Il no di 6 sindaci."Basta chiacchiere.Servono fatti"

Mercoledì, 15 Gennaio 2020 10:35 | Letto 1279 volte   Clicca per ascolare il testo Il no di 6 sindaci."Basta chiacchiere.Servono fatti" Tardiva, insignificante e dal tono pre elettorale. Così sei sindaci dei comuni terremotati dell’entroterra maceratese, definiscono la riunione convocata dal Presidente Anci Marche Mangialardi a Roma, motivo per cui, hanno deciso di non parteciparvi. Mancata concertazione preventiva, mancata considerazione delle loro istanze mai seguite da fatti concreti, situazione di stallo inaccettabile, hanno spinto i primi cittadini di Caldarola, Castelsantangelo sul Nera, Monte Cavallo, Muccia, Serravalle di Chienti e Valfornace a disertare l’incontro. Uniniziativa del genere- afferma Luca Giuseppetti sindaco di Caldarola- avrebbe dovuto prima essere meglio condivisa tra tutti insieme allAnci. In secondo luogo ne abbiamo fatte talmente tante di riunioni che ormai le parole non servono più. Ci servono solo i fatti perchè dobbiamo andare avanti. Ci serve serietà e concretezza. altrimenti, sono anni che diciamo sempre le stesse cose e tutto fa pensare che non vi sia alcuna volontà di venirci incontro. Nessuno si interessa più dei nostri territori e le attenzioni vengono rivolte altrove. Lo Stato ha lasciatio in standby  4 regioni che ormai conoscono solo una situazione di lentezza assurda. Tante parole ma la sostanza ancora non si è vista. I sindaci sono quelli che ci mettono sempre la faccia e che mai si tirano indietro ma, è ora di finirla. Le chiacchiere e le riunioni a Roma non servono. Serve concretezza. A oltre tre anni dal sisma, di fronte alla totale assenza di una reale percezione dei danni subiti, la misura è talmente colma che se non si registrerà  una significativa e tempestiva inversione normativa, i primi cittadini dei sei comuni, dicono di non poter escludere iniziative eclatanti che potrebbero portare anche a rimettere il mandato e consegnare le fasce tricolori al Presidente del Consiglio. Non è da una riunione al Pio Sodalizio dei Piceni che si risolvono le problematiche e oltretutto -dichiara il sindaco di Montecavallo Pietro Cecoli-, in vista delle prossime elezioni regionali, lincontro appare una strumentalizzazione per il tornaconto di qualcuno. Spero che non sia così, ma limpressione è lampante. Viviamo tutti una situazione di stallo insopportabile- aggiunge Cecoli-. Un terremoto di queste proporzioni i cui danni ricadono su un territorio vastissimo, non può essere gestito con leggi ordinarie nè con la nomina di un Commissario calato dallalto: la politica deve fare il suo lavoro e il territorio deve fare il suo. E sui territori che insistono le problematiche e i sindaci debbono essere parte attiva, non delle figure esautorate già il giorno dopo il dramma. A poco niente sono servite le audizioni dei sindaci nelle Commissioni Parlamentari di Camera e Senato prima delle trasformazioni in Legge del Decreto, nè i  testi di revisioni elaborati dalla stessa ANCI, dalle Regioni e dai Sindaci. Andare a Roma per ripetere sempre le stesse cose mi è sembrato inutile- dice Mario Baroni, sindaco di Muccia- sarebbe stato più opportuno convocare la riunione sui nostri territori dove ci sono i danni e i problemi. Le nostre amnministrazioni hanno il problema del personale aggiuntivo della ricostruzione che raggiunti i tre anni dobbiamo licenziare; è un problema che segnaliamo da tempo e che non ha avuto ancora risposta e riguarda tutti i comuni del cratere. Sono tre anni che chiediamo modifiche per accelerare la ricostruzione, lo stesso Conte ha ascoltato e letto le nostre esigenze. A cosa serve ripetere, sempre le stesse cose se nessuno ci ascolta.  Non ne possiamo più- rincalza Mauro Falcucci, primo cittadino di Castelsantangelo - Non vogliamo più essere correi di quello che non funziona. Tutti ci dicono che abbiamo ragione e nessuno ci aiuta. Tutti ci dicono non vi lasceremo soli e di fatto tutti ci abbandonano. La misura è davvero colma e personalmente non voglio più essere correo della fine della Montagna e della non ricostruzione. Qui è tutto a terra, non cè più niente e allora, o qualcuno ci dà delle risposte serie, pratiche e concrete che oramai tutti sanno quali sono e, se veramente cè questa volontà si facciano le norme, altrimenti, ci si dica chiaramente che la volontà era quella di buttare via un mare di soldi e che in montagna non ci potremo rimanere. Ce ne faremo una ragione come quando si è colpiti da una malattia purtroppo incurabile. Non possiamo più attendere e, se questa è la fine- conclude Falcucci- personalmente arriverò alla estrema ratio di rimettere il mandato. Non voglio partecipare alla morte della mia montagna, del mio paese e della mia comunità.
Tardiva, insignificante e dal tono pre elettorale. Così sei sindaci dei comuni terremotati dell’entroterra maceratese, definiscono la riunione convocata dal Presidente Anci Marche Mangialardi a Roma, motivo per cui, hanno deciso di non parteciparvi. Mancata concertazione preventiva, mancata considerazione delle loro istanze mai seguite da fatti concreti, situazione di stallo inaccettabile, hanno spinto i primi cittadini di Caldarola, Castelsantangelo sul Nera, Monte Cavallo, MucciaSerravalle di Chienti e Valfornace a disertare l’incontro.
" Un'iniziativa del genere- afferma Luca Giuseppetti sindaco di Caldarola- avrebbe dovuto prima essere meglio condivisa tra tutti insieme all'Anci. In secondo luogo ne abbiamo fatte talmente tante di riunioni che ormai le parole non servono più. Ci servono solo i fatti perchè dobbiamo andare avanti. Ci serve serietà e concretezza. altrimenti, sono anni che diciamo sempre le stesse cose e tutto fa pensare che non vi sia alcuna volontà di venirci incontro. Nessuno si interessa più dei nostri territori e le attenzioni vengono rivolte altrove. Lo Stato ha lasciatio in standby  4 regioni che ormai conoscono solo una situazione di lentezza assurda. Tante parole ma la sostanza ancora non si è vista. I sindaci sono quelli che ci mettono sempre la faccia e che mai si tirano indietro ma, è ora di finirla. Le chiacchiere e le riunioni a Roma non servono. Serve concretezza".
A oltre tre anni dal sisma, di fronte alla totale assenza di una reale percezione dei danni subiti, la misura è talmente colma che se non si registrerà  una significativa e tempestiva inversione normativa, i primi cittadini dei sei comuni, dicono di non poter escludere iniziative eclatanti che potrebbero portare anche a rimettere il mandato e consegnare le fasce tricolori al Presidente del Consiglio.
" Non è da una riunione al Pio Sodalizio dei Piceni che si risolvono le problematiche e oltretutto -dichiara il sindaco di Montecavallo Pietro Cecoli-, in vista delle prossime elezioni regionali, l'incontro appare una strumentalizzazione per il tornaconto di qualcuno. Spero che non sia così, ma l'impressione è lampante. Viviamo tutti una situazione di stallo insopportabile- aggiunge Cecoli-. Un terremoto di queste proporzioni i cui danni ricadono su un territorio vastissimo, non può essere gestito con leggi ordinarie nè con la nomina di un Commissario calato dall'alto: la politica deve fare il suo lavoro e il territorio deve fare il suo. E' sui territori che insistono le problematiche e i sindaci debbono essere parte attiva, non delle figure esautorate già il giorno dopo il dramma". 
A poco niente sono servite le audizioni dei sindaci nelle Commissioni Parlamentari di Camera e Senato prima delle trasformazioni in Legge del Decreto, nè i  testi di revisioni elaborati dalla stessa ANCI, dalle Regioni e dai Sindaci.
" Andare a Roma per ripetere sempre le stesse cose mi è sembrato inutile- dice Mario Baroni, sindaco di Muccia- sarebbe stato più opportuno convocare la riunione sui nostri territori dove ci sono i danni e i problemi. Le nostre amnministrazioni hanno il problema del personale aggiuntivo della ricostruzione che raggiunti i tre anni dobbiamo licenziare; è un problema che segnaliamo da tempo e che non ha avuto ancora risposta e riguarda tutti i comuni del cratere. Sono tre anni che chiediamo modifiche per accelerare la ricostruzione, lo stesso Conte ha ascoltato e letto le nostre esigenze. A cosa serve ripetere, sempre le stesse cose se nessuno ci ascolta". 

" Non ne possiamo più- rincalza Mauro Falcucci, primo cittadino di Castelsantangelo - Non vogliamo più essere correi di quello che non funziona. Tutti ci dicono che abbiamo ragione e nessuno ci aiuta. Tutti ci dicono non vi lasceremo soli e di fatto tutti ci abbandonano. La misura è davvero colma e personalmente non voglio più essere correo della fine della Montagna e della non ricostruzione. Qui è tutto a terra, non c'è più niente e allora, o qualcuno ci dà delle risposte serie, pratiche e concrete che oramai tutti sanno quali sono e, se veramente c'è questa volontà si facciano le norme, altrimenti, ci si dica chiaramente che la volontà era quella di buttare via un mare di soldi e che in montagna non ci potremo rimanere. Ce ne faremo una ragione come quando si è colpiti da una malattia purtroppo incurabile. Non possiamo più attendere e, se questa è la fine- conclude Falcucci- personalmente arriverò alla estrema ratio di rimettere il mandato. Non voglio partecipare alla morte della mia montagna, del mio paese e della mia comunità".

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