Tavolo di indirizzo per il Corso di Laurea Classe L43 di Unicam.

Mercoledì, 19 Settembre 2018 18:11 | Letto 1211 volte   Clicca per ascolare il testo Tavolo di indirizzo per il Corso di Laurea Classe L43 di Unicam. Un tavolo di indirizzo, convocato dal rettore dell’università di Camerino Claudio Pettinari, si è riunito nella sede del rettorato, per approfondire i contenuti e gli obiettivi di una possibile ristrutturazione del Corso di Laurea triennale Classe di laurea L43 in “Tecnologie e diagnostica per la conservazione e il restauro” della Scuola di Architettura. Presieduto dal rettore, vi hanno preso parte i principali soggetti istituzionali, Mibact, Soprintendenza archeologia- belle arti e paesaggio Marche, esperti nel settore dei beni culturali, l’arcivescovo Francesco Brugnaro, il gruppo di lavoro di Unicam e le ditte di restauro interessate. Centrali nel confronto, le diverse argomentazioni attraverso le quali, prendendo in esame il corso di laurea attivo da anni all’interno della Scuola di Scienze e tecnologie, rendere più vicino alle esigenze attuali il percorso interdisciplinare, anche alla luce dei recenti eventi sismici e, in conseguenza di un sempre più diffuso interesse verso gli aspetti legati alla valorizzazione, tutela e salvaguardia dei Beni culturali. A nome del comune di Camerino, era presente la curatrice dei musei civici Barbara Mastrocola, la quale ha sottolineato l’importanza della sinergia tra istituzioni nell’individuare una figura professionale che sia competente e in grado di valorizzare il patrimonio del territorio del cratere. Tra i maggiori interessati alla tutela, conservazione e valorizzazione, l’arcidiocesi di Camerino San Severino Marche, proprietaria di una preziosa ricchezza in beni artistici e culturali. Di particolare rilievo, l’intervento dell’arcivescovo Francesco Brugnaro. Senza addentrarsi specificamente nella determinazione concreta di come ricostituire il Corso di laurea dell’ateneo, l’arcivescovo ha voluto anzitutto evidenziare come non si possa ragionare di un Corso, senza parlare del territorio: “ Il territorio è il punto di riferimento delle più diverse competenze: al suo interno, c’è chi fa il chimico, chi il restauratore, chi il soprintendente. Tutte queste competenze insieme, debbono capire quali siano le esigenze del territorio e, con un atteggiamento plurale dal punto di vista tecnico-scientifico, debbono raggiungere lunità della difesa del patrimonio, il mantenimento e il miglioramento delle opere del territorio. C’è poi un duplice aspetto di scientificità- ha proseguito Brugnaro-: la scientificità è quella chimica, quella matematica, ma cè anche la scientificità dellesperienza che non può prescindere dall’ arte, dal bello, dalla poesia, dalla letteratura e da tutto quello che è legato al patrimonio artistico, sia architettonico che museale e che ha delle competenze che gli appartengono, dovute allindagine storica. Bisogna pertanto che le competenze degli uni, non vadano a danno delle competenze degli altri. Altro aspetto, è domandarsi su quale patrimonio luniversità eserciterà la sua competenza – ha continuato- in quanto, di per sé, il patrimonio appartiene al territorio, ai musei, alle chiese, a famiglie private che, normalmente, non hanno rapporto con luniversità”. Da ultimo, l’arcivescovo ha auspicato che la figura professionale di riferimento della Classe L43, possa rappresentare un convergere di più competenze. “Sulle opere d’arte, quelle più delicate o quelle più semplici che non hanno avuto danni particolari, è necessario eliminare il fai da te e avere una garanzia degli interventi. In questo momento il territorio ha necessità di un convergere di competenze che tendano a unificare il loro intervento in maniera da permettere di continuare a godere nel futuro del patrimonio che si ha, innanzitutto, restituirlo alla custodia della gente che è già una buona custodia. In questo modo si favorirà anche l’arrivo del turismo e avremo un università che si qualificherà ulteriormente, non solo per la sua capacità nel generare dei chimici che sanno interpretare il colore, ma che, insieme alla competenza scientifica di quel genere, posseggano anche una competenza umanistica e storica (che non sono meno scientifiche) e una competenza delle tradizioni locali. Una figura che sia dunque completa in sé e, possa essere ancora più completa grazie ad altre competenze”. C.C.

Un tavolo di indirizzo, convocato dal rettore dell’università di Camerino Claudio Pettinari, si è riunito nella sede del rettorato, per approfondire i contenuti e gli obiettivi di una possibile ristrutturazione del Corso di Laurea triennale Classe di laurea L43 in “Tecnologie e diagnostica per la conservazione e il restauro” della Scuola di Architettura. Presieduto dal rettore, vi hanno preso parte i principali soggetti istituzionali, Mibact, Soprintendenza archeologia- belle arti e paesaggio Marche, esperti nel settore dei beni culturali, l’arcivescovo Francesco Brugnaro, il gruppo di lavoro di Unicam e le ditte di restauro interessate. Centrali nel confronto, le diverse argomentazioni attraverso le quali, prendendo in esame il corso di laurea attivo da anni all’interno della Scuola di Scienze e tecnologie, rendere più vicino alle esigenze attuali il percorso interdisciplinare, anche alla luce dei recenti eventi sismici e, in conseguenza di un sempre più diffuso interesse verso gli aspetti legati alla valorizzazione, tutela e salvaguardia dei Beni culturali. A nome del comune di Camerino, era presente la curatrice dei musei civici Barbara Mastrocola, la quale ha sottolineato l’importanza della sinergia tra istituzioni nell’individuare una figura professionale che sia competente e in grado di valorizzare il patrimonio del territorio del cratere. Tra i maggiori interessati alla tutela, conservazione e valorizzazione, l’arcidiocesi di Camerino San Severino Marche, proprietaria di una preziosa ricchezza in beni artistici e culturali. Di particolare rilievo, l’intervento dell’arcivescovo Francesco Brugnaro. Senza addentrarsi specificamente nella determinazione concreta di come ricostituire il Corso di laurea dell’ateneo, l’arcivescovo ha voluto anzitutto evidenziare come non si possa ragionare di un Corso, senza parlare del territorio: “ Il territorio è il punto di riferimento delle più diverse competenze: al suo interno, c’è chi fa il chimico, chi il restauratore, chi il soprintendente. Tutte queste competenze insieme, debbono capire quali siano le esigenze del territorio e, con un atteggiamento plurale dal punto di vista tecnico-scientifico, debbono raggiungere l'unità della difesa del patrimonio, il mantenimento e il miglioramento delle opere del territorio. C’è poi un duplice aspetto di scientificità- ha proseguito Brugnaro-: la scientificità è quella chimica, quella matematica, ma c'è anche la scientificità dell'esperienza che non può prescindere dall’ arte, dal bello, dalla poesia, dalla letteratura e da tutto quello che è legato al patrimonio artistico, sia architettonico che museale e che ha delle competenze che gli appartengono, dovute all'indagine storica. Bisogna pertanto che le competenze degli uni, non vadano a danno delle competenze degli altri. Altro aspetto, è domandarsi su quale patrimonio l'università eserciterà la sua competenza – ha continuato- in quanto, di per sé, il patrimonio appartiene al territorio, ai musei, alle chiese, a famiglie private che, normalmente, non hanno rapporto con l'università”. Da ultimo, l’arcivescovo ha auspicato che la figura professionale di riferimento della Classe L43, possa rappresentare un convergere di più competenze. “Sulle opere d’arte, quelle più delicate o quelle più semplici che non hanno avuto danni particolari, è necessario eliminare il fai da te e avere una garanzia degli interventi. In questo momento il territorio ha necessità di un convergere di competenze che tendano a unificare il loro intervento in maniera da permettere di continuare a godere nel futuro del patrimonio che si ha, innanzitutto, restituirlo alla custodia della gente che è già una buona custodia. In questo modo si favorirà anche l’arrivo del turismo e avremo un' università che si qualificherà ulteriormente, non solo per la sua capacità nel generare dei chimici che sanno interpretare il colore, ma che, insieme alla competenza scientifica di quel genere, posseggano anche una competenza umanistica e storica (che non sono meno scientifiche) e una competenza delle tradizioni locali. Una figura che sia dunque completa in sé e, possa essere ancora più completa grazie ad altre competenze”.

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