Durante un controllo su strada infatti, i finanzieri hanno fermato un’auto che, controllata, emanava odori sospetti. Nel bagagliaio erano trasportati 180 chili di granchi reali, il cui stato di conservazione e le modalità di trasporto hanno fatto scattare immediatamente i provvedimenti penali e amministrativi: i crostacei erano trasportati nell’abitacolo senza alcuna osservanza delle norme igieniche – in delle cassette di plastica coperte da stoffa – e soprattutto a un temperatura ben più alta rispetto a quella necessaria alla loro buona conservazione.
I finanzieri hanno immediatamente rilevato l’inidoneità del cibo, oltre all’assenza della tracciabilità: i crostacei – insieme ad alcuni chili di cefali – sono stati così sequestrati e distrutti.
Il conducente dell’auto, un cittadino cinese titolare di un sushi restaurant nel barese, è stato denunciato per commercio di sostanze alimentari nocive e multato per la mancata tracciabilità della merce sequestrata.
La Guardia di Finanza di Macerata ha arrestato un giovane italiano, residente in provincia, contestandogli il reato di detenzione e di spaccio di stupefacenti. Un’operazione che trova il suo quadro all’interno dell’attività di contrasto allo spaccio e di sorveglianza e quella di contenimento della diffusione del contagio da Coronavirus.
Nel dettaglio, i finanzieri hanno controllato il venticinquenne nei pressi di Montecassiano, cogliendolo in possesso di modiche quantità di stupefacenti. Le successive perquisizioni domiciliari, con l’aiuto dei cani antidroga, hanno fatto sì che a casa dell’arrestato fosse rinvenuta la marijuana, l’hashish e il contante successivamente sequestrati.
Il responsabile è ora agli arresti e a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Red.
Di questi, circa 80 grammi erano purissimi e ancora "in sasso", mentre la restante parte era già stata divisa in dosi. Venduta sul mercato, avrebbe fruttato circa 8000 euro. L’idea del fermato era quella di rifornire il territorio in occasione della notte dell’ultimo dell’anno.
Nello stesso ambito i Carabinieri, subito prima di Natale, hanno denunciato a piede libero un altro giovane settempedano di circa trent'anni, reo di aver coltivato in una serra, nella sua abitazione, una dozzina di piante di marijuana. È stato denunciato per produzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, mentre le piante sono state sequestrate e sono in corso gli accertamenti per valutare il coefficiente del principio attivo.
I finanzieri hanno appurato che presso un esercizio commerciale della provincia, gestito da un soggetto di etnia cinese, erano stoccati prodotti destinati alla vendita e privi delle indicazioni minimali imposte dalla normativa in materia di sicurezza dei prodotti da riportare in etichetta.
Sono state infatti rinvenute, esposte per la vendita, circa 4.000 confezioni tra batterie di vari formati, unghie finte, perline per collane/braccialetti e altri oggetti, per un totale complessivo di quasi 900 mila pezzi, non conformi all’attuale normativa e quindi ritenuti potenzialmente dannosi per la salute.
In particolare, i prodotti sono risultati privi delle indicazioni minime previste dal Codice del Consumo: in alcuni casi mancava l’esatta descrizione del materiale impiegato, mentre in altri è stata ravvisata l’assoluta illeggibilità delle istruzioni.
Anche in considerazione della potenziale scarsa qualità delle materie prime utilizzate e comunque non espressamente tracciabili, la Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro amministrativo degli articoli irregolari. Il responsabile dell’azienda è stato segnalato alla locale Camera di Commercio per l’adozione dei provvedimenti di competenza.
Ulteriori accertamenti verranno effettuati sul materiale sequestrato per scongiurare la presenza di sostanze nocive per la salute e per accertare eventuali irregolarità dal punto di vista fiscale.
Red.
Variegata, infatti, l’offerta di prodotti rinvenuti, come petardi, candele, fontane, razzi, tutti immagazzinati e detenuti per la vendita.
Nel corso del servizio, le fiamme gialle hanno anche sottoposto a sequestro amministrativo 126 confezioni di luminarie natalizie e 460 confezioni tra accessori di telefonia e oggettistica varia, per un totale di 5.628 pezzi, detenuti per la vendita in violazione alla normativa prevista dal codice al consumo, segnalando il titolare per l’adozione dei provvedimenti amministrativi di competenza.
La posizione del negoziante, sarà ora vagliata dai finanzieri anche sotto l’aspetto fiscale.
GS
Scoperta dai finanzieri della Compagnia di Macerata una frode fiscale nel settore del commercio all’ingrosso di pellame. Evasi oltre 3 milioni di euro. Eseguito il sequestro di beni per circa 600.000 euro. 5 le persone denunciate.
Si è conclusa, con un sequestro per equivalente di beni, un’articolata indagine di polizia economico-finanziaria e giudiziaria svolta dalla Compagnia di Macerata e coordinata dalla Procura della Repubblica di Macerata, nei confronti di un gruppo di imprese, già operanti nella provincia maceratese nel settore del commercio all’ingrosso di pellami.
Il contesto investigativo, avviato due anni fa, ha comportato l’analisi di tutti i rapporti economici e commerciali posti in essere dalle imprese verificate.
Il quadro indiziario ricostruito, ha permesso di accertare l’utilizzo e l’emissione di fatture relative ad operazioni mai avvenute.
Nell’ambito dell’inchiesta, il GIP presso il Tribunale di Macerata – Dott. Domenico Potetti – su richiesta del Procuratore della Repubblica, ha disposto il sequestro per equivalente di beni fino a concorrenza delle imposte evase per circa 600.000 euro.
Le Fiamme Gialle maceratesi hanno quindi dato esecuzione al provvedimento del Giudice, procedendo al sequestro di un villino, due appartamenti con relative pertinenze e denaro contante, riconducibili agli indagati, rappresentanti legali delle aziende implicate nella frode fiscale.
I responsabili sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per vari reati tributari.
La lotta all’evasione fiscale e soprattutto alle grandi frodi costituisce un obiettivo prioritario per la Guardia di Finanza, teso a tutelare non solo le entrate per i bilanci dello Stato e degli Enti locali, ma anche imprese e professionisti che operano nella piena e completa osservanza delle leggi.
g.g.
Il Corpo Forestale dello Stato di Fabriano ha provveduto al sequestro di un manufatto di accumulo di acque provenienti dalle attività di scavo del cantiere dell’Asse viario Umbria - Marche del Progetto Quadrilatero, in località Cancelli di Fabriano. Le acque di lavorazione confluivano in un bacino di decantazione artificiale, dal quale invece di essere convogliate nell’impianto di depurazione, traboccavano e si riversavano nel torrente Giano, di importante rilievo ambientale, rendendolo completamente bianco. Per verificare le caratteristiche fisico – chimiche delle acque sversate, è stata inoltre richiesta la collaborazione dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale di Ancona, che provvederà ad effettuare le analisi delle acque campionate.
I forestali hanno comunque consentito l’uso dell’impianto sequestrato alla ditta, per non bloccare il lavori, intimando comunque alla stessa di procedere secondo quanto previsto dalle prescrizioni tecniche di progetto, al fine di evitare gravi danni all’ambiente.
Le indagini hanno portato alla denuncia di cinque persone, tra cui il direttore dei lavori e il responsabile del cantiere, in concorso con altre tre figure dirigenziali della Ditta esecutrice, per i reati di danneggiamento aggravato di acque pubbliche, deturpamento di bellezze naturali, immissione di rifiuti liquidi in acque pubbliche, getto pericoloso di cose, alterazione dello stato dei luoghi in zone tutelate da vincolo paesaggistico, reati che prevedono pene fino a tre anni di reclusione.
Agenti del Corpo Forestale dello Stato della Stazione del Conero, coadiuvati dal personale della Stazione di Ancona, hanno sequestrato un manufatto in costruzione sito nel cuore del Parco Regionale, in località Frazione Poggio, per il quale il proprietario, titolare di un’azienda agricola, non era in possesso di alcuna autorizzazione.
Il manufatto, di circa 50 mq, era già stato in parte costruito.
Prosegue, così, la lotta all'abusivismo edilizio, che negli ultimi cinque anni hanno portato alla scoperta di 18 notizie di reato inerenti abusi edilizi, a seguito delle quali sono state denunciate 52 persone.
Nella maggior parte dei casi si tratta di manufatti realizzati senza alcun titolo autorizzativo o in sostanziale difformità dai permessi di costruire rilasciati. Nella maggior parte dei casi gli illeciti edilizi, ricadendo all’interno del Parco del Conero, si accompagnano a violazioni penali della normativa sulle aree protette e dei beni ambientali e culturali.