In una nota diffusa dal suo ufficio stampa, il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha preso le distanze da quanto riportato nelle ultime ore dagli organi di informazione a proposito di una sua richiesta di “zona rossa” per il periodo delle festività natalizie. Una riunione della Conferenza Stato Regioni, quella a cui è intervenuto, indetta per parlare di vaccinazioni, ma che in coda ha registrato anche il tema delle eventuali ulteriori restrizioni per evitare assembramenti. Queste riferite però ai contesti privati e non agli esercenti, con Acquaroli preoccupato soltanto della tutela delle attività, che non ritiene responsabili, e dei piccoli centri, penalizzati rispetto alle città.

Si legge: “Apprendo dalla stampa e dai telegiornali che questa mattina avrei chiesto la “zona rossa” per le festività natalizie nella Conferenza Stato Regioni tenuta in modalità web. Mi vedrò costretto a chiedere la registrazione del mio intervento perché, a meno di sdoppiamento della personalità, le mie affermazioni sono state di altro tipo. La premessa doverosa è che la riunione era stata convocata per parlare di vaccini ma in coda è stato inserito il tema delle ulteriori eventuali altre misure da prendere per le festività natalizie, onde evitare un impatto devastante nel mese di gennaio sulle strutture ospedaliere ancora in sofferenza. Per questo ci è stato chiesto il nostro parere”.

Il Presidente ha proseguito: “Il mio intervento, tra gli ultimi di quelli in scaletta, ha evidenziato la disponibilità a discutere di una stretta per evitare assembramenti e ammucchiate soprattutto nelle case private. Ho affermato che se si dovesse ipotizzare una ulteriore chiusura non si può pensare che a pagarla siano ristoranti, bar, esercizi commerciali, piscine e palestre e che a fronte di essa ci sarebbe bisogno di ristori totali e immediati. Ho detto inoltre che non è comunque giusto paragonare i territori periferici, che già hanno pagato con l’isolamento le precedenti restrizioni, alle grande dimensioni. Ho parlato dell’inopportunità di lasciare sole persone anziane in questo periodo. Ho chiesto di dare certezze, seppure in un quadro complicato. Ho parlato di necessità di concertazione e di messaggi univoci. Ieri si diceva di aprire le scuole e oggi si pensa di chiudere tutto. È incomprensibile a me, figuriamoci ai cittadini! Quanto detto non mi sembra la richiesta di una zona rossa ma a qualcuno evidentemente fa comodo così”.

In chiusura la stoccata alla stampa: “Ora mi aspetto che tutti coloro, soprattutto chi opera nel servizio pubblico che, senza interpellarmi, mi hanno attribuito la richiesta della zona rossa, riportino il senso di quanto ho veramente detto in quel contesto. Perché l'informazione, soprattutto quella pubblica pagata con i soldi dei cittadini, non deve mai diventare disinformazione”.

Red.
Ufficiale: le Marche tornano zona gialla. Lo ha comunicato poco fa il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, con un post sul suo profilo Facebook.

Si legge: "Finalmente è arrivata la conferma che tutti aspettavamo: da Domenica torniamo in "zona gialla". Questa notizia ci fa piacere ma non deve essere considerata come una esenzione da ogni responsabilità. Il virus continua a circolare e ogni giorno registriamo un numero di soggetti positivi ancora cospicuo. Se non è necessario, dunque, dobbiamo cercare evitare luoghi di potenziale affollamento, dobbiamo tutti impegnarci al massimo per far sì che la nostra regione resti stabilmente in fascia gialla. Mi raccomando, il colore della nostra regione è nelle vostre mani. Vi prego di aiutarci!"

Il Governatore invita dunque al buonsenso e al rispetto delle regole, visto che come previsto dalla ripartizione in fasce stabilita dal Governo, da domenica sarà nuovamente possibile spostarsi tra comuni e la ristorazione potrà ricominciare a lavorare "in presenza", seppur soltanto fino alle 18.

Resta in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5.

red.
Quella appena trascorsa deve essere stata una settimana agrodolce per il Presidente della Regione Marche. Acquaroli ha vissuto il contagio della moglie, con conseguente isolamento anche per lui, e ha quindi atteso l’esito del suo tampone risultato poi negativo. Sono stati però giorni importanti sul fronte Covid non soltanto a livello individuale per il Presidente: la telefonata con il Ministro della Salute Roberto Speranza fa ben sperare tutte le Marche.

Considerato che l’indice Rt, uno degli indicatori utilizzati come discriminante per l’inserimento nelle tre fasce che dividono il Paese, sta tornando a livelli di sicurezza, sotto l’1,25, sembrerebbero più che fondate le indiscrezioni che vorrebbero le Marche nuovamente “gialle”. Sarebbe un ritorno nella fascia con le restrizioni meno pressanti: una boccata d’ossigeno, dopo i 15 giorni vissuti in zona arancione. Come cambierà la vita e cosa tornerà a essere permesso?

Anzitutto il coprifuoco resterà in vigore: niente liberi tutti, soprattutto in vista del Natale, anzi. Sembra che il Governo stia pensando di far chiudere locali, bar e ristoranti per il 24 e 25 dicembre, con forti indizi che il provvedimento possa riguardare anche il Capodanno.

Gli esercizi commerciali potranno riaprire e i ristoranti potranno tornare a servire i propri clienti non soltanto a domicilio, ma anche al tavolo. Sempre però con limitazioni: di orario, dalle 5 alle 18, e logistiche, con il rispetto del distanziamento.

Gli spostamenti durante la fascia oraria soggetta a coprifuoco dovranno essere motivati da comprovate esigenze emergenziali o lavorative, mentre sarà possibile, dalle 5 alle 22, spostarsi senza bisogno di certificare le motivazioni.

Resteranno invece chiuse palestre e piscine, cinema e teatri, musei, sale giochi e slot, queste ultime anche nei bar e nelle tabaccherie.

red.
Sono tanti gli attestati di vicinanza al governatore Francesco Acquaroli che ieri sera, con un post su Facebook, ha annunciato di essere in autoisolamento.
"Nel pomeriggio - aveva scritto poco dopo le 19 - mia moglie ha avuto un tampone positivo al Covid-19. Non appena sono venuto a saperlo, sono tornato a casa e mi sono messo in autoisolamento in attesa di effettuare il tampone. Al momento non ho sintomi e mi sento bene".
Ancora non si sa, dunque, se il contagio possa essere avvenuto anche per il presidente delle Marche.
Non è la prima volta che la regione si trova in apprensione per via della possibilità di contagio del presidente: a marzo scorso, infatti, fu Luca Ceriscioli a dover restare in quarantena a seguito della positività di Guido Bertolaso con cui era entrato in contatto nei giorni di concertazione per l'emergenza ospedaliera.
In quel caso la quarantena si risolse senza alcun contagio. La speranza è che l'esito sia lo stesso anche per Acquaroli.

GS
Buone notizie per la regione Marche il cui colore riguardante l'andamento della curva dei contagi potrebbe variare verso il giallo nei prossimi giorni.
Il presidente Francesco Acquaroli, infatti, ha annunciato di essersi confrontato con il Ministro Speranza che ha "confermato l'andamento molto positivo dell'indice Rt anche nella scorsa settimana. Se questi dati verranno confermati anche nella settimana in corso - dice il governatore regionale - , e dai risultati parziali che abbiamo questa sembra essere la tendenza, dal prossimo 4 dicembre la nostra regione dovrebbe tornare in zona gialla. Il ministro mi ha anche preannunciato che l'ordinanza in scadenza oggi sarà prorogata fino al 3 dicembre, poiché i 14 giorni per cambiare fascia non vanno considerati dal giorno in cui l'ordinanza è stata emessa ma dal giorno in cui si registra il primo risultato positivo. Cerchiamo di restare attenti e vigili - esorta il presidente - . Ringrazio i cittadini marchigiani per l'atteggiamento costruttivo e collaborativo e per i sacrifici che stanno compiendo".

GS
È andato dritto all’anima, ma anche alla coscienza di ognuno dei presenti, affinché tutti potessero mettere da parte il campanilismo e comprendere la reale situazione dell’entroterra e delle Marche. L’arcivescovo Francesco Massara, durante la riunione che ieri pomeriggio ha visto confrontarsi i sindaci della montagna e i vertici regionali e sanitari,  con il suo intervento ha placato i toni accesi che negli ultimi giorni avevano ruotato attorno alla trasformazione di una parte dell’ospedale di Camerino per il Covid.

“Comprendo le preoccupazioni – ha esordito - ma penso che la negatività di questo momento debba diventare speranza. Siamo troppo abituati a ragionare ognuno per il nostro orticello ed è sbagliato. Sicuramente c’è una grande emergenza sanitaria, lo sappiamo tutti, ma c’è da mettere al centro la salvezza delle vite umane e su questo siamo tutti d’accordo”.

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Ma accanto all’emergenza sanitaria ha acceso i riflettori su quella umana: “C’è anche una emergenza sociale – ha ribadito - , c’è una grande paura.

Il territorio della montagna, in questi anni, si è sentito preso a pesci in faccia. Siamo già stati massacrati dal sisma, da una ricostruzione che stenta a partire, con le difficoltà dei sindaci anche per una semplice pratica da mandare avanti. Credo che tra i sindaci ci sia una grande collaborazione: il fatto di ritrovarci qui insieme, su un problema che riguarda tutti noi, ci esorta a guardare al di là del nostro naso. Alcune questioni tecniche le dobbiamo affidare agli esperti, è normale”.

Poi le parole nei confronti di Nadia Storti, facente funzione in Asur 3 a seguito delle dimissioni di Alessandro Maccioni: “Si è ritrovata in un momento di difficoltà: tutti lo siamo difronte a qualcosa di imprevisto. So che Nadia vuole bene a questo territorio, non esistono le decisioni perfette”.

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Chiara per l’arcivescovo la situazione di difficoltà sociale ed economica: “Stiamo pensando ad andare in montagna quando non pensiamo che c’è gente che sta morendo in ospedale. Al di là dell’aspetto sanitario c’è una grande emergenza sociale: a Fabriano dove è stato aperto un emporio della solidarietà, in due mesi abbiamo avuto quasi 300 famiglie che hanno chiesto aiuto. C’è chi non può permettersi nemmeno di fare visite mediche. È necessario essere uniti al di là delle posizioni politiche”. Massara ha espresso la sua posizione anche sull’accoglienza dei malati umbri al Covid Center di Civitanova: “Abbiamo accolto persone da una Regione, la prossima volta potremmo averne bisogno noi. La dignità del malato e della persona devono essere al centro. Se io ho bisogno di un servizio non devo chiedere un favore, è un mio diritto. Noi cittadini dovremmo essere tutti uguali – ha detto poi rivolgendosi ai presenti - , voi che siete rappresentanti delle istituzioni aiutate questo territorio a crescere, altrimenti rischiamo di morire”.

Un quadro, quello delineato dall’arcivescovo, che arriva dal suo incontro con la gente del posto: “Parlo con i bambini che devono fare la cresima e mi confidano che non vedono l’ora di andarsene da qui. Cosa posso rispondere io? Noi abbiamo tutti una grande responsabilità, se noi collaboriamo in un dialogo costruttivo, sicuramente qualcosa di buono nascerà per questa terra arriverà e la lasceremo sana ai cittadini di domani.

Usciamo dal campanilismo, dobbiamo pensare al futuro di questa terra che ha tantissime potenzialità. Il presidente – ha detto in merito a Francesco Acquaroli - ha dato una grande disponibilità e ascolterà i sindaci e i vescovi per crescere insieme.

Noi vescovi abbiamo il tasto della situazione che a volte sfugge agli amministratori: i vescovi ascoltano tutti e hanno una reale  percezione delle problematiche sociali”.

Infine, a proposito di ascolto, un appello umano: “Dobbiamo far comprendere a tutti che un malato di Covid non è un appestato; che i nostri ospedali sono delle eccellenze con grandi professionisti e se c’è la necessità di fare delle analisi non bisogna andare in un altro posto.

Riacquistiamo – ha concluso -  la capacità di ascoltarci”.

Giulia Sancricca
Una decisione dolorosa, ma necessaria. Questo il sunto dell’incontro che il governatore delle Marche Francesco Acquaroli ha avuto al Lanciano Forum con i sindaci del territorio montano. Presente anche la Consigliera regionale e Presidente della Commissione Sanità e Politiche Sociali, Elena Leonardi, il Vicepresidente del Consiglio Regionale Gianluca Pasqui, i responsabili degli Ambiti territoriali e sociali, oltre all’Arcivescovo di Camerino e San Severino, Francesco Massara e il Direttore Asur, Nadia Storti.

Sul tavolo i chiarimenti sui motivi della trasformazione del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Camerino in presidio destinato ai malati Covid. Una scelta, tra l’altro prevista dal piano pandemico regionale esistente, che si è resa necessaria a causa dell’alto numero di contagi e dell’impossibilità dei presidi di Civitanova e Macerata di far fronte alle cure necessarie a causa della saturazione dei posti disponibili.

Il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia, ha presentato le sue perplessità nel corso dell’incontro: “Il problema fondamentale è questo: come può un territorio così vasto, seppur poco densamente popolato, restare senza servizi sanitari essenziali? L’ospedale di Camerino serve un’area vastissima, e oggi non è più neanche in grado di offrire servizi sanitari di base, come il pronto soccorso. Non è accettabile. Perché non siamo stati avvisati dello spostamento del personale al Covid Center di Civitanova, perché ora anche noi stiamo diventando un presidio per positivi al Covid? Anche a marzo abbiamo perso il pronto soccorso, non capisco come sia possibile”.

Il Presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, ha risposto: “Se nessuno ha avvisato dei provvedimenti previsti dal piano pandemico, io stesso accerterò eventuali mancanze. Noi ci siamo visti e abbiamo parlato a lungo dei problemi connessi a questi argomenti. Credevo di essere stato chiaro: finchè la curva dei contagi lo avesse permesso, anche in relazione alla situazione nelle altre strutture ospedaliere, avremmo mantenuto gli ospedali ‘puliti’. Ma io quella sera dissi che se la pandemia fosse esplosa, il piano pandemico avrebbe dovuto attuarsi. Il piano è un atto tecnico, non politico, la discussione è tecnica, non politica: questo deve essere chiaro a tutti. A me dispiace di questo provvedimento, come dispiace di altri ospedali che sono costretti a questo sacrificio, ma questo non è il momento delle polemiche, io non le ho mai fatte, neanche a febbraio. Capisco le vostre posizioni, ci impegneremo per mantenere l’efficienza dell’ospedale camerte, ma vi dico anche che sul piano pandemico non transigo: ripeto che è un atto tecnico, e credo che nessuno debba avere la possibilità di mischiare la politica a un argomento che è esclusivamente di competenza tecnica. Da amministratore non farò pressioni sui tecnici, sarebbe ingiusto e soprattutto illegittimo”.

l.c.

f.u.
Un camper per i tamponi anti-Covid. A Sarnano oggi il taglio del nastro della struttura pensata dalle Terme di Sarnano in collaborazione con il comune sarnanese. Tamponi itineranti dunque, a supporto delle strutture sanitarie sotto grande pressione durante questa seconda ondata di contagi da Coronavirus.

All’inaugurazione, oltre al presidente delle Terme, ha presenziato anche il Presidente della Regione Francesco Acquaroli: “Purtroppo questa ondata ci mette in difficoltà: per questo motivo tutte le iniziative che sono volte a cercare di limitare il virus e al tracciamento efficace dei contagi, sono essenziali per cercare di fare squadra e per preservare la salute e la sicurezza dei cittadini. Di conseguenza ne beneficiano anche le strutture sanitarie, che soffrono se la curva cresce in maniera incontrollata. Sinergie fondamentali per raggiungere un risultato importante. Dobbiamo tutti essere impegnati in prima fila in questa lotta, visto che gli effetti del virus non solo sono a livello sanitario, ma anche economico”.

Il sindaco di Sarnano, Luca Piergentili, ha fatto i suoi complimenti agli autori dell’iniziativa, sottolineando l’importanza di un servizio simile: “Devo fare i complimenti alla direzione delle Terme, hanno dimostrato di essere sul pezzo per il bene della cittadinanza, insieme a noi e ai comuni vicini, per questo li ringrazio e con loro anche i sindaci dei comuni limitrofi. Uno strumento fondamentale per avere diagnosi in tempi brevi, visto che siamo in un territorio sprovvisto di questi servizi. Questa struttura mobile potrà garantire grande velocità nelle diagnosi e nei tracciamenti, con professionisti di assoluta qualità”.

Red.
Covid Hospital a Camerino: domani l’incontro tra i sindaci e il Presidente della Regione Francesco Acquaroli, un meeting che farà luce sugli sviluppi della gestione pandemica nelle Marche e che potrebbe coinvolgere alcuni reparti del nosocomio camerte. Una discussione che tiene banco, con alcuni pazienti Covid che potrebbero essere trasferiti nella corsia di ortopedia dell’Ospedale Santa Maria della Pietà.

Già oggi le prime schermaglie sul tema tra il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia, e l’ex primo cittadino camerte e ora vicepresidente del Consiglio Regionale, Gianluca Pasqui. Sborgia ha affermato di avere garanzie sul fatto che nulla si sarebbe mosso prima della riunione di domani, ma ha recriminato sul fatto che le garanzie fossero assolute, non legate alle contingenze, come detto da "autorevoli rappresentanti regionali". Non si tratterebbe di campanilismo, secondo Sborgia, ma del rispetto del piano pandemico, della situazione post-sisma dell’alto maceratese, e logistiche.

Proprio l’accusa di campanilismo è quella che viene rivolta al sindaco camerte da Gianluca Pasqui, che sottolinea come l’eventuale conversione sarebbe una decisione legata all’assenza di strade alternative. In una nota si legge come Pasqui inviti le amministrazioni locali a evitare campanilismi, appunto, piuttosto favorendo uno spirito di unità di intenti: "C'è chi ancora trova il tempo e il modo per alimentare polemiche sterili e rancori personali con articoli di stampa nei quali si cercano ipotetici colpevoli e si individuano altrettanto ipotetici salvatori della patria. Mi è sembrato di capire, parlando con tanti sindaci dell'entroterra maceratese, che tutti abbiano condiviso il principio per il quale quella per l'ospedale di Camerino e per la salute dei cittadini non può essere una battaglia partitica o ideologica. Su questo dovremmo lavorare. Insieme".

Al vicepresidente dell’Assise regionale ha fatto eco il sindaco di Fiuminata, Vincenzo Felicioli: "Non sta sicuramente a me stabilire il piano pandemico, ma penso che oggi le esigenze siano chiare. Il Covid, come la Spagnola, come la peste, sarà sconfitto, presto sarà fortunatamente un ricordo. Per questo motivo evitiamo queste schermaglie: domani al Presidente Acquaroli chiederò non di modificare il piano pandemico, quanto di parlare di sanità in generale, di futuro, per fare in modo che il problema della sanità, esistente a prescindere dalla pandemia, venga risolto in maniera congrua alle esigenze della cittadinanza delle zone montuose. I rappresentanti di queste zone ci sono e hanno la possibilità di far sentire la loro voce, lo facciano".

Pietro Tapanelli, sindaco di Sefro, parla di un problema di fondamentale importanza. Preservare i servizi ordinari, già parzialmente compromessi dall'emergenza, è vitale: "Sul tema c'è forte preoccupazione per i servizi ordinari che l'ospedale dovrebbe garantire a un territorio già vessato da altre emergenze ben note. La sanità è di tutti e comunque dobbiamo essere a disposizione. Credo si debba essere in grado di garantire i servizi essenziali e ordinari, visto che gli ospedali di Camerino e San Severino servono un vasto territorio, quello dell'alto maceratese. Depotenziare queste strutture sarebbe un grave errore, non solo allo stato attuale delle cose, ma anche in tempo di 'pace'".

Il sindaco di Pieve Torina, Alessandro Gentilucci, come Felicioli, guarda anche al futuro: "Un sacrificio che avremmo evitato, siamo messi a dura prova dalla pandemia. Per questo chiediamo che ci sia un riconoscimento per i sacrifici dei cittadini del territorio, che già soffrono per il sisma. Evidentemente non possiamo tirarci indietro: in quei letti di ospedale potremmo vedere i nostri cari. Garantiamo i servizi essenziali comunque, il pronto soccorso, i servizi di analisi. Si resti vicini ai cittadini: questa deve essere un'occasione per guardare avanti. Domani dovremo avere un ospedale efficiente, per personale e per strutture. Impariamo a investire nel nostro futuro, l'ospedale di Camerino sia già da subito un baricentro dei servizi che salveranno le nostre vite".

Domani l’incontro, dal quale dovrebbe emergere una visione più chiara su come la pandemia verrà affrontata nel maceratese e su quale, in questo quadro emergenziale, potrà essere il ruolo dell’ospedale di Camerino.

l.c.



Marche a piccoli passi verso l'inserimento in zona rossa? Questa la voce che sta circolando in relazione alla possibile decisione del ministro della salute Roberto Speranza, che potrebbe inserire la nostra regione tra quelle a più alto rischio di contagi. Evenienza questa di cui sembra stiano tenendo conto, cercando ovviamente di scongiurarla, anche i vertici dell'esecutivo regionale, preoccupati per un eventuale aggravamento delle restrizioni da parte del governo.

Al momento, come detto, si tratta di semplici voci che stanno circolando in queste ore, ma, senza voler fare allarmismo, alcuni segnali sembrerebbero voler anticipare quello che da pù parte si teme. In primo luogo l'ordinanza anti assembramento emanata nella giornata di giovedì dal presidente della regione Francesco Acquaroli, soprattutto nella parte che vieta il consumo di alimenti e bevande dopo le ore 16 nei luoghi pubblici e aperti al pubblico e di cui molti si domandano il senso.

In secondo luogo la curva dei contagi che, sia pure assestandosi, resta tuttavia su numeri alti, con la provincia di Macerata che, contrariamente alla prima ondata, detiene la maglia nera all'interno del territorio marchigiano.

Non ultimo il dibattito circa la necessità di aprire un altro presidio ospedaliero Covid che, al di là delle diatribe sul fatto che debba essere Camerino piuttosto che Civitanova o Macerata, sembra indicare un sistema sanitario regionale prossimo al collasso.

Allora come non pensare male sugli sviluppi della situazione, visto che, come diceva Andreotti, "si farà pure peccato, ma alla fine si indovina?".

f.u.

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