L'emergenza Coronavirus, la consapevolezza di un dramma che riguarda ognuno di noi, forse sta aiutando a capire l'essenziale e a riscoprire l'umanità.
E così accade che Francesco Fede, talentuoso ex giocatore e mister di calcio, titolare di una piccola azienda di Fiastra, la Guerrino protezioni che produce casacche antizanna protettive per cani, decida di mettersi a cucire un prodotto introvabile ovunque e tanto richiesto come le mascherine protettive. Lo ha fatto finchè ha potuto e con i tessuti che è riuscito a reperire, perchè anche quelli non è più facile trovarli. Lo ha fatto senza chiedere nulla in cambio:
"Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla...- ha scritto sul suo profilo facebook inquadrando le mascherine appena cucite-  "È solo una goccia nell’oceano, ma spero di poter aiutare chi in questo momento ne ha più bisogno..#ioresto a casa ma non mi fermo".
Nel dramma dimenticato di tanti paesi è venuto ad aggiungersi un ulteriore pesante macigno, ma la positività del piccolo gesto di Francesco Fede, insegna tanto.
mascherine
" Credo che l'emergenza abbia portato un po' tutti ad aprire il cuore e io sono uno di quelli- dice Francesco Fede - Noi abbiamo ricevuto tanto nei momenti difficili del terremoto ed è bello ricambiare. Ho deciso per qualche giorno di chiudere la mia attività produttiva delle protezioni per cani che in questo momento può aspettare e, magari aiutare chi ha veramente bisogno. Mi sono messo quindi a cucire mascherine, finchè la materia prima è disponibile. In questa fase difficile si è visto che tante sono le cose importanti che servono e, pure un dispostitvo di protezione tanto richiesto come le mascherine, non si riesce a trovare. Nel mio piccolo ho quindi deciso di produrle e di donarle a chi ha bisogno. Solo questa notte sono stato inondato da una miriade di messaggi di richiesta che mi dispiace non poter esaudire.
Il tessuto purtroppo è terminato e in un periodo come questo, non è facile riuscire a reperirlo: c'è da mettere in conto che i corrieri  passano a singhiozzo e che tante fabbriche sono chiuse, per cui, anche un'azione a fin di bene si blocca. Finchè ho potuto- continua Francesco- ho davvero fatto del tutto per cercare di accontentare".
Sono circa 150 i pezzi che dal suo laboratorio Francesco  è riuscito a produrre inviandoli gratis nei centri del circondario e in tante regioni d'Italia.
" Dispiace davvero di non poter aiutare ancora le tante persone che mi hanno contattato tra ieri sera e questa mattina. Spero che l'emergenza passi il più in fretta possibile per tornare a vedere sui volti delle persone, non le mascherine ma il sorriso che in tanti hanno perduto". 
Carla Campetella

Nell'emergenza sanitaria arriva da Civitanova una buona notizia. Alle 18.45, una 37enne dell'Anconetano ha dato alla luce Eva, una bambina di 3 Kg e 200 grammi.
La mamma è positiva al Coronavirus ma dall'ospedale fanno sapere che tutto è andato bene. "Questo è il raggio di luce che può illuminare tutti i sacrifici che stiamo facendo in tutta l'Area Vasta - commenta il direttore Alessandro Maccioni - , è quello che deve mettere a tacere le polemiche dei giorni scorsi. La città di Civitanova, ma anche tutta la Regione, devono essere liete per l'evento, dimostrando l'importanza di avere ospedali dedicati ai pazienti affetti da Coronavirus".
Dalla lieta notizia, si torna poi alla realtà della casa di riposo di Cingoli dove sono stati diversi i pazienti contagiati e per la quale c'è stata una diatriba tra amministrazione e azienda sanitaria. Proprio per chiarire questo tema, Maccioni, insieme al governatore Ceriscioli e all'assessore Sciapichetti hanno tenuto una conferenza stampa questo pomeriggio: "Non possiamo più tollerare falsità in merito - ha esordito Maccioni ai microfoni di Radio C1...inBlu - . Abbiamo espresso la massima collaborazione su questa problematica, ma non si può gettare fango su una struttura, quella dell'Asur, che nulla ha a che fare rispetto alla situazione che si è venuta a creare nella casa di riposo. C'è stato un mancato controllo non attribuibile a noi. Ricordo che la struttura è gestita e diretta dal Comune di Cingoli che ha delegato l'Azienda dei Servizi alla Persona di Jesi. Era il Comune che doveva vigilare e la cooperativa che doveva avvisare chi di dovere delle problematiche insorte. Io mi sono attivato subito per quel che ho potuto: ho mandato una infettivologa dell'Asur, nel suo giorno di riposo ha visitato i pazienti. Non si può dire che ci siamo sottratti, non possiamo più tollerare falsità di questo tipo".

GS
E' arrivato alla cronaca nazionale il caso di Cingoli e del focolaio di Coronavirus all'interno della casa di riposo che ha già fatto registrare le prime due vittime
"Una delle 40 ospiti della casa di riposo, pensionata, è stata portata a Torrette per una visita - racconta il vicesindaco Filippo Saltamartini - è tornata col virus ed ha infettato altri pazienti. questo è avvenuto all'inizio della scorsa settimana. Abbiamo chiesto all'Asur di fare i tamponi a tutti gli ospiti ma non li ha effettuati e quindi, quando abbiamo scoperto che 5 casi erano positivi era già troppo tardi perché anche tutti gli altri ospiti erano stati contagiati". Una situazione peggiorata anche dall'assenza di un ospedale pienamente operativo visto che da giugno è ancora oggi, marzo 2020, a 'servizio dimezzato'. La scusante, all'epoca, era la necessità di mandare il personale in ferie. L'estate è finita ma la situazione non è mai stata ripristinata, nonostante le tante richieste del sindaco Michele Vittori e le manifestazioni. "La questione è degenerata - torna a dire Saltamartini - e le persone della casa di riposo fino a oggi sono state senza l'assistenza sanitaria necessaria. Non ci sono medici, solo visite di alcuni medici di famiglia, ma soprattutto, hanno continuato a lasciare il personale che lavora nella struttura senza i dispositivi di sicurezza personale. L'Asur in tutto ciò risponde sostanzialmente di avere altri problemi e quindi abbiamo dovuto fare ricorso alla stampa nazionale perché abbiamo bisogno di un intervento efficace. Siamo in una situazione veramente disperata". Sono stati chiesti medici militari e l'invio di presìdi necessari al personale della casa di riposo al fine di evitare che il virus possa propagarsi anche fuori. E per fortuna che si è parlato del caso di Cingoli perché questa mattina "ci hanno comunicato che sono stati inviati degli infermieri e gli ospiti della casa di riposo sono stati visitati da un medico di famiglia ma continuiamo a ripetere che se fossero intervenuti prima e avessero portato i primi cinque malati in ospedale, non saremmo arrivati a questo punto e poi sono assolutamente necessari i dispositivi di protezione altrimenti rischiamo che l'epidemia colpisca anche fuori e questo non è assolutamente consentito". Saltamartini non dimentica la lotta fatta per l'ospedale, sulla quale molti hanno creduto ma altrettanti non lo hanno fatto: "Forse oggi questi cittadini potranno capire quanto sia importante avere un ospedale funzionante nel proprio territorio. Credo che ci servirà per comprendere quanto valga la pena difendere la sanità che è il presupposto per poter vivere in questo caso".
Si dice preoccupato il sindaco Vittori che parla di una "situazione drammatica, un vero e proprio incubo. La casa di riposo è gestita da un'azienda pubblica che si avvale della collaborazione di una cooperativa. I casi positivi accertati sono 33. Quello che mi preoccupa di più è il personale che si sta occupando in questi giorni dei malati senza le protezioni adeguate. Temo che possano infettarsi tutti e che ci sia un diffondersi della malattia su tutto il territorio". Vittori chiede a gran voce ciò che realmente spetterebbe di diritto a ogni operatore che si appresta alla cura di un malato di Coronavirus e, a tal proposito, ha presentato anche una diffida: "La casa di riposo ora va considerata come un ospedale, c'è bisogno di un intervento concreto dell'Asur perché la situazione così non è accettabile. Se l'azienda sanitaria regionale non è in grado di gestire la situazione con del personale, che ci mandino dei medici militari e i dispositivi di sicurezza. Chiedo risposte quindi anche al capo della protezione civile". L'emergenza Coronavirus va a sommarsi a quella del sisma. Cingoli aveva, ed ha tuttora, molte questioni irrisolte o in itinere e quindi le preoccupazioni per Vittori ora si sono sommate e sono aumentate: "Sono preoccupato soprattutto perché questa crisi coinvolge delle persone che sono come dei miei nonni se vogliamo. Sono le persone più fragili e dobbiamo proteggerle e dar loro le cure che meritano. Sono anche pieno di energia per affrontare questa crisi, fa parte del ruolo che ricopro, che mi viene dalla vicinanza che ricevo da parte dei miei concittadini".

g.g.
Una piazza diversa. Quella che solitamente a fine estate accoglie migliaia di sorrisi a Monte San Giusto, oggi non sembra più la stessa per il vuoto che la colma e, da ieri sera, anche per l'angoscia del primo contagio annunciato dal sindaco Andea Gentili.
Lo ha fatto con un video messaggio su Facebook, chiedendo ai suoi cittadini di continuare a fare attenzione e di seguire solo i canali ufficiali per le notizie: "Vi devo comunicare che abbiamo anche nel nostro paese un caso positivo - ha detto - . Abbiamo ricevuto la comunicazione da parte della Prefettura. Il protocollo prevede l'apertura del COC e, da parte dell'autorità sanitaria, l'avviso a tutte le persone che il paziente ha incontrato negli ultimi giorni a predisporre la quarantena domiciliare.
Mando l'abbraccio di tutta la comunità al paziente e alla famiglia - ha detto - . Approfitto per fare un ulteriore appello a tutti, perchè in questi giorni dobbiamo rafforzare l'attenzione. Ringrazio i cittadini per come hanno affrontato la situazione questa settimana, ma ora dovranno continuare.
Evitiamo di uscire più volte al giorno per prendere tre prodotti diversi e aggiungo, prima di uscire di casa pensiamoci, e chiediamoci se ne vale la pena.
Perchè se non è necessario rimaniamo a casa - ha ribadito - . E' l'unico modo per fermare questo periodo triste e buio. Dipende da noi, dal nostro atteggiamento. Rimanere a casa significa aiutare tutti, anche e soprattutto il personale sanitario. Sarà mio interesse e dovere tenervi informati. Sono sicuro - ha concluso - che con il senso di responsabilità che a Monte San Giusto non è mai venuto meno ce la faremo".
L'orrore del virus ha raggiunto così anche la città del sorriso. La città dei clown proverà quindi, ancora una volta, a dimostrare che accanto agli arcobaleni colorati, anche i sorrisi e nasi rossi possono fare molto.

Colpita, poi, anche la città di Leopardi: due sono i cittadini di Recanati che si aggiungono agli alri otto già risultati positivi al Covid-19 (e 30 casi in isolamento). Questi ultimi due, viste le condizioni critiche, sono stati ricoverati all'ospedale di Torrette.

GS

"Vado a trovare la mia fidanzata", "andiamo a dormire tutti da me", "bevo solo acqua di questa fonte". Queste sono solo alcune delle motivazioni, senz'altro di non "comprovata necessità" che nelle ultime ore hanno dovuto ascoltare i carabinieri della Compagnia di Tolentino. Evidentemente il messaggio e il senso di questo momento di sacrificio non è ben chiaro: si può uscire solo per fare la spesa, andare dal medico e altre necessità inderogabili e assolutamente necessarie. In tutti gli altri casi si deve stare a casa per limitare il propagarsi del Coronavirus e l'aumentare dei contagiati. I casi delle ultime ore rappresentano comportamenti non ossequiosi della ratio che sta alla base della normativa ovvero la salute pubblica. In un paio di casi i Carabinieri hanno denunciato dei cittadini perchè uscivano di casa e dal proprio Comune per raggiungere l'abitazione della propria compagna o compagno non convivente, residente in altro Comune; ieri sera, tre persone sono state fermate a bordo della stessa macchina, riferendo che volevano andare a casa di uno dei tre per trascorrervi la notte.
Infine, un'altra persona è stata individuata a Caldarola, località Valcimarra, mentre stava riempiendo delle damigiane d'acqua da una sorgente. Interrogato sulla sua presenza lì, la persona ha risposto che preferisce bere l'acqua di quella sorgente rispetto a quella in bottiglia. Nulla di male se non fosse che il soggetto proveniva da altro Comune e che aveva percorso svariati chilometri solo per prendere acqua. Tali comportamenti e, più in generale, uscire senza una motivazione di comprovata necessità fanno scattare la denuncia automaticamente di cui poi si deve andare a rispondere penalmente. 

Ogni minuto i militari della Compagnia di Tolentino fermano e controllano persone che guidano o camminano per le strade, invitandole a rientrare a casa e cercando di stimolare la coscienza di tutti alla massima osservanza delle disposizioni per il contenimento dell'infezione da Coronavirus e, soprattutto, sulla necessità di preservare la salute pubblica, bene primario assoluto.
g.g.

Buone notizie dalla diocesi di Cremona arrivano anche a Camerino. Dopo i segnali di miglioramento dei giorni scorsi, infatti, è arrivata questa mattina la buona notizia della dimissione dall’ospedale di Cremona del vescovo Antonio Napolioni, che lascia quindi il reparto di Pneumologia dove era ricoverato dallo scorso 6 marzo a causa del Coronavirus.

"Napolioni sta bene - i legge in una nota della diocesi di Cremona - e torna dunque a casa, nel Palazzo Vescovile, dove trascorrerà i prossimi giorni di convalescenza in quarantena, come da protocollo sanitario. La sua salute resterà monitorata e tra 14 giorni sarà sottoposto a nuovo test del tampone per verificare la negatività dal coronavirus.

Tutta la Chiesa cremonese, mentre eleva la propria riconoscenza a Dio, si unisce nel caloroso ringraziamento allo staff sanitario guidato dal dottor Bosio, primario dell’Unità Operativa di Pneumologia, e a tutti gli operatori che si prodigano per il bene di tante persone sofferenti,  e accoglie dunque con gioia la notizia della dimissione del vescovo Antonio e il suo ritorno a casa, augurandogli di proseguire con serenità il suo percorso di convalescenza nell’attesa di poterlo presto rivedere tra le nostre comunità al termine di questa dolorosa emergenza".

GS
E' fermo e deciso l'attacco del primo cittadino di Caldarola sulla gestione dell'emergenza sanitaria.
Luca Maria Giuseppetti punta il dito contro la scelta di non avvertire i sindaci su un eventuale contagio nel proprio paese. “Il sindaco - dice - è la prima Autorità Sanitaria del suo territorio, ha il dovere di garantire l’integrità delle norme igieniche e tutelare la salute dei suoi concittadini, appare quindi assurdo che proprio il primo cittadino non venga messo a conoscenza dell’esistenza o meno, tra gli abitanti del suo Comune, di uno o più casi di Coronavirus. Non per avviare una caccia all’untore, assolutamente da escludere ed evitare - precisa - , ma per avere una situazione puntuale e attenta ed agire nel rispetto soprattutto dei tanti volontari che si stanno mettendo a disposizione dei più deboli per garantire beni di prima necessità”.

Giuseppetti, dopo aver sentito i suoi colleghi di altri Comuni toccati dal CoViD 19, ha potuto confermare quello che in un primo momento era solo un sospetto: "se c’è uno o più casi di Coronavirus in un Comune, i sindaci e gli uffici comunali non ne vengono informati, in barba al ruolo di autorità sanitaria".

Giuseppetti non ci sta e punta i piedi: “dobbiamo tutelare la salute di tutti - dice - , anche di chi va nelle case a portare farmaci e viveri, le precauzioni non sono mai abbastanza. In situazioni di contagio accertato il rispetto della privacy deve subire una deroga e il Sindaco deve sapere i nomi dei contagiati, ovviamente sarà suo dovere rispettare la segretezza dell’informazione”. E’ capitato invece, in altri Comuni del territorio, che la notizia del contagio sia arrivata per via traverse, ben poco ufficiale e non sempre attendibili, modus operandi che può creare ancora più confusione e psicosi.

Alcuni esponenti politici nazionali hanno anche presentato, su questo tema, un’interrogazione Parlamentare a dimostrazione di quanto la problematica sia sentita da molti sindaci.

GS
Parcheggi gratuiti nel periodo dell'emergenza. È la decisione presa dall'Assm di Tolentino per la città, a seguito dell’emanazione dei recenti Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, con ulteriori misure urgenti di contenimento del contagio da Coronavirus.
Misure che si aggiungono alle precedenti ordinanze del Ministero della Salute e del Presidente della Regione e per le quali la direzione della municipalizzata ha deciso, con effetto immediato e per tutto il periodo dell’emergenza, di mantenere gratuiti tutti i parcheggi della città. Si potrà infatti sostare con la propria auto, in ogni spazio delimitato dalle strisce blu, senza corrispondere nessun pagamento.
Una richiesta che proprio ieri i consiglieri di minoranza del Movimento 5 Stelle, Mercorelli e Cicconetti, avevano fatto tramite social "dal punto di vista sanitario - avevano detto - per evitare che le persone entrino in contatto con le “macchinette” adibite all’erogazione dei ticket e per lanciare un segnale verso i cittadini a cui si chiede di stare in giro il meno possibile".

GS

Ha trovato un invito incoraggiante il Comune di Belforte del Chienti per far passare tra i propri cittadini il messaggio che stare a casa, in questo periodo di emergenza, è importante. Lo è per tutti, ma da oggi, per i belfortesi ancora di più. L'amministrazione guidata dal sindaco Alessio Vita ha infatti pensato ad un contest che vede in competizione idee di riciclo creativo. nel periodo di permanenza a casa tutti i residenti possono, in famiglia, sfruttare il proprio tempo per creare qualcosa con materiale da riciclo. L'invito è di postare la foto del manufatto con l'hashtag #iorestoacasa ed il tag della pagina del Comune. Chi riceverà più like potrà salire sul podio. Al primo classificato è riservato un buono spesa di 150 euro, al secondo 100 euro e al terzo 50 euro.
Un'idea stimolante che può riunire grandi e piccini in qualcosa da fare insieme in questo periodo di emergenza. Ancora una volta, poi, l'amministrazione dimostra attenzione al green come il primo cittadino aveva già fatto in occasione del suo trentesimo compleanno. 

GS
Per il lavoro che svolge non può certo condividere l'hashtag #iorestoacasa, ma si unisce al coro unanime dell'Italia che da giorni ripete "Andrà tutto bene".
È per questo motivo che Simone Rapaccioni, autotrasportatore di San Severino, questo messaggio di speranza lo porta per strada ogni giorno sul suo rimorchio grazie ad uno striscione appeso al mezzo.
Un'idea commovente che accende però i riflettori sui disagi che oggi si trova a vivere e, con lui, chiunque faccia il suo stesso lavoro.
"Tanti disagi - dice - . Stiamo per strada tutto il giorno e ora non sappiamo dove fare le nostre pause dal momento che bar e ristoranti sono stati chiusi. Il nostro lavoro non si ferma, ma è difficile trovare le condizioni per andare avanti. Non troviamo più nemmeno i bagni aperti quando ci fermiamo, siamo costretti ad arrangiarci".
Oltre al messaggio di speranza dell'autotrasportatore settempedano, un altro invito a non arrendersi arriva da una autocarrozeria di San Severino dove il team dell'attività, munito di mascherine, si è riunito in uno scatto in cui spicca il cofano di un mezzo, dipinto con il tricolore. L'ennesima bandiera che si aggiunge a quelle esposte sui balconi a ricordare che il Bel Paese ce la farà.

Giulia Sancricca

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