Coldiretti, sempre più legumi sulle tavole dei marchigiani

Martedì, 09 Febbraio 2021 15:28 | Letto 328 volte   Clicca per ascolare il testo Coldiretti, sempre più legumi sulle tavole dei marchigiani Quasi un marchigiano su due mangia legumi almeno una volta alla settimana. Alimenti ricchi e sostenibili che hanno incrementato di molto la loro presenza sulle tavole della nostra regione con la percentuale di corregionali che dicono di consumarne passato in 10 anni dal 38% a quasi il 50%. È quanto emerge da uno studio Coldiretti Marche su dati Istat alla vigilia della Giornata Mondiale dei Legumi, istituita dalla Fao e celebrata il 10 febbraio per aumentare consapevolezza e consumo di un cibo altamente nutriente, ritenuto fondamentale “nellaffrontare le sfide della povertà, della sicurezza alimentare, della salute umana e della nutrizione, della salute del suolo e dellambiente, contribuendo così agli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Le Marche, secondo i dati Istat sulle produzioni agricole, sono in testa alla classifica nazionale per la coltivazione dei ceci (oltre 12mila quintali) e secondi per quella della lenticchia (oltre 51mila quintali, dietro l’Umbria). Negli ultimi 10 anni gli ettari dedicati a queste colture sono triplicati e non mancano veri e propri “salvataggi” dall’estinzione. Legumi antichi recuperati dall’abbandono come, ad esempio, la Cicerchia dei Monti Sibillini, la Cicerchia di Serra de’ Conti e la Roveja, legumi riconosciuti dalla Fondazione Campagna Amica come Sigilli di Biodiversità.  “Tipicità che sono state preservate dagli agricoltori, veri e propri custodi del territorio – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche –. Dobbiamo sostenerli. Un gesto semplice come l’acquisto di un prodotto alimentare riveste in realtà un grande valore sociale: acquistare cibo locale, italiano, aiuta l’economia dei territori ed è grande alleato della tutela dell’ambiente. Il consiglio è quello di privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta o quelli in vendita direttamente dagli agricoltori, anche nei mercati di Campagna Amica, dove è garantita la provenienza”.c.c.
Quasi un marchigiano su due mangia legumi almeno una volta alla settimana. Alimenti ricchi e sostenibili che hanno incrementato di molto la loro presenza sulle tavole della nostra regione con la percentuale di corregionali che dicono di consumarne passato in 10 anni dal 38% a quasi il 50%.
È quanto emerge da uno studio Coldiretti Marche su dati Istat alla vigilia della Giornata Mondiale dei Legumi, istituita dalla Fao e celebrata il 10 febbraio per aumentare consapevolezza e consumo di un cibo altamente nutriente, ritenuto fondamentale “nell'affrontare le sfide della povertà, della sicurezza alimentare, della salute umana e della nutrizione, della salute del suolo e dell'ambiente, contribuendo così agli obiettivi di sviluppo sostenibile”.
Le Marche, secondo i dati Istat sulle produzioni agricole, sono in testa alla classifica nazionale per la coltivazione dei ceci (oltre 12mila quintali) e secondi per quella della lenticchia (oltre 51mila quintali, dietro l’Umbria).
Negli ultimi 10 anni gli ettari dedicati a queste colture sono triplicati e non mancano veri e propri “salvataggi” dall’estinzione. Legumi antichi recuperati dall’abbandono come, ad esempio, la Cicerchia dei Monti Sibillini, la Cicerchia di Serra de’ Conti e la Roveja, legumi riconosciuti dalla Fondazione Campagna Amica come Sigilli di Biodiversità.

 “Tipicità che sono state preservate dagli agricoltori, veri e propri custodi del territorio – spiega Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche –. Dobbiamo sostenerli. Un gesto semplice come l’acquisto di un prodotto alimentare riveste in realtà un grande valore sociale: acquistare cibo locale, italiano, aiuta l’economia dei territori ed è grande alleato della tutela dell’ambiente. Il consiglio è quello di privilegiare legumi che esplicitamente evidenziano l’origine nazionale in etichetta o quelli in vendita direttamente dagli agricoltori, anche nei mercati di Campagna Amica, dove è garantita la provenienza”.
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