I lavoratori di Elica dicono sì all’ipotesi di accordo tra la proprietà, le sigle sindacali dei metalmeccanici e le Rsu di stabilimento. Hanno votato in 469 lavoratori, dei quali 426 si sono detti favorevoli. Soddisfazione dalle segreterie della Fim, Fiom e Uilm, che ora auspicano un futuro sul territorio per l’azienda leader nelle cappe aspiranti. I dipendenti della ditta fabrianese erano chiamati a esprimersi sull’intesa siglata al Mise la scorsa settimana, accordo che ha rovesciato le ipotesi dei massicci tagli al personale sorte negli scorsi mesi. Da 409 a nessun licenziamento, con il numero degli esuberi più che dimezzato: saranno solo 150 quelli da gestire in una fase comunque delicata per l’azienda.

Nel dettaglio l’accordo prevede l’attivazione del contratto di solidarietà e il mantenimento del posto di lavoro per tutti i dipendenti. Dal prossimo marzo si entrerà in regime di cassa integrazione, a rotazione fino a un massimo di 36 mesi, e saranno attivati gli incentivi per l’esodo volontario fino a 75mila euro. Previsto anche un supporto alla ricollocazione dei lavoratori presso i fornitori e il servizio di consulenza per il ricollocamento in nuove attività. Lo stabilimento di Castelfidardo, addetto alla componentistica dei motori, potrebbe riassorbire una parte del personale in sovrannumero a Cerreto d’Esi – dipartimento comunque destinato alla chiusura, i dipendenti saranno trasferiti a Mergo – e Mergo, appunto, per il quale si ipotizza addirittura il rientro dalla Polonia di alcuni comparti produttivi di alta gamma, fino a 200mila unità di prodotto. Un percorso inverso rispetto a quello, drammatico, che sembrava dover coinvolgere gli stabilimenti dell’alto anconetano.

Per il prossimo biennio, sono inoltre previsti investimenti per 7 milioni e mezzo di euro in prodotti e processi, oltre a percorsi formativi necessari alle nuove tipologie di produzione e alla mobilità tra reparti per garantire lavoro a tutte le persone che resteranno in Elica. Nel sito che ospitava il dipartimento di Cerreto d’Esi è previsto un piano di reindustrializzazione, che potrebbe offrire nuove opportunità occupazionali all’entroterra fabrianese.

l.c.
Nella giornata di ieri Fabriano è scesa in strada per contestare la vertenza che porterà alla delocalizzazione di Elica. Tre ore di “maxisciopero”, con i lavoratori del distretto elettrodomestici che si sono astenuti dal lavoro, occupando la strada statale che da Ancona porta in città. Erano quasi in mille, non solo cittadini e lavoratori, ma anche esponenti della politica locale e regionale, con la seduta del consiglio regionale appositamente rinviata per prendere parte alla manifestazione. I vertici dell’azienda insistono sulla inderogabilità della vertenza, e la politica fa quadrato intorno al tema, superando gli schieramenti ideologici.

Simona Lupini, consigliera regionale del Movimento 5Stelle e già parte dell’amministrazione comunale fabrianese, ha rimarcato l’importanza di un segnale così forte dalla politica, ma sottolinea come il futuro delle aree interne e dei loro distretti produttivi debba passare necessariamente da un cambio di marcia nella gestione delle crisi: “Non più rincorrere le emergenze, ma anticiparle – ha detto –. Il nostro territorio ha ancora delle eccellenze, e le misure a contrasto della delocalizzazione non devono più essere così tardive e dai connotati tipici dell’assistenzialismo. Dovremo essere capaci di anticipare queste situazioni emergenziali: in questo senso ci siamo attivati con la viceministra del MISE, Alessandra Todde. Dall’azienda abbiamo incontrato però un atteggiamento di chiusura: diventa davvero difficile così trovare una mediazione”.

“Le delocalizzazioni spesso ci trovano impreparati, ci mettono nella condizione di dover rincorrere le emergenze sociali ed economiche che le seguono – ha proseguito Lupini –. La politica ieri ha saputo dare il segnale di unità necessario nell’affrontare questi momenti. L’imperativo deve essere quello di saper rendere nuovamente attrattive le nostre zone per gli imprenditori. La nostra Regione ha ancora un know how importante da valorizzare: dobbiamo saperlo incentivare. Per farlo è necessario avere un’intesa politica in asse con il Governo , metterci intorno a un tavolo – lo abbiamo proposto anche in Regione – per creare una nuova filiera che ridia slancio a questi distretti. Con l’Onorevole Terzoni abbiamo richiesto anche delle agevolazioni tipiche delle aree del sud – conclude la consigliera –: le Marche sono in transizione, vanno trattate con la massima attenzione e devono poter avere a disposizione strumenti di gestione delle crisi adeguati alle problematiche oggi in atto”.

l.c.
Istituire una Zona Economica Speciale per risolvere le problematiche nate a seguito della vertenza Elica. È questa la proposta avanzata tra i banchi della maggioranza nell’ultimo consiglio comunale della città di Jesi. L’assise si è anche espressa favorevolmente sull’intenzione di interagire con il Comune di Fabriano, affiancando l’amministrazione Santarelli al tavolo permanente istituito a seguito della crisi che ha colpito le industrie del settore bianco, distintive del fabrianese, e di favorire il dialogo tra i vertici aziendali e le istituzioni.

Il dialogo è anche la direzione indicata dal viceministro Todde, ma nonostante questo le posizioni tra le due parti continuano a essere distanti: i vertici Elica sottolineano la necessità assoluta di rispettare il piano industriale che prevede la riduzione dei volumi produttivi per più dei due terzi (da 1 milione e 400 mila a meno di 400 mila), la chiusura di alcuni reparti a Mergo e la chiusura dello stabilimento di Cerreto d’Esi, con la successiva delocalizzazione delle linee produttive in Polonia. Le motivazioni sarebbero riconducibili alla salvaguardia della capacità competitiva e al superamento della crisi che da anni investe il settore. Decisamente contrario il punto del Movimento 5Stelle Marche, con la consigliera Simona Lupini che già nelle scorse settimane aveva sottolineato come fosse impensabile sacrificare la comunità fabrianese e limitrofa in nome dei profitti per gli azionisti.

La posizione a Fabriano, espressa dal sindaco Gabriele Santarelli, è allineata a quella della consigliera Lupini. Restano però delle perplessità legate alla fattiva utilità dell’istituzione della ZES: secondo Santarelli le strategie di contrasto alla crisi economica che ha investito il distretto in esame devono inquadrarsi in una logica di prevenzione e di incentivo per le aziende, mentre i provvedimenti attivati, o che lo saranno in queste settimane, sono tardivi: “La situazione del caso Elica è in stallo: i vertici dell’azienda hanno ribadito al Ministero l’intenzione di procedere con il piano senza lasciare spazio al dialogo, se non per la questione del sostegno alle persone che perderanno il posto. Il tavolo d’incontro ha decisamente rigettato questa posizione. La proposta arrivata da Jesi sarà senz’altro oggetto di discussione – ha commentato Santarelli –, e dobbiamo, vista l’attenzione mediatica che il caso ha suscitato, iniziare a ragionare sulle strategie da mettere in atto in appoggio alle aziende che operano sul territorio e che hanno intenzione di restarci e di continuare a investire. È molto più probabile avere successo agendo in questa direzione, piuttosto che tentare di fermare un piano su cui Elica sembra non avere alcuna intenzione di fare dietrofront e che per altro è già stato avviato. Purtroppo questo non sembra un provvedimento che possa avere margini di discussione: va bene tentare un dialogo, così come fatto per altre situazioni simili in passato, ma il modus operandi in futuro dovrà essere quello di sollecitare Ministero e Regione, due organi che hanno la capacità finanziaria di fare opposizione a questi processi, per far sì che possano intervenire per sostenere le aziende e prevenire queste logiche di delocalizzazione. Un’altra proposta al tavolo – conclude il sindaco di Fabriano – è stata quella di incentivare le aziende a investire sul territorio e creare una filiera: la componentistica viene spesso acquistata all’estero, sarebbe invece opportuno creare un distretto che sappia esaudire tutte le esigenze del comparto. Chiediamo di essere ascoltati e di agire con progettualità piuttosto che trovarsi a dover ragionare sulle crisi”.

l.c.
Fare chiarezza sul piano di riorganizzazione industriale 2021-2023 di Elica spa. È quanto chiede a gran voce il consigliere regionale delle Marche per il Partito Democratico Romano Carancini, secondo il quale un’azienda i cui dati degli ultimi anni mostrano un fatturato in crescita deve fornire delle spiegazioni sui motivi di un’operazione inaccettabile e dall’impatto impressionante sulle persone e su un territorio martoriato già da anni. Inaccettabile il piano industriale della multinazionale di Fabriano, leader mondiale delle cappe aspiranti, quotata in Borsa nel segmento Star che ha comunicato oltre 400 esuberi sui 560 dipendenti totali , riduzione di produzione e commesse che finiranno in Polonia. “Credo che occorra fare chiarezza sul perché- afferma Carancini -. Un’azienda che promuove i propri prodotti facendo riferimento al territorio e alle persone è assolutamente ingiustificato che rifiuti di spiegare quello che sta accadendo.
Se noi andiamo ad osservare i dati economici di Elica riferiti agli ultimi due anni, 2019 e 2020-
dice Carancini- non possiamo che notare che sono dati positivi. Abbiamo dati tecnici molto significativi che dimostrano che il margine operativo lordo che è dato indicativo, cresce del 42 % , passa cioè da 28mln del 2018 ai 42 circa del 2019. La marginalità cresce dal 6 all’8 e c’è addirittura un risultato positivo di circa 5 mln. Dati che vanno affinati ma fondamentali per capire. Il 2020 nonostante il Covid riesce inoltre a far sì che Elica porti a casa risultati assolutamente positivi e contenga i risultati relativi al margine utile e operativo lordo; Elica inoltre nei primi mesi del 2021 cresce nel segmento della borsa del 7 per cento; in un anno cresce del 28,99 per cento e, se andiamo a guardare gli ultimi 5 anni è cresciuta del 77 per cento. La domanda che allora sorge spontanea non può essere che quella del perché? Non può essere che ci sia una ragione relativa ad una crisi. L’azienda non è affatto in crisi e questo è un dato di fatto. E allora dove andiamo a cercare? Io credo che non si tratti di accanimento verso un territorio ma è probabilmente l’effetto. Mi chiedo se non vi siano invece altre operazioni sotterranee quali ad esempio la vendita delle partecipazioni,  altrimenti non si spiegherebbe. E’ un fatto di una gravità assoluta- continua Carancini- . Ecco perché nel 2020 e dunque subito dopo l’ultimo trimestre, Elica ha sostanzialmente chiesto agli operai dipendenti il riempimento dei magazzini e aggiungo che, da questo punto di vista, l’impegno della forza lavoro di questi anni con Elica nei rapporti sindacali è stato di una disponibilità assoluta. Perché non hanno condiviso, perché non spiegano le vere ragioni?
Se il fatturato c’è se l’azienda cresce, quali sono le vere ragioni?- rimarca Carancini- . La domanda andrebbe fatta a Casoli che evidentemente resta indifferente; da capitano d’impresa, si scorda dei propri dipendenti e poi promuove il proprio prodotto esaltanto i termini della comunità e del territorio. L'etica è un elemento che fa grande l'imprenditore perché ricevere e non restitutire, non far parte di un processo di partecipazione, è davvero uno schiaffo inaccettabile per le persone che in quell'azienda hanno lavorato e lavorano da tanti anni”.

c.c.
"Bene la solidarietà, ma ci ascoltino quando abbiamo delle proposte per il territorio".
È ferma la posizione del sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, in merito alla situazione dell'azienda Elica che conta 409 esuberi su 560 dipendenti totali del comprensorio, la chiusura dello stabilimento a Cerreto D'Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nelle sedi di Fabriano, Cerreto e Mergo. 

"La nostra posizione è chiaramente quella di cariche che in questo momento chiedono di essere ascoltate - dice Santarelli - . Come sindaci ci troviamo purtroppo a dover commentare troppo spesso notizie di questo tipo. Siamo sempre pronti a testimoniare la nostra vicinanza e la disponibilità ad intervenire con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, ma che purtroppo sono davvero pochi.
Come sindaci possiamo senibilizzare, ma non abbiamo le capacità e le possibilità di intervenire direttamente. Chiediamo di essere ascoltati quando proponiamo ai tavoli regionali e del governo dei progetti concreti, perchè al di là dell'espressione della solidarietà in queste occasioni particolari, vorremmo provare anche a portare delle novità e possibilità sul territorio.
Noi siamo a contatto con tanti soggetti - prosegue - tra cui anche l'università, con cui portiamo avanti progettualità interessanti, ma devo purtroppo ammettere che facciamo fatica a farci ascoltare e trovare interlocutori pronti a sviluppare insieme a noi queste idee. Ben venga la solidarietà - dice - , ma se vogliamo uscire da questa situazione bisogna iniziare a mettere sul tavolo anche qualcosa di concreto, al di là del tentativo di salvare il salvabile. Anche in questa situazione, quando verremo chiamati ai tavoli di confronto, porteremo la nostra esigenza: quella di essere ascoltati anche fuori dai tavoli di crisi".

GS




Vertenza Elica: il piano strategico dello scorso 31 marzo ha previsto 409 esuberi su 560 dipendenti totali del comprensorio, la chiusura dello stabilimento a Cerreto D'Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate oggi nelle sedi di Fabriano, Cerreto e Mergo. Una situazione drammatica, in un territorio già contraddistinto da un alto tasso di disoccupazione.

Anche l’Arcivescovo Francesco Massara ha lanciato il suo appello alle istituzioni e alla proprietà dell'azienda: “Sono giorni di dramma individuale e collettivo quelli che stiamo vivendo nella diocesi di Fabriano e Matelica. All’ ‘Elica’, una delle principali aziende di un territorio già ad elevato tasso di disoccupazione, sono stati annunciati oltre quattrocento esuberi. Una voragine sociale minaccia il futuro anche dei lavoratori dell’indotto spingendo verso il fallimento un’intera filiera. Sono le ditte del comparto delle cappe aspiranti che tradizionalmente sono un punto di forza del nostro storico distretto dell’elettrodomestico. Un patrimonio di talenti professionali e capacità organizzative che non può essere disperso.  Tutto ciò richiede un intervento deciso e tempestivo delle istituzioni – prosegue Mons. Massara –. A livello sia regionale che nazionale. Dietro i numeri angoscianti degli annunciati licenziamenti ci sono persone e famiglie che soffrono e la Chiesa non farà mancare loro vicinanza e sostegno. La gravità del momento richiede alla proprietà dell’Elica profonda riflessione su una decisione così deflagrante. I responsabili istituzionali sono tenuti a prestare la massima attenzione per programmare subito la ripresa di un’area da un decennio al centro di devastanti processi di deindustrializzazione e delocalizzazione delle attività produttive. Non c’è tempo da perdere. Il 2021 è stato consacrato da papa Francesco a San Giuseppe per mettere i lavoratori e le famiglie sotto la protezione del patrono universale della Chiesa. In un recentissimo passato – continua l’appello – i dipendenti che ora vedono in pericolo la propria occupazione hanno dato prova di senso di responsabilità e di solidarietà approvando accordi sindacali sulla riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio pur di evitare il licenziamento di una parte dei loro colleghi. Hanno poi ascoltato progetti di rilancio dell’impresa quando gli ammortizzatori sociali sembravano una boccata d’ossigeno in vista di una riorganizzazione aziendale che non lasciava certo presagire questa prospettata riduzione di oltre il 90% della forza lavoro. Un fulmine a ciel sereno. Un macigno sulle spalle di tanti. Nei prossimi giorni è prevista l’apertura di un tavolo di crisi alla Regione Marche e il nostro auspicio è che un’analoga iniziativa venga adottata al più presto anche al ministero per Sviluppo economico. A tutti i livelli, infatti,  vanno intraprese procedure di confronto tra le parti sociali per salvaguardare la dignità dei lavoratori e la continuità della produzione. Per scongiurare la chiusura degli stabilimenti nel nostro territorio, esorto tutti i deputati e senatori marchigiani, di ogni schieramento, a dar vita a una sinergia positiva e una costruttiva convergenza di intenti. Una significativa prova di unità sarebbe, ad esempio, quella di sollecitare a intervenire il governo attraverso un’interpellanza parlamentare trasversale. Ad essere in discussione è la tenuta del sistema economico e sociale dell’intero territorio, perciò invito le istituzioni a mobilitarsi fattualmente per accompagnare lo sviluppo di questa grave situazione verso una soluzione positiva. Diventa più povera e più debole una società che non si fa carico di lavoratori e famiglie che non chiedono assistenza né elemosina bensì un’azione concordata per superare una condizione collettiva di difficoltà.  Ho ascoltato il dolore di questi fratelli e sorelle  attraverso le loro dirette testimonianze. La Diocesi farà la sua parte – conclude l’Arcivescovo – per andare incontro alle necessità di chi non può essere lasciato andare alla deriva. L’impegno comune deve però essere quello di offrire congiuntamente un contributo concreto alla proiezione futura di un comparto nel quale al “saper fare” va riconosciuto un valore sociale e morale superiore alle miopi operazioni di tornaconto finanziario di breve respiro”.

“Sono molto soddisfatto  per il positivo esito dell'incontro, che testimonia ancora una volta quanto Unicam sia convinta e creda nella necessità della stretta collaborazione tra Atenei ed imprese"

Così il rettore dell'Università di Camerino prof. Claudio Pettinari, al termine del meeting avvenuto nella sede dell'azienda iGuzzini Illuminazione al quale, oltre alla delegazione Unicam composta da docenti  della Scuola di Scienze e Tecnologie, hanno partecipato i rappresentanti di alcune delle maggiori realtà imprenditoriali marchigiane, quali ICA, Clementoni, Tod's, Elantas ed Elica.

L'incontro ha permesso di delineare i principali aspetti di un Master universitario che Unicam sta organizzando per il prossimo anno accademico e che si avvarrà della collaborazione e delle professionalità delle sei prestigiose realtà industriali marchigiane.  Si tratta di una specializzazione altamente professionalizzante sul tema dei Materiali, la loro innovazione e la loro gestione su tutto il ciclo di vita. 

Il Master che sarà attivato, rappresenta un percorso di studi unico in Italia, che colma una lacuna nella preparazione specifica di metodo di approccio nel settore dei materiali e, nasce dalla proficua esperienza dell’Università di Camerino con diverse ed importanti realtà del mondo imprenditoriale.

Il processo di progressiva trasformazione dell'industria simbolizzato dalla dicitura “Industria 4.0” che interessa l'economia e la società, richiede proprio la formazione di nuove professionalità frutto della proficua sinergia tra atenei e aziende ed è in questa direzione che va il nuovo percorso formativo.

"Il futuro dei nostri giovani e dei nostri territori- ha detto il rettore -  passa anche per questa proficua e costante sinergia e collaborazione”.

L'incontro ha rappresentato anche la prima visita ufficiale del rettore Pettinari all’azienda recanatese ed il Presidente di iGuzzini Illuminazione, Adolfo Guzzini, ha avuto l’occasione di illustrargli l'azienda e la sua costante ricerca di eccellenza e innovazione.   

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