Nuova impennata nei prezzi del metano. Dopo la tregua delle scorse settimane, con il costo sceso nuovamente sotto i due euro al chilo, dall’inizio di questa settimana i prezzi del gas naturale liquido sono tornati a salire, sfondando nuovamente la soglia dei 2,50 euro per ogni chilo. Aumenti inarrestabili sin dalla scorsa estate, quando un chilo di metano costava meno di un euro.

A Taccoli, San Severino Marche, la colonnina segna 2,799 euro al chilo; 2,499 alla Cdc.L a Canepina di Camerino. Lungo la 361 Septempedana a Berta (Treia), al distributore di Adriano Staffolani, il prezzo è leggermente più basso: servono 2,199 euro per fare un chilo di metano. «Siamo stati costretti ad alzare nuovamente il prezzo – commenta proprio Staffolani –. Dalla fine della scorsa settimana sono emerse nuove difficoltà nell’acquisto di metano da parte dei distributori e il prezzo per il consumatore finale è aumentato di conseguenza. Siamo saliti di 20 centesimi negli ultimi sette giorni, passando da 1,799 euro a 1,999. Poi giusto l’altro giorno abbiamo dovuto aumentare nuovamente fino a 2,199. Non sappiamo quali saranno gli sviluppi nei prossimi giorni, la situazione non è chiara».

Il distributore di Staffolani era stato tra i primi ad accusare il colpo durante la prima ondata di aumenti nello scorso dicembre. Nei giorni immediatamente precedenti lo scorso Natale, infatti, il titolare aveva deciso, in accordo con l’AMA s.r.l., società che gestisce il suo e altri distributori in provincia di Macerata, di chiudere il rifornimento. Il prezzo da fissare allora per garantirsi un margine di guadagno avrebbe superato i 3 euro al chilo, troppo per restare competitivi sul mercato.
Manca la segnalazione dei prezzi visibile dalla carreggiata, distributore di metano multato dalla Guardia di finanza. È successo nell’entroterra maceratese, dove una stazione di rifornimento di metano e gpl è stata sanzionata dai finanzieri per non aver esposto i prezzi dei carburanti secondo la normativa prevista dalla legge. Il prezzario era infatti visibile solamente sulle colonnine di rifornimento. Ulteriori indagini della Finanza hanno portato alla luce anche le mancate comunicazioni al Ministero dello Sviluppo Economico sui prezzi e sulle variazioni applicate ai carburanti nell’ultimo periodo. Per le fattispecie contestate al distributore è stata applicata una sanzione compresa tra 516 e 3.098,74 euro.

La Guardia di Finanza fa sapere come «i controlli sui distributori siano finalizzati non solo a garantire il corretto assolvimento degli obblighi impositivi ma anche il regolare funzionamento dei sistemi di erogazione, la qualità del prodotto venduto, il rispetto della normativa in tema di trasparenza dei prezzi al consumatore e, soprattutto, la riduzione di tali prezzi per effetto dei recentissimi tagli alle accise disposti dal Governo».
Prezzi troppo alti e margini ridottissimi. Il caro prezzi che ha colpito il metano porta alla prima chiusura di un distributore in provincia. Adriano Staffolani, titolare dell’officina omonima tra i Comuni di Treia e San Severino Marche, stamattina non ha aperto. Troppo alto il prezzo che avrebbe dovuto fissare, troppo ridotti i margini di guadagno se il prezzo stabilito fosse rimasto sotto i 3 euro al chilo. Da qui la decisione di restare chiuso almeno fino a Capodanno, concentrandosi soltanto sul lavoro in officina.

“Una scelta obbligata – dice Staffolani –. In accordo con la AMA s.r.l., che gestisce il mio e altri distributori in provincia, avremmo dovuto fissare il prezzo a 3 euro al chilo: sarebbe stato inverosimile pensare di essere competitivi sul mercato. Allo stesso tempo un prezzo più basso per il consumatore significherebbe andare di rimessa. Fino a Capodanno resteremo chiusi”.

La scure del caro prezzi che nell’ultimo mese si è abbattuta sul metano ha colpito di nuovo. Da stamattina un’altra impennata nei costi di quello che fino a due mesi fa era il carburante del risparmio. La situazione non è migliore a Taccoli dove un altro distributore, seppur restando in servizio, ha fissato i prezzi oltre i 2,50 euro al chilo. Negli ultimi mesi il rincaro sfiora il 300 percento: a fine estate il costo era al di sotto dell’euro.

Alla base del problema e del nuovo rincaro ci sarebbe la forte diminuzione di flusso nel gasdotto Yamal Europe, che dalla Russia spedisce il metano in Germania: da sabato le quantità in arrivo dall’Est Europa sono drasticamente diminuite. I parlamenti di diversi Paesi europei puntano il dito contro la Russia e imputano il caro prezzi alla tesa situazione politica in Ucraina, mentre dal Cremlino arrivano smentite: secondo il governo russo la questione sarebbe puramente commerciale.

l.c.

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