Lo stop al cantiere dell’istituto tecnico “Eustachio Divini” è arrivato anche in consiglio comunale. Le schermaglie dei giorni scorsi tra la minoranza guidata da Tarcisio Antognozzi e la giunta capitanata dal sindaco Rosa Piermattei si è spostata dai giornali all’aula dell’assise cittadina. Era stato proprio Antognozzi, nel pomeriggio di lunedì a sottolineare come alcuni abitanti della zona dell’istituto tecnico avessero notato che il cantiere era in fase di smontaggio. Indiscrezioni in seguito confermate. Il cantiere è in fase di stallo e la Cari costruzioni, la ditta aggiudicataria dell’appalto, ha provveduto alla smobilitazione di alcuni dei mezzi e delle strutture impiegati nei lavori.

Nelle ore successive ha parlato anche il commissario straordinario alla ricostruzione, Guido Castelli, che si è confrontato in prima persona con i vertici della ditta edile. Proprio il commissario ha confermato le intenzioni della ditta di non voler abbandonare il cantiere e la necessità di trovare una soluzione finanziaria e burocratica per l’impasse che si è creata. Il cantiere è ormai fermo dallo scorso novembre e questi ultimi avvenimenti hanno spinto anche il consiglio di istituto del “Divini” a intervenire nel dibattito. Parole ma anche fatti, visto che nel tardo pomeriggio di ieri, poco prima della seduta consiliare è apparso uno striscione proprio ad opera del consiglio di istituto. «Non ci fermiamo, ricostruiamo! Il tempo del Divini è adesso» hanno scritto, per poi assistere in presenza alla riunione del consiglio comunale.

È stato il sindaco Piermattei a fare chiarezza sui diversi punti della vicenda, partendo dalle dimissioni nello scorso febbraio dell’ingegner Marco Barcaioni, fino ad allora direttore dei lavori. «Il responsabile dell’area tecnica del comune non è più direttore dei lavori – ha precisato Piermattei –, avendo lasciato l’incarico nello scorso mese di febbraio. Detto questo il commissario Castelli ha fatto sapere di aver incontrato la ditta appaltatrice Cari Costruzioni e di essersi lungamente confrontato con l’azienda, che non ritiene di abbandonare il cantiere. Tuttavia la ditta pretende la puntuale esecuzione di quanto disposto dal collegio tecnico consuntivo. Il commissario mi ha anche riferito di aver tracciato una linea di condotta che potrà consentire la definizione positiva della vicenda, cosicché possano riprendere a pieno ritmo i lavori del cantiere. Ricordo poi, come già riferito in precedenza, che il soggetto attuatore dei lavori dell’istituto non sarà più la struttura commissariale, ma la provincia di Macerata».

l.c.
Oltre diecimila presenze e più di duecento visite guidate. Sono numeri eccezionali quelli che sta facendo registrare il Museo dell’arte recuperata a San Severino Marche ad appena un anno dalla sua apertura. L’esposizione allestita all’interno del palazzo Scina Gentili continua a riscuotere l’approvazione dei turisti, italiani ma anche provenienti dall’estero. Diverse, infatti, le visite internazionali al MARec registrate negli ultimi mesi. Tra i commenti positivi che i visitatori hanno voluto affidare alle pagine del registro del museo sono comparsi apprezzamenti da turisti in arrivo dal Canada e dagli Stati Uniti, ma anche dal Brasile e dalla Germania. Un museo che continua ad attirare tanta attenzione, per le storie che sta raccontando e per le opere che racchiude, ma anche per le molte attività collaterali che sta ospitando.

Nel corso dei suoi primi dodici mesi di vita, infatti, «il MARec ha ospitato cinquanta attività di laboratorio in collaborazione con le scuole del territorio – spiega la direttrice, Barbara Mastrocola –. Oltre a questo, nel laboratorio dell’ultimo piano sono state restaurate dieci opere d’arte. Nella sala che abbiamo allestito all’interno del palazzo Scina Gentili, inoltre, si sono già tenute diverse conferenze ed eventi di promozione, tra cui spicca senz’altro la riconsegna da parte dei carabinieri di un’opera trafugata 17 anni fa. Il museo sta riscuotendo un grande successo e siamo soddisfatti che anche il volume dedicato alle opere esposte abbia ottenuto moltissimi apprezzamenti».

A creare ancora più attenzione nei confronti del MARec è stata infatti la pubblicazione del volume sulle opere. L’arcivescovo Francesco Massara e la direttrice Mastrocola lo hanno presentato nello scorso aprile e ne hanno spedito copie nei maggiori musei e gallerie d’arte del mondo, oltre ad averle donate anche a diversi vescovi e arcivescovi in tutta Italia. Le risposte non tardano ad arrivare. Ultima in ordine di tempo quella firmata dal vescovo di Cremona, Antonio Napolioni.

Napolioni, originario di Camerino, si è confessato particolarmente «commosso dal dono del volume sul Museo dell’arte recuperata – scrive in una lettera autografa spedita all’arcivescovo Massara –. Puoi immaginare i miei sentimenti di gratitudine, gioia, ma anche commozione, ripensando ai legami che ho con alcune delle opere custodite e raffigurate. In particolare la Madonna di Macereto, davanti alla quale si sposarono i miei genitori e che ha vegliato su tantissimi campi scout diocesani e parrocchiali. Dio benedica il vostro impegno – conclude Napolioni –, nella speranza che, una dopo l’altra, le opere possano tornare nelle chiese del territorio, in dialogo con i fedeli oltre che con i turisti».

In foto un particolare della statua della Madonna di Macereto

l.c.
«Un appello accorato» al commissario Castelli e al presidente della provincia Parcaroli, quello del consiglio di istituto dell’Itts “Eustachio Divini” di San Severino Marche. In un comunicato diramato alla stampa, l’organo della scuola ha espresso «preoccupazione, indignazione e rammarico» in merito alla notizia dello stop ai lavori della nuova sede. Continua dunque la discussione intorno allo smobilitazione del cantiere dell’istituto tecnico settempedano. Dopo il botta e risposta tra la giunta Piermattei e la minoranza guidata da Tarcisio Antognozzi, anche il consiglio di istituto ha reso nota la sua posizione a pochi giorni dallo smontaggio del cantiere della maggiore opera della ricostruzione pubblica nel cratere sismico.

I lavori sono fermi dallo scorso novembre e il cantiere è stato smontato a inizio settimana. Al momento non è chiaro quando le opere potranno ripartire. A tal proposito il consiglio di istituto ha sottolineato di non voler «entrare assolutamente nel dibattito politico che si sta sviluppando – dicono –. Siamo comunque costretti a constatare che gli ostacoli alla realizzazione della nuova scuola si stanno dimostrando infiniti. I lavori della nuova sede rischiano addirittura di fermarsi. Questo in un momento in cui le aziende ci chiedono sempre più diplomati-tecnici da assumere e in una fase storica che, con i fondi del Pnrr, ci consente l’acquisto di nuovi strumenti per la didattica e l’avvio di numerosi corsi di aggiornamento per alunni e docenti. L’ultimazione della nuova palestra non risolve il problema di fondo – continuano –, che rimane la realizzazione e la consegna dell’edificio principale. C’è grande delusione, visto che un’ opera dello stato dalla priorità assoluta deve soggiacere a lungaggini amministrative e ad accordi disattesi tra le parti coinvolte. Questo consiglio si è chiesto ripetutamente: “A chi giova se il nuovo ‘Divini’ non vedrà la luce?” Non certo alla cittadinanza settempedana, né agli abitanti dei comuni limitrofi. Testimoni dell’attenzione che il sindaco Piermattei ha rivolto in questi anni alla realizzazione della scuola, rivolgiamo un accorato appello al commissario alla ricostruzione, Guido Castelli, e al presidente della provincia di Macerata, Sandro Parcaroli, proprietaria degli istituti superiori. Chiediamo che tutto quanto in loro potere sia fatto per far ripartire i lavori e concludere l’opera, ridando speranza ai giovani del territorio e a tutta la comunità. Se così non fosse – concludono – dovremo assistere all’ennesima sconfitta dello Stato che, pur avendo autorizzato l’opera e concesso il finanziamento, a distanza di ben 7 anni dal sisma non riesce ancora ad aprire una scuola essenziale per lo sviluppo e il rilancio del territorio».

l.c.
Da possibile protagonista nel futuro della distribuzione di energia elettrica all’esclusione da un accordo che potrebbe pregiudicarne la sopravvivenza. Questa la situazione dell’Assem, l’azienda che si occupa del servizio di distribuzione di elettricità nel territorio comunale di San Severino Marche. L’azienda municipalizzata settempedana è infatti rimasta fuori dall’accordo siglato da Dea e Odoardo Zecca srl. Le due società si sono accordate in modo da poter aumentare il numero di utenze servite e presentarsi in maniera maggiormente competitiva alle prossime gare di appalto per le concessioni ministeriali sulla distribuzione di energia elettrica. L’Assem è rimasta a bocca asciutta, dopo che la trattativa per l’accordo proprio con la Odoardo Zecca srl si era arenata a un passo dalla chiusura nell’inverno del 2021. Un fatto che portò all’uscita dalla giunta comunale dell’ex assessore Tarcisio Antognozzi e alle dimissioni del consiglio di amministrazione allora presieduto da Manila Amici.

Scendendo più nel dettaglio, l’accordo tra il gruppo Astea e la Odoardo Zecca srl è stato reso ufficiale qualche giorno fa. La Distribuzione elettrica adriatica (Dea), ramo di azienda del gruppo Astea, si occupa dei servizi di distribuzione nei comuni di Osimo, Recanati e Polverigi. La Odoardo Zecca ha lo stesso ruolo nei comuni di San Vito Chietino e Ortona, entrambi in provincia di Chieti. Con la scadenza delle concessioni ministeriali per la distribuzione di energia elettrica all’orizzonte (la deadline è prevista per il 31 dicembre del 2030 e le gare andranno indette non oltre il quinquennio precedente, ndr), i piccoli gestori sono di fronte alla necessità di fare quadrato e di accorparsi in modo da ottenere quanta più possibile credibilità e un numero sufficiente di utenze servite per presentarsi alle prossime gare di appalto. Tra le condizioni che potrebbero essere fissate, inoltre, c’è anche proprio quella del numero minimo di utenze, che potrebbe essere stabilita sulle centomila. L’accordo di “business combination” siglato nei giorni scorsi potrebbe aver risolto il problema. Da questa operazione, denominata “Dea+”, le due società escono rafforzate e pronte ad affrontare un periodo di transizione dove la concorrenza sarà spietata.

È in questo scenario che si inserisce la posizione dell’Assem. L’azienda municipalizzata settempedana fu tra le prime ad attivarsi per ovviare alla problematica delle concessioni in scadenza. Già nel 2018, l’allora presidente del consiglio di amministrazione Manila Amici aveva firmato una manifestazione di interesse per la costituzione di una «rete soggetto con fondo patrimoniale per la gestione del servizio di distribuzione di energia elettrica» pubblicata in Gazzetta ufficiale. Da allora erano cominciate le prime interlocuzioni con le società che avevano preso contatti con l’Assem e si era arrivati ad un passo dalla chiusura di un accordo proprio con la Odoardo Zecca. A questo punto, però, all’alba dell’ultima campagna elettorale, la trattativa naufragò e i vertici di Assem si dimisero in blocco.

Alla luce del recente accordo siglato tra la Dea e la Odoardo Zecca che permette anche ad altri soggetti l’ingresso nella compagine sociale, si attendono ora le prossime mosse dell’Assem. La società municipalizzata settempedana è ora chiamata a garantirsi un futuro anche dopo il 2030.

l.c.

Domenica 30 aprile, al Museo MAREC di San Severino Marche si terrà il Convegno “Il futuro che ci guarda dal passato”, una riflessione sull’arte non con la nostalgia del passato ma con la speranza di cose nuove, come
una via per credere ancora. È un dialogo tra arte e fede, dove l’arte è intesa come memoria viva, come una tradizione senza la quale non si potrebbe comprendere il momento che viviamo né il futuro.

È in un contesto culturale sempre più privo del senso dell’arte come maestra di vita che dunque diventa importante sollecitare un ponte tra il mondo religioso-spirituale e la modernità.

Il MAREC, Museo dell’Arte Recuperata, è il museo diocesano dell’Arcidiocesi di Camerino e San Severino Marche che raccoglie in un’unica esposizione le opere salvate dalle chiese dopo il terremoto del 2016.
Con sede all’interno del palazzo vescovile di San Severino Marche, il Marec rappresenta dunque, la cornice privilegiata per il Convegno. L'occasione è propizia anche per visitare le opere esposte di cui fanno parte autentici gioielli, come la Madonna del Monte di Lorenzo d’Alessandro o la statua lignea della Madonna di Macereto.
Tra i temi che verranno dibattuti: dialogo tra le collezioni d’arte sacra antica e l’arte sacra contemporanea; l’arte sacra come dimensione artistica dell’esperienza della fede trinitaria; il pittore Lorenzo Lotto e la sua
vicenda artistica con la basilica della Santa Casa di Loreto; la Chiesa e il suo percorso storico nella regolamentazione dell’arte sacra.
Il dott. Simone Saccomani, del Centro Alti Studi, modererà il convegno che vedrà la partecipazione di importanti relatori e docenti, tra i più stimati nelle rispettive aree di competenza tra cui il professor Stefano
Testa Bappenheim, docente diritto ecclesiastico e canonico all’Università di Camerino, il professor Ralf Van Bühren docente presso la Pontificia Università della Santa Croce, la dott.ssa Barbara Mastrocola, direttrice del Marec, la prof.ssa Francesca Coltrinari dell’università di Macerata, il prof. rev. Josè Maria Galvan del dipartimento di teologia morale dell’Università Pontificia della Santa Croce.
L'incontro, organizzato dal Museo Marec, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Camerino - San Severino Marche e con il patrocinio della regione Marche, è stato curato dalla giornalista Nazzarena Luchetti e dalla
direttrice del museo Barbara Mastrocola.
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Punto nascite dell’ospedale “Bartolomeo Eustachio” di San Severino Marche, fissata la data della discussione dei ricorsi presentati dal comune e dal comitato per la tutela e la difesa dell’ospedale. Si andrà in aula il prossimo 18 maggio. A farlo sapere è il comune di San Severino Marche.

La comparizione in Consiglio di Stato rappresenta l’appello dopo la pronuncia del Tribunale amministrativo regionale delle Marche che, nello scorso maggio, aveva respinto i ricorsi presentati ancora da comune e comitato. Ricorsi che chiedono l’annullamento delle determine dell’Asur Marche con cui era stata disposta la chiusura del reparto di ostetricia del Bartolomeo Eustachio nel marzo del 2016. Una battaglia legale che si trascina da anni e che vede impegnati fianco a fianco il comitato per la salvaguardia dell’ospedale settempedano e la stessa amministrazione comunale.

«La chiusura del nostro punto nascite è una gravissima ingiustizia verso il diritto alla salute dei cittadini – sottolinea il sindaco Rosa Piermattei –. Nonostante i numeri fossero dalla nostra parte, con oltre 500 nascite l’anno, e nonostante una legislazione speciale ci desse ragione, con un colpo di spugna una delle eccellenze del territorio è stata cancellata da un atto amministrativo. Avere dei servizi di prossimità, soprattutto quando si parla di sanità, è però indispensabile e questo lo abbiamo compreso bene sia durante l’emergenza terremoto che, ancora di più, durante l’emergenza sanitaria da Covid-19. Noi continueremo a batterci perché questo diritto sia rispettato e speriamo che il Consiglio di Stato ne prenda atto».

A rappresentare il comune sarà l’avvocato Marco Massei, per altro anche presidente dello stesso comitato per la salvaguardia dell’ospedale. Con lui l’avvocato Stefano Filippetti, chiamato a rappresentare invece gli interessi del comitato.
«Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli»
(Mt 26,17-19)

Carissimi sorelle e fratelli,

le parole proclamate all’inizio della “grande settimana”, nel racconto della Passione dell’evangelista Matteo, hanno una forza evocativa talmente dirompente da renderci, in questo nostro itinerario di fede, contemporanei di Cristo. Esse ci fanno rivivere il Mistero pasquale del Signore Gesù, immettendovi la nostra storia e il nostro presente.

Fare Pasquasignifica per prima cosa celebrare un rito; infatti non possiamo prepararci alla Pasqua pensando di poter fare a meno di quei riti a cui Cristo ha legato la sua grazia e il frutto della sua Pasqua. Eppure, possiamo fare tutto ciò anche senza “fare Pasqua”, cioé possiamo partecipare ad un rito anche senza viverlo e senza lasciarcene trasformare.

Cosa si richiede allora per “fare Pasqua” in verità? Ci è richiesto di compiere un “passaggio”, non tanto un movimento da un posto all’altro, bensì un passaggio da un modo di vivere ad un altro. Il Vangelo ha una parola per esprimere tutto ciò ed è quella con cui abbiamo iniziato la nostra Quaresima: conversione. Questo passaggio - che è conversione, cioè ritorno verso noi stessi - è un metterci in cammino dall’io a Dio, dal peccato alla grazia, da me agli altri, dall’egoismo alla condivisione.

Se entreremo in questa prospettiva coraggiosa, mettendoci in stato di decisione e di conversione davanti a Dio, noi faremo davvero la Pasqua con Cristo. I riti non saranno più solo riti, ma diventeranno realtà viventi, segni e fonti di grazia e ci verrà da esclamare: “È la Pasqua del Signore!”

Anche a noi il “Maestro e Signore”, dice: “farò la Pasqua da te”; ma affinché ciò accada, siamo chiamati a fare della nostra vita una stanza dove il Signore possa sedersi a mensa con noi e donarsi. Chiede a ciascuno di noi qualcosa di molto semplice, ma allo stesso tempo di molto costoso perché ci sta chiedendo accoglienza. Ci manda a dire se siamo disponibili ad offrirgli ospitalità in “casa”, cioè nella nostra vita, accoglienza nella stanza del nostro cuore. E non importa quanto sia grande o in ordine la nostra casa, non importa nemmeno se ne siamo degni, se ne siamo o meno pronti. Poco importa se è una stanza buia o sporca, o se non l’abbiamo addobbata come sarebbe convenuto.

Ciò che conta è la volontà ed il desiderio di fargli spazio perché questa casa - la nostra vita - seppur piena di crepe e scalcinata, diventi Cenacolo, luogo del Suo dono, luogo della Sua presenza, piccola Chiesa perché «Dio abita dove lo facciamo entrare». È solo accogliendo il dono della Pasqua, ossia il dono di un’immensa Vita che si riversa sulle nostre fragili esistenze con il gusto dell’incontro, dell’amicizia e della condivisione, che tutti possiamo diventare portatori di uno sguardo nuovo sul mondo, che finalmente risulti capace di riconoscere e attestare i vari segnali di novità presenti nella storia che è stata redenta dall'Amore Crocifisso.

Concedetemi ora un pensiero per i giovani, per tutti i giovani, ma in modo speciale per quelli che dalle nostre Diocesi, partiranno per Lisbona, il prossimo agosto, per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù. Cari ragazzi, l’icona biblica che vi sta accompagnando in questo cammino è quella della Vergine di Nazareth, madre amorevole la quale, subito dopo l’annunciazione, «si alzò e andò in fretta» (Lc 1,39) dalla cugina Elisabetta, per aiutarla, per condividere con lei la gioia di una nuova vita che stava per nascere.

Il verbo “alzarsi” ha una connotazione squisitamente pasquale: è un’espressione che assume anche il significato di “risorgere”, di “risvegliarsi alla vita”. Ecco, la Pasqua è il segno autentico della Vita nuova, è la primavera dell’esistenza. Quindi per “fare Pasqua”, bisogna mettersi in moto, andare a cercare la vita, la pace, la bellezza. Bisogna anche lasciarsi stupire dall’impensabile, dall’inatteso, dal sorprendente e riconoscere che era tutto ciò che nel profondo sognavi. 

Cari giovani, in questo tempo così difficile, segnato da avvenimenti drammatici e dalla violenza della guerra che costringe tanti a scappare con ogni mezzo da luoghi segnati dalla morte e in cui è negata la libertà, è importante allora non lasciarsi rubare il sogno di un futuro possibile e di un mondo nuovo. Non lasciatevi intrappolare dalle reti dell’individualismo, dell’indifferenza e dell’egoismo, ma alzatevi, risvegliatevi e andate incontro agli altri con l’entusiasmo che vi contraddistingue.

Sappiate accogliere la Vita portata nel mondo da Cristo Risorto, che ieri come oggi, è qui per dirvi che, di fronte a chi decide di “amare”, non c’è morte che tenga. E in un mondo che non racconta più la speranza, siate capaci di seminare nella storia attraverso la vostra testimonianza gesti di vita efficaci e gioiosi per offrire il vostro contributo a far germogliare il seme nuovo di quella speranza che caratterizza la vostra naturale apertura alla verità, alla giustizia, alla solidarietà, alla pace. Con la vostra vita, possiate dire al mondo: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te”. Di cuore, benedico i vostri sogni e i vostri passi.

A tutti il mio più sincero augurio di una santa Pasqua, accompagnato dalla preghiera che offrirò al Signore per la pace del mondo e per le necessità che ognuno porta nel suo cuore.

Buona Pasqua a tutti!

Il Vostro vescovo
+ Francesco





Manca il pediatra di base a San Severino e la minoranza in consiglio comunale chiede un pronto intervento alla giunta Piermattei. Quello dei pensionamenti dei professionisti della sanità è un problema che riguarda tutta la regione Marche, ma l’impatto maggiore si vede nell’entroterra. San Severino Marche non fa eccezione. A preoccupare il gruppo consiliare San Severino Futura è la situazione di stallo per il servizio del pediatra di base. Un problema che si trascina da più di un anno dopo il pensionamento della dottoressa Pasquali Coluzzi.

La riorganizzazione dei piccoli pazienti è stata tamponata negli scorsi mesi con lo spostamento presso un pediatra con contratto temporaneo e quindi con la presa in carico da parte dell’unico altro pediatra di stanza in città, la dottoressa Rastelletti. Il sovraccarico di pazienti ha portato la minoranza in consiglio comunale targata San Severino Futura a chiedere una presa di posizione forte al governo cittadino e alla nuova Azienda sanitaria territoriale Macerata. La richiesta è quella del ripristino di un servizio «fondamentale per tutte le famiglie settempedane – sottolinea il capogruppo Francesco Borioni –. È evidente che la dottoressa Rastelletti abbia un sovraccarico di pazienti e sia in grave difficoltà nel compiere il suo lavoro. Nel corso dell’ultimo anno sono state trovate delle soluzioni “ponte”, come l’affidamento dei bambini a un pediatra con contratto a scadenza e poi con la presa in carico da parte di un dottore già in sovraccarico di pazienti. Non solo: alcuni genitori sono stati costretti ad affidare i propri figli, quelli un po’ più grandi, alle cure dei medici di base. Si tratta solamente dello “spostamento” di un problema, visto che anche i medici di famiglia sono pochi e sovraccarichi di lavoro. È fondamentale che si riconosca la situazione di grande difficoltà in cui versano i professionisti sanitari della nostra città, in numero sempre minore e con un carico di pazienti sempre più difficile da gestire. Non è pensabile che un medico di base, alle prese con il proprio lavoro, possa trovarsi a dover prendere in cura anche i bambini. I piccoli pazienti hanno infatti la necessità di essere seguiti con maggiore frequenza, con cure dedicate e con attenzioni che solo uno specialista è in grado di offrire. Oggi i genitori sono costretti ad affrontare viaggi fuori città anche per delle visite di routine e la situazione va assolutamente risolta. Per questo – conclude Borioni – chiediamo all'amministrazione comunale di farsi carico del problema e di sollecitare con urgenza la giunta regionale e i vertici della nuova Ast Macerata per ripristinare il servizio di pediatria di base alle famiglie settempedane».
La Città di San Severino Marche intitolerà il largo tra via Garibaldi e via del Forno all’indimenticabile Giorgio Zampa, giornalista e germanista italiano di origini settempedane, nato il 24 febbraio 1921 e morto il 13 settembre 2008.

La cerimonia ufficiale di scoprimento dell’epigrafe avrà luogo venerdì 7 aprile, alle ore 12, alla presenza delle autorità cittadine e del critico d’arte Vittorio Sgarbi.

Nel pomeriggio, alle ore 18 al teatro Feronia, lo stesso Sgarbi presenterà il libro: “Canova e la bella amata”, un vero e proprio viaggio che mostrerà la grandezza e l’unicità dello scultore e pittore italiano autore dell’abbraccio di Amore e Psiche e di altri capolavori unici.

Lo scoprimento della targa e l’intitolazione di uno spazio cittadino dedicato a Zampa, in programma per il centenario della nascita, vennero rinviati due anni fa a causa del Covid.

Zampa, in tutta la sua vita, restò legatissimo a San Severino Marche, città che gli diede i natali e dove morì, seppure trascorse tantissimi anni fuori per lavoro.

All'insegnamento universitario, infatti, alternò l'attività di critico letterario, collaborando ad alcune tra le maggiori riviste del Novecento. Per quasi mezzo secolo insegnò lingua e cultura tedesca alla Scuola di scienze politiche “Cesare Alfieri” di Firenze.

Dal 1952 al 1963 scrisse sul Corriere della Sera, poi sulla terza pagina della Stampa. Fu tra i fondatori del quotidiano Il Giornale e curò la pubblicazione di molte opere di Montale, la più celebre delle quali “Xenia” fu stampata proprio a San Severino Marche.

E’ anche stato redattore, inviato e critico letterario di “Il Giorno” e ha affiancato Indro Montanelli nella fondazione de “Il Giornale Nuovo”, in cui ha svolto l’attività di critico letterario. Ha collaborato con molti periodici, tra cui Atlante, l'Espresso, Panorama, Domus. Ha diretto la sezione letteraria dell’”Enciclopedia “Le Muse”, edita da De Agostini ed ha curato la pubblicazione dell’opera di Dolores Prato “Giù la piazza non c’è nessuno”.

È stato conservatore dell’Archivio “Alessandro Bonsanti” presso il Gabinetto Viesseux di Firenze, membro della giuria del Premio Pirandello, del Premio Strega, del Campiello Ventennale, membro della giuria del Premio Salimbeni per la Storia e la Critica d’Arte, conferito dalla Fondazione Salimbeni per le Arti Figurative di cui è stato fondatore, insieme con Federico Zeri, e presidente.

Giorgio Zampa ha tradotto, tra gli altri, Rilke, Kafka, Mann, Strindberg, Hofmansthal, Musil e Peter Weiss.

Ladri ancora in azione nella sede dell’Assem di San Severino Marche, in località Colotto. Dai magazzini dell’azienda di servizi municipalizzata sono sparite due motoseghe e sono stati saccheggiati i distributori automatici di bevande. Un bottino misero, ma per la seconda volta nel corso di questo primo scorcio di 2023 l’azienda dovrà fare i conti con i danni alle strutture e ai sistemi di sorveglianza. Risale allo scorso gennaio, infatti, un tentativo di furto nei depositi della società partecipata settempedana. In quel caso i ladri erano riusciti a forzare le porte e a mettere fuori uso i dispositivi di allarme, senza però riuscire a trafugare nulla.

È successo tutto nella scorsa notte. Il primo allarme è scattato poco prima della mezzanotte. «I ladri si sono comportati esattamente come nello scorso episodio – spiega Pavio Migliozzi, direttore generale di Assem S.p.a. –. Dapprima hanno fatto scattare l’allarme, attirando l’attenzione della vigilanza privata. Una volta che il clima si è raffreddato, dopo che il metronotte ha terminato il suo controllo, sono tornati in azione intorno all’una di notte».

Una volta forzata una delle porte di accesso ai depositi, i ladri hanno disinnescato il sistema di allarme, tagliando i fili come nello scorso gennaio. Dopodiché hanno portato via con loro «due motoseghe, per un valore di circa un migliaio di euro, e le monete all’interno dei distributori automatici - dice Migliozzi -. Parliamo di una piccola refurtiva, ma rimangono i disagi per i danni patiti dalle porte di accesso ai magazzini e, soprattutto, al sistema di allarme».

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