Riaperture sì, ma solo all'aperto. Da oggi bar e ristoranti tornano al lavoro, ma soltanto quelli che hanno la possibilità di servire al tavolo e fuori dalle proprie strutture. Una situazione che dà respiro ad alcuni, ma che penalizza tutti gli altri, quelli che non dispongono di spazi aperti. Loro dovranno attendere ancora.

Uno scenario strano, in cui chi ha la fortuna di poter lavorare ha una carta in più da giocare rispetto a chi può fare servizio solo al chiuso. È il caso dell'Osteria della Spada a Morro, frazione di Camerino, che, nonostante abbia un giardino, non riuscirà a riaprire. Sia per il maltempo, sia per il fatto che al momento quell'area è inagibile. Il titolare, Roberto Lupidi, ci ha raccontato la sua esperienza: "Noi non abbiamo uno spazio esterno utilizzabile al momento. C'è il giardino, ma non abbiamo coperture ed è ancora troppo freddo per pensare di poter servire i clienti all'esterno. Avremmo anche una piccola piazza a disposizione, ma è transennata e inagibile. Parlassimo di luglio o agosto il discorso sarebbe di certo diverso, allestiremmo il giardino, ma oggi c'è una sostanziale disparità di trattamento tra chi può e chi non può lavorare all'esterno, la situazione non è equa e per noi è un danno: queste concessioni non rappresentano alcun vantaggio per noi rispetto alla zona arancione o rossa. Ipotizziamo inoltre una giornata come quella di oggi: piove e non potremmo di certo, anche volendo, servire un pasto all'aperto". 

Tra chi riapre oggi invece, e ha già registrato il pieno a pranzo, c'è l'Osteria dell'Arte di Paolo Turchetti. Proprio durante la preparazione del pranzo per i suoi ospiti, ha raccontato come le condizioni del suo locale gli permettano, con le dovute precauzioni, di tornare in servizio: "Abbiamo un dehors di fronte al locale e, aprendolo su tre lati, con il giusto ricambio d'aria, possiamo finalmente lavorare. Pochi tavoli, ma già da oggi a pranzo siamo pieni. Quello che mi lascia perplesso è che a cena resti il coprifuoco: di sicuro per ora non faremo servizio al tavolo in orario serale, continueremo piuttosto con l'asporto. Massima solidarietà per chi non ha la fortuna di poter riaprire da oggi: non ci deve essere campanilismo o discordia e dispiace che alcuni siano meno tutelati di altri. Chiaramente chi non ha la possibilità di aprire fuori è fortemente penalizzato. Spero che andando avanti, con l'arrivo dell'estate, la situazione migliori. Le misure e i provvedimenti cambiano continuamente ed è un po' fuoriviante: speriamo bene".
l.c.
Il numero dei contagi li vedrebbe in zona arancione, ma un vuoto normativo concede a Cerreto d'Esi due giorni di zona gialla. È questo il paradosso che si è creato nel Comune anconetano: l'incidenza dei contagi da Covid infatti si mantiene sopra la soglia fissata dalla Regione per il ritorno in zona gialla. La curva dei positivi continua a oscillare e ancora non ha assunto i connotati di una vera e propria discesa. In questo contesto, però, il Comune amministrato da David Grillini vivrà tra oggi e mercoledì qualche giorno di restrizioni blande: tra l'ordinanza scaduta nella scorsa notte e i prossimi provvedimenti della Regione Marche, attesi a metà settimana, si è infatti creata una finestra. Cerreto sarà così "giallo" fino a nuova comunicazione. 

Il sindaco David Grillini ha spiegato: "L'ordinanza che ci limitava è scaduta ieri notte: al momento siamo gialli, ma i numeri in mio possesso parlano di altro. Dovremmo tornare quantomeno in zona arancione, ma siamo in attesa della nuova comunicazione da parte della Regione. Il provvedimento dovrebbe essere attivato nei prossimi giorni. La nostra curva continua a oscillare: è chiaro che in Comuni così piccoli anche dei cluster familiari di contagio possano essere decisivi per riportare il numero dei positivi sopra la soglia tollerata. In questo momento abbiamo un leggero aumento e nonostante la situazione sia sotto controllo l'incidenza percentuale è tale da richiedere misure restrittive più dure della zona gialla. Ci aspettiamo a giorni novità dalla Regione".

l.c.


Campagna di vaccinazione in azienda: a Matelica due imprese, la Halley Informatica e la Fidea S.p.a., hanno dimostrato la volontà di aderire alla campagna per le imprese promossa da Regione Marche. Il Comune ha comunicato che saranno messe a disposizione delle aziende i locali dell'ex Hotel Massi, in cui i dipendenti delle ditte matelicesi potranno sottoporsi alla vaccinazione. "In tal senso - ha spiegato il sindaco Massimo Baldini - si sta stipulando una convenzione con Kos Care per la somministrazione delle dosi al costo di 18 euro per inoculazione, stante l'effetiva consegna dei vaccini da parte della Regione".

Il primo cittadino matelicese ha proseguito: "Un'iniziativa senza dubbio importante per la città di Matelica: cointribuirà ad abbattere ancor di più il numero dei contagiati nel nostro territorio comunale, che già da qualche settimana è in forte calo. Abbiamo toccato un massimo di 239, mentre attualmente sono solo 50. Sicuramente è una buona notizia, e a queste aziende se ne aggiungeranno altre: ho ricevuto comunicazione del fatto che anche la Antonio Merloni e altre ditte hanno le stesse intenzioni. In questo modo potremo aumentare il numero dei vaccinati e conseguentemente abbassare il rischio per i nostri cittadini. I contagi stanno rallentando - conclude Baldini -, questa convenzione permetterà di incidere ancora di più in questo senso e sarà un'arma in più nella lotta al Covid".

l.c.
Coronavirus: dopo mesi di restrizioni, alcuni Comuni della provincia di Macerata vedono la luce. Sono molti infatti quelli che hanno fatto registrare meno di cinque contagi da Covid, mentre in cinque casi – Colmurano, Fiastra, Monte San Martino, Ripe San Ginesio e Serravalle – i casi si sono addirittura azzerati. Numeri che fanno ben sperare la Regione in vista della possibile zona gialla da lunedì prossimo, visto che il Governo ha ormai aperto a un ritorno verso restrizioni più blande. Non mancano però situazioni meno confortanti rispetto a queste isole Covid-free. È il caso di Macerata, dove la presenza del Coronavirus continua a essere considerevole, seppur sotto la soglia fissata dalle istituzioni, quella dei 250 casi ogni 100mila abitanti.

Nel corso degli ultimi 15 giorni i contagi sono aumentati, passando dai 241 del 7 aprile ai 279 di oggi: in questo lasso di tempo il numero dei positivi nel Comune maceratese ha toccato un massimo di 299 unità nella giornata del 20 aprile, per poi iniziare una lenta discesa fino al dato odierno. L’aumento più marcato è però quello che riguarda gli isolati domiciliari, segnale della circolazione del virus e degli avvenuti contatti con positivi. I numeri parlano di un aumento dai 388 del 7 aprile fino al massimo di 672 sempre del 20 aprile, data che sembra lo spartiacque verso un’auspicata discesa: oggi sono infatti 657.

Il sindaco della città, Sandro Parcaroli, si è detto fiducioso: “La situazione non mi preoccupa, visto che i contagi stanno comunque calando. A Macerata siamo di poco sotto i 250 su 100mila abitanti e la mia speranza è di poter riuscire a contenere la diffusione. Non dovremmo avere misure più dure della zona gialla, ma dovremo continuare a fare attenzione e a controllare i dati giorno dopo giorno. Speriamo di ottenere i risultati dell’Umbria, che ormai ha azzerato il numero dei morti. Se vogliamo riaprire, l’unico modo è proseguire la vaccinazione e aspettare che la curva scenda”.

l.c.
“Si allentano le restrizioni, ma il sistema sanitario è pronto ad accusare il colpo?”.
Se lo chiede chi il Covid lo ha vissuto ed ha visto con i propri occhi le difficoltà che medici e infermieri riscontrano nel portare avanti un pronto soccorso, come quello di Macerata, che si è trasformato in un girone dantesco.

Non una critica a coloro che da un anno vengono definiti “angeli ed eroi” anzi. Il cittadino in questa storia vorrebbe portare il loro disagio sotto i riflettori, affinchè non si continui a discutere solo delle chiusure ingiuste, del coprifuoco e delle restrizioni, ma anche e soprattutto di quanto potrebbe aggravarsi la situazione ospedaliera.
A raccontare la sua storia, unita alla preoccupazione per ciò che potrebbe succedere dopo le riaperture stabilite dal 26 aprile, è colui che per ovvi motivi chiameremo con un nome di fantasia, Giovanni.

“Io ho avuto il Covid a fine febbraio – dice – e sono stato ricoverato al Covid Hospital di Civitanova per più di un mese. Ho potuto vedere con i miei occhi la sensibilità e la passione di medici e infermieri. Dopo essere stato dimesso i primi di aprile, ho avuto una ricaduta nei giorni scorsi e mi sono rivolto al 118 che mi ha trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Macerata. È stato in quel posto che ho compreso la reale difficoltà degli operatori sanitari: pochi e allo stremo delle forze. Ho atteso una giornata intera in una stanza, senza bere né mangiare, come accade nel pronto soccorso. Una lunga attesa dovuta alle procedure lente richieste dai protocolli Covid e per i quali servirebbe più personale. Al pronto soccorso non si rivolgono solo i presunti contagiati, ma anche pazienti con altre patologie: tutti hanno bisogno del tampone e devono attendere l’esito che arriva dopo ore e ore.

Il problema – dice Giovanni – non dipende da medici e infermieri, ma dal loro numero esiguo rispetto alla mole di pazienti che si rivolge al pronto soccorso”.

Giovanni è stato rimandato a casa la sera stessa: “La dottoressa ha chiamato mia figlia  dicendo che la mia polmonite si era riacutizzata e che potrò curarla a casa con l’antibiotico.
Dopo avermi dato i documenti necessari per l’uscita, mi hanno detto di potermene andare una volta finita la flebo, ma nel frattempo gli infermieri hanno cambiato il turno. Nessuno si è ricordato di venire a controllare il termine della terapia. Ho chiamato a lungo qualcuno che venisse a togliermi la flebo. Questo è sintomo di un sistema che non funziona – conclude – e viene naturale chiedersi come andrà a finire se le riaperture porteranno ad un aumento di contagi. Non so se riuscirà ad accusare il colpo”.

Quella di Giovanni è la storia di tanti altri cittadini che nell’ultimo anno si sono trovati in quel girone dantesco. Molti hanno deciso di tenere per sé quella triste esperienza; altri hanno pensato, nello sconforto e nella rabbia per la malattia, che la colpa fosse degli operatori sanitari; altri ancora, come Giovanni, hanno deciso di dar voce al disagio di “angeli ed eroi”, perché dietro la sofferenza di qualcuno c’è sempre chi cerca di alleviare quel dolore come meglio può. Medici ed infermieri lo stanno facendo.

Giulia Sancricca
Prosegue l'iter che permetterà alle farmacie di effettuare i vaccini alla popolazione. Sono le strutture che rispondono a determinati requisiti quelle che potranno richiedere l'operatività dopo aver seguito un corso teorico e pratico. Molta, secondo la presidente di Federfarma Macerata, Ida Maria Kaczmarek, la partecipazione delle farmacie dell'entroterra che permetteranno quindi ai cittadini lontani dai centri di vaccinazione di poter avere il servizio vicino casa.

"Il protocollo per la vaccinazione nelle farmacie è stato sottoscritto il 20 aprile scorso - dice la presidente - e segue la falsa riga di quello nazionale; in alcune parti la Regione ha la facoltà di effettuare variazioni. È stata sottoscritta tutta la prima parte in cui viene accettato il ruolo della farmacia come centro di vaccinazione. La farmacia si pone in una posizione molto importante di collegamento tra il cittadino ed il servizio sanitario. Sappiamo tutti che in questo periodo è importante riuscire a vaccinare il maggior numero possibile di persone e questo verrà fatto per fasce di età. Probabilmente, quella che riguarderà le farmacie, sarà quella dei 60enni. Ancora non è stata messa a punto tutta la parte tecnica - chiarisce - ed i farmacisti stanno preparandosi con i corsi formativi che si articoleranno in due parti: una teorica e una pratica, al termine delle quali sarà rilasciato un attestato in cui si darà l'idoneità al farmacista di effettuare la vaccinazione. 
La parte pratica - specifica - sarà avallata dalla firma di un medico o un infermiere iscritto all'Ordine. In questo momento siamo in attesa di sapere come si svolgerà la seconda parte pratica. Ci stiamo preparanto tutti con il corso teorico e le farmacie in privincia di Macerata sono più della metà. Abbiamo avuto un ottimo riscontro, specialmente per quanto riguarda la fascia montana. Questo risultato è molto importante in quanto permette ai cittadini che abitano nelle zone lontane dai centri di vaccinazione di poter usufruire del servizio della farmacia". 

Non tutte, però, hanno potuto richiedere l'idoneità perchè non rispondono ai requisiti richiesti: "Principlamente è importante lo spazio - prosegue - , non tutte hanno spazi idonei per effettuare le vaccinazioni. Già quelle che facevano il tampone o i test sierologici sono già attrezzate e si sono iscritte per effettuare le vaccinazioni. È importante avere un locale dove attendere il proprio turno, uno idoneo per la vaccinazione ed un terzo luogo dove si possono attendere i 30 minuti dopo l'inoculazione che servono per tenere sotto controllo eventuali gravi reazioni allergiche". 

Proprio il tema delle possibli reazioni era quello che più preoccupava l'utente, dubbioso di rivolgersi ad una struttura non vicina ad un punto di primo intervento, ma la presidente di Federfarma Macerata chiarisce: "Immediatamente si chiede l'intervento del 118, ma tutti i farmacisti, per obbligo, devono frequentare dei corsi di primo sossorso, quindi c'è già da parte nostra una preparazione specifica per poter intervenire. A questo si aggiunge il corso che stiamo facendo e quello pratico che sarà fatto alla presenza di un medico. La possibilità di reazioni è comunque remota, in quanto prima di effettuare la vaccinazione il paziente dovrà compilare un modulo in cui dichiara tutte le patologie e le allergie: una scheda che viene caricata su una piattaforma che ci darà il via libera alla vaccinazione, proprio in base alle patologie della persona".

GS


Una delegazione di ristoratori ha incontrato ieri i vertici della Regione Marche – il presidente Acquaroli e il suo vice Carloni –, per ribadire le istanze della categoria in vista dei nuovi decreti anti-Covid. Si profila uno scenario in cui i locali con spazi al chiuso potranno tornare a lavorare, ma soltanto a pranzo, dal primo giugno. Dal 26 aprile dunque, stante la zona gialla, solo chi ha possibilità di fare servizio all’aperto potrà tornare al lavoro. Oltre a questo, la conferma del coprifuoco continua a lasciare perplessi.

La delegazione di Confartigianato Macerata – Ascoli – Fermo ha chiesto alla Regione di poter riaprire, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, a pranzo e a cena con conseguente ampliamento e allungamento degli orari.

I ristoratori fanno leva sul punto dolente dei ristori, fino a questo punto inadeguati – secondo Confartigianato – a compensare le perdite subite a causa della riduzione o interruzione dell’attività. A questo proposito sono stati chiesti indennizzi da parte della Regione, oltre a contributi integrativi a fondo perduto a complemento di quelli previsti dal Governo.

Chieste anche garanzie nei confronti del sistema bancario, in modo che le imprese possano accedere a finanziamenti agevolati e per il prolungamento delle moratorie.

Il commento del presidente Acquaroli: “In questa fase di ripartenza dobbiamo essere prudenti, mettere le attività nelle condizioni di lavorare con norme chiare: il rispetto delle regole sarà la discriminante”.

Il vicepresidente Carloni ha ribadito: “L’argomento è il tema centrale della conferenza Stato-Regioni. Parole d’ordine: vaccini subito, riaprire in sicurezza e ristori per spese fisse”.

l.c.
Coronavirus e restrizioni: si va verso nuovi provvedimenti a contrasto del Covid per i 5 Comuni marchigiani che hanno superato l'incidenza di 250 nuovi casi di contagio in una settimana sulla base di 100 mila abitanti. Tra i Comuni che potrebbero incontrare queste nuove restrizioni, nell'anconetano l'unico è Cerreto d'Esi, la cui incidenza, 310 casi nel corso della scorsa settimana, 60 unità sopra la soglia fissata, porterà alla zona "arancione rafforzato".

Il sindaco David Grillini ha commentato: "Purtroppo il nostro Comune ha un'incidenza in questo momento, riferita ai dati della settimana scorsa di 310. Siamo sopra soglia, peraltro abbiamo avuto 11 contagi nella settimana in questione e quindi sopra ai 10 che ha fissato la Regione per analizzare appunto il dato aritmetico. Si profila questo 'arancione rafforzato' che ci limita negli spostamenti: sostanzialmente non si può entrare o uscire dal Comune se non per motivi strettamente necessari e anche gli spostamenti all'interno del Comune saranno consentiti soltanto per le stesse ragioni. Venivamo da una situazione epidemiologica molto difficile: abbiamo avuto l'individuazione sia della variante brasiliana che di quella inglese. Stiamo sicuramente migliorando molto in questa settimana. Questa restrizione ci limitano, certo, ma ci consentiranno di abbassare ancora l'indice. Speriamo che per il 26 aprile riusciremo a essere anche noi in zona gialla".

l.c.
Sono quasi 3400 i vaccinati, tra prime dosi e richiami, a San Severino. Tanti anziani reclutati nella prima campagna destinata agli over 80, ma anche donne in gravidanza, soggetti vulnerabili, conviventi di persone a rischio, Forze dell’Ordine, personale scolastico e sanitario e volontari della sanità.

L’ex Cinema Italia è stato teatro di centinaia di inoculazioni nelle ultime settimane, per la soddisfazione della sindaca, Rosa Piermattei, che ha commentato: "Un lavoro enorme, uno sforzo organizzativo incredibile. Da sindaco, ma ancor prima da normale cittadino, mi sento solo in dovere di dire grazie ai tanti volontari a tutti coloro che, personale sanitario, civili e delle Forze dell’Ordine, stanno aiutando la cittadinanza durante questa emergenza. La macchina organizzativa si è migliorata giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, fino a raggiungere numeri importanti".

I numeri registrati a San Severino Marche parlano di 2359 persone hanno ricevuto la prima dose, altre 853 anche la seconda dose con riferimento alla data del 12 aprile. Ben 1781 le prima dosi che avevano più di 60 anni di età. Con loro pure 470 operatori scolastici, 72 volontari nel settore sanità, 9 rappresentanti delle forze dell’ordine, 9 operatori sanitari, 7 operatori non sanitari, 6 soggetti vulnerabili, 1 donna in gravidanza, 1 convivente di soggetto ad alto rischio. Il richiamo per la seconda dose ha visto già tornare al centro vaccinazioni settempedano 817 anziani over 60 anni, 17 operatori scolastici, 14 volontari nel settore della sanità, 3 rappresentanti delle forze dell’ordine, 1 operatore sanitario e 1 paziente affetto da fibrosi cistica.

l.c.
Al via domattina le vaccinazioni al nuovo punto allestito alle Terme Santa Lucia di Tolentino. 
"È tutto pronto - spiega il sindaco Giuseppe Pezzanesi ai microfoni di Carla Campetella - . Questa mattina sono stati definiti gli ultimi dettagli con il personale e da domani si comincia.
In realtà eravamo pronti da diverso tempo, ma come spesso accade in queste situazioni, c'è poi bisogno di giorni per le autorizzazioni ed il reperimento dei vaccini.
In un momento così difficile per il Paese - spiega - abbiamo cercato di far comprendere agli organi sovracomunali, e non abbiamo fatto molta fatica, che era importante avere un punto vaccinale anche a Tolentino.
Alle Terme abbiamo circa 40 operatori e tutto il necessario per la vaccinazioni: in questo modo possiamo dare una risposta suppletiva a tutta la comunità.
È vero che l'ospedale è da ricostruire - prosegue - ma nei due anni di attesa per vederlo finito c'è un punto di primo intervento ed una città come Tolentino, di riferimento a tutta la vallata del Chienti, non poteva restare fuori da un servizio necessario a tutta la collettività.
Per questo ringraziamo i vertici regionali e sanitari, insieme a quelli dell'Assm che si sono dati da fare, insieme a me, per attivare il servizio il prima possibile".
Il sindaco chiarisce anche sul numero delle dosi che potranno essere inoculate nel centro vaccinale tolentinate quotidianamente: "Da domani le Terme potranno raggiungere 130 vaccini quotidiani e, dalla prossima settimana, ci organizzeremo a pieno regime per cercare di aumentare il numero".

GS

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