimento si è fatto promotore di una proposta per l’istituzione dei centri di trattamento per uomini maltrattanti, già presenti in numerose regioni italiane e grandi città”. Si tratta di centri che possono essere, per il consigliere, una formula per diffondere la prevenzione e l’educazione ma anche e soprattutto realtà che propongono attività multidisciplinari, con staff professionista composto da psicologi, psicoterapeuti, psichiatri e educatori, rivolte sia a chi si è fatto colpevole di atti violenti, sia a chi sta subendo una violenza da parte di un famigliare, sia a persone preoccupate da situazioni perpetuate da persone conosciute, ma anche operatori del settore. L’obiettivo è anche quello di affiancare chi ha commesso un atto di violenza per scongiurare recidive o il verificarsi di conseguenze estreme. “Dove questi percorsi sono stati già sperimentati infatti è stato possibile verificare nei soggetti maltrattanti una minore inclinazione alla violenza e alla recidivi. Qualcosa si muove anche nel panorama marchigiano: secondo il report annuale regionale, che sarà presentato in Consiglio giovedì prossimo e del quale sono relatrice di minoranza, nel 2018 sono state 534 le donne che si sono rivolte agli sportelli antiviolenza, 125 denunce in più rispetto al 2017, nel quale erano state 409. Un dato che stando al report non significa un aumento dei maltrattamenti ma una maggiore consapevolezza delle vittime che decidono di denunciare”. Ma visto che si può sempre fare di più, l’idea di Leonardi di proporre anche nella nostra regione un Ctm.


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