Vocazione manifatturiera come modello da recuperare per il rilancio dell'Appennino

Domenica, 21 Ottobre 2018 00:45 | Letto 1407 volte   Clicca per ascolare il testo Vocazione manifatturiera come modello da recuperare per il rilancio dell'Appennino Due giornate di approfondimento, dedicate all’analisi del passato per interrogare sul rilancio e sullo sviluppo dell’Appennino centrale. Diviso in tre sessioni, il convegno interdisciplinare organizzato dall’università di Camerino, ha in particolare inteso focalizzare l’attenzione sulle manifatture di eccellenza che hanno reso ricco e vitale un territorio, oggi in profonda crisi, ma desideroso di rinascere. Scopo principale del focus, quello di approfondirne la conoscenza e nel contempo, promuovere iniziative concrete di rilancio. Dal convegno, che ha riconfermato la volontà di eleggere Camerino a sede di una riflessione interregionale, come snodo strategico, contributi di indagine del passato sono venuti, oltre che dai distretti marchigiani, dal versante umbro, laziale e abruzzese. Ne è venuta fuori l’immagine di una realtà dell’ Appennino centrale per nulla immobile, periferica, statica e povera, bensì dinamica, ricca e popolata. Un’ immagine del tutto diversa da quella di oggi e che alla fine, potrebbe portare a pensare che sia il posto sbagliato dove vivere, perché i terremoti lo rendono complicato o  per l’assenza di opportunità,  altrove presenti. Memoria storica per analizzare le possibilità di recupero di quello che ha funzionato nei secoli dal XIII al XX e che potrebbe essere recuperato; si è potuta ad esempio riscoprire la peculiarità dell’abitato di Pioraco, piccolo paese industrializzato disseminato di antiche gualchiere che la geo-archeologia, potrebbe aiutare a conoscere meglio. Il convegno ha anche offerto l’occasione per effettuare la visita guidata del Museo della Carta e Filigrana di Pioraco e dell’archivio di Stato di Camerino, dove la prof. Emanuela Di Stefano, ha rinvenuto il “Quinternus” del 1264, il più antico documento in carta bambagina delle Marche e uno dei più antichi dell’Europa occidentale. “ Obiettivo della prima giornata storica- afferma la prof.ssa Di Stefano- è stato proprio quello di riflettere sul passato purtroppo dimenticato, ma che appartiene a questa nostra montagna e a tutto l’Appennino. La storia ci dice che, sotto il profilo delle attività economiche e delle Manifatture, anche Camerino ha avuto un passato importante. In questi luoghi esisteva una vera e propria propensione e vocazione alle Manifatture e alla mercatura, ed è quello che ha reso ricco il territorio di risorse, di materiale e di capitali e che- sottolinea- sono poi risultati investiti nel patrimonio artistico di cui la nostra montagna è dotata più di altre zone delle Marche. Abbiamo voluto riflettere su questo grande passato e, insieme agli studiosi, invitare anche il mondo politico, per comprendere insieme come questo territorio abbia avuto un passato così vitale. Oggi il tema centrale è quello della ricostruzione ma dobbiamo porci la domanda del cosa vogliamo ricostruire: il passato più recente in cui cerano ormai segni del declino o, vogliamo tornare invece a quello che può essere definito un modello di sviluppo plurisecolare, fatto della compenetrazione tra manifatture, risorse ambientali (perché lenergia idrica era fondamentale) e di quel che proveniva anche dal bosco o dallallevamento. A mio avviso- aggiunge - non ci può essere valorizzazione senza conoscenza; non ci può essere ricostruzione corretta ed efficace, senza conoscere l’identità di un territorio. Il nostro è un passato millenario; parliamo di un secolo intero in cui si può ascrivere che questo è il luogo della prima industrializzazione marchigiana. Una industrializzazione che, sia pure in forma sempre più esigua, si è mantenuta fino all’ 800 inoltrato. Fino a quell’epoca, dobbiamo ricordare che Camerino aveva ancora la produzione dei tessuti di seta e l’inversione è stata recentissima. Non possiamo dimenticarlo e, auspicare che una nuova inversione possa avvenire”. “ Appennino, ritorno al futuro, il tema della terza sessione che, attraverso i contributi dell’esperienza di successo degli imprenditori del territorio Nando Ottavi della Simonelli Group, Sandro Parcaroli, del gruppo Med Store e di Federico Maccari, dell’azienda Entroterra S.P.A titolare del Marchio La Pasta di Camerino, ha approfondito il ruolo della manifattura quale investimento strategico nazionale ed europeo. Imprese del territorio che hanno retto benissimo il contraccolpo della crisi e del terremoto, addirittura accrescendo il loro ruolo e la loro presenza sui mercati nazionali e internazionali.  Il discorso si è portato infine sulle progettualità e sulle possibilità di sviluppo e rilancio, grazie anche agli interventi del presidente di ISTAO Pietro Marcolini e del Segretario generale di Symbola Fabio Renzi. “ Proprio la giornata conclusiva- osserva Daniele Salvi ,Capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio Regionale- ci ha consegnato la fiducia di un lavoro che sta andando avanti e che riguarda l’irrobustimento del sistema produttivo delle aree interne che è fatto di tante cose; c’è cultura, turismo, ambiente, agricoltura di qualità, artigianato artistico tipico tradizionale, produzioni manifatturiere e, se vogliamo irrobustire questa economia- continua Salvi- una leva importante diventa quella della manifattura sostenibile e culturale; una manifattura innovativa che non inquina, che sposa i contenuti delle tipicità ambientali del nostro territorio e che punta sullinnovazione tecnologica perché è quella che può dare occupazione di qualità, maggiore solidità, ricchezza e solidità produttiva per il territorio. Proprio gli imprenditori che stanno lavorando in questa direzione ce ne hanno dato la prova; hanno reagito in maniera eccezionale alla crisi; altre sfide possono nascere dal “Patto per la ricostruzione e lo sviluppo” su cui sta lavorando la Regione Marche ma, anche da un impegno nazionale a cui l’ente regionale chiamerà il governo, chiedendo che vi sia un intervento qualificato pubblico- privato a che grandi centri di studi nazionali possano fare di queste zone, un’ area di eccellenza di alta formazione, di ricerca e di innovazione, a supporto anche di un modo nuovo di fare impresa”. Carla Campetella

Due giornate di approfondimento, dedicate all’analisi del passato per interrogare sul rilancio e sullo sviluppo dell’Appennino centrale. Diviso in tre sessioni, il convegno interdisciplinare organizzato dall’università di Camerino, ha in particolare inteso focalizzare l’attenzione sulle manifatture di eccellenza che hanno reso ricco e vitale un territorio, oggi in profonda crisi, ma desideroso di rinascere. Scopo principale del focus, quello di approfondirne la conoscenza e nel contempo, promuovere iniziative concrete di rilancio. Dal convegno, che ha riconfermato la volontà di eleggere Camerino a sede di una riflessione interregionale, come snodo strategico, contributi di indagine del passato sono venuti, oltre che dai distretti marchigiani, dal versante umbro, laziale e abruzzese. Ne è venuta fuori l’immagine di una realtà dell’ Appennino centrale per nulla immobile, periferica, statica e povera, bensì dinamica, ricca e popolata. Un’ immagine del tutto diversa da quella di oggi e che alla fine, potrebbe portare a pensare che sia il posto sbagliato dove vivere, perché i terremoti lo rendono complicato o  per l’assenza di opportunità,  altrove presenti. Memoria storica per analizzare le possibilità di recupero di quello che ha funzionato nei secoli dal XIII al XX e che potrebbe essere recuperato; si è potuta ad esempio riscoprire la peculiarità dell’abitato di Pioraco, piccolo paese industrializzato disseminato di antiche gualchiere che la geo-archeologia, potrebbe aiutare a conoscere meglio. Il convegno ha anche offerto l’occasione per effettuare la visita guidata del Museo della Carta e Filigrana di Pioraco e dell’archivio di Stato di Camerino, dove la prof. Emanuela Di Stefano, ha rinvenuto il “Quinternus” del 1264, il più antico documento in carta bambagina delle Marche e uno dei più antichi dell’Europa occidentale.

Prima sessione cstorica convegno

“ Obiettivo della prima giornata storica- afferma la prof.ssa Di Stefano- è stato proprio quello di riflettere sul passato purtroppo dimenticato, ma che appartiene a questa nostra montagna e a tutto l’Appennino. La storia ci dice che, sotto il profilo delle attività economiche e delle Manifatture, anche Camerino ha avuto un passato importante. In questi luoghi esisteva una vera e propria propensione e vocazione alle Manifatture e alla mercatura, ed è quello che ha reso ricco il territorio di risorse, di materiale e di capitali e che- sottolinea- sono poi risultati investiti nel patrimonio artistico di cui la nostra montagna è dotata più di altre zone delle Marche. Abbiamo voluto riflettere su questo grande passato e, insieme agli studiosi, invitare anche il mondo politico, per comprendere insieme come questo territorio abbia avuto un passato così vitale. Oggi il tema centrale è quello della ricostruzione ma dobbiamo porci la domanda del cosa vogliamo ricostruire: il passato più recente in cui c'erano ormai segni del declino o, vogliamo tornare invece a quello che può essere definito un modello di sviluppo plurisecolare, fatto della compenetrazione tra manifatture, risorse ambientali (perché l'energia idrica era fondamentale) e di quel che proveniva anche dal bosco o dall'allevamento. A mio avviso- aggiunge - non ci può essere valorizzazione senza conoscenza; non ci può essere ricostruzione corretta ed efficace, senza conoscere l’identità di un territorio. Il nostro è un passato millenario; parliamo di un secolo intero in cui si può ascrivere che questo è il luogo della prima industrializzazione marchigiana. Una industrializzazione che, sia pure in forma sempre più esigua, si è mantenuta fino all’ 800 inoltrato. Fino a quell’epoca, dobbiamo ricordare che Camerino aveva ancora la produzione dei tessuti di seta e l’inversione è stata recentissima. Non possiamo dimenticarlo e, auspicare che una nuova inversione possa avvenire”. “ Appennino, ritorno al futuro, il tema della terza sessione che, attraverso i contributi dell’esperienza di successo degli imprenditori del territorio Nando Ottavi della Simonelli Group, Sandro Parcaroli, del gruppo Med Store e di Federico Maccari, dell’azienda Entroterra S.P.A titolare del Marchio La Pasta di Camerino, ha approfondito il ruolo della manifattura quale investimento strategico nazionale ed europeo. Imprese del territorio che hanno retto benissimo il contraccolpo della crisi e del terremoto, addirittura accrescendo il loro ruolo e la loro presenza sui mercati nazionali e internazionali.  Il discorso si è portato infine sulle progettualità e sulle possibilità di sviluppo e rilancio, grazie anche agli interventi del presidente di ISTAO Pietro Marcolini e del Segretario generale di Symbola Fabio Renzi. “ Proprio la giornata conclusiva- osserva Daniele Salvi ,Capo Gabinetto della Presidenza del Consiglio Regionale- ci ha consegnato la fiducia di un lavoro che sta andando avanti e che riguarda l’irrobustimento del sistema produttivo delle aree interne che è fatto di tante cose; c’è cultura, turismo, ambiente, agricoltura di qualità, artigianato artistico tipico tradizionale, produzioni manifatturiere e, se vogliamo irrobustire questa economia- continua Salvi- una leva importante diventa quella della manifattura sostenibile e culturale; una manifattura innovativa che non inquina, che sposa i contenuti delle tipicità ambientali del nostro territorio e che punta sull'innovazione tecnologica perché è quella che può dare occupazione di qualità, maggiore solidità, ricchezza e solidità produttiva per il territorio. Proprio gli imprenditori che stanno lavorando in questa direzione ce ne hanno dato la prova; hanno reagito in maniera eccezionale alla crisi; altre sfide possono nascere dal “Patto per la ricostruzione e lo sviluppo” su cui sta lavorando la Regione Marche ma, anche da un impegno nazionale a cui l’ente regionale chiamerà il governo, chiedendo che vi sia un intervento qualificato pubblico- privato a che grandi centri di studi nazionali possano fare di queste zone, un’ area di eccellenza di alta formazione, di ricerca e di innovazione, a supporto anche di un modo nuovo di fare impresa”.

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