Camerino, incontro su Decreto Sisma ed emendamenti

Domenica, 17 Novembre 2019 10:55 | Letto 1426 volte   Clicca per ascolare il testo Camerino, incontro su Decreto Sisma ed emendamenti Le novità introdotte dal Decreto sisma 2019 e le eventuali modifiche da inserire nell’iter legislativo della conversione in legge, centrali nell’incontro voluto dal Circolo del Partito Democratico di Camerino che si è svolto nella sala convegni del Contram. Partecipato dalla cittadinanza, vi hanno portato il loro contributo l’on. Mario Morgoni, l’assessore regionale Angelo Sciapichetti, il Consigliere regionale Francesco Micucci. Presenti i segretari del PD di Camerino Andrea Caprodossi e di Macerata Francesco Vitali, ai saluti del sindaco Sandro Sborgia, è seguito l’intervento di Francesco Micucci che, rispetto ad un lungo periodo di immobilismo, ha evidenziato il segno del cambio di passo del decreto che apre una fase nuova e per la prima volta caratterizzata da una discussione allargata al dibattito col Consiglio regionale. Cambio di rotta evidente secondo Micucci, anche nella serie di emendamenti e spunti che vanno nella direzione auspicata di una semplificazione e accelerazione degli aspetti burocratici. Diverse le modifiche proposte dalla Regione volte a depurare alcune criticità: chiesta la possibilità di strutturare un tavolo permanente tra Regione e Governo per ragionare sulle tematiche di sviluppo delle aree del cratere del sisma. Altro tema delicato, quello del personale dislocato negli USR e negli uffici di regione e comuni, di cui a garanzia di una certa stabilità e del mantenimento delle conoscenze acquisite, è stata chiesta la proroga almeno per due o tre anni. Di Camerino come punto di riferimento naturale di un territorio e come centro che deve avere l’ambizione di una nuova visione di futuro, ha parlato il deputato Mario Morgoni. Nel lungo intervento illustrativo del decreto varato dal governo, espressione della volontà di affrontare il problema in modo serio e organico, ha evidenziato che “a tre anni dall’inizio della sequenza sismica, nessuno ha la soluzione a portata di mano” ma cuore dello strumento è il sisma del Centro Italia e concentra gli interventi necessari a dare concretezza, con risultati auspicabilmente migliori di quelli finora conseguiti”. Il decreto emanato dal Governo, ha visto aprirsi più fasi caratterizzate dal confronto e dalle audizioni, dall’ elaborazione in Commissione e dalla presentazione di oltre 800 emendamenti.“ Segnale di un lavoro serio anche le interlocuzioni intervenute da tutti i soggetti ascoltati, per cui il decreto uscirà sicuramente diverso e, speriamo migliore di come è entrato. Lunedì’ 18, l’inizio dell’esame e il voto sugli emendamenti e, a metà settimana, l’approdo in aula”. Contiene la proroga dello stato di emergenza e quella dei mutui dei comuni la cui imperfetta formulazione verrà modificata nel testo definitivo. Il Governo ha poi garantita la messa in atto di tutte le proroghe riguardanti le 700 unità di personale attualmente al lavoro negli USR e nei comuni; ancora non attuata la previsione delle 200 unità di personale che comunque dovranno essere assunte, quota che si punta ad incrementare almeno di altre 100 unità. Sulle procedure di ricostruzione privata, il decreto interviene con un punto di svolta, portando a monte elementi per assicurare maggiore snellezza con la responsabilizzazione dei tecnici che dovrà vedere anche elementi di certezza, affinché l’assunzione di responsabilità avvenga all’interno di un perimetro nel quale il professionista possa sentirsi sufficientemente tranquillo. “Tutto questo non può mettere in discussione un punto dirimente rispetto alla ricostruzione privata - ha detto il deputato- e cioè che la responsabilizzazione del tecnico è ineludibile. Il problema riguarda anche la ricostruzione pubblica piuttosto ferma: su questo è ancora aperta una interlocuzione: i pareri del governo sugli emendamenti, li avremo domani e poi se ne tratterà in Commissione. Saranno da correggere anche le procedure propedeutiche all’affidamento dei lavori per la ricostruzione pubblica, ma su questo tema l’interlocuzione è difficile; fuori strada chi ha vagheggiato l’idea di una deregulation totale attraverso la quale fosse possibile dare risposte adeguate; il parametro non può essere nemmeno Genova, perché la condizione è del tutto diversa. Noi abbiamo un territorio che è anche peculiarità e caratteristiche che vanno salvaguardate ma, per fare una valutazione seria, dobbiamo anche pensare a un arco di 20-50 anni. Il discrimine impegnativo e difficile è quello tra una deregulation totale, che non è consentita e, dall’altro alto, una situazione che va valutata per come oggettivamente si presenta e che è diversa da quella che vivono realtà che dal sisma non sono state toccate. Un vincolo ha un’evidenza e una valutazione di un certo tipo a Civitanova Marche e deve avere una valutazione d’ altro tipo a Castelsantangelo o Camerino. E pertanto evidente che dobbiamo trovare una misura che consenta di operare e non mettere a rischio le caratteristiche di pregio e di valore che un territorio deve mantenere, specialmente se vuole avere una possibilità di riscatto e di nuovo futuro”. Altra questione primaria, lo sviluppo economico e la capacità di una comunità di produrre reddito. “Le piccole e micro imprese del nostro territorio- ha continuato Morgoni- sono quelle che già hanno sofferto e che in questa situazione rischiano di più ma, se si riesce a far nascere una situazione nuova, potrebbero avere più opportunità delle altre”. Su questo fronte nel decreto sono state introdotte due misure: si tratta dell’estensione al cratere della misura “Resto al sud “che finanzia il 100 per cento di progetti per soggetti fino a 46 anni con il 35 per cento del finanziamento a fondo perduto e il 65 per cento a tasso zero a carico dello Stato e la proposta è di ampliare la misura anche alle attività commerciali. E in un territorio dove l’agricoltura rappresenta un settore importante si cerca ora anche una risposta attraverso una misura già presente per alcune regioni del sud con l’impulso ad un’assunzione di responsabilità e di titolarità di aziende da parte dei giovani e con un intervento molto corposo capace di attuare un ricambio generazionale. “Tre in particolare i temi che abbiamo posto all’ordine del giorno: l’ uno riguarda una quota delle risorse stanziate per la ricostruzione pari al 4 per cento per progetti di sviluppo economico nella regione Marche che speriamo di portare a casa per la progettualità dei Nuovi sentieri. Poi c’è la Zona Franca Urbana che ancora non è partita e deve produrre qualche effetto ma, per attrarre investimenti da parte di chi ha voglia di farli, deve prevedere un percorso temporale più ampio d’intervento ( non limitato a 4-5 anni). Inserito in modo serio anche il tema della Zona Economica Speciale ul quale c’è la resistenza da parte del Governo che speriamo di superare. E’ chiaro che in queste valutazioni e specialmente nelle misure di incentivazione economica, deve entrare sempre più il tema di un intervento mirato alle situazioni oggettive che, nell’ambito del cratere, non sono uguali. E’ da tempo che porto avanti questa proposta; non credo che da qui in poi, si possa pensare a misure indistinte di sviluppo economico e-ha spiegato- in un territorio che presenta situazioni totalmente diverse e, soprattutto nell’entroterra più colpito, non possiamo pensare ad interventi dello stesso tipo di quelli applicabili in situazioni dove il ripristino dei soli immobili, di per sé significa il ritorno ad una normalità. A Camerino non si può parlare solo di recupero immobili, ma è necessario dare una spinta e un impulso molto più forte con misure differenziate”. A contrasto dello spopolamento delle zone interne più colpite, il deputato ha detto di aver proposto un emendamento, convinto che oltre alle misure di carattere economico, bisognerà prevedere delle incentivazioni perché le persone possano essere invogliate a venirci a vivere. La proposta è stata quella di estendere alle zone più ferite una misura della legge di Bilancio dello scorso anno prevista per le regioni del sud : i pensionati italiani o stranieri che abbiano maturato una pensione all’estero e decidano di venire a risiedere in questi territori, possano godere dello stesso trattamento fiscale del 7 per cento che c’è nelle regioni del sud. Altra proposta di Morgoni, demandare alle regioni un piano per agevolare la residenzialità nei centri più colpiti con incentivi alle giovani coppie per locazioni o tasse comunali. “Su tali questioni – ha continuato- noi dobbiamo far scaturire da parte del territorio una progettualità più forte e la capacità che i vari soggetti istituzionali ed economici, maturino punti di vista comuni, altrimenti la nostra voce sarà flebile e se in più sarà anche divisa e frammentata, non conterà nulla. Per essere forti dobbiamo sopperire a questa debolezza della politica, con la capacità di produrre progetti forti e andare con una voce sola dagli interlocutori,  per dare a questi territori una possibilità di riscatto. Se non facciamo questo, non sarà la disponibilità delle risorse a darci delle risposte”. Citando uno studio fatto nel 2014 dalla Banca d’Italia e riferito all’analisi di come hanno risposto dopo 20 anni le realtà del Friuli e dell’Irpinia colpite dal sisma, è stato evidenziato che rispetto ai territori circostanti che non erano stati toccati dal sisma, il Friuli ha registrato una crescita del 23 per cento di prodotto interno lordo. Al contrario in Irpinia, dopo 20 anni il Pil è sceso del 12 per cento “Ciò vuol dire – ha concluso Morgoni- che pur in presenza di risorse più o meno paragonabili, i risultati non sono paragonabili. Da un lato abbiamo una crescita e nuovo sviluppo, dall’altro il consolidarsi di una situazione di declino. Credo che anche noi siamo di fronte a questo bivio. Occorre utilizzare dunque bene le risorse, chiedere risorse ma su una progettualità che nasce dal territorio, fuori da tanti punti di vista troppo particolaristici e spiriti di campanile oggi ancora più accentuati ma che non sono giustificabili e non ci possiamo consentire, specialmente se vogliamo affermare una nuova idea di sviluppo”.Dall’assessore regionale Sciapichetti, una decisa puntualizzazione sui livelli istituzionali, fatta anche in risposta ai ripetuti attacchi rivolti alla Regione e in cui erroneamente sono state addossate all’Ente delle responsabilità: il Parlamento fa i decreti, il Commissario fa le ordinanze, la Regione al massimo dà l’intesa sul risultato e delle indicazioni. “I decreti li fa il Parlamento e, al di là di Morgoni e di due o tre deputati della Commissione, in Parlamento non c’è la percezione della gravità del fenomeno. Non sanno di cosa parlano e non vogliono capire cosa è successo e dopo la responsabilità viene addossata alla Regione”. L’assessore ha anche precisato che lattenzione della Regione è stata sempre alta e propositiva e che un decreto pur valido sotto diversi aspetti come il 180 dovesse essere modificato e sburocratizzato era noto da tempo, tantè che già all’ex premier Gentiloni, la Regione aveva inviato un corposo insieme di emendamenti migliorativi.cc
Le novità introdotte dal Decreto sisma 2019 e le eventuali modifiche da inserire nell’iter legislativo della conversione in legge, centrali nell’incontro voluto dal Circolo del Partito Democratico di Camerino che si è svolto nella sala convegni del Contram. Partecipato dalla cittadinanza, vi hanno portato il loro contributo l’on. Mario Morgoni, l’assessore regionale Angelo Sciapichetti, il Consigliere regionale Francesco Micucci. Presenti i segretari del PD di Camerino Andrea Caprodossi e di Macerata Francesco Vitali, ai saluti del sindaco Sandro Sborgia, è seguito l’intervento di Francesco Micucci che, rispetto ad un lungo periodo di immobilismo, ha evidenziato il segno del cambio di passo del decreto che apre una fase nuova e per la prima volta caratterizzata da una discussione allargata al dibattito col Consiglio regionale. Cambio di rotta evidente secondo Micucci, anche nella serie di emendamenti e spunti che vanno nella direzione auspicata di una semplificazione e accelerazione degli aspetti burocratici. Diverse le modifiche proposte dalla Regione volte a depurare alcune criticità: chiesta la possibilità di strutturare un tavolo permanente tra Regione e Governo per ragionare sulle tematiche di sviluppo delle aree del cratere del sisma. Altro tema delicato, quello del personale dislocato negli USR e negli uffici di regione e comuni, di cui a garanzia di una certa stabilità e del mantenimento delle conoscenze acquisite, è stata chiesta la proroga almeno per due o tre anni.
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Di Camerino come punto di riferimento naturale di un territorio e come centro che deve avere l’ambizione di una nuova visione di futuro, ha parlato il deputato Mario Morgoni. Nel lungo intervento illustrativo del decreto varato dal governo, espressione della volontà di affrontare il problema in modo serio e organico, ha evidenziato che “a tre anni dall’inizio della sequenza sismica, nessuno ha la soluzione a portata di mano” ma cuore dello strumento è il sisma del Centro Italia e concentra gli interventi necessari a dare concretezza, con risultati auspicabilmente migliori di quelli finora conseguiti”. Il decreto emanato dal Governo, ha visto aprirsi più fasi caratterizzate dal confronto e dalle audizioni, dall’ elaborazione in Commissione e dalla presentazione di oltre 800 emendamenti.“ Segnale di un lavoro serio anche le interlocuzioni intervenute da tutti i soggetti ascoltati, per cui il decreto uscirà sicuramente diverso e, speriamo migliore di come è entrato. Lunedì’ 18, l’inizio dell’esame e il voto sugli emendamenti e, a metà settimana, l’approdo in aula”. Contiene la proroga dello stato di emergenza e quella dei mutui dei comuni la cui imperfetta formulazione verrà modificata nel testo definitivo.
Il Governo ha poi garantita la messa in atto di tutte le proroghe riguardanti le 700 unità di personale attualmente al lavoro negli USR e nei comuni; ancora non attuata la previsione delle 200 unità di personale che comunque dovranno essere assunte, quota che si punta ad incrementare almeno di altre 100 unità. Sulle procedure di ricostruzione privata, il decreto interviene con un punto di svolta, portando a monte elementi per assicurare maggiore snellezza con la responsabilizzazione dei tecnici che dovrà vedere anche elementi di certezza, affinché l’assunzione di responsabilità avvenga all’interno di un perimetro nel quale il professionista possa sentirsi sufficientemente tranquillo. “Tutto questo non può mettere in discussione un punto dirimente rispetto alla ricostruzione privata - ha detto il deputato- e cioè che la responsabilizzazione del tecnico è ineludibile. Il problema riguarda anche la ricostruzione pubblica piuttosto ferma: su questo è ancora aperta una interlocuzione: i pareri del governo sugli emendamenti, li avremo domani e poi se ne tratterà in Commissione. Saranno da correggere anche le procedure propedeutiche all’affidamento dei lavori per la ricostruzione pubblica, ma su questo tema l’interlocuzione è difficile; fuori strada chi ha vagheggiato l’idea di una deregulation totale attraverso la quale fosse possibile dare risposte adeguate; il parametro non può essere nemmeno Genova, perché la condizione è del tutto diversa. Noi abbiamo un territorio che è anche peculiarità e caratteristiche che vanno salvaguardate ma, per fare una valutazione seria, dobbiamo anche pensare a un arco di 20-50 anni. Il discrimine impegnativo e difficile è quello tra una deregulation totale, che non è consentita e, dall’altro alto, una situazione che va valutata per come oggettivamente si presenta e che è diversa da quella che vivono realtà che dal sisma non sono state toccate. Un vincolo ha un’evidenza e una valutazione di un certo tipo a Civitanova Marche e deve avere una valutazione d’ altro tipo a Castelsantangelo o Camerino. E' pertanto evidente che dobbiamo trovare una misura che consenta di operare e non mettere a rischio le caratteristiche di pregio e di valore che un territorio deve mantenere, specialmente se vuole avere una possibilità di riscatto e di nuovo futuro”. Altra questione primaria, lo sviluppo economico e la capacità di una comunità di produrre reddito. “Le piccole e micro imprese del nostro territorio- ha continuato Morgoni- sono quelle che già hanno sofferto e che in questa situazione rischiano di più ma, se si riesce a far nascere una situazione nuova, potrebbero avere più opportunità delle altre”. Su questo fronte nel decreto sono state introdotte due misure: si tratta dell’estensione al cratere della misura “Resto al sud “che finanzia il 100 per cento di progetti per soggetti fino a 46 anni con il 35 per cento del finanziamento a fondo perduto e il 65 per cento a tasso zero a carico dello Stato e la proposta è di ampliare la misura anche alle attività commerciali. E in un territorio dove l’agricoltura rappresenta un settore importante si cerca ora anche una risposta attraverso una misura già presente per alcune regioni del sud con l’impulso ad un’assunzione di responsabilità e di titolarità di aziende da parte dei giovani e con un intervento molto corposo capace di attuare un ricambio generazionale. “Tre in particolare i temi che abbiamo posto all’ordine del giorno: l’ uno riguarda una quota delle risorse stanziate per la ricostruzione pari al 4 per cento per progetti di sviluppo economico nella regione Marche che speriamo di portare a casa per la progettualità dei Nuovi sentieri. Poi c’è la Zona Franca Urbana che ancora non è partita e deve produrre qualche effetto ma, per attrarre investimenti da parte di chi ha voglia di farli, deve prevedere un percorso temporale più ampio d’intervento ( non limitato a 4-5 anni). Inserito in modo serio anche il tema della Zona Economica Speciale ul quale c’è la resistenza da parte del Governo che speriamo di superare. E’ chiaro che in queste valutazioni e specialmente nelle misure di incentivazione economica, deve entrare sempre più il tema di un intervento mirato alle situazioni oggettive che, nell’ambito del cratere, non sono uguali. E’ da tempo che porto avanti questa proposta; non credo che da qui in poi, si possa pensare a misure indistinte di sviluppo economico e-ha spiegato- in un territorio che presenta situazioni totalmente diverse e, soprattutto nell’entroterra più colpito, non possiamo pensare ad interventi dello stesso tipo di quelli applicabili in situazioni dove il ripristino dei soli immobili, di per sé significa il ritorno ad una normalità. A Camerino non si può parlare solo di recupero immobili, ma è necessario dare una spinta e un impulso molto più forte con misure differenziate”.
A contrasto dello spopolamento delle zone interne più colpite, il deputato ha detto di aver proposto un emendamento, convinto che oltre alle misure di carattere economico, bisognerà prevedere delle incentivazioni perché le persone possano essere invogliate a venirci a vivere. La proposta è stata quella di estendere alle zone più ferite una misura della legge di Bilancio dello scorso anno prevista per le regioni del sud : i pensionati italiani o stranieri che abbiano maturato una pensione all’estero e decidano di venire a risiedere in questi territori, possano godere dello stesso trattamento fiscale del 7 per cento che c’è nelle regioni del sud. Altra proposta di Morgoni, demandare alle regioni un piano per agevolare la residenzialità nei centri più colpiti con incentivi alle giovani coppie per locazioni o tasse comunali. “Su tali questioni – ha continuato- noi dobbiamo far scaturire da parte del territorio una progettualità più forte e la capacità che i vari soggetti istituzionali ed economici, maturino punti di vista comuni, altrimenti la nostra voce sarà flebile e se in più sarà anche divisa e frammentata, non conterà nulla. Per essere forti dobbiamo sopperire a questa debolezza della politica, con la capacità di produrre progetti forti e andare con una voce sola dagli interlocutori,  per dare a questi territori una possibilità di riscatto. Se non facciamo questo, non sarà la disponibilità delle risorse a darci delle risposte”.
Citando uno studio fatto nel 2014 dalla Banca d’Italia e riferito all’analisi di come hanno risposto dopo 20 anni le realtà del Friuli e dell’Irpinia colpite dal sisma, è stato evidenziato che rispetto ai territori circostanti che non erano stati toccati dal sisma, il Friuli ha registrato una crescita del 23 per cento di prodotto interno lordo. Al contrario in Irpinia, dopo 20 anni il Pil è sceso del 12 per cento “Ciò vuol dire – ha concluso Morgoni- che pur in presenza di risorse più o meno paragonabili, i risultati non sono paragonabili. Da un lato abbiamo una crescita e nuovo sviluppo, dall’altro il consolidarsi di una situazione di declino. Credo che anche noi siamo di fronte a questo bivio. Occorre utilizzare dunque bene le risorse, chiedere risorse ma su una progettualità che nasce dal territorio, fuori da tanti punti di vista troppo particolaristici e spiriti di campanile oggi ancora più accentuati ma che non sono giustificabili e non ci possiamo consentire, specialmente se vogliamo affermare una nuova idea di sviluppo”.
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Dall’assessore regionale Sciapichetti, una decisa puntualizzazione sui livelli istituzionali, fatta anche in risposta ai ripetuti attacchi rivolti alla Regione e in cui erroneamente sono state addossate all’Ente delle responsabilità: il Parlamento fa i decreti, il Commissario fa le ordinanze, la Regione al massimo dà l’intesa sul risultato e delle indicazioni. “I decreti li fa il Parlamento e, al di là di Morgoni e di due o tre deputati della Commissione, in Parlamento non c’è la percezione della gravità del fenomeno. Non sanno di cosa parlano e non vogliono capire cosa è successo e dopo la responsabilità viene addossata alla Regione”. L’assessore ha anche precisato che l'attenzione della Regione è stata sempre alta e propositiva e che un decreto pur valido sotto diversi aspetti come il 180 dovesse essere modificato e sburocratizzato era noto da tempo, tant'è che già all’ex premier Gentiloni, la Regione aveva inviato un corposo insieme di emendamenti migliorativi.
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