Rischio spopolamento aree interne. Morgoni: "Urgono misure di sostegno diversificate"

Giovedì, 03 Gennaio 2019 18:39 | Letto 2226 volte   Clicca per ascolare il testo Rischio spopolamento aree interne. Morgoni: "Urgono misure di sostegno diversificate" Rischio di spopolamento e degrado del tessuto produttivo nelle aree interne amplificati a dismisura dalla devastazione del sisma, richiedono misure di sostegno economico diversificate e più incisive. Ne è sicuro lon. Mario Morgoni (Pd) della commissione Ambiente di Montecitorio che ieri, ha visitato Ussita accompagnato dal tecnico Angelo Cipro e dal segretario regionale di Federcontribuenti Marche Maria Teresa Nori. Una visita che è servita a rafforzare la propria convinzione sull’urgenza di rivedere la perimetrazione del cratere sismico, soprattutto in termini di rilancio e di prospettiva futura. “ Le criticità già preesistenti delle aree interne e sensibilmente  aggravate dal sisma- dice il parlamentare del PD- richiedono una programmazione specifica e di forte rilancio; è necessario un lavoro di buonsenso fatto insieme tra maggioranza e opposizione. L’impressione è che man mano che si va avanti, si vede quale divario vi sia tra alcune delle realtà come quella che ho visitato ieri, e altre della provincia di Macerata  anche vicine. Non possiamo curare allo stesso modo zone colpite in modo massiccio dal terremoto, fortemente compromesse  non solo nel tessuto edilizio ma anche in quello socio-economico e, realtà che hanno invece riportato danni più marginali, la cui riparazione diventa lunico elemento di risposta necessaria. Visitando Ussita (e credo che andando avanti nel tempo le problematiche si faranno ancora più  drammatiche), ho rafforzato la consapevolezza  della necessità di una sorta di terapia shock in termini di ripresa delle attività produttive e della vita delle comunità, specialmente nelle aree più colpite e nelle aree interne, altrimenti,- sottolinea Morgoni-  credo che metteremo a rischio la stessa civiltà dellAppennino, perché  è una civiltà che rischia di scomparire. Occorre  intanto accelerare le procedure per la ricostruzione e per questo, occorre che il governo, aldilà delle timide risposte che ha cercato di dare, faccia molto di più per dotare strutture, Uffici della Ricostruzione e comuni, del personale e degli strumenti necessari per esaminare in tempi non biblici le pratiche e quindi, partire con slancio per quello che riguarda la ricostruzione vera.  E poi- aggiunge -  se vogliamo veramente aiutare chi è del posto a rimanere in quelle zone e incoraggiare anche qualcuno che possa avere la volontà e l’ambizione di investire in quelle zone offrendogli gli strumenti necessari, dal momento che c’è un territorio che non ha avuto solo danni ma un vero disfacimento del tessuto edilizio, economico e sociale, è lì che dobbiamo intervenire, in una fascia più circoscritta e individuata sulla base della gravità dei danni, mettendo  in atto misure incisive e durature di almeno un decennio. Credo che dovremmo concentrarci su questo, altrimenti, commetteremo un grosso errore e la politica darà un altro segnale negativo, quello di essere assoggettati solo alle esigenze di carattere elettorale senza  guardare invece a quelle che sono le esigenze vere, proposte dai fatti e dai problemi. Non ci sono terremotati di serie A o di serie B- precisa l’onorevole del PD- e la proposta non è di non ricostruire da qualche parte; ricostruire occorre dovunque, ma c’è qualche realtà, che non necessita solamente di riparare edifici, bensì di ricostruire un’idea di comunità, di società e di economia. E se noi non interveniamo su questo tema, faremo un danno all’intera comunità maceratese. Io abito a Porto Potenza Picena ma credo che se tutti anche dalla costa non si faranno carico di questa esigenza, il danno non sarà solo per chi vive in quelle zone montane ma si rifletterà sull’intero territorio della Regione Marche.Se lasciamo interi paesi rasi al suolo solo in attesa di una ricostruzione materiale, senza rianimare un tessuto economico che poi possa aiutare la gente a ritornare in qualche modo, se li lasciamo soli ad arrabattarsi nel cercare una soluzione, rischiamo il deserto di quelle aree. Io questa battaglia e questo tema  non ho intenzione di mollarlo perché - conclude il parlamentare-  voglio sapere dalla politica tutta, e lo chiedo anche alla mia parte, se sia serio, se sia responsabile o meno, se sia una risposta da dare o no, quella di diversificare con una intensità in termini inversi pari a quella che è stata l’intensità del terremoto. Ritengo che, maggiore è stata l’intensità del sisma in certe zone, maggiori debbano essere le misure da applicarsi”.     C.C.

Rischio di spopolamento e degrado del tessuto produttivo nelle aree interne amplificati a dismisura dalla devastazione del sisma, richiedono misure di sostegno economico diversificate e più incisive. Ne è sicuro l'on. Mario Morgoni (Pd) della commissione Ambiente di Montecitorio che ieri, ha visitato Ussita accompagnato dal tecnico Angelo Cipro e dal segretario regionale di Federcontribuenti Marche Maria Teresa Nori. Una visita che è servita a rafforzare la propria convinzione sull’urgenza di rivedere la perimetrazione del cratere sismico, soprattutto in termini di rilancio e di prospettiva futura. “ Le criticità già preesistenti delle aree interne e sensibilmente  aggravate dal sisma- dice il parlamentare del PD- richiedono una programmazione specifica e di forte rilancio; è necessario un lavoro di buonsenso fatto insieme tra maggioranza e opposizione. L’impressione è che man mano che si va avanti, si vede quale divario vi sia tra alcune delle realtà come quella che ho visitato ieri, e altre della provincia di Macerata  anche vicine. Non possiamo curare allo stesso modo zone colpite in modo massiccio dal terremoto, fortemente compromesse  non solo nel tessuto edilizio ma anche in quello socio-economico e, realtà che hanno invece riportato danni più marginali, la cui riparazione diventa l'unico elemento di risposta necessaria. Visitando Ussita (e credo che andando avanti nel tempo le problematiche si faranno ancora più  drammatiche), ho rafforzato la consapevolezza  della necessità di una sorta di terapia shock in termini di ripresa delle attività produttive e della vita delle comunità, specialmente nelle aree più colpite e nelle aree interne, altrimenti,- sottolinea Morgoni-  credo che metteremo a rischio la stessa civiltà dell'Appennino, perché  è una civiltà che rischia di scomparire. Occorre  intanto accelerare le procedure per la ricostruzione e per questo, occorre che il governo, aldilà delle timide risposte che ha cercato di dare, faccia molto di più per dotare strutture, Uffici della Ricostruzione e comuni, del personale e degli strumenti necessari per esaminare in tempi non biblici le pratiche e quindi, partire con slancio per quello che riguarda la ricostruzione vera.  E poi- aggiunge -  se vogliamo veramente aiutare chi è del posto a rimanere in quelle zone e incoraggiare anche qualcuno che possa avere la volontà e l’ambizione di investire in quelle zone offrendogli gli strumenti necessari, dal momento che c’è un territorio che non ha avuto solo danni ma un vero disfacimento del tessuto edilizio, economico e sociale, è lì che dobbiamo intervenire, in una fascia più circoscritta e individuata sulla base della gravità dei danni, mettendo  in atto misure incisive e durature di almeno un decennio. Credo che dovremmo concentrarci su questo, altrimenti, commetteremo un grosso errore e la politica darà un altro segnale negativo, quello di essere assoggettati solo alle esigenze di carattere elettorale senza  guardare invece a quelle che sono le esigenze vere, proposte dai fatti e dai problemi. Non ci sono terremotati di serie A o di serie B- precisa l’onorevole del PD- e la proposta non è di non ricostruire da qualche parte; ricostruire occorre dovunque, ma c’è qualche realtà, che non necessita solamente di riparare edifici, bensì di ricostruire un’idea di comunità, di società e di economia. E se noi non interveniamo su questo tema, faremo un danno all’intera comunità maceratese. Io abito a Porto Potenza Picena ma credo che se tutti anche dalla costa non si faranno carico di questa esigenza, il danno non sarà solo per chi vive in quelle zone montane ma si rifletterà sull’intero territorio della Regione Marche.Se lasciamo interi paesi rasi al suolo solo in attesa di una ricostruzione materiale, senza rianimare un tessuto economico che poi possa aiutare la gente a ritornare in qualche modo, se li lasciamo soli ad arrabattarsi nel cercare una soluzione, rischiamo il deserto di quelle aree. Io questa battaglia e questo tema  non ho intenzione di mollarlo perché - conclude il parlamentare-  voglio sapere dalla politica tutta, e lo chiedo anche alla mia parte, se sia serio, se sia responsabile o meno, se sia una risposta da dare o no, quella di diversificare con una intensità in termini inversi pari a quella che è stata l’intensità del terremoto. Ritengo che, maggiore è stata l’intensità del sisma in certe zone, maggiori debbano essere le misure da applicarsi”.    

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